giovedì 14 luglio 2016

Sette incipit da evitare – Scrittevolezze


Avendo appena iniziato una storia nuova, ovviamente il problema è proprio: come iniziare? 
L'incipit, si sa, è nostra croce e delizia. L'incipit non fa il romanzo, proprio come l'abito non fa il monaco, ne so qualcosa per via de L'incubo di Hill House dove il bellissimo incipit aveva in realtà poca attinenza con il resto, ma noi che non abbiamo la pubblicazione assicurata sappiamo che l'incipit potrebbe fare la differenza. 
Così ho letto con attenzione questo post con gli sconsigli dei editor, per pensare a un po' di esempi di incipit da evitare (come ho già fatto con i dialoghi e le descrizioni). Visto però che l'incipit è una materia strana, questa volta ci sono anche le eccezioni famose (che di solito, però, aggirano il problema o lo risolvono in maniera creativa).

La carta d'identità
Sono Marcolino, ho venticinque anni e sono uno studente fuori corso di ingegneria. Sono un bel ragazzo alto e biondo, dal fisico tonico, il mio problema è proprio l'università. Io volevo fare filosofia, ma mio padre...
Già addormentati?
L'incipit a carta d'identità ha molte varianti, tutte nefaste, che vanno dall'albero genealogico al "adesso saprai tutto di me", ma leggere vuol dire anche, sempre, dipanare un mistero e se c'è una voce narrate sarà il caso di volerne sapere di più, senza iniziare a sbadigliare a riga tre.
L'eccezione famosa, che si finge carta d'identità, ma conserva tutto il fascino: Chiamatemi Ismaele
La differenza sta tutta in quel "chiamatemi", che ci apre un mondo di ipotesi.

Il bollettino metereologico
Il cielo sopra l'università era azzurro, ma quell'azzurro sbiadito che non è proprio di una bella giornata e c'erano delle nuvole che si ammassavano all'orizzonte che avrebbero potuto portare dei rovesci, forse dei temporali, ma non subito, magari in serata. Forse Marcolino avrebbe fatto meglio a tornare a casa a prendere l'ombrello, dopo la lezione di fluidodinamica...
Emozionante, vero? A meno di non essere Snoopy, meglio evitare l'incipit bollettino metereologico. Oppure limitatevi a una riga. Era una notte buia e tempestosa basta e avanza.

Le meditazioni inconcludenti
Marcolino era indeciso se tornare o meno a casa a prendere l'ombrello al termine della lezione. Ovviamente questo voleva dire saltare termodinamica. Aveva già ripetuto quindici volte quell'esame e alla sedicesima bocciatura sicuramente suo padre gli avrebbe tagliato i fondi. D'altro canto saltare una singola lezione di termodinamica, lezione che aveva già seguito più volte senza risultati, per altro, avrebbe davvero cambiato l'esito dell'esame di fine semestre? Se ne sarebbe accorto il prof che un mercoledì pomeriggio il biondino della terza fila era assente? Se ne sarebbe ricordato all'esame? Ammesso, ovviamente, di passare lo scritto...
Non mi vengono in mente esempi famosi e riusciti di incipit con meditazioni inconcludenti, ma potrei non avere una buona memoria in merito.

La descrizione minuziosa di particolari inutili.
L'aula dell'università in cui si teneva la lezione di termodinamica era strutturata ad anfiteatro. Le sedie erano poste su gradoni che scendevano verso il palco centrale dove il professore aveva a disposizione una cattedra in compensato bianco e una sedia imbottita da ufficio nera. Da tempo la lavagna luminosa era stata sostituita da un moderno proiettore che si collegava con il portatile del professore, cosicché questi poteva accompagnare la propria lezione con una presentazione in power point. Questo non bastava ad attrarre l'attenzione di Marcolino...
E neppure la nostra, temo.
Le descrizioni minuziose andavano bene nell'ottocento perché i lettori erano meno abituati a pensare per immagini di noi, quindi andavano guidati nel costruirsi il loro "film mentale". L'incipit de I Promessi Sposi è estremamente cinematografico, con l'attenzione che si focalizza sempre più sul dettaglia, come lo zoom di una telecamera. La cosa sorprendente è che all'epoca non c'era il cinema, né la telecamera, né lo zoom. Oggi è un tantino superato. Meglio più rapida e fascinosa. E, per carità, che sia la descrizione di qualcosa di importante nella storia.

Il sogno ingannevole
Dall'alto della collina, il cavaliere si lanciò al galoppo. A metà della discesa estrasse la spada. Guidando il cavallo solo con la pressione delle ginocchia, teneva l'arma con due mani, pronto a usarla. Con un solo, fluido movimento avrebbe decapitato il proprio avversario. Mariolino ne era terrorizzato. Perché era lui l'avversario del cavaliere. Inutile provare a scappare, non sarebbe mai stato più veloce del cavallo. Poteva sono prepararsi al peggio.
Mariolino sussultò e aprì gli occhi. Nessun cavaliere. Il professore stava ancora spiegando fluidodinamica e ancora una volta lui si era addormentato.
Piuttosto che un incipit così, meglio quello che sembra un sogno ingannevole, da cui aspettiamo che il protagonisti si svegli da una riga all'altra, ma che si rivela invece reale. Il più famoso è senza alcun dubbio quello delle Le metamorfosi di Kafka – Una mattina Gregor Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso.
Molto meglio, vero?

Il luogo comune
A marzo, si sa, si vede il sole e si deve prendere l'ombrello.
Il cielo voleva proprio dare ragione alla saggezza popolare. Era azzurro, ma già le nubi preparavano la pioggia serale. Mariolino non aveva l'ombrello.
La cosa peggiore, credo, è iniziare un romanzo con un luogo comune. La cosa migliore, suppongo, è far diventare l'inizio del proprio romanzo un luogo comune, così famoso da diventare quasi un proverbio popolare.
Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo. Ora questa frase la conoscono tutti, ma prima che Tolstoj la inventasse non esisteva. C'è anche da dire che persino a lui di incipit memorabile ne è uscito uno solo. Guerra e Pace inizia con un'interminabile discorso diretto in francese. A riprova che si può scrivere un grande romanzo anche con un incipit deboluccio.

Eccesso di aggettivi
I begli occhi di Mariolino erano di un azzurro innocente. Si sarebbero detti azzurro cielo, ma quel giorno il cielo aveva una tonalità lattigginosa, smorta, ben diversa dalla gaia brillantezza zaffiro degli occhi di Mariolino, che pure in quel momento erano un poco assonnati, spenti...
Anche in questo caso non mi viene in mente un incipit illustre con eccesso di aggettivi. Sarà la mia memoria?

Voi cosa ne pensate?
E sopratutto, come iniziereste la storia di Mariolino?
Se volete giocare, potete prendere spunto da questo sito dove potete trovare incipit di tutti i tipi!


40 commenti:

  1. Perché non provare come incipit a cominciare dal finale: "Marcolino visse felice e contento, ma prima penò parecchio". :P

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    1. Mentre finiva di sigillare la cassa, il becchino non seppe evitare di scuotere appena la testa: che Marcolino fosse destinato a quella fine era chiaro a tutti. E da molto tempo, ormai.

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    2. Vi dirò, a me gli incipit che svelando il finale non piacciono un gran che, però li hanno usati anche i grandissimi, quindi è solo una mia fisima. Comunque quell'ignorantone di Mariolino lo preferirei morto, quindi preferisco l'incipit di Michele.

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  2. Non sono molto brava negli incipit, lo ammetto. Per questo, in questa fase del mio studio sulla scrittura, cerco di utilizzare incipit semplici, senza voler dar loro troppa importanza, quasi come se fossero dei passi qualsiasi. Per questo prediligo un fatto a qualsiasi altro tipo di considerazione.
    La "mia" storia di Mariolino potrebbe quindi iniziare così: "Mariolino uscì di casa alle otto, come d'abitudine, per recarsi all'Università".

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    1. Se a riga due già succede qualcosa di inaspettato lo approvo!
      :)

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  3. "Mariolino non era una persona comune, la verità è che non era nemmeno una persona, era un perfetto idiota che aveva scelto la facoltà sbagliata e che ora camminava sotto un cielo insolitamente azzurro, in scarpe orrendamente sbagliate e con un umore così altalenante, da far impallidire Freud e tutte le sue dettagliate paranoie..."
    inizierei così

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  4. Secondo me devi essere bravo a scrivere un incipit con una descrizione e uno a carta d'identità. Quello del sogno credo sia il peggiore.
    Interessante sarebbe fare un elenco di vari tipi di incipit presi da buoni romanzi. Mi metto al lavoro :D

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  5. Gli incipit sono la mia croce (anche quando scrivo i post) perché tendo a dilungarmi nelle premesse. Il prologo del mio romanzo sarà alla millesima revisione... pertanto sono l'ultima che può pronunciarsi! :-D

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    1. Comunque lo inizierei in medias-res, magari con un dialogo fra Mariolino e il padre.

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    2. Sai che penso che iniziare con un dialogo sia difficilissimo? Io non ci sono mai riuscita e mi vengono in mente anche pochissimi incipit celebri con dei dialoghi...

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    3. Infatti, il mio difetto è che sono megalomane, e sono attratta dalle sfide di questo genere. Prima di coglierle, però, passa un po' di acqua sotto i ponti. Il mio romanzo non inizia con un dialogo, anche se mi piacerebbe molto. :)

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  6. Quello degli aggettivi è un fenomeno frequente. Io stessa, adesso, rileggendo molte cose scritte anche recentemente, ho sottolineato un uso non sovrabbondante di aggettivi, ma abbondante sì.
    È una scoperta che va di pari passo con l'uso smodato di avverbi.
    In genere l'incipit-sogno è abusato e iniziare un romanzo con un dialogo non mi piace tanto, anche se dipende da come lo si fa.
    Sarà anche che a me i dialoghi non vengono facilissimi.
    Una bella azione, efficace, che descriva il momento, forse, è l'incipit che preferirei:
    Mariolino sbatte i libri di termodinamica dentro lo zaino. La voce del professore che lo guarda negli occhi stigmatizzando la bocciatura: "tu non hai stu-dia-to", gli rimbomba nelle orecchie. È la quarta volta che si presenta per quell'esame e adesso, davanti allo specchio, si liscia il ciuffo ingellato e prega che l'aria di primavera lo salvi dal suo fermo proposito: nello zaino, schiacciata contro i due tomi di novecento pagine, c'è la pistola che ieri ha trafugato dal cassetto segreto nello studio del padre.

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    1. Wow! Mi piace un sacco. Chissà se la userà, poi, la pistola? Ecco, hai già creato attenzione.

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    2. La regola è che se c'è una pistola, sparerà :)

      Le regole dicono anche che non si deve cominciare con un dialogo, perché chi legge non sa nulla e non capirebbe nulla, a meno di non infarcire la discussione di infodump. Uno dei pochi esempi di dialogo iniziale che funziona l'ho letto in "David Golder", della Némirovsky.

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  7. Credo che quello degli incipit sia un argomento molto sfuggente e affascinante. A me capita che, a fronte di un'idea, mi vengano in mente incipit diversi a seconda della giornata. E quindi ne snocciolo uno dopo l'altro finché non mi autoconvinco...

    Ecco il mio tributo a Mariolino (o, chissà, l'ottavo incipit da evitare... :-D ).

    "Mariolino. Che nome ridicolo. Davvero non potevano inventarsi un nome più dignitoso quelli dell'intelligence cronoinvestigativa? Come se non bastasse l'avevano spedito ad assistere ad una lezione di termodinamica dei buchi neri. Se c'era una cosa che proprio non sopportava era assistere a lezioni universitarie dopo aver viaggiato a ritroso nel tempo di due secoli. Cosa avrebbe pensato quello spocchioso professore - che con malcelata sedicenza si spacciava per il massimo guru mondiale dei buchi neri - se avesse saputo che uno scienziato, sotto mentite spoglie, era appena giunto dal futuro proprio attraverso un buco nero compatto di quarta generazione? Nulla. Probabilmente nulla. Ma a Mark Robenauer - in arte Mariolino - non gli importava sfoggiare le sue conoscenze più avanzate. Non era quello lo scopo della sua missione. Ora doveva solo rassegnarsi e attendere la fine di quella ridicola lezione perché quel professore era la chiave di tutto..."

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    1. A mio gusto racconta già un po' troppo, per essere un incipit, però è sicuramente meglio dei miei ;)

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  8. Secondo me devi essere bravo a scrivere un incipit con una descrizione e uno a carta d'identità. Quello del sogno credo sia il peggiore.
    Interessante sarebbe fare un elenco di vari tipi di incipit presi da buoni romanzi. Mi metto al lavoro :D

    PS: dalla mia email questo commento risultava inviato, ma mi sono accorto che non appariva. Mah.

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    1. Se si è bravi si riesce a fare qualsiasi cosa. Nel link che ho messo in fondo al post trovi tantissimi incipit presi da romanzi famosi, c'è di che sbizzarrirsi.

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  9. Carini gli sconsigli degli editor! ;)
    A me gli incipit divertono molto. Non voglio dire che riesco a farli, ma solo che mi diverte perderci la calma. Che masochista. :D

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    1. Io mi innervosisco, mi dico sempre che ci torno dopo e poi non ci torno più...

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  10. Marcolino/Mariolino è noiosino ma mi ha fatto ridere. I commenti poi sono stupendi.

    L'incipit sembra sempre non abbastanza originale, anche se in realtà me ne era venuto in mente uno fin troppo originale e l'ho dovuto segare per paura di far scappar via i lettori...
    L'ottavo incipit da evitare quindi è quello troppo estroso, distaccato dal resto del libro.

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    1. Bello estroso, il problema, secondo me, è che si creano poi eccessive aspettative sul proseguo.

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  11. «La fluidodinamica non mi sembra nelle sue corde, signor Marco Dalpiano. Direi che ci rivediamo a settembre, dove spero tornerà più preparato».

    Quello stronzo di Pestalozzi a Marcolino gli era sempre andato per traverso. Disponibile e accondiscendente con le ragazze ben svestite, perfido con tutti gli altri all'esame di fluidodinamica. Il classico assistente lecchino, giunto in cattedra a forza di inchini al professor Dimodio. Non che avesse tutti i torti sulla prova d'esame, la fluidodinamica a Marcolino non interessava molto negli ultimi mesi. Da quanto Elvira l'aveva lasciato aveva solo un pensiero in testa: ritornare insieme a lei. A quel bastardo di Pestalozzi bisognava fargliela pagare. Tutti dovevano pagarla, tranne Elvira. Una pistola, serviva una pistola per rimettere le cose a posto.

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    1. Bello! Di questa storia sì che voglio sapere il proseguo!

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  12. La mano di Marcolino tremava, mentre con il gessetto stava cercando di terminare la dimostrazione alla lavagna.
    «...Dato che l'accelerazione di gravità, g, vale -9,81...»
    «Vale cosa?» L'aveva interrotto Pestalozzi, temibile assistente di fisica uno.
    «Menonovevirgolaottantuno» aveva esalato Marcolino.
    Pestalozzi si era avvicinato con un ghigno. Aveva brancato il libretto degli esami e lo aveva lanciato platealmente fuori dalla finestra.
    «E adesso, signor Marco Dalpiano, lo vada a prendere al piano di sopra» aveva chiosato, tra le risate sommesse dei pochi presenti alla seconda sessione estiva.
    Marcolino aveva chinato la testa, sconfitto, e aveva portato la mano destra dentro la tasca dei pantaloni. C'era un rigonfiamento, tra le sue dita. Un rigonfiamento pesante, che avrebbe cancellato quel ghigno - e anche quello di quei bastardi che se la ridevano alle sue spalle - in un istante. Quel rigonfiamento era una pistola. Carica.

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    1. Ah, il rigonfiamento è una pistola...

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    2. Hai una pistola in tasca o sei semplicemente felice di vedermi? (cit)

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    3. Incipit dopo incipit qui stiamo per andare a parlare della chiusa.

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    4. Questa è la storia di Marcolino. Qualcuno penserà che abbia fatto bene a fare ciò che fece. Qualcuno, forse, avrà aborrito le sue scelte spesso avventate, perché non è vero che il fine giustifichi sempre i mezzi. Comunque sia, gli unici che davvero ne portarono le conseguenze sono i personaggi di questa storia, nelle pagine bianche che non vi racconterò e che seguono la parola FINE. Personaggi che ho inventato di sana pianta, specialmente nei tratti più autobiografici.

      FINE

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  13. Marcolino e Mariolino mi sa che sono gemelli. Ognuno di loro è incaricato di far danni negli incipit, quindi si sono divisi i compiti. Leggendo gli incipit molto descrittivi, mi è venuta in mente una persona che scrive proprio così: di ogni cosa o persona fornisce descrizioni minuziose con peso x altezza : 2. Fa lo stesso anche con gli itinerari dei suoi personaggi, neanche avessero il navigatore incorporato. E non solo, prosegue proprio con pagine e pagine.

    P.S. "Era una notte buia e tempestosa" lo trovo bellissimo, come Snoopy! ;-)

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    1. Poveri i suoi lettori! Marcolino e Mariolino si sono sdoppiati per la mia dislessia, ma poi ho pensato che forse era uno di quei casi con il personaggio che "vive di vita propria" e non ho corretto. Magari uno dei due è il gemello studioso che va a sostenere gli esami per l'altro o magari sfruttano la quasi omonimia, chiassà...

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  14. Gli incipit sono la mia croce, non so mai come scriverli, però a volte mi vengono meglio quando ho già scritto i primi capitoli, così ho già un'idea più compiuta della storia. Molto interessante questo post!

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    1. Credo sia difficilissimo iniziare con naturalezza un romanzo con la propria frase migliore, penso che un po' tutti tornino a lavorarci dopo.

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  15. Insomma, per chiudere, la storia dello studente universitario sfigato che ha in testa, nello zaino o nei pantaloni una pistola mi pare una strada percorribile! :)

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