Ho già avuto modo di scrivere nel vecchio blog che la mi aspirazione è scrivere racconti da sala d'aspetto. Abbastanza coinvolgenti da portarti via in momenti in cui la fantasia è l'unica possibile via di fuga, abbastanza scorrevoli da non necessitare più neuroni di quanti il lettore ne sia disposto a impegnare. Libri salvagente a cui aggrapparsi in attese grigie, per dimenticare le sedie scomode e far scorrere i minuti.
In questi giorni, per vari motivi, di letture da sala d'aspetto ne ho avute bisogno io. A farmi da salvagente, tra treni in ritardo e attese indeterminate, sono stati:
Il boia di Parigi
Fumetto - Paola Barbato, Giampiero Casertano
Sergio Bonelli Editore è sempre stata sinonimo di avventure disimpegnate. Quel "fumetto popolare" che andava un po' contrapponendosi alla raffinata BD francese. Storie prodotte in serie, molti albi al mese, onesto artigianato di sceneggiatura e chine, basso costo.
Poi anche nei fumetti arriva la crisi delle vendite ed è con piacere assoluto vedere che Casa Bonelli ritiene la qualità una possibile via di fuga. Perché "Il boia di Parigi" non ha nulla a che vedere con lo stereotipo per prodotto in serie.
Primo numero di una serie composta da storie autoconclusive, ci porta nella Parigi del Terrore. Il protagonista è il boia, addetto al funzionamento della ghigliottina. Un personaggio ai margini, temuto e sottovalutato che osserva gli eventi con inaspettata umanità. Consapevole di essere parte di un meccanismo più grande, combatte ogni giorno la sua guerra per consegnare alla morte un brandello di dignità e dare ad ogni uomo, sia esso un re o un ladro un conforto non scontato.
Ne esce una storia nerissima, cupa e struggente. Qualcosa che francamente non mi attendevo di trovare in edicola a 3,50€. Fosse stata pubblicata in Francia, il più numeri, su volumetti cartonati a 20€ l'uno, la critica urlerebbe al capolavoro. Qui resta quasi di passare inosservata, tra un Tex e un Dylan Dog (che rispetto e leggo con affetto, ma questa è un'altra cosa)
Il Metodo Cadosa
Carlo Parri
Ancora l'edicola mi viene in aiuto con questo giallo vincitore del Premio Tedeschi.
Leonardo Cardosa, vicequestore aggiunto (e non commissario, come preferirebbe), parla per citazioni e vorrebbe vivere in un romanzo di Simenon. C'è chi non lo capisce e chi attende i suoi "miracoli" le illuminazioni che portano alla risoluzione dei casi. Lui deve barcamenarsi tra l'omicidio di un imprenditore edile in odore di satanismo e le minacce ricevute da sua sorella, in Sicilia, oscillando tra il suo amore del presente, una collega campionessa di tiro con la pistola e quello del passato, una bruna pubblico ministero che un tempo ebbe il coraggio di incriminarlo.
Da amante di Fred Vargas ho trovato un po' di Adamsberg in questo Cardosa, tra scrivanie che hanno un nome, sillogismi aristotelici, santoni sud americani e presunte guide ai varchi spazio - temporali. Cardosa si barcamena tra un mondo surreale e un'Italia concretissima, tra Roma, Sicilia e Letteratura. A volte mi pare che manchi ancora di un equilibrio preciso. Il surreale c'è e non c'è, l'intrigo esoterico è credibile a tratti e gli elementi che si intrecciano (l'indagine a Roma e quella in Sicilia, il presente, il padre scomparso, le due donne) sono forse troppi. Ma è un'opera prima e darei un rene per scriverne io una così. Di certo c'è che il metodo Cardosa funziona e tiene il lettore incollato alle pagine. E alla fine vien subito voglia di un seguito.
Fa un po' impressione pensare che Carlo Parri sarà mio "collega di antologia" su Delitti d'Acqua Dolce, anche se il mio Padre Marco e il suo Leonardo Cardosa credo possano andare d'accordo.
Mi trovo d'accordo con la strategia bonelliana di scrivere delle storie autoconclusive di un certo spessore (e non mi riferisco solo al volume), anche creare delle serie lunghe solo pochi albi, le sotrie sono più intense ed il finale non sempre è scontato!
RispondiEliminaIn bocca al lupo per la tua carriera, oggi spulciando su internet ho trovato il tuo blog, per un amante del fantasy è sempre bello vedere che c'è ancora qualcuno che ama sognare e immergersi nella fantasia.
RispondiEliminaGrazie Pietro!
RispondiElimina@Mist, sono d'accordo, Shangai Devil, ad esempio, mi sta molto piacendo. Questo Boia di Parigi, però, l'ho trovato davvero diverso.