lunedì 11 novembre 2013

Scrittevolezze - Ideazione, scrittura e far tacere Compagna Paranoia


Esco da un fine settimana solo in apparenza divanoso, ma in realtà emotivamente molto, molto intenso.

Come sempre per me vita e scrittura si fondono e un pensiero sulla vita si trasforma immediatamente in uno sulla scrittura.
Sono quindi arrivata a un ragionamento scrittevole piuttosto inaspettato, per quanto ovvio: il tempo della progettazione e quello dell'azione non coincidono, né devono farlo.
Io sono una figlia del dubbio, nella vita come nella scrittura, la paranoia è mia compagna costante e mi sussurra in ogni momento all'orecchio. C'è un momento in cui va ascoltata, quando si pensa alla trama, si valuta in quale progetto letterario buttarsi. Non sono questioni da poco, un romanzo risucchia mesi, se non anni, di vita. Prima di iniziarlo è necessario soffermasi a valutarne trama, snodi, contenuti, il perché si senta la necessità di scrivere proprio quella storia in quel momento e anche, perché no, quali possibilità poi abbia la storia in questione di incontrare il pubblico.
Poi si prende una decisione e si scrive.
E la paranoia va messa a tacere. Si scrive.
Ho iniziato un nuovo romanzo e per vari motivi ho deciso di darmi dei ritmi di scrittura molto serrati. Su di me incombe un corso abilitante obbligatorio che partirà non si sa quando che mi risucchierà chissà quanto tempo e non sarà di certo l'unica cosa a prendermi energie. Quindi, dato che oggi ho il tempo di scrivere e domani non si sa, la decisione è stata: "adesso si scrive". I primi 13 capitoli sono stati scritti con la rapidità di chi segue un flusso di pensieri ormai ben ordinato. Poi ho fatto l'errore, una sera, di perdere tempo su vari siti di scrittura. Ora, in generale confrontarsi con i diversi siti di scrittura non è mai una perdita di tempo, serve a crescere. Ma leggere tutti in una sera 5 o 6 articoli sull'articolazione delle trame mentre si sta scrivendo un romanzo non è stata una buona idea. La mia trama non segue gli schemi standard, lo fa a modo suo. Ma il suo modo sarà giusto? Sarà fruibile? Ha iniziato a domandarmi Compagna Paranoia (la paranoia è sicuramente comunista, dato che suddivide equamente le sue risorse per infestare tutti gli ambiti della mia vita). E lì mi sono bloccata.
C'è voluta una buona dose di forza di volontà per mettere a tacere Compagna Paranoia e riprendere a scrivere. Perché questo non è più il tempo delle scelte e non è ancora quello della valutazione.
La trama è stata tracciata, ho avuto tutta un'estate per pensare a snodi narrativi e a evoluzioni dei personaggi. Un conto è ascoltare l'istinto e prendere una deviazione imprevista, un conto è bloccarsi perché qualcuno in un blog o in un manuale ha scritto che in un romanza va fatta o non va fatta una determinata cosa.
Ho deciso che devo imparare a scindere l'ideazione, la scrittura e la valutazione. Ho ripensato alle storie della mia sempre amata Le Guin e alla filosofia dei maghi di Heartsea che può essere riassunta così "Fai solo ciò che è necessario. Quando è necessario agisci. Dopo l'azione si dorme." E quando ci si è risvegliati, immagino, si valuta. Si pensa, si valuta la trama, si ragiona, si ascolta anche Compagna Paranoia. Poi si scrive. Si scrive e basta, seguendo la rotta prefissata, l'intuizione e l'improvvisazione, come sembra meglio. Poi si dorme, si lascia la storia riposare. Poi la si valuta, magari con l'aiuto di Compagna Paranoia, e la si ricorregge.
E quindi, adesso, si scrive.

Voi come ve la cavate con Compagna Paranoia?

11 commenti:

  1. Secondo me l'ideale sarebbe durante la fase di scrittura vera e propria isolarsi completamente, soprattutto perché quello creativo è un momento delicato e le influenze esterne lo rovinano.

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  2. Sull'isolarsi completamente non sono d'accordo. Scrivere è comunque un processo lungo e in continua evoluzione, quindi anche durante la fase di scrittura gli apporti esterni mi sono utilissimi (sopratutto per rifinire i personaggi secondari, a cui in fase di ideazione viene dedicato meno tempo). Oltre tutto io chiedo espressamente a chi sta leggendo il lavoro in fieri di dirmi cosa si aspetta o casa crede di aver capito per eventualmente aggiustare il tiro in corsa (se tutti al cap.3 capiscono chi è l'assassino abbiamo un problema... Fortuna che non è mai successo). Però in qualche modo Campagna Paranoia va fatta tacere!

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    1. Pensa che io invece non faccio leggere nulla fino a che l'ho finito, revisionato e non sono sicura di ogni virgola! Segno che in questo campo ognuno ha il suo metodo... Infatti sto cominciando a chiedermi che senso abbia dare consigli sulla scrittura (parlo di me, eh) se poi è impossibile generalizzare e ognuno deve trovare la sua strada.

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    2. Mah, come sai, secondo me le regole di scrittura sono frangibili. Vanno conosciute e infrante consapevolmente, quindi prima di mettersi a scrivere ascoltare i consigli di tutti (i tuoi poi sono super) è utilissimo. Il mio problema è se sia utile anche durante la stesura...
      Col gruppo di lettura io invece mi trovo molto bene e a volte mi è capitato di correggere leggermente la trama in base alle loro indicazioni, oppure a scegliere tra un'ipotesi A e un'ipotesi B

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    3. Grazie x il super :)
      Un gruppo di lettura deve essere una cosa interessante da provare...

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  3. Qualche giorno fa ho letto su FaceBook una frase in cui mi sono riconosciuta tantissimo: "Quando hanno distribuito l'ansia io mi sono messa in fila la sera prima, per timore di fare tardi".
    Ecco, ansia, paranoia... Sono comuni e in minima misura anche sane. Diffido di chi non dubita, non si interroga, non si chiede "Sto facendo bene?".
    Non ho consigli su come risolvere, ma posso dirti che se hai bisogno dello sguardo di un lettore "esterno" sono disponibile :)
    Ciao!

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    1. Eh, quella frase sembra scritta per me! Hai anche ragione sul fatto che un po' di ansia è sana e fisiologica. Il post in realtà è nato da questioni del tutto extra scrittura. Vale nella scrittura, ma anche per la vita. A un certo punto non si può più dire, ma chissà tra due anni, chissà tra dieci... A un certo punto bisogna buttarsi e vivere. Così come bisogna buttarsi e scrivere...
      PS: attenta, potrei davvero essere tentata di arruolarti come lettrice (ti ringrazio molto per l'offerta, mi ha fatto davvero piacere)

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  4. Nella prima fase di stesura sono felicemente sola e non ho paranoie, sono abbastanza capace e lucida nel capire cosa non funzioni e, se è il caso, butto anche intere storie. Nella fase del confronto invece con editore o editor be' sono paranoica ai massimi livelli, non va + bene niente e son dolori. Baci Sandra

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    1. Ecco, la fase del controllo è di nuovo una fase in cui l'ansia è fisiologica, ma quando si è in attesa di un responso (e ormai ciò che è scritto è scritto) no. Facile a dirsi, meno a farsi.

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  5. Lascia fluire la scrittura liberamente, è un regalo.
    Non cambiare niente ora, avrai tutto il tempo per rivedere le tue parole.
    E non buttare mai via nulla. Anche gli "scarti" serviranno per nuovi spunti in un momento di stanchezza.
    Vedrai che alla fine tutto si aggiusta, i personaggi si scrivono da soli i dialoghi e la trama si concluderà come in un cerchio.

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    1. Ti ringrazio molto per il tuo commento. Hai sicuramente ragione, anche gli scarti diventano poi materiale per altre storie, me ne sto accorgendo proprio con il lavoro che sto scrivendo adesso!

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