Ultimo capitolo.
E' quello che scriverò questa sera o domani.
L'ultimo capitolo di un romanzo.
Con questo fanno 4 le storie lunghe che ho portato fino alla parola fine.
Il romanzone fantasy dei miei anni dell'università, molto amato e sfilacciato, che rimarrà sempre nel mio cuore, ma che non uscirà dai miei file se non per fornirmi una serie di password super sicure (chi mai può indovinare il nome di un luogo che esiste solo nella mia testa?)
Lord Corvo, il fantasy della mia maturità. I miei personaggi più amati, i miei capitoli più sofferti. Inizio a rassegnarmi all'idea che non vedrà mai la luce, per motivi che, razionalmente, per altro posso capire. Eppure rimarrà unico. Non amerò mai nessun personaggio come Coy, Amrod, Asor e tutti gli altri a cui spero di riuscire a dare una vita, magari, pian piano, un racconto alla volta.
L'uomo che allontanava i draghi. Il mio primo tentativo oltre il fantasy. Un giallo che non è un giallo, con tutto quello che amo, il mio territorio, la storia, i gatti persiani, l'etologia, la fisica quantistica, le leggende.Tutto un po' mescolato, alla ricerca di un equilibrio un po' precario. Da questo qualcosa ne uscirà, spero. Intanto il protagonista, Padre Marco, arriverà nelle librerie con un racconto, tra qualche mese.
E poi c'è questo, di cui ancora il titolo mi manca.
Nei prossimi giorni, magari racconterò le due o tre cose che ho imparato scrivendolo. Per adesso, a caldo, posso dire che ho sperimentato una strategia nuova. Dal romanzone senza titolo a
L'uomo che allontanava i draghi sono passati più di dieci anni.
Questo, è nato come idea a febbraio di quest'anno. Un racconto "apribottiglia", che mi ha ricordato quanto amo la tarda repubblica romana e quante cose ci sono da raccontare su quel periodo. Da febbraio a luglio documentazione. Da luglio a oggi 35 capitoli.
Uno sceneggiatore di fumetti che stimo, Alex Crippa, ha detto a una presentazione che per fare certi lavori non bisogna essere appassionati, bisogna essere ossessionati.
Io da questa storia mi sono lasciata ossessionare. Ho deciso coscientemente di farmi travolgere. E quindi di dedicarle ogni singolo istante libero. Chiudevo gli occhi ed ero là, nell'Antica Roma a sentirne gli odori, i suoni, a cercare cosa ancora non conoscessi e a chiedermi dove potevo reperire le informazioni. Ogni momento libero l'ho passato scrivendo. Prima dell'inizio delle lezioni, anche 6 ore al giorno.
Mio marito ha dovuto sopportare, letteralmente l'invasione delle legioni romane. Catullo in mezzo ai libri di cucina. Romanzi ambientati nell'antica Roma in bagno. Deliri di sua moglie sul conto degli anni e la scansione oraria della giornata. E per fortuna c'è il computer. Così ho tappezzato solo il mio desk di cartine e immagini e non tutta la casa.
Così a caldo, mi pare un metodo poco raccomandabile, ma funzionale. Essere così completamente concentrata mi pare abbia impedito alla trama di sfuggirmi di mano, i capitoli sono nati uno dopo l'altro fluidi, uniformi e senza incongruenze interne.
Mi spaventa quasi l'idea di arrivare alla parola fine. Dopo che il mio tempo è stato completamente fagocitato da questo progetto, guardare fuori e costringermi a vedere quello che mi circonda e non il paesaggio del I secolo a.C. mi sembra persino strano.
In qualche modo dovrò distaccarmene, allontanarlo e poi guardarlo con freddezza, analizzarlo, correggerlo.
Domani.
Oggi sono ancora qui, nell'estate del 78 a. C. Guardo il cielo di Roma e già ne sento nostalgia.