venerdì 27 agosto 2021

Venezia mon amour


 

Il mio consiglio di viaggio è quasi sempre Venezia.

L'idea che qualcuno non sia stato a Venezia mi causa una sorta dolore fisico, una spasmo a livello del ventre. Come si fa a vivere senza vedere Venezia?

A Venezia, per visitarla davvero, bisognerebbe andarci sempre d'autunno, con calma, dormendo al suo interno. Uno dei miei ricordi di viaggio più belli sarà sempre un fine settimana di Novembre a Venezia, dormendo nel mitico ostello de la Giudecca, in faccia a San Marco. Adesso che l'autunno sta per iniziare, quindi, il mio invito è ancora più pressante: andateci nelle prossime settimane a Venezia. Ancora non ci sono che turisti provenienti dall'Unione Europea, potete dormire dove mai avete sognato di potervi permettere di dormire (e al peggio, ho controllato, l'ostello a la Giudecca è sempre lì) per immergervi nella magia.

Perché Venezia è magica sempre. Anche in questo fine agosto strano, di battelli affollati come se la pandemia non ci fosse mai stata e assurdi valzer in nome del green pass (ho il cartaceo, il lettore non lo legge perché c'è una piegolina. Ho anche il digitale, aspetti che lo apro. No, questa visualizzazione no, proviamo l'altra. È saltata la rete, la app di lettura non va. Beh, vediamo se i dati del cartaceo corrispondono almeno ai documenti. Va beh entrate che si è fatta una coda che mi intasa tutta la calle...).

Perché a Venezia basta girare l'angolo per trovare campi deserti


Basta che arrivi la sera, perché il turista di giornata se ne vada


Perdendosi per altro i momenti migliori


Sono stata parecchie volte a Venezia. Ci sono stata con tutti i miei legami affettivi più forti e ogni volta ne ho scoperto aspetti nuovi. Andando con mia figlia ho trovato altri lati ancora. Cercare i parchi giochi della laguna mi ha regalato nuovi scorci.



E mi ha dato l'opportunità di fare quattro chiacchiere con alcune famigliole veneziane, che mi hanno spiegato il perché dei vaporetti affollati nonostante un numero di turisti decisamente gestibile (la mancata assunzione di un gran numero di stagionali) e mi hanno raccontato il loro difficile rapporto con l'automobile (non solo a Venezia non la puoi tenere, ma non puoi neppure imparare a guidare esercitandoti con i parenti, come facciamo noi sulla terra ferma).

Sempre la ricerca del parco giochi ci ha portato alla Biennale di Architettura, che si è rivelata divertentissima per i bambini.

(Meraviglioso il padiglione sull'acqua, in cui l'acqua piovana di veniva raccolta, incanalata, fatta piovere, usata per coltivare piante con cui venivano preparate tisane offerte ai visitatori).





E ovviamente non si possono dimenticare i libri della ormai famosissima libreria Acqua Alta



E la caccia agli animali fantastici dentro la basilica di San Marco



Venezia, forse più di ogni altra, è una città che va amata e che ricambia schiudendo i propri tesori nascosti appena fuori la calca dei turisti.



Non fatevi spaventare dalla sua fama di città cara, di trappola per turisti. Se ne avete la possibilità, mettete in valigia un paio di stivali (l'acqua alta può sempre fare capolino) e quest'autunno andata a Venezia.

mercoledì 4 agosto 2021

Cinquanta sfumature di rinascimento

 


Ci sono libri che si scelgono e libri che si impongono alla nostra attenzione. Libri che vengono da soli e libri che si muovono in branco. Libri che fanno da sottofondo e libri che segnano un momento.

Questo rimarrà il luglio dei romanzi sul rinascimento di Antonio Forcellino, nell'ordine:

Il secolo dei giganti – Il cavallo di bronzo

Il secolo dei giganti – Il colosso di marmo

Il secolo dei giganti – Il fermaglio di perla

Avevo già dedicato un'estate, alcuni anni fa, ai saggi dello storico dell'arte Forcellino sui grandi del rinascimento e ne conservo un ricordo assai piacevole. Per questo, trovando in offerta uno di questi romanzi lo avevo acquistato senza pensarci due volte. Poi però non lo avevo letto. Intanto si tratta di tre tomi da cinquecento pagine. Hanno un aspetto molto serioso. Sono divisi, come usavano gli storiografi del tempo, in base al papa che sedeva sul soglio pontificio. In fondo c'è il corposo elenco delle fonti utilizzate dall'autore. Insomma, a prima vista appaiono come interessanti mattoni. Non il libro più adatto a me in periodo scolastico e di certo non il tipico libro da ombrellone.

Ma, si sa, è proverbiale che non si debba mai giudicare un libro dalla copertina.

Perché il tratto più distintivo di Forcellino, che già si intravedeva nei saggi, ma che qui ha potuto scatenarsi, è il gusto per il pettegolezzo. Un pettegolezzo ben documentato, sia chiaro, che probabilmente nasconde decenni interi di studi specifici per stabilire chi andava a letto con chi e che ora impregna le pagine. 

Forcellino, va detto, racconta il rinascimento con l'ottica tutta sua. Ha un piede nella politica ed è sempre attento a spiegare con parole comprensibili ai non addetti ai lavori come micro eventi e macro eventi siano intrecciati, come un cannone che spara a Costantinopoli porti Verrocchio a indirizzare un giovano Leonardo alla fusione del bronzo. Ha un amore incondizionato verso l'arte,  a cui dedica pagine emozionanti, che incantano. E poi ha il gusto per un pettegolezzo non maligno, ma disincantato. Il rinascimento è stato, almeno secondo Forcellino, un tempo di amore libero e disinibito, del tutto slegato rispetto ai voti matrimoniali o ecclesiastici.

Ho iniziato il primo romanzo chiedendomi se potessi proporlo ai miei alunni (ne ho un paio appassionati di storia e lettura), ma al secondo capitolo, quando con molta disinvoltura un giovane Leonardo si fa sedurre letteralmente dal primo che incontra, ho capito che forse non era il caso. Devo ammettere, però, che mi sono divertita molto. Un po' per il modo che ha l'autore di presentare gli eventi:

"Il cardinale era considerato in curia un uomo morigerato. Prediligeva gli uomini, ma con discrezione, e aveva un'unica amante da cui aveva avuto una figlia".

E un po' per la disinvoltura e la mancanza di giudizio morale con cui vengono raccontate tresche e retroscena storici. E un po' per le due cose che riescono a far commuovere l'autore (e un po' anche me): l'arte e gli amori di lunga durata. I libri di Forcellino vanno letti, infatti, rigorosamente con un dispositivo a fianco per visualizzare le opere via via nominate, che sono tantissime. Leggendo il racconto delle storie e delle sofferenza che stavano dietro l'artista, il committente o il soggetto ritratto davvero quei quadri meravigliosi acquisiscono un valore aggiunto, sembrano più vivi e più vicini. Viene voglia di vederli o rivederli dal vivo e di sentirli palpitare. E poi, come dicevo, ci sono le storie d'amore di lunga durata. Quasi tutte atipiche, nate al di fuori dal matrimonio, spesso con protagonisti due uomini. Ecco, che l'amore potesse esistere, spesso resistere per decenni, quasi sempre semi nascosto, in quel tempo che è stato comunque di violenza e di sbandamento morale, ha qualcosa di sorprendente e miracoloso, come l'arte.

La trilogia di Forcellino si è rivelata quindi una piacevole scoperta. Non certo alta letteratura (a volte, per altro, non mi è chiarissima la scelta di raccontare alcuni fatti e sorvolare su altri), ma che racconta un rinascimento popolato da uomini non angiografati, complessi nei loro pensieri, nel loro agire, nel loro modo di fare arte e nel loro amare.

PS: ho ascoltato su audible anche un altro romanzo sul rinascimento, che si presentava come un libro da ombrellone, con una quarta di copertina che prometteva sesso e sangue. Ho riso moltissimo perché la scena di più hot lì prevedeva un bacetto sulle dita delle mani.