sabato 16 novembre 2013

Letture - Paradisi Perduti


U. K. Le Guin
Oggi in Italia la Le Guin è un'autrice di nicchia, un mito per pochi. Che sia comunque amata, lo dimostra un gruppetto di case editrici medie e piccole (Delos, Gargoyle, Cavallo di Ferro) che negli ultimi anni stanno traducendo o ri traducendo le sue opere meno note, per portarle o riportarle in Italia.
Da fan, il mio ringraziamento va quindi a questi editori coraggiosi che ci regalano tanti piccoli gioielli.
Nell'ambito della sua produzione fantascientifica, Paradisi Perduti, è un'opera tipicamente LeGuiniana. Fantascienza sociale che diventa filosofia.
Una nave, la Discovery, è partita per raggiungere un altro mondo, presumibilmente abitabile. Il viaggio, però, richiede sette generazioni. Via via che ci si allontana dalla Terra (la "palla di fango") la Discovery diventa l'unico mondo che i suoi abitanti conoscano. Le vecchie parole terresti diventano suoni senza significato, il ricordo della vita su un pianeta diventa sfocato, il sogno di quella sulla destinazione una fantasia che a molti sembra oziosa. 
Paradisi Perduti racconta di un universo circoscritto che diventa l'Universo, l'unico possibile, della nascita di nuove religioni e della paura del cambiamento.
Quando il mondo di destinazione da ipotesi lontana diventa una realtà tangibile la scelta arriva improvvisa in una società isolata che fino a quel momento ne è stata protetta, seguendo i rigidi e ineluttabili dettami delle regole di sopravvivenza che la vita in un ambiente chiuso comporta.

Paradisi Perduti è un libro di poche pagine, che pure ha un altissimo peso specifico. Poca azione, pochi conflitti dilanianti. I personaggi, come quasi sempre accade nei romanzi di questa autrice, non sono eroi, ma miti pensatori che si trovano al centro di passaggi epocali e navigano armati solo di buon senso in mezzo alle contrapposte ideologie. Si disquisisce molto, in Paradisi Perduti, e molto spazio è lasciato ai lunghi dialoghi tra i protagonisti, ma le chiacchiere non sono mai oziose. Si fa filosofia, appunto, ragionando sul linguaggio e sulla religione. 
Si finisce la lettura un po' frastornati, ma infinitamente grati per un'esperienza sicuramente più intellettuale che emotiva, ma comunque intensa.
La prosa, poi, è di una limpida eleganza che non ha pari (i capitoli iniziali di descrizione del mondo-nave, poi, sono superlativi).

Sono di parte, è la mia autrice preferita. Anche questo libro, però, mi ha ricordato il perché lo è.

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