mercoledì 27 febbraio 2013

Senza ispirazione

Generalmente la mia testa è altrove.
Una parte della mia mente esplora sempre rotte eccentriche, appena tangenti rispetto alla realtà. Osserva storie impossibili o plausibilissime, ma altre rispetto alla contingenza in cui viviamo.

In questi giorni, invece, non riesco a staccarmi dall'imminente. Il contingente mi trattiene con le sue mille incombenze. Persino in quegli intervalli di tempo, come questo, in cui, davvero non sto sottraendo tempo a nient'altro a stare qui al computer, la testa è altrove.

Eppure è il momenti come questo, credo, che si vede lo scrittore. Quello vero, che non lavora solo seguendo l'ispirazione, qualsiasi cosa voglia dire questa parola, ma ha un approccio professionale alla scrittura. Del resto una delle differenze tra lavoro e hobby non è questa? L'hobby lo si pratica solo quando ne si ha voglia, il lavoro a prescindere dal nostro desiderio?

Forte di questi ragionamenti, nelle ultime sere ho provato a rimettermi al computer, ma che fatica! Nonostante l'idea già ben coltivata, mi sembrava davvero di scavare in un terreno sassoso, duro, per estrarre solo frammenti di una storia traballante...

A voi è mai capitata questa situazione? Che strategie avete utilizzato?

domenica 24 febbraio 2013

Varie

In attesa di riuscire a tornare ad aggiornare con una qualche regolarità, qualche aggiornamento a spot.

Il mio romanzo uscirà, ora sono nella fase della revisione delle bozze. Quella in cui l'editor ti segnala una frase che proprio non va. Tu scrittore la leggi e capisci che è ridondante e inutile eppure di colpo ti sembra bellissima e a cancellarla ti pare di compiere un infanticidio...
Pensavo che in questo momento sarei stata euforica e felice e avrei tappezzato il blog di post entusiasti, invece sono talmente travolta dalla "vita vera" che passa quasi in secondo piano... Ah, la relatività...

La "vita vera" continua a reclamarmi con un'insistenza tale, appunto, da non permettermi di aggiornare il blog come vorrei né di leggere e seguire tutti gli amici di pixel, me ne scuso e chiedo a tutti di portare pazienza.

Visioni: Gambit

Ieri sera mi sono concessa una fuga al cinema, per vedere Gambit, pellicola scritta dai Coen. Non riesco a fare una recensione, comunque, leggera, gradevole, scorrevole e ben recitata.
Coen alla sceneggiatura in versione senza unghie, ma in grado di regalare un interludio di piacevole relax.
Il gatto tosato a leone ha dato un sacco di malevoli e malsane idee su come fare toalettare il persiano...
Un sette e mezzo meritato


sabato 16 febbraio 2013

Congiure astrali


Piccolo post di sfogo.

Mentre cadono vere meteoriti una congiura astrale, più che una congiuntura.

Avevo in vista tre giorni di riunioni a scuola, quei giorni in cui, se ti ammali, subito è naturale pensare a una scusa. Fatto sta che la febbre mi viene davvero e la dottoressa mi sgrida pure per aver anche solo pensato di andare al lavoro.
Tre giorni di letto. Praticamente un sogno.
Faccio giusto in tempo a letargare mercoledì che giovedì mia madre si sente male.
Inutile provare a capire a distanza se la crisi di panico di mio padre è o meno giustificata, meglio indirizzarli verso un pronto soccorso e inviare il Nik di controllo.
Se non altro nella mia famiglia si è soliti incappare in patologie talmente strane (non necessariamente gravi o pericolose, ma di sicuro insolite) che dopo un minuto un qualsiasi medico del pronto soccorso ti sta già prendendo sul serio. Infatti nel dubbio viene subito proposto un ricovero per accertamenti.
E a quel punto a mio padre cadono i denti.
Nel senso che la dentatura nuova appena fissata si stacca di botto. Così dopo essersene andato dall'ospedale in piena notte, può che ripartire direttamente verso il dentista che se ne sta a Como (ho già accennato alle patologie non gravi ma insolite? Mio padre per i denti è decisamente un paziente difficile).
E io continua a essere bloccata a casa.

Oggi finalmente sono più o meno viva e mobile.
Dall'ospedale le prime notizie sono rassicuranti, i denti di mio padre sono stati riattaccati e i miei sensi di colpa di figlia che non interviene mai quando c'è bisogno di lei quasi domati.

Lunedì sarà dura spiegare che non ho affatto allungato le vacanze di carnevale e che c'è un motivo se ho quest'aspetto non propriamente riposato.

giovedì 14 febbraio 2013

Avvenimenti banali in mezzo a quelli epocali

Mi rendo conto che il blog sta venendo aggiornato in modo piuttosto irregolare e che la cosa, nell'immediato futuro, potrebbe peggiorare.

Ho giocato a rimpiattino con l'influenza tutto l'inverno e adesso sembra avermi raggiunto, qualche altro malanno di natura diversa ha colto i miei che avranno bisogno, nei prossimi giorni, della mia attenzione.

Tra una tachipirina per me e l'attesa di un bollettino medico altrui volevo comunque aggiornarvi su qualche scrittevole novità.

Ho sempre pensato che perché un mio romanzo trovasse attenzione presso una casa editrice seria fosse necessario un evento epocale, la classica "morte di papa". Non è morto, si è dimesso, ma forse è bastato.
Incrociate le dita per me.


Dal post scorso si è capito come la mia collaborazione con il più famoso detective di tutti i tempi sia stata fruttuosa. C'è la voglia di lasciarsi coinvolgere in un'indagine più lunga, che mi porterebbe a intersecare un'altra storia che amo molto.

Si vedrà.

Quello che mi sfugge dalle dita è il tempo per scrivere le storie e per coccolarle una volta che sono state scritte e mai come adesso vorrei avere una Giratempo come quella di Harry Potter per allungare le giornate... Ma credo che questo sia un desiderio comune.

lunedì 11 febbraio 2013

Novità dallo SherlockMagazine Award



Nonostante la vulgata lo voglia scontroso e misogino, Sherlock Holmes è sempre molto gentile con noi fanciulle, anzi, in un qualche racconto il buon dottor Watson ci rivela che difficilmente sa dire di no, se una donna lo prega con le giuste moine (cosa che la signora Hudson deve aver imparato a fare come strategia di sopravvivenza).
Così sono andata al 221b di Baker Street e con il più disarmante dei miei sorrisi l'ho pregato di portarmi in qualcuna delle sue avventure.
E dato che quando si concede a una donna un dito, lei si prende un braccio, ho costretto il buon Holmes a avventure che hanno divertito molto me e forse un po' meno lui.
Nella mia preferita lo trascino a Parigi a districarsi tra assassini e i sorrisi ingannevoli di una dama che nasconde fragilità e segreti.

Ho inviato il racconto allo SherlockMagazine Award, il concorso per apocrifi indetto dallo Sherlock Magazine. Non ha vinto, ma si è fatto notare. Si riparlerà di lui. E poi, vanitoso com'è, il mio Sherlock Holmes vorrà sicuramente farsi leggere!
Qui la notizia ufficiale, il nome del vincitore e degli altri segnalati.

Se qualcuno è interessato a dare uno sguardo al "dietro le quinte" in questo post di Scrittevolezze parlavo giusto delle difficoltà che si incontrano lavorando su personaggi non originali.

domenica 10 febbraio 2013

Continua Delitti Tour



Eccomi con altri autori di Delitti d'Acqua Dolce alla libreria Ubik di Omegna.

Il prossimo appuntamento è:

Feltrinelli Varese  Corso Aldo Moro domenica 17 febbraio 2013 ore 17  

giovedì 7 febbraio 2013

La mia visione della scrittura

Il giovedì Penna Blu ci propone degli esercizi scrittevoli.
Il tema della settimana è la prospettiva con cui scriviamo.
Cercherò di essere breve, per non ripetere troppo cose già scritte in post precedenti.

LA PROSPETTIVA CON CUI SCRIVO

Io scrivo storie che vorrei leggere. Quindi scrivo storie che mi piacciono, di più, che mi entusiasmano. Amo la letteratura di genere che ti prende per mano e con la scusa di cercare un assassino o di ascoltare una storia di magia ci porta lontano, magari ad affrontare problemi o tematiche in cui autonomamente non ci saremmo mai imbattuti.
Amo storie al cui centro ci siano i personaggi che, come dice Luis McMaster Bujold nella sua trilogia fantasy "non siano anime perfette, ma grandi".

Mi piace leggere in tutta calma, sul divano, sentendo l'odore della carta. Non mi piacciono le pagine troppo bianche, amo quell'avorio che col tempo un po' ingiallisce, mi piace la tessitura della carta sotto i polpastrelli.
Credo che l'ebook sia il futuro, ma io rimarrò una lettrice di supporti tradizionali.
Quindi penso ancora che la cosa migliore sia pubblicare con editori seri che affianchino al supporto cartaceo quello digitale e che assicurino al testo un'ampia diffusione.

Scrivo storie che vorrei leggere, quindi voglio che siano lette. Non ho un tempo infinito da dedicare all'auto promozione, sono una pessima editor di me stessa e non saprei da dove cominciare per creare una copertina accattivante, quindi mi affido agli editori.

Non è facile né veloce farci notare da loro. Dal nulla non si diventa autori di romanzi di successo. Può capitare, ma non è né comune né probabile. D'altro canto non è vero che gli editori non diano alcuna attenzione agli esordienti. Hanno i loro tempi e i loro modi.
Per il momento per quanto riguarda la narrativa ho pubblicato solo racconti, ma sono felice di ogni singolo libro che li contiene.
Parole al vento edito da Macchione e promosso e portato a farsi conoscere quasi porta a porta dal fantastico team di Siamo in Onda
I due volumi di Mondi Incantati editi da Wild Boar e curati e promossi dagli amici di Rill
Il volume I cospiratori di Giallo Mondadori che ha portato un mio racconto in tutte le edicole
La super antologia Delitti d'acqua dolce edita da Lampi di Stampa che sabato alle ore 17.30 presenteremo a Omegna presso la libreria Ubik
Non ho ancora tra le mani fisicamente Storie di confine, ma essendo edito da Wild Boar non dubito che sarà splendido.

Altre pubblicazioni seguiranno.
Non so dove mi porterà questa strada, non so se diventerò mai una "scrittrice vera"cioè in grado se non di sostenersi di sola scrittura, almeno di dedicare gran parte del proprio tempo.
Ho altre storie che ho scritto perché le avrei volute trovare in libreria e farò quanto è in mio potere perché ci possano arrivare davvero.

LA PROSPETTIVA CON CUI GUARDO LA SCRITTURA

Non credo nel genio puro. Credo nel duro lavoro.
Ho praticato mezzofondo per anni. Non ero un'atleta da olimpiadi, ma mi allenavo. Sono arrivata ottava a un campionato italiano. Non ho vinto, ma me la sono giocata con le migliori.
La scrittura è idea, esercizio e applicazione. E' lettura ossessiva, è ore passate a pensare e ripensare ai passaggi di una storia, è stare sui tasti del computer a scrivere e riscrivere.
Forse l'attitudine ad avere idee e raccontarle è innata, ma l'abilità nel farlo si impara e si affina.

La scrittura è il mezzo che ho a disposizione per veicolare le mie storie e far conoscere i miei personaggi. E cerco ogni giorno di usarlo al meglio.


mercoledì 6 febbraio 2013

Sfida a Joparrucchiere


Succede che ci sono sere in cui si sono troppo pensieri per la mente per riuscire a dedicarsi davvero a uno solo di essi.
Succede che il Nik ha una mezza influenza, la cognata qualche linea di febbre, io sono stressata, il cognato penso che un po' lo sia anche lui e ci troviamo tutti sul divano.
Succede che al piano di sotto i cognati siano più tecnologici e che sul tablet abbiano questa sorta di scarabeo tecnologico.
Succede che siamo nel 2013, ci si sfida on-line con perfetti sconosciuti cercando di comporre delle parole con lettere generate casualmente.
Succede dunque che un farmacista, una quasi scrittrice, un ingegnere e una docente universitaria di russo, per un totale di quattro lauree e non so quanti titoli post laurea vengano sfidati on-line da qualcuno che ha come nikname "Joparrucchiere".
E ci si siede pregustandosi la rivalsa su una pessima giornata stracciando Joparrucchiere e banchettando col suo cadavere.
Ma non succede.
Joparrucchiere ci tiene testa.
Un ingegnere, una docente universitaria di lingua russa, un farmacista e una quasi scrittrice possono lasciarsi battere da Joparrucchiere?
Musica di Sergio Leone come sfondo, il salotto si trasforma nella strada polverosa di un villaggio western a mezzogiorno e noi lì, appollaiati sul divano a difendere il nostro onore.
Si inizia a inveire.
Il programma è palesemente meno colto di noi. Non conosce neanche "podale", che avrebbe dovuto valere almeno 200 punti.
Joparrucchiere sicuramente si farà aiutare (il fatto che noi siamo in quattro ovviamente non viene menzionato).
Avrà un qualche apposito programma per sconfiggerci.
Siamo lì allo scontro finale. L'ingegnere ha lasciato il libro di fisica avanzata che leggeva per diletto. Il Nik è passato in modalità "piuttosto vendo la pelle, ma la vendo cara", noi due letterate dobbiamo difendere la nostra saccenza.

Così tesi e concentrati non possiamo perdere.
Infatti non perdiamo.

Ma nessuno potrà convincerci che Joparrucchiere non sia un matematico dal QI di almeno 160 sotto mentite spoglie.

PS: Joparrucchiere, se per caso passi di qui, sappi che hai reso una serata insulsa in una sfida epica e considera il post per quello che è, il giusto onore tributato a un avversario degno

martedì 5 febbraio 2013

Idee...

Ma quanto è bello il momento in cui nasce un'idea?

Un attimo prima nella testa il nulla. Una pianura desolata costellati di "vorrei" e "potrei" come rachitici cespugli.
Pensi di coltivarli per trarne una storia, magari con affetto provi a rinvasarli su un terreno più fertile a potarli e annaffiarli con attenzione, ma sono lì, deperiti e capisci che, anche se puoi riuscire a mantenerli in vita, non fioriranno mai.

Poi una parola, un'immagine, un niente.

Un'idea.

Non è un racconto, non è una storia.

E' qualcosa che ancora deve essere.

E' una scintilla, nulla più.

E' bellissima e lo vedi subito, anche da lontano che non ha nulla a che fare con i grigi cespugli di prima.

Può darsi che diventi uno splendido falò estivo, di quelli in cui riunirsi a cantare nelle notti d'estate.
Può darsi che esploda in un incendio incontrollabile, creando inediti problemi.
Può darsi che si spenga, semplicemente e torni il silenzio, la lotte e la pianura.

Ma adesso c'è, è bellissima e ci giro intorno incantata. Non mi curo della storia che verrà (se verrà), di come scriverla o di quale destino potrà incontrare.
Le danzo intorno con la fascinazione che ha l'ape per il fiore.

domenica 3 febbraio 2013

Il senso di Tenar per l'idraulica

E' nulla.
Se un tubo perde la mia soluzione è:
"Nik, sistema il tubo!".
Devo dire che è anche rapida e efficace.

Tuttavia, guardano nel mio curriculum, ci potrebbe essere una riga che recita più o meno così
"Cantastorie per rubinetti".
Si da il caso, infatti, che ci sia a San Maurizio d'Opaglio l'unico museo al mondo dedicato al rubinetto.
Il Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia

E' stato recentemente restaurato e vi si possono ammirare tubature provenienti da Versailles, miscelatori romani, rubinetti medioevali a forma di animali e scoprire mille altre curiosità.

Negli anni scorsi ho passato parecchio tempo nel museo, prima della ristrutturazione, catalogando e fotografando i pezzi e accogliendo i visitatori.
Passavamo molto tempo insieme, i rubinetti e io e ci raccontavamo storie.
Io ne raccontavo a loro e loro ne raccontavano a me.

Queste storie hanno preso forma fisica in una serie di articoli di curiosità idrauliche pubblicati a suo tempo sul sito del museo (link sopra).
Gli scritti, però, si sa, prendono col tempo vita propria. Alcuni degli articoli sono saltati allegramente fino al Giornale del Termoidraulico, che ne sta pubblicando due ogni mese.

Il senso di Tenar per l'idraulica è nullo, ma quello per le storie è molto sviluppato. E le storie interessanti si nascondono ovunque, anche nei tubi occlusi o nei rubinetti gocciolanti.
Sono andata a scoprire qual era la dea romana delle fogne, come si chiamava il demone delle terme, come era considerato l'igiene nel medioevo e tante altre cose ancora.
Se volete scoprirle, le trovate sul sito del Museo del Rubinetto (mi raccomando, andate anche a visitarlo, ne vale la pena) o sul Giornale del Termoidraulico

venerdì 1 febbraio 2013

Racconti brevi - come fotografare un fiore


Tantissimo tempo fa promisi a Elisabetta un post sui racconti Bonsai, oggi rubo un po' di tempo a tutto il resto e provo a buttare giù qualche idea.

Scrivere un racconto breve è un po' come fotografare un fiore. Bisogna impostare la macchina fotografica, mettersi in posizioni scomode, fare maniacale attenzione a cosa si mette a fuoco e scegliere, a volte a malincuore, cosa lasciar fuori dalla fotografia.

La mia esperienza di scrittrice di racconti brevissimi (max 2100 battute spazi inclusi) è legata sopratutto alla collaborazione con Siamo in Onda. Si trattava, perciò, di scrivere racconti che andavano ascoltati, magari da persone in viaggio, intente a fare altro.
I consigli del nostro curatore, il bravissimo Fulvio Julita, rimangono validi:

Nel pensare le vostre storie, non date per scontato che il lettore sappia di cosa state parlando. È meglio costruire la storia con pochi elementi, sacrificare qualche riferimento o sfumatura, ma essere chiari.

Fate in modo che la storia sia una STORIA.
Il lettore va guidato da una premessa, uno sviluppo fino ad una conclusione (il finale).
Si aspetta di essere portato da qualche parte e che il punto d'arrivo sia una sorpresa, un luogo della mente
a cui non sarebbe mai approdato senza l'intervento di chi scrive. Se questo non accadesse, la scrittura risulterebbe un semplice esercizio di stile. 

Scrivere racconti brevi, quindi significa lavorare in economia, ma, del resto, è un fatto noto che la ricchezza non faccia la felicità, neppure nella scrittura.

Al centro ci deve essere forte un'idea, non un'immagine, non un personaggio, ma una e una sola forte idea che si vuole comunicare al lettore.
E' come il fiore che va messo al centro della fotografia.
Generalmente, nella mia esperienza, sono sempre partita da un tema (che nel caso della collaborazione con Siamo in Onda era predefinito) e mi sono chiesta "cosa ho davvero da dire io su questo argomento?". Più sarà personale e sentita l'idea e più forte risulterà il racconto. Solo perché è breve non vuol dire che non sia importante. Quello che io considero il mio racconto migliore ha 2000 battute (Come un'albero cavo lo trovate nell'antologia Parole al vento).

Poi ci vuole la messa a fuoco, cioè la storia. Deve essere adatta a veicolare la nostra idea. Per quanto breve deve avere un suo sviluppo preciso, inizio, sviluppo e conclusione, proprio come fosse un romanzo di 2000 pagine.

L'impostazione della macchina cioè un pizzico di tecnica. Racconti di questo tipo si giocano tutti sul finale e possono avere, per come la vedo io, tre strutture:
 - Racconti circolari che alla fine riprendono l'inizio, anche se la percezione del lettore deve essere nel frattempo mutata
- Finale a sorpresa. Racconti in cui le ultime righe ribaltino le aspettative del lettore
- Finali in crescendo. I miei preferiti. Si accompagna il lettore verso un finale forte e tuttavia preparato nel corso di tutto il racconto (quasi tutti i racconti brevi che potete leggere nella sezione Liberi nella Rete sono di questo tipo).
In ogni caso prima di mettere su carta la prima parola, dobbiamo conoscere il finale e costruire tutto in base a esso. Sarà quello, poi, che i lettori ricordano. Su 2000 battute quelle più importanti sono le ultime 100 o poco più.

Bilanciamento luce e saturazione ovvero le parole. Ne abbiamo poche a disposizione. Pochissime. Sono preziose, come i grani di pepe nelle ricette di una volta. Aggettivi possiamo giocarcene quanti in un racconto di questo tipo? Due, tre? E allora che forti, scelti perché rimangano impressi. 
Ogni parola deve essere quella più adatta. Non c'è spazio per l'imprecisione in un racconto simile, nessuna vaghezza. 
Metafore? Al massimo una, importante, da portarsi dietro per tutto il racconto. 
Suono. Anche se non è fatto per essere letto, un racconto così breve deve poter essere recitato ad alta voce. Deve avere un suo ritmo, essere piacevole all'orecchio.

Non dimenticare tutto il resto tutti gli altri problemi che ci poniamo quando iniziamo a scrivere (punto di vista, scelte lessicali, tempo della narrazione etc. etc) continuano ad essere in campo. Al calare delle battute le cose da considerare aumentano invece che diminuire.

Tutto questo, ovviamente, non ha che il valore di un consiglio o di un personale punto di vista.
Il racconto brevissimo è il più facilmente condivisibile. Si presta ad essere ascoltato o postato su internet. Se ha forza, verrà letto, notato, amato.
E' un fiore delicato che va curato con attenzione quasi ossessiva. 
Tuttavia una margherita può farci commuovere più di una sequoia.