lunedì 9 novembre 2015

Seconda a Giallo Lago 2015!

Non è mia intenzione riempire il blog esclusivamente di post promozionali, ma i concorsi letterari, credo, hanno una loro stagionalità. L'autunno, evidentemente, rimane sempre la stagione del raccolto anche per chi si occupa di letteratura e preferisce dedicare questi mesi ai premi e alle pubblicazioni. Infine, il blog è tante volte uno sfogo, un diario per le tante cose che non vanno bene (ve l'ho detto, vero, che non ci hanno ancora rinnovato il contratto fino a giugno?), deve anche essere traccia delle cose belle, quando succedono e lasciar aperta la porta, sempre, alle riflessioni.

Ieri pomeriggio, quindi, si è svolta la premiazione del concorso Giallo Laghi di Giallo Mondadori, nella splendida cornice di Villa Recalcati a Varese, sede abituale delle iniziative legate al Premio Chiara. 
L'inizio, per me, non è stato dei migliori. Il navigatore ci segnalava 40 minuti di viaggio, noi siamo partiti con oltre mezz'ora di vantaggio per poter visitare la villa, non considerando i 40 minuti di cosa all'ingresso della città, tra ambulanze che gincanavano tra le auto in attesa a semafori dai rossi secolari. Pare per altro che sia la norma, arrivando dalla nostra direzione...
Quindi panico da ritardo, panico da parcheggio che non si trova (che poi in realtà era comodo e vicino), panico da villa che non si trova (che poi era dall'altra parte della strada rispetto al parcheggio), panico da sala bellissima e gremita. Panico da non ho visto e non ho salutato un sacco di gente. Panico. Mi scuso, quindi, con tutte le persone che non ho salutato, che magari hanno tentato di attirare la mia attenzione.

Trovo un posto libero appena in tempo, la premiazione sta iniziando.
Qualche dato:
103 racconti partecipanti, non certo pochi.
Anima e regista dell'iniziativa è Ambretta Sampietro che da quattro anni si batte per valorizzare i laghi italiani attraverso la scrittura di racconti. Ogni anno ha saputo superare se stessa, creando eventi sempre nuovi e piacevoli e dando vita ogni anno a delle antologie con alcuni dei migliori racconti pervenuti.
Due giurie, una di pre selezione, una per decidere vincitore e finalista. 
Nella seconda giuria, quella che sceglie vincitore e finalisti, ci sono Mariangela Camocardi, una Scrittrice con la S maiuscola, e Carmen Giorgetti Cima, una super traduttrice (che ringrazio di cuore per le sue belle parole sul mio racconto).
A capo di tutto c'è Franco Forte, scrittore, editor, direttore delle collane in edicola di Mondadori e di molto altro ancora.
Per i futuri partecipanti ai concorsi di Giallo Mondadori, è anche un gran sadico. Perché, come dice con un sorriso sornione "così la premiazione rimane memorabile". Quindi prima chiama i menzionati, poi i finalisti classificatisi a parimerito al sesto posto in ordine casuale e infine i cinque finalisti, uno per volta, con immensa calma. Con panico crescente dei non chiamati, dato che non c'è stato alcun modo di avere anticipazioni.
Alla fine, come l'anno scorso, mi classifico seconda. Ne sono stra felice. In parte perché il mio racconto è un po' particolare e non sapevo neppure se sarebbe stato considerato "attinente alla traccia". In parte perché ho vinto un magnifico artwork sul tema del giallo che ben presto farà bella mostra di sé all'ingresso di casa. In parte perché il vincitore ha diciannove anni, è Alessandro Marchetti Guasparini e dà l'idea di essere bravissimo. 
L'unico personale rimpianto è di aver fatto tutto un po' di fretta, visto il traffico trovato all'andata non ce la siamo sentita di indugiare e siamo andati via subito dopo le foto di rito. Inoltre avrei tanto voluto salutare due colleghi sherlockiani, i bravissimi Samuele Nava e Elena Vesnaver (rispettivamente menzionato e finalista) che però, complice la distanza, non erano presenti.

Una meditazione più approfondita meritano invece le parole di Franco Forte, uno che di scrittura e di editoria ne sa. Quando si partecipa a un concorso, ha detto Franco, bisogna partecipare per vincere e per vincere non basta scrivere bene, ma, se dietro c'è la pubblicazione in qualcosa come Giallo Mondadori bisogna scrivere qualcosa di adatto. Aderente ai canoni, perché un conto è scrivere per sé e un conto è scrivere per pubblicare. Se partecipi a un concorso o spedisci a un editore è perché vuoi pubblicare e quindi devi andare nella direzione indicata da chi vuoi che ti pubblichi.
Ora, in due anni questo è il mio terzo secondo posto a un premio Giallo Mondadori (a cui possiamo aggiungere la finale al Premio Tedeschi). Tre volte su tre concorsi mi sa che sfida un po' il mero caso. I miei scritti, al momento, sono belli, credo e spero, ma non aderenti a quello che si cerca oggi nel giallo. Che è la stessa cosa che mi è stato detto dall'editore che ha quasi pubblicato un mio romanzo. Che è la stessa cosa che temo mi diranno a proposito di quello che ho scritto quest'estate.
Io so, tecnicamente parlando, stare aderente a un canone (è quello che faccio con molto divertimento con i racconti sherlockiani), è che ho sempre pensato che non mi interessasse aderire al 100% al giallo  classico.
È tutto il giorno, nelle varie peregrinazioni tra casa e scuola che ripenso alle parole di Franco Forte, senza riuscire a trarne un'idea precisa. Fino a che punto vale la pena cercare una strada propria se tutti i professionisti te ne indicano invece un'altra? Così d'istinto mi verrebbe da dire che è meglio continuare sulla propria strada e sbattere la testa finché non si sfonda il muro. D'altro canto la narrativa ha la sua ragione d'essere nel fatto che viene letta. 
Quindi non so. Ringrazio davvero Franco per il suo discorso, che vale per tutti, ma che ha fatto nascere in me diverse riflessioni. Ne sono usciti nella mia testa pensieri contraddittori, sulla mia scrittura e su quello che voglio fare con essa, ma non dubito di emergerne alla fine più consapevole. 
Giro anche a voi lettori del blog questa riflessione, per sapere cosa ne pensate.

Infine non dimenticate martedì 10 novembre è in vendita a 0,99€ l'e-book Sherlock Holmes e il caso della Morta scomparsa che al momento è già decimo nella classifica dei racconti di Amazon!

25 commenti:

  1. Spero sia chiaro che con le riflessioni riguardo al discorso di Franco Forte non volessi sminuire né il risultato raggiunto (di cui sono tra felice) né le tante pubblicazioni di questi anni, sopratutto quelle con Delos e Interlinea, che mi rendono orgogliosa e felice. Mi ha fatto ragionare, però, anche in relazione a feedback giunti da altre parti e volevo condividere con voi tali ragionamenti.

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  2. Ottimo risultato, complimenti!
    Intanto ho prenotato il tuo ebook ;)

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  3. E allora ri-complimenti! Hai seminato alla grande! :)

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  4. Innanzitutto complimenti per i grandi risultati di questo periodo! :)

    Riguardo alla riflessione di Franco Forte, una parte di me si rifiuta di accettare che per pubblicare con un editore si debba andare nella direzione indicata dall'editore stesso. Un'altra parte, invece, dice che ha ragione. Un editore deve collocare un'opera nel mercato e per farlo ha bisogno che rientri in determinati canoni perché, prima di tutto, la casa editrice è un'impresa il cui scopo è vendere e dare al pubblico ciò che vuole.
    Non m'intendo di gialli, quindi non so quali siano i criteri di selezione e quale sia il limite di "attinente ai canoni", però penso che, se tutti i grandi scrittori del passato si fossero attenuti a ciò che era già stato scritto, non saremmo andati molto lontani...
    Forse la strada giusta è una via di mezzo tra ciò che è collocabile nel mercato e ciò che è originale e innovativo.
    Dove si trovi questo punto d'incontro, purtroppo, non saprei dirlo.

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    1. Non lo s neppure io, però è innegabile, come dice Franco Forte che se si invia a uno specifico editore (o a un concorso) si vuole pubblicare con lui e quindi non ha senso lamentarsi che la propria libertà espressiva non viene rispettata. A conti fatti, questo mi sembra sacrosanto

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  5. Intanto complimenti :)
    Per il resto, il tuo, è un discorso complesso che investe la libertà dell'artista: la giusta direzione da seguire creda che la sappia solo tu. Se tre volte su tre non hai voluto l'aderenza al canone qualcosa vorrà pur dire, no? E la tua soddisfazione totale, nel caso ti adeguassi, sarebbe maggiore o minore alla fine di tutto? :)

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    1. Non lo so, sulle domande che poni devo ancora ragionare. Nella pratica, letti i racconti vincitori (all'eccezione di questo, che non è ancora uscito) li ho trovati molto belli, quindi anch'io avrei fatto vincere loro. Mi è rimasta la pulce nell'orecchio di una forse inconscia volontà di non aderenza che probabilmente non ha ragion d'essere. Certo che se la prossima volta scrivo, come dice Franco Forte "per vincere" e il mio ipotetico racconto perfetto non fa alcuna strada mi sono solo fatta pippe mentali per niente.

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  6. Prima di tutto, complimenti vivissimi! :) Se la tua costante presenza tra i migliori non è indice della tua bravura davvero non so cosa possa essere, e mi chiedo cosa serva ancora perché chi di dovere se ne accorga. Proprio partendo dal tuo esempio, vorrei dire la mia sulle parole di Franco Forte, dimenticandomi per un attimo delle vicende che lo hanno coinvolto in questi giorni ("Serendipity" *coff coff*!).
    Un editore ha la facoltà e il sacrosanto diritto di pubblicare quei testi che meglio si allineano alla propria linea editoriale e che seguono i canoni del mercato. Trovo comunque assurdo l'atteggiamento di un editore che indica agli scrittori cosa scrivere quanto lo sarebbe quello di un critico d'arte che indica a un pittore cosa disegnare per essere ammesso a una galleria d'arte. Va bene andare incontro al lettore, ma lasciamo agli scrittori la propria identità. Sono forse esagerato, ma quasi ci leggo una velata, non dico minaccia, ma una costrizione? Un ricatto?
    È una pessima politica, controproducente. Il rischio è implicito nell'impresa, sondare terreni diversi è necessario per evolvere e non restare indietro. Nello specifico, si perde la possibilità di scoprire nuovi talenti in favore di fotocopie di vecchi autori. Per carità, non dico che si pubblichino solo brutti libri, ma trovo la stagnazione deleteria nel lungo periodo.

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    1. Io l'ho trovato un discorso molto lucido. Non spetta agli scrittori capire dove va il mercato, ma ai direttori editoriali sì. Sono loro poi a indirizzare gli autori. Poi spetta all'autore in tutta libertà decidere se gli interessa oppure no pubblicare con quell'editore. Alla fine pubblicare non è un diritto, è invece diritto dell'editore scegliere il testo che gli sembra non tanto migliore, quanto più adatto per il suo pubblico.

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    2. Non ce l'ho con le scelte editoriali dell'editore in questione o di qualsiasi altro editore in merito alla valutazione di un'opera. Il rischio imprenditoriale è dell'editore, ci mancherebbe che non valuta come spende i propri soldi. Ma non posso fare a meno di notare poco coraggio e una preferenza a incanalare l'attività dello scrittore in percorsi sicuri piuttosto che favorire la naturale aspirazione. Le linee guida ci stanno, le preferirei flessibili.

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    3. Non lo so. Per valutare bisognerebbe leggere tutte le opere che sono state scartate da un editore per motivi di "convenienza editoriale" e vedere se erano in effetti peggiori o migliori di quelle scelte. Noi vediamo solo ciò che une editore decide di pubblicare, non sappiamo se si tratti del meglio che gli è arrivato, io continuo comunque a sperare di sì.

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  7. Prima cosa i miei vivissimi complimenti per questo tuo nuovo ottimo piazzamento. Per il discorso di Franco Forte, persona capace e competente, io mi ritrovo a essere tristemente d'accordo. Se vogliamo pubblicare con certi editori dobbiamo capire cosa vogliono, e adeguarci, questo non significa affatto stravolgere il nostro modo di concepire un testo, ovviamente, anche perchè temo che il risultato sarebbe deludente, ma raddrizzare il tiro sì. Ti dico ne sono consapevole, per questo Le affinità affettive ha subito così tanti rimpolpi. Un bacione Sandra

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    1. Sì, anch'io ho proposto la riflessione perché, a conti fatti, sono d'accordo con lui. Che poi io, in alcuni casi, non risulti così tanto aderente (in altri sì) è un problema mio, non certo dell'editore. Se si vuole pubblicare tramite editore è l'autore a fare un passo in quella direzione, non il contrario

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  8. Beh, complimenti davvero, stai cumulando piazzamenti importanti :-)

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  9. Intanto complimenti per il risultato! :)
    Per quanto riguarda l'essere in linea con ciò che richiede la narrativa gialla al momento, non so bene cosa dire. Da un lato penso che chi scrive debba farlo come meglio crede e come più gli piace. Se questo si discosta dalla richiesta che c'è da parte degli editori non deve essere un problema.
    Dall'altro lato però so che è bella l'idea di essere pubblicati da un grande editore com'è Mondadori, che può veramente cambiare le prospettive di qualsiasi scrittore.
    Penso che si debba pensare bene a cosa è più importante per noi, a questo punto. Se scrivere mantenendo una coerenza con sé stessi, o pubblicare allontanandosi un poco da ciò che sappiamo essere il nostro gusto personale.
    Insomma, si deve giungere ad un compromesso, come sempre!

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    1. Non credo che per un buon autore sia questione di vendersi l'anima, quanto di smussare gli angoli, se possibile. Non so. So per certo che quando un libro viene pubblicato ha in copertina sia il nome dell'autore che quello dell'editore, quindi è di entrambi. Il compromesso, suppongo, non può non esserci

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  10. E' una domanda cui non ho mai trovato risposta. Per fortuna non scrivo storie "strane" rispetto a un genere consolidato, così la questione non si fa pressante. Forse punterei sul prendere a testate il muro.

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