mercoledì 20 luglio 2016

Cose che ho capito riguardo alla scrittura – Scrittevolezze


Una volta avevo un gatto persiano. Poi l'ho rasato, come ogni tanto pare si debba fare, e mi sono trovata con questa cosa strana dal muso da gufetto e la coda da topo, che ha volte sembra orribile e a volte carinissima.
Lui è strano, un po' come la mia giornata. Mi sono alzata alle otto, ma mi sono svegliata solo dieci minuti fa. Prima il mal di testa e il nulla. Fortuna che sono a casa. Dovrei fare comunque mille cose (anche scrivere, tra l'altro), vedrò di rimediare. Non riesco proprio a focalizzare il tempo trascorso tra le 8 e le 11.30. So che ho bevuto un caffè e che sono andata a comprare la frutta, perché immagino che le pesche ancora non si materializzino da sole nella mia cucina, ma il come mi sfugge. Mi chiedo come siano le mie lezioni quando giornate simili capitano in periodo scolastico...
Comunque il primo pensiero razionale (oddio, razionale) è stato:
HO CAPITO QUALCOSA SULLA SCRITTURA?
Non ho idea del perché, forse perché una parte del mio cervello stava comunque lavorando alla storia in costruzione. In ogni caso ho deciso di farne un post. 
Non voglio essere presuntuosa, non ho nessuna verità in tasca, solo un elenco di cose che mi sono venute in mente, pensando più che altro da lettrice.

COSA HO CAPITO DELLA SCRITTURA

– Per scrivere bisogna osservare il mondo
I gesti delle persone, il loro modo di parlare, di muoversi e di pensare. Se c'è una qualità che lo scrittore deve avere è l'osservazione. Non credo che uno scrittore possa vivere in una torre d'avorio isolato dal mondo. E che neppure debba essere al centro degli eventi con un'opinione su tutto. La posizione dello scrittore è un po' laterale, con un ampio angolo di osservazione e, almeno in una prima fase, non giudicante. Al 90% il suo lavoro consiste nel parlare di esseri umani e delle loro dinamiche (tranne rarissimi casi dedicati ad animali che si comportano davvero da animali, l'oggetto della scrittura è quasi sempre l'umanità).

– Bisogna essere curiosi di tutto
Non si può essere buoni osservatori  senza curiosità. E non sapendo, a prescindere, cosa ci potrebbe essere utile in futuro, è bene essere curiosi di tutto. 
Queste due cose, la capacità di osservazione e la curiosità sono un po' innate. Credo che abbiano a che fare col talento.

– Un autore ha uno sguardo eccentrico sulla realtà
Non solo osserva le cose con curiosità, ma nota dei particolari, trae delle conclusioni, fa delle associazioni che risultano allo stesso tempo calzanti e inaspettate. Lontane dal luogo comune. È questo, credo, il nocciolo di quello che è chiamato "talento". La capacità di trarre da A+B, dove A e B sono cose comuni, un C inaspettato, sia esso un modo di descrivere A e B, una considerazione o una svolta di trama.

– Bisogna essere tenaci
Giorno dopo giorno, un capitolo dopo l'altro, un rifiuto editoriale dopo l'altro. Non credo esista autore che non abbia alle spalle rifiuti o stroncature.

– Le idee sono ovunque, le storie vanno inseguite col bastone
Le idee, gli spunti sono davvero ovunque. Il mio gatto, tosato, ha la coda da topo. Non è già uno spunto? Un gatto che si trasforma in topo. È un'idea narrativa. Non è una storia, però. Il processo che trasforma un'idea in una storia è più complesso. Perché si è trasformato? Cosa gli succede? E poi? È relativamente facile avere un'idea. È difficile, frustrante, lungo e a volte inconcludente cercare di trasformare un'idea in una storia. Immagino che il talento di uno scrittore stia anche nel capire quali idee valga la pena di trasformare in storie.

– A volte le cose che siamo più bravi a raccontare non sono quelle che vorremmo scrivere
Mi sto rendendo conto che è vero per un sacco di autori, che hanno inseguito tutta la vita il loro grande capolavoro e poi sono passati alla storia per opere che loro consideravano minori. Questo mi da da pensare. Non sono arrivata a conclusioni personali, ma prendo atto di questa verità. Credo che ci scriverò un post.

– In letteratura a volte la discrepanza tra intenti e risultati genera risultati inaspettati
Altra cosa di cui sono arrivata a prendere atto. A volte i grandi autori si sono trovati tra le mani un'opera che non era quella che volevano scrivere o che nega nei fatti le loro prese di posizione. Pensate solo alle figure che Dante condanna all'Inferno e poi finisce per esaltare. Lui era convintissimo che dovessero stare all'inferno, voleva dare il messaggio che fosse giusto che stessero lì... Però poi dà l'idea di approvare, almeno inconsciamente, Ulisse, o Paolo e Francesca. 
C'è qualcosa nella scrittura, più che nelle altre forme artistiche, forse, che sfugge al nostro controllo.

– Una buona storia non invecchia
Quindi chissenefrega se non viene pubblicata ora e subito.

– Le tecniche di scrittura sono frangibili
Vanno conosciute, osservate e poi usate o non usate con cognizione di causa. In narrativa nulla a prescindere è sbagliato.

– Tutto è già stato scritto, ma vogliamo sentirci raccontare sempre le stesse storie
Le note sono solo sette, le parole sono molte di più, ma comunque l'originalità assoluta è utopia pura.

Voi che ne dite?

37 commenti:

  1. Nonostante il tuo cervello un po' in tilt hai scritto un post molto condivisibile. Tra le capacità che ho affinato col tempo, invecchiare a qualcosa servirà, c'è quella che citi di capire se un'idea sia solo un guizzo nel cielo o una possibile costellazione su cui spendere tempo e risorse. In passato ho speso molto tempo dietro a qualcosa di vago con un potenziale troppo scarso, ora percepisco subito come dici tu, se ne valga la pena. Sandra

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    1. Io non ancora, però, più idee si hanno e più storie si possono trovare, insomma, ci vuole allenamento anche in questo campo.

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  2. Bellissimo e istruttivo articolo.
    Ciao e buona continuazione di giornata.
    sinforosa

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  3. Mi pare tutto giusto, condivisibile, ma questa è quella che mi piace di più: "A volte le cose che siamo più bravi a raccontare non sono quelle che vorremmo scrivere". Proprio così... :)

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    1. Vale per un sacco di grandi autori, non solo per noi, temo.

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    2. Concordo, i miei giudizi su ciò che scrivo sono decisamente diversi da quelli che noto fra i lettori. Purtroppo non possiamo farci nulla :D

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  4. Condivido in toto ogni punto, in particolare quello riferito allo sguardo eccentrico dello scrittore, che riconduco alla figura del Jolly da me esaltata in tanti post.
    Aggiungerei a questi punti, e subito sotto il riferimento all'osservazione, anche la capacità di "ascoltare" il mondo, perché oltre ciò che vediamo c'è una realtà fatta di energie sottili: se riusciamo a percepirle, riusciamo a capire tantissimo. Questa però può essere un'arma a doppio taglio: proprio stamattina, su Facebook, ho parlato di quanto questo modo di essere mi esponga a vibrazioni poco piacevoli, che assorbo come una spugna...

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    1. Non ne so molto di energie, ma mi trovo concorde con quello che scrivi.

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  5. Il tuo decalogo è prezioso. L'unica parola che non condivido è, diversamente da Chiara, il termine "eccentrico".
    L'eccentrico richiama la bizzarria, la stravaganza. Che è proprio il far nascere da una visione di un A e B comuni a tutti un C inaspettato, che quindi ti spiazza, ma solo superficialmente, come colpo di scena.
    Degli scrittori apprezzo soprattutto quando fanno l'opposto: mi mostrano un punto di vista diverso da quello comunemente accettato per A e B da cui un C del tutto coerente con la nuova visione.
    Cioè sono capaci di togliere il velo proprio sulle verità più profonde che diamo per scontate.

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    1. Forse ho sbagliato io termine, pensavo un "eccentrico" geometrico, non, in effetti, al significato comune. Quello che intendevo era che date due cose banali, lo scrittore te ne mostra una a cui tu non avevi pensato, assolutamente coerente. Mi sento molto in sintonia con il tuo "togliere il velo sulle verità più profonde che diamo per scontate".
      Forse avrei dovuto scrivere "uno sguardo laterale"?

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    2. Eccentrico, cioè lontano dal centro, è perfetto come concetto. Quindi concordo con tutti i tuoi punti. Stiamo dicendo la stessa cosa. Ma sono in tanti che scrivono in maniera eccentrica, inteso come bizzarro, da artista solitario e incompreso, che intenderebbero il termine nell'accezione più comune, e si sentirebbero autorizzati dalle tue parole a scrivere trame tanto stravaganti quando illeggibili. Ora che sono sicuro del tuo utilizzo di eccentrico, dieci su dieci.
      Così abbiamo aggiunto una interessante nota linguistica, una sfumatura, che potrebbe dare risultati di scrittura catastrofici o ammirevoli a seconda di come si interpreta una parola. :)

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    3. È che a volte io scelgo il registro linguistico meno adatto all'occasione...

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Ti scrivo per una comunicazione di servizio. Ho gia visitato varie edicole della mia zona ma non sono ancora riuscito a trovare da nessuna parte il Giallo Mondadori con il tuo racconto. Ogni volta mi mostrano due o tre Gialli Mondadori con titoli diversi, ma mai quello. Sta succedendo anche ad altri?

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    1. Ops, mi spiace... No, che io sappia alla fine l'hanno trovato tutti. So che c'è anche l'ebook, se sei interessato...

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    2. No, non ho neanche il lettore. Se non lo trovo in giro entro fine luglio, lo faccio richiedere dal mio edicolante.

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    3. Spero che il racconto meriti tanta tenacia! ( e anche il romanzo)

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  8. Il tuo gatto è bello lo stesso, anche tosato! Detto questo concordo con te sul fatto che chi scrive deve osservare il mondo, ma soprattutto deve essere tenace e rincorrere la storia con il bastone, in effetti l'idea è uno spunto ma sviluppare la storia richiede molto di più. Bellissimo post...allora del tuo giallo Mondadori se c'è l'ebook prenderò quello, vado a vedere :-)

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    1. Bello... La coda da Topo è non poco imbarazzante... Quanto al Giallo, sì, dovrebbe esserci l'ebook

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Argomento molto interessante, concordo con Sandra che a furia di scrivere idee, alla fine ci si rende conto di quali possono venire sviluppate più facilmente. Uno degli obiettivi che mi sono prefissata questa estate è vedere se riesco ad annaffiare delle idee e farle fiorire, ma mi rendo conto che ne ho di nuove continuamente e poche si sviluppano decentemente. Mi piace l'idea della visione laterale, d'ora in poi mi metterò un po' di sbieco davanti a tutto.

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    1. Più che sviluppate facilmente io vorrei capire quali sono più interessanti da sviluppare, a volte mi innamorò di idee che piacciono solo a me

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    2. Più che sviluppate facilmente io vorrei capire quali sono più interessanti da sviluppare, a volte mi innamorò di idee che piacciono solo a me

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    3. Nel senso che quando le leggono gli altri ti fanno notare che non sono interessanti?

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    4. C'è stata almeno una storia che a me è piaciuta tanto, è stata in mano ad editori seri e grandi, ma nessuno di loro era del tutto convinto. Poi, magari, è mancanza di coraggio e il mio romanzo avrebbe fatto il botto, ma magari avevano ragione loro e la storia non era così forte come a me era sembrato.

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    5. Magari è solo un po' da sistemare.

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    6. Ah, su questo sono stati unanimi. La storia è quella, è compiuta e sensata così com'è. Ma nessuno si è sentito di scommetterci sopra. E dopo una decina di rifiuti motivati e non frettolosi il dubbio che un po' di ragione ce l'abbiano viene.

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  10. Sono d'accordo anche io su tutto. I primi 3 punti poi sono fondamentali. Non sopporto gli scrittori che sono al centro degli eventi, quelli che ti ritrovi sempre ovunque, negli spettacoli, nei programmi di politica: sono scrittori che a prescindere da ciò che scrivono a me stanno antipatici e mi allontanano.

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    1. Non intendevo esattamente quello che scrivi tu (il discorso lì è diverso, un conto è l'intellettuale impegnato, un altro il tuttologo saccente che deve dire la sua anche a sproposito). Il giornalista deve stare al centro di ciò che narra. Un reporter di guerra deve stare al fronte. Uno scrittore può anche scrivere un ottimo romanzo sulla guerra dopo aver parlato con gente di ritorno dal fronte o dopo aver visitato solo le retrovie. La sua capacità è anche quella di cogliere l'essenza delle cose da una certa distanza.

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  11. È tremendo quando mi rendo conto che l’idea brillante, unica, geniale, vincente, che credevo di aver avuto è stata scritta da altre 3.000 persone prima, durante e dopo di me. Originalità assoluta: utopia pura.
    Ma quel gaaatto! *_*

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    1. Ecco sì... Una volta mi sono svegliata convinta di avere un'idea geniale. Gli dei classici esistevano, annoiatissimi perché nessuno più li adorava. Poi qualche tempo dopo sono andata in fumetteria e ho trovato "Olimpo s.p.a" un fumetto carinissimo che raccontava proprio degli dei che si costituivano società per azioni... Mi è presa un delusione fortissima...

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  12. Sprizzi saggezza oggi.
    Bello poter rimanere in coma intellettivo fino a metà mattina, fa bene alla creatività. Se non dovessi alzarti per andare a scuola potresti diventare una famosa filosofa!

    È proprio vero che le storie che siam bravi a scrivere non coincidono con quelle che vorremmo scrivere. Il mio romanzo è finito per essere molto più rosa di quel che avrei voluto. La nuova storia in cantiere, invece, è proprio quel che vorrei scrivere, ma non sarà facile trasformarla in parole. Ci sarà molta osservazione della pagina bianca, temo.

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  13. Già, quali idee trasformare in storie? E come farle diventare storie interessanti? E poi, interesseranno davvero o sono solo nostri desideri scritti?
    L'originalità assoluta è utopia pura. Vero. Penso che, a volte, non è l'idea a essere originale quanto il modo in cui la si manifesta. A me piacerebbe raccontare anche cose scontate, ma riuscirci senza fare capire che lo sono.

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    1. Raccontare storie scontate senza far capire che lo sono è il tocco dei grandissimi. Mi sa che io non ce l'ho e quindi devo sforzarmi di trovare storie un po' meno scontate...

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