sabato 11 febbraio 2017

Due parole sulla scuola e gli universitari analfabeti


Un cucciolo d'uomo in casa impone ritmi lenti, cosicché si arriva in ritardo su tutto, anche sulle polemiche. Pochi giorni e il dibattito sugli docenti universitari che denunciano il sostanziale analfabetismo di molti studenti è già montato, si è sgonfiato ed è già sulla via del dimenticatoio. Tuttavia, essendo io, tra le altre cose, un'insegnante, ci tenevo a dire la mia.

Una percentuale non indifferente di studenti universitari fanno errori grammaticali che sarebbero gravi in terza elementare? Sì

La scuola ha delle colpe? Sì

La scuola ha delle gravissime colpe, riassumibili in due punti principali.


IL PRECARIATO

Il sistema delle graduatorie per gli aspiranti insegnanti è delirante e fino a questo momento ogni tentativo di migliorarlo lo ha di fatto peggiorato.
Ogni anno rimangono migliaia di cattedre vacanti (circa duecento in media solo nella mia provincia) i provveditorati si muovono per riempirle, attingendo ai precari sono ad anno scolastico iniziato. Se va bene convocano tutti gli aspiranti, se va male ogni scuola contatta singolarmente gli insegnanti. Questo porta a un caos generalizzato che spinge i precari ad accettare il primo posto che viene loro offerto, con buona pace della continuità didattica. Tranne pochi casi fortunati, quindi, significa per lo studente perdere i primi giorni di lezione e avere un insegnante diverso rispetto a quello dell'anno prima. Due insegnanti ugualmente validi avranno comunque metodi differenti, inoltre serve un certo periodo di assestamento per conoscere una classe. Nel migliore dei casi, quindi, si perdono 15/20 giorni aggiuntivi di lezione.
Il caos di queste nomine fa sì che nel 90% dei casi ci siano errori. Nel restante 10% dei casi le graduatorie vengono aggiornate ad anno in corso oppure il governo introduce una qualche nuova norma di cui tenere conto. In ogni caso la prima nomina non è definitiva, è su "avente diritto". Tra ottobre e gennaio vi è di solito un'altra tornata di nomine che causa inevitabilmente altri spostamenti di insegnanti. Altri 15/20 giorni di assestamento. In anni particolarmente sfortunati le tornate di nomine sono di più, regole improbabili obbligano i docenti ad accettare posti fuori regione con preavvisi minimi. Alcuni di questi docenti si trasferiscono, altri cercano ogni escamotage per evitarlo. Non è così raro vedere classi che iniziano a tutti gli effetti i programmi dopo Natale. Perdendo quasi metà anno scolastico. Come volete che apprendano i ragazzi in queste condizioni?

Un altro punto dolente è la valutazione dei docenti e dei precari in particolare, categoria a cui ho fatto parte fino a ieri e quindi lungi da me fare di tutta l'erba un fascio, ma guardiamo in faccia alla realtà.
Ammettiamo anche che gli insegnanti abilitati siano tutti molto validi, il fatto che per molti anni non ci siano stati modi per abilitarsi fa sì che le scuole attingano alla così detta "terza fascia".  Alla terza fascia si accede solo con la laurea. Di più. Con l'autocertificazione della laurea. Io sono uno delle poche ad aver avuto il controllo a campione dei titoli, ma c'è gente che insegna da anni con come unico titolo la propria dichiarazione di essere laureato e di aver dato gli esami richiesti. So per certo di insegnanti che non sono in regola con gli esami (anche perché le regole sono cambiate in corsa). Ora, alcuni degli insegnanti migliori che io conosca sono tutt'ora in terza fascia e tutti siamo partiti da lì, ma la terza fascia è un marasma senza controllo dove girano dei totali incompetenti come mine vaganti. 
Chi vi è inserito da poco finisce sbattuto in classe ad anno iniziato, spesso senza una parola sulla situazione dei ragazzi, senza la minima preparazione in pedagogia o psicologia. Io mi sono comportata in modo terribile, nei miei primi anni, per pura inesperienza nel trattare con dei ragazzini. 

Ora, in queste condizioni, come può esserci un insegnamento di qualità?


LA SVALUTAZIONE DELLA SCUOLA

In una delle mie prime esperienze scolastiche ho avuto una preside che era un'istituzione. Chiunque bazzicasse il mondo della scuola in provincia la conosceva per nome. 
Come spesso capita nella scuola italiana, in una delle classi in cui insegnavo eravamo quasi tutti precari e lei al primo consiglio di classe ci disse:
"Se pensate di dover bocciare un ragazzo dovete iniziare a muovervi a novembre".
Qualcuno obbiettò che non si poteva certo decidere a novembre il destino di un ragazzo conosciuto a settembre. Lei rispose che non si trattava di prendere una decisione, ma di pararsi le spalle. Eravamo giovani, precari e quindi più attaccabili. Se non si voleva incappare in un ricorso o in una denuncia da parte della famiglia bisognava avere prove documentate di aver fatto tutto il possibile per salvare il ragazzo e avvisare la famiglia. Bisognava aver mandato tot lettere a casa, averlo inserito nei corsi di recupero, avergli offerto tot possibilità di rimediare, recuperare, riprendersi. Insomma, per essere tranquilli bisognava muoversi a novembre. In caso contrario, se poi a giugno ci fosse stata una bocciatura e la famiglia avesse avuto da ridire, saremmo stati noi dalla parte del torto.
Non è questa la sede per discutere se la bocciatura alle medie possa servire oppure no, ma sono abbastanza sicura che la promozione non possa essere un atto dovuto. Né che le famiglie possano imporre la promozione attaccandosi a una lettera non ricevuta, a prescindere dal rendimento del ragazzo.
Oltre tutto stiamo parlando di dieci anni fa. Ora ci sono genitori che muovono guerra non per un rischio bocciatura, ma per un'insufficienza. Una singola insufficienza e te li trovi a minacciare. Ora, io sono dislessica, nessuno più di me sa che è necessario diversificare la didattica, offrire una valutazione formativa e delle prove che possano essere svolte. Tuttavia è ora di far capire anche che un 4 significa "così non va", ma non è la fine del mondo.
Sempre che la lamentela sia per un insufficienza.
Il momento più critico della mia carriera di insegnante, anni fa, ben prima della scuola col pontile, l'ho avuto per un sei. Una sufficienza. Ma il ragazzo, secondo la famiglia, si meritava di più. Il voto lo aveva depresso e scoraggiato. Famiglia influente, minacciate le vie legali. Che si fa in questi casi? Sei giovane, sei precaria, che potere hai? Inizi una guerra impari o regali il 7 e non ci pensi più? 
Molti genitori pensano che il loro dovere sia salvare i figli da ogni dolore e ogni frustrazione, spianando loro la strada e pretendendo traguardi che dovrebbero essere conquistati con l'impegno come atti dovuti. 
Si può e si deve rendere l'insegnamento più interessante, anche divertente, ma c'è una parte di impegno e di fatica che non si può togliere. E certi traguardi non possono essere regalati.
Se alle elementari e alle medie è necessario tener conto di tutti gli effetti psicologici che una valutazione negativa può dare, questo non può continuare in eterno. 
Non so voi, ma io non voglio attraversare un ponte progettato da un ingegnere divenuto tale "perché  se no ci rimaneva male", né essere operata da un chirurgo laureatosi "perché se no ne avrebbe avuto un danno psicologico". Ci dev'essere un momento, possibilmente prima della laurea, in cui si accetta il fatto che alcuni traguardi vanno conquistati, oppure non si otterrà mai quel dato titolo.
Dobbiamo però cambiare la percezione che abbiamo della scuola. Dobbiamo iniziare a dire ai ragazzi anche che la fatica è inevitabile e che l'impegno è un valore.

Quindi sì, molti studenti universitari sono di fatto analfabeti.
La cosa non mi stupisce per nulla.
La scuola ha enormi responsabilità in questo.
Tuttavia la questione non è semplice né risolvibile con un manicheismo alla buona (tutti gli insegnanti sono incapaci oppure tutti i ragazzi sono sfaticati).
Sia le istituzioni che la società civile dovrebbero avere il coraggio di guardarsi negli occhi e decidere una buona volta che futuro vogliono per le nuove generazioni e agire di conseguenza.
Considerare la scuola come una mera fonte di spesa, gli insegnanti in toto dei fannulloni (senza un valido sistema di controllo), non preoccuparsi dei problemi strutturali, svalutare in generale la cultura e il tempo necessario per padroneggiarla, pensare che sia più importante salvare i ragazzi dalla frustrazione che non dall'ignoranza ha portato a questa situazione.
La lettera dei docenti universitari, purtroppo, influirà ben poco su questo stato di cose.
È già polemica di ieri, quasi dimenticata.

31 commenti:

  1. Io continuo ad amare infinitamente la scuola, sono lontana da decenni, non insegno e seguo marginalmente e solo ora mio nipote (quinta elementare), ho diversi amici insegnanti e ho subito io stessa cambi di professori molto frequenti in materie importanti come italiano, con disastrosi effetti sull'apprendimento e i programmi e mi sento di essere d'accordo con la tua analisi molto precisa. Una volta l'insegnante era quasi un'autorità, al pari del medico condotto, oggi no, ed un male. Sandra

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    1. Viste le teorie parascientifiche che girano credo che anche l'autorità del medico condotto vada restaurata...

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  2. Delle superiori mi è rimasto soprattutto il ricordo di un professore. Parlava a stento italiano ma aveva un atteggiamento decisamente severo, al limite delle ingiurie dirette verso i suoi alunni. Questo la prima settimana dell'anno scolastico, perché poi spariva per ricomparire l'ultimo mese. Ricordo che era calabrese. Ricordo le voci di corridoio che raccontavano una storia che non ho mai avuto la possibilità di verificare. La storia era che sua moglie, medico, gli facesse le giustificazioni. Lui non faceva altro che presentarsi, poiché di ruolo, a inizio anno e tornare sei mesi dopo (un po' di più considerati i fermi scolastici per festività). Per coprirlo la scuola era costretta a ricorre a un precario. Naturalmente ogni anno quel precario cambiava. In questo modo non c'era alcuna continuità nell'insegnamento della sua materia, tanto che ancora oggi non ricordo cosa insegnasse...

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    1. E' recente il caso di un professore che si è presentato il primo giorno di scuola, poi si è messo in aspettativa per assistere un famigliare, quindi è stato chiamato un supplente, solo che il professore si è ripresentato il 23 dicembre, facendo così licenziare il supplente, per rimettersi in aspettativa l'8 gennaio...

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    2. Al di là del malcostume, spesso non c'è proprio un titolare di cattedra. In una classe che ho in mente quest'anno sono senza titolare le cattedre di: inglese, francese, tecnologia e arte. Nella scuola col pontile il primo giorno di scuola c'erano cinque insegnanti titolari. Su tutta la scuola.

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  3. Dieci minuti di applausi!
    Hai detto in modo più articolato e più argomentato quello che provo a dire io ogni volta.
    Sul primo problema, purtroppo, si è dato (almeno negli ultimi trent'anni) più peso ai diritti degli insegnanti che a quello degli studenti, e ogni volta che qualche ministro (magari sbagliando, non lo metto in dubbio) a provato a mettere mano sono piovuti ricorsi e contestazioni. Il risultato che ogni riforma ha peggiorato la siutazione.
    Avendo entrambi i genitori insegnanti posso dire di esserci cresciuto nel mondo della scuola e certi problemi cominciavano già a vedersi almeno venti-trenta anni fa, negli anni non hanno fatto che peggiorare.
    Il secondo punto pure, mia madre è andata in pensione appena ha potuto, anche se avrebbe preferito continuare ancora, proprio per questo: non ne poteva più di aver paura di doversi trovare un avvocato o peggio che qualche genitore esagitato la malmenasse.
    Come uscirne? Non lo so, se fosse un computer sarebbe ora di un bel formattone :P

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    1. Invece c'è il mitico Algoritmo, che moltiplica i problemi :(

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  4. ...e le mitiche lettere dei docenti che non assegnano compiti a casa e delle mamme che si rifiutano di far svolgere i compiti ai figli in quanto psicopedagoghe?! Ne parliamo?!

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    1. Certo, o quelle che si scandalizzano perché spieghi che per imparare a scrivere bisogna leggere, addirittura libri interi?

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    3. Nello specifico mi riferivo a questa : http://scuola.italia4all.it/app/viewer/sito.php?url=http://www.orizzontescuola.it/sono-una-cattiva-madre-dico-basta-compiti/

      Non so se te la fossi persa. Fa eco a quel padre geniale che questa estate ha smosso il web con la sua lettera contro i compiti delle vacanze.

      Io personalmente detestavo fare i compiti quindi tendo ad assegnarne il minimo indispensabile. Ma un minimo c'è, non puoi imparare a fare un integrale o una derivata senza un minimo di esercizio, manco a risolvere una equazione in realtà. Quale sia questo minimo solo il docente lo sa: se nemmeno i genitori danno fiducia ai docenti, ovviamente nemmeno i figli lo faranno, e poi ci stupiamo dei loro errori da terza elementare?!

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    4. Ecco questo era l'altro genio: https://www.google.it/amp/www.corriere.it/scuola/medie/16_settembre_14/lettera-un-papa-niente-compiti-mattia-quest-estate-ha-imparato-vivere-b474475a-7a50-11e6-a4f4-4d2467f05bee_amp.html?client=ms-android-asus-wypm

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    5. Mio padre negli ultimi anni smise di assegnare compiti a casa, però si trattava di un triennio delle superioriori in cui ci si aspetta già una certa maturità da parte degli alievi. Il suo ragionamento era che chi aveva davvero biisogno di esercitarsi i compiti in genere li copiava il mattino stesso dai compagni più bravi mentre gli unici che li avrebbero fatti tutti erano coloro che in realtà non ne avevano bisogno, quindi alla fine i compiti diventavano una punizione per i più bravi. Così si limitava a indicare le pagine e gli esercizi con cui esercitarsi e lasciava agli studenti la libertà. Un po' funzionò.

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    6. Hai ragione su questo: chi ne ha davvero bisogno li copia. E poi senti i prof:"ho controllato i compiti ed erano giusti, ma in verifica ha preso 3...". Molte volte non lavorano nemmeno quando assegni attività da svolgere in classe, sperando di fare i succhiaruote anche in questo caso. Sono d'accordo con tuo padre, almeno è chiaro chi vuole impegnarsi per recuperare e chi no.

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    7. Scordavo: quando regolarmente metà (intendo proprio metà!) classe scavalla le verifiche ed è puntualmente giustificata dai genitori?

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    8. Quello che a me sconvolge non è il fatto di essere contraria ai compiti a casa perché ripeto anche io lo sono e ne assegno davvero pochissimi, spesso come faceva tuo padre, in via pseudo facoltativa . Però non insegno matematica e se penso alla mia esperienza con la matematica se non mi esercitavo a casa invece di 8 o 9 prendevo 5 o 6 e c'è una bella differenza, significa semplicemente che gli esercizi di matematica se non li provi più volte non impari a farli. Non basta capirli, ci vuole manualità. E comunque per me la cosa sconvolgente e scandalosa non è il fatto di essere contraria ai compiti a casa ma il fatto che dei genitori si prendono la libertà di contrastare apertamente le scelte dei docenti dando ai figli il messaggio: chi vi sta insegnando le cose é un cretino, fate di testa vostra che farete meglio. A mio avviso questo sì che ha conseguenze disastrose, non fare un po' di compiti a casa

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    9. Sì, sono d'accordo con te, Viola. E non sono nemmeno contraria ai compiti a casa. Se non fai esercizi, non acquisisci determinati meccanismi. Ma pare sia complicato da capire...

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    10. Forse che la causa di queste reazioni sia un eccessivo carico di lavoro a casa legato alla scarsa attività che si svolge in classe per problemi disciplinari e mesi sprecati nei cambi docenti di cui sopra? Può essere , ma la soluzione di certo non è minare la gia' minatissima autoritá dei docenti. 😑

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    11. Credo che chiunque capisca che non si può imparare a suonare il violino con un'ora di lezione a settimana, senza esercizi a casa. Invece la grammatica, matematica e le lingue sono notoriamente più facili e con un esercizietto da cinque minuti in classe sei a posto!
      Purtroppo sono la logica e il buon senso a latitare...

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  5. "sono abbastanza sicura che la promozione non possa essere un atto dovuto. Né che le famiglie possano imporre la promozione attaccandosi a una lettera non ricevuta, a prescindere dal rendimento del ragazzo".
    Pienamente d'accordo. Quando ero piccolo io già alle elementari praticamente non si bocciava più. C'erano un paio di bambini che quasi non sapevano leggere, ma naturalmente vennero ammessi alle medie, dove però all'epoca ancora si bocciava.
    Adesso mia figlia va alle medie e ho scoperto che neanche lì si boccia più. Hanno abbassato la media di ammissione alla maturità, presumo sia il primo passo per arrivare, fra qualche anno, alla scomparsa delle bocciature anche alle superiori.
    E allora di che stiamo parlando? Se alla fine si realizza il vecchio sogno della sinistra del "sei politico" lasciamo perdere la scuola, avere un diploma non è più una dimostrazione della propria cultura ma diventa solo un documento burocratico: come l'atto di nascita o lo stato di famiglia.

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    1. Oppure si potrebbe optare a un sistema stile giapponese, dove lo sbarramento è in entrata e non in uscita. Non vieni mai bocciato in un ciclo, esempio elementari, ma se le fai male non supererai gli esami di ammissione a una buona scuola media, è così via, quindi tutti si dan molto da fare.

      Comunque dipende dalle scuole medie: se è vero che in generale la politica di promuovere il più possibile é quella che vada per la maggiore, è anche vero che l'anno scorso ho lavorato in una scuola media dove bocciavano tantissimo, sulle prime anche sei per classe. Nel panorama della mia città resta una delle poche scuole medie da cui si sa che escono ragazzi mediamente abbastanza preparati. Stesso discorso per le superiori, in realtà sono stata due volte nello stesso liceo ma con in mezzo il cambio di preside e ho notato come il numero dei bocciati sia praticamente triplicato. Questo perché la nuova dirigenza vuole togliere all'Istituto la nomea di scuola di livello "inferiore". Quindi è vero che la tendenza è quella ma con le dovute eccezioni..

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    2. La bocciatura, sopratutto se riguarda bambini o ragazzini è una faccenda delicata, se si finisce per bocciare chi viene da famiglie disagiate, chi non è linguamadre o chi ha problemi d'apprendimento è chiaro che qualcosa non va.
      Non si può finire neppure, però, nello svilire l'impegno dando tutto per dovuto.
      Non credo, tuttavia, che sia una questione politica. Governi di ogni parte si sono succeduti facendo più danno che altro. Credo che il problema sia un trasversale disinteresse per la cultura.
      PS: il modello giapponese, con il suo carico di suicidi, però, non mi entusiasma.

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    3. Credo che i suicidi siano più legati a una mentalità che non tollera chi non cerca di dare il massimo piuttosto che allo sbarramento in entrata. Forse se li bocciassero si suiciderebbero anche di più...

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    4. Sono abbastanza convinto che alle elementari la bocciatura non serva e che anzi sia controproducente. Credo ci siano modi migliori per portare tutti al livello di competenze base, certo non si può fare in classi di 30 bambini.

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    5. La questione bocciature può essere legata a molti fattori, non tutti purtroppo legati effettivamente ai ragazzi e alla loro preparazione. Oltre a differenze di "orientamento" dovute a presidi e consigli di classe, c'è la questione di gestire la scuola come un'azienda: le bocciature influiscono sul numero di classi (=di cattedre) dell'anno successivo, possono scoraggiare nuovi utenti ad iscriversi... o possono abbassare la valutazione che gli studenti assegnano al docente in questione, che in questo modo non sarebbe tra i meritevoli di bonus.

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  6. Se pensi che in prima elementare mio figlio ha avuto almeno tre maestre per sostituire quella di ruolo che si è fatta una settimana di scuola.Volevo mettermi le mani nei capelli. Per fortuna i bambini sono stati seguiti da noi genitori perché altrimenti non avrebbero imparato molto, non per colpa degli insegnanti, ma per la non continuità. Alcune lacune le hanno avute nel non finire il programma o comunque fatto velocemente perché il tempo non c'era più. Lacune poi superate in seconda elementare con una maestra che, però era la supplente della solita di ruolo a casa che si faceva pochi giorni all'anno. Stavolta però, passandoci sopra un anno, abbiamo fatto notare la questione alla preside. Era già iniziato l'anno senza la maestra. Senza. E ho detto tutto. Ho una stima immensa per i professori,non contesto mai giudizi, compiti, cosa che quando lo fanno le altre mamme mi viene il voltastomaco, ma questa non lo era.
    Ringrazio il cielo che mio figlio studia con volontà, altrimenti non so cosa avrebbe appreso con tutti questi cambi. E non pensiamo che essendo scuole elementari non siano importanti. Si parlava nell'università, ma da piccoli hai le basi, banale e ovvio, ma chi ben comincia. ... ( altra ovvietà ��)

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    1. Le elementari sono fondamentali. Certe lacune in grammatica, ad esempio, già alle medie non le recuperi più perché i programmi vertono su altre cose, dando le conoscenze di base scontante. Anche qui manca il buon senso. Qualsiasi muratore conosce l'importanza di buone fondamenta.

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  7. I genitori non possono dire che il figlio merita più di un 6 perché non solo non hanno assistito all'interrogazione ma non sono qualificati. E non ci sono azioni legali che tengano. Poi dubito che qualcuno si metta a spendere almeno 2000 euro per mettere in piedi un processo per un 6...
    Sul precariato hai ragione, a me è capitato al liceo di aver cambiato anche 3 insegnanti della stessa materia in un anno: ma come fai a imparare qualcosa come studente e a conoscere e valutare come insegnante?
    E concordo che quella lettera non servirà a niente. L'autocertificazione, poi, è veramente assurda: ma perché non richiedere un certificazione di laurea?

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    1. Non stupirti, l'episodio del 6 è accaduto a me personalmente. In quella stessa scuola una prof è finita sotto processo (poi assolta) per "aver offeso e minato l'autostima di una studentessa" per una singola affermazione che non è mai stato chiaro se effettivamente detta in un momento di esasperazione o no.
      Per il resto, la legge prevede l'autocertificazione, si presume che la terza fascia serva solo per estrema razio e rapidamente poi si salga di categoria (per farlo i titoli sono controllati), ma per anni non c'è stato modo di abilitarsi quindi io in terza fascia ho passato quasi dieci anni, lavorando per otto.

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  8. Hai fatto un'analisi molto chiara sulla situazione della scuola di oggi che mi trova pienamente d'accordo, secondo me l'ingerenza nell'istruzione dei figli della maggior parte dei genitori di oggi è eccessiva e poco rispettosa dei ruoli degli insegnanti. Credo che un genitore che contesti un sei o un cinque a scuola (perchè magari il figlio è un genio e l'insegnante non l'ha capito) faccia un danno enorme al figlio che uscirà dalla scuola con profonde carenze e con l'assoluta incapacità di rapportarsi con le difficoltà della vita reale. Quando l'altro giorno ho sentito parlare in TV dell 'analfabetismo di molti studenti è questo che ho pensato subito e non mi sono stupita troppo.

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    1. Che poi, magari il figlio è un genio davvero, ma deve comunque imparare la matematica, le lingue e tutto il resto. Così facendo il genitore gli taglia le ali e distrugge le sue potenzialità pensando di agire per il meglio...

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