sabato 29 gennaio 2022

Facciamolo strano (in narrativa)


 
Ci sono libri che si leggono per la trama appassionate e libri che si leggono per la costruzione ingegnosa, per non dire eccentrica.

Per questo post cercherò di fare un po' mente locale per raccontarvi dei libri dall'architettura narrativa più strana in cui mi sia imbattuta ultimamente.
Attenzione, escludo a prescindere i grandi classici della sperimentazione di inizio novecento e in generale tutto ciò che si può già trovare comodo comodo in un manuale di letteratura.
E sopratutto voglio pormi una domanda: fino a che punto è lecito sperimentare, o, meglio, fino a che punto la stranezza dell'architettura narrativa è effettivamente funzionale allo scopo che l'autore si prefigge?
Pronti? Via!

S. LA NAVE DI TESEO - J.J. Abrams, Doug Dorst

Difficile presentarlo se non come un libro-game per adulti. C'è un romanzo con un mistero e le note a margine di chi lo sta leggendo, più tutta una serie di allegati che aiutano a risolvere gli enigmi. L'oggetto in sé è meraviglioso e dà lustro a qualsiasi libreria.
Funziona?
Non lo so. Nel senso che io ho avuto proprio problemi tecnici. Alcune scritte sono minuscole, sono storte e il libri e gli allegati sono scomodi da maneggiare. La trama è talmente frammentata (ogni colore è una linea temporale, oltre a quella del romanzo "originale") che non mi catturato al punto da giustificare la fatica che richiedeva. Ho finito per disinnamorarmene e metterlo in libreria "dove sta tanto bene".

LE SETTE MORTI DI EVELYN HARDCASTLE - Stuard Turton

Anche questo romanzo ricorda la struttura del libro-game. C'è un tizio che rimane imprigionato in un "altrove" che ha la forma di una magione nobiliare inglese particolarmente triste. Sa che alla sera Evelyn Hardcastle sarà uccisa e lui deve scoprire chi è il colpevole. La giornata si ripete sempre uguale, è lui a cambiare, trovandosi ogni giorno in un corpo differente. Del suo passato non ricorda nulla, ma se troverà l'assassino uscirà dal loop e forse troverà se stesso, ma ha solo sette "vite" per riuscirci.
Una cartina permette al lettore di provare ad risolvere l'enigma prima (o al posto) del malcapitato protagonista.
Funziona?
A me ha divertito molto, nonostante una spiegazione finale sui creatori del loop temporale non troppo fantasiosa. L'ho trovato molto ludico, al punto che ne ho preso spunto per creare un'avventura interattiva per role-game (anche se ho scelto una giornata decisamente più solare da ripetere in loop). 
Siamo nell'ambito dell'intrattenimento puro, non c'è alcuna riflessione, neppure oziosa. Però mi ha intrattenuto con successo.

ANIMA - Wajdi Moyawad

Ho acquistato questo romanzo molto intrigata dalle premesse. Un giallo il cui punto di vista sia interamente affidato ad animali che osservano quanto accade agli esseri umani.
Funziona?
Per me è un secco no.
Non funziona perché gli animali non pensano da animali, non offrono un punto di vista non umano. L'impressione che mi ha dato è quella di un cineasta alle prime armi che voglia darsi un lustro e che quindi piazzi la telecamera in angolazioni improbabili, alcune riuscite, altre meno, ma tutte strane. Al di là dell'allungare moltissimo il brodo (si sa, i serpenti, i ragni, i coyote etc tendono ad allontanarsi all'arrivo degli esseri umani e quindi seguire i personaggi umani con la telecamera piazzata su di loro non è il massimo) non c'è valore aggiunto. È una storia di uomini, che uccidono per motivazioni umane. Questa idea degli animali è darsi un tocco di stranezza un lustro di filosofia a buon mercato. Oltre tutto l'espediente non è usato come meriterebbe. Un serpente striscia per la scena di un crimine? Il capitolo è pieno di termini tecnici forensi che ovviamente il serpente conosce e sopratutto il suo percepire il mondo è umano. Un serpente sente le temperature, le vibrazioni nel terreno, che meraviglioso virtuosismo narrativo potrebbe uscire con il serpente come punto di vista. Invece no, deve solo portarsi dietro la telecamera. Per me questo è un no senza appello, anche al di là del mio gusto. Un libro troppo pretenzioso per quello che realmente offre.

ACQUADOLCE - Akwaeke Emezi

Ada è una giovane nigeriana che ben presto si trova a vivere all'estero. Dentro di lei, però, abitano degli spiriti. O forse Ada ha problemi psichiatrici e una personalità scissa. Di certo sono questi spiriti/personalità a raccontare la storia che si dipana tra Africa e USA.
Funziona?
Decisamente sì.
Ok, forse per me, lettrice europea limitata l'impressione è stata che ci fosse troppa carne al fuoco. La storia di un giovane studentessa nigeriana negli USA da sola, con tutti i problemi di identità e integrazione l'avrei trovata interessante di per sé, senza gli spiriti. Ma d'altro canto io sono appassionata di antropologia culturale e tutto l'aspetto più spirituale mi interessava molto. Quindi mi sono trovata a voler approfondire entrambe le anime del romanzo, o forse a considerarle separatamente, quando invece avrei dovuto godermi l'insieme. Insomma non mi ha soddisfatto al 101%, ma è davvero un gran romanzo e l'io narrativo affidato agli spiriti che (forse) infestano la protagonista è ciò che lo fa funzionare.

HYPERION e LA CADUTA DI HYPERION - Dan Simmons
Cosa succede se si prende la struttura medioevale de I racconti di Canterbury, la si mescola con la vita e le poesie del poeta Keats e si frulla tutto con la fantascienza, le Intelligenze Artificiali e si condisce con una spruzzata di navi volanti? Si ottengono i romanzi Hyperion e La caduta di Hyperion. 
Gli ingredienti sono tali da far tremare i polsi anche al più folle autore di fantascienza e la domanda che sorge spontanea è: che cosa mai si sia bevuto e fumano Simmons per pensare di metterli insieme?
Funziona?
Hyperion e la Caduta di Hyperion sono del 1989/1990, sono quindi più di trent'anni che questi romanzi girano, tradotti e ristampati in tutto il mondo e questa direi che è già una risposta. Il risultato infatti è un romanzo ipnotico che bombarda di continue suggestioni, sempre diverse. Forse non tutto è chiarissimo, non tutte le sue parti funzionano allo stesso modo, ma è una narrazione che non lascia indifferenti. È uno di quei libri che si prende un pezzo dell'immaginario di chi legge e non lo lascia più. Ho terminato la lettura con la sensazione di esserne rimasta ipnotizzata e ho dovuto andarmi a leggere le poesie di Keats perché avevo la sensazione che non avrei potuto continuare a vivere senza. Probabilmente tra i libri citati in questo post è quello che funziona di più, che ha retto meglio alla prova del tempo (vedremo Acquadolce tra trent'anni com'è messo) e che maggiormente ha incontrato il mio gusto. C'è da dire che Simmons ha tentato anche esperimenti più strani (Ilium), ma non altrettanto riusciti.

L'ORDA DEL VENTO -Alain Damasio

Il premio per il romanzo dalla struttura più strana che io abbia mai letto lo vince, senza se e senza ma, questo romanzo del 2004. Lo si apre e si scopre che le pagine scorrono al contrario. Ops... Siamo in un mondo altro percorso da venti in tempesta e l'Orda ha proprio il compito di raggiungere il punto in cui il vento si origina. Quindi è un solo un normale fantasy? Non proprio. Ci vuole un po' per capire il meccanismo per cui le voci narranti si alternano, precedute da arcani simboli. Ma la cosa più sconcertante in assoluto è rendersi conto che la cosa più importante in questa narrazione è in realtà la punteggiatura!
Funziona?
Ebbene sì. Si arriva in fondo e si scopre che ognuna delle stranezze del romanzo aveva una sua ragione d'essere ed era assolutamente motivata dalla trama, a partire dalle pagine al contrario. 
Ne risulta necessariamente una lettura impegnativa. Questo, unito a una trama non proprio leggera, rende il libro oggettivamente pesantino. L'impressione finale è che al lettore venga richiesta una fatica ricambiata solo in parte, perché il libro non offre qualcosa che faccia sentire il lettore davvero arricchito, come accade per Acquadolce e Hyperion. Tuttavia in Francia è stato un enorme successo, per cui può darsi che il limite sia mio. Ah, dimenticavo. L'edizione francese è provvista di colonna sonora, con tanto di cd allegato e suppongo che questo regali un'ulteriore chiave di comprensione che al lettore italiano manca.

Avete letto qualcuno di questi romanzi? Come lo avete trovato? Ma, sopratutto, avete letto qualcosa di ancora più strano?

Se vi accontentate di una lettura, più tradizionale, ecco il mio nuovo capitolo de l'Assedio degli Angeli

lunedì 17 gennaio 2022

A volte ritornano – Un altro giro di DAD


 

La fine delle vacanze di Natale ha riacceso i riflettori sulle scuole.

Il primo effetto è che tutti si sono sentiti in dovere di dire la loro, sopratutto quelli che a scuola non ci vanno da ere geologiche. Così si è sentito tutto un valzer di ipotesi. Centri commerciali aperti per saldi, ma scuole chiuse. DAD per tutti, che fa bene. DAD per nessuno perché fa danni. Niente DAD, recupero a giugno, magari anche a luglio o ad agosto, quando ci si rende conto che quasi tutti i docenti a giugno fanno esami. E comunque i prof sono quasi tutti attaccati al loro stipendio (come ha risposto un docente, il nostro però è un amore platonico, vista l'entità dello stesso), non hanno voglia di lavorare, se la DAD non funziona è perché non si sono aggiornati e via così.

Premesso che ciò che penso della DAD in qualsiasi sua forma, alternata, integrata, carpiata e (sempre) arrangiata, è riassumibile in "tutto il male possibile" alla fine ciò che è stato partorito un regolamento di rara complicazione. Sei contatto? Sì, ma quanto sei contatto? Sei vaccinato? Sì, ma quanto sei vaccinato? Sei bambino? Sì, ma quanto sei bambino? Sei positivo? Sì, ma in quanti siete positivi in classe? Il tutto va frullato in arcani calcoli, invocazioni a divinità del grande oltre e il risultato è il destino della classe e quello del singolo, dato che le quarantene sono diventate di una durata assai variabile. Questo è in teoria.

La pratica?

Ogni mattino arriva, in un'orario variabile da mentre stai andando a scuola a dopo due ore che sei in classe, l'aggiornamento ufficiale. Pallino, Caio e Sempronia seguono da casa, Pallino ha il papà positivo, Caio il compagno di calcio, Sempronia non si sa. Ma a questo punto il tam tam mi ha già detto che Sempronia ha fatto un rapido casalingo che è risultato positivo e attende quello ufficiale. Ovviamente privacy alla mano nessuno dovrebbe sapere niente, ma Sempronia a scritto a Tizia, che lo ha detto a Cosina, che l'ha rivelato al compagno che a questo punto lo sa tutta la scuola. La privacy è la prima vittima di Omicron.

A questo punto iniziamo a preparare il collegamento per Pallino, Caio e Sempronia con annessa invocazione al Grande Oltre perché tutto funzioni. Intanto il gruppo a scuola... Non ho idea di cosa faccia il gruppo a scuola perché io sto invocando potenze infere per far apparire i tre Distanziati sulla Lim della classe. Il Fato mi ha dotato di ragazzi giudiziosi e comunque non ho alternative.

Il collegamento si attiva. Inizia l'abituale seduta spiritica. Pallino mi senti? Bzzz... Bzz... Caio mi vedi? Sempronia... Qui arriva la parte più surreale. Quella in cui almeno uno dei Distanziati del giorno non sta bene ma "mi connetto lo stesso, prof, che almeno è compagnia". Questo dà un senso a tutto. Cerchiamo di essere per i Distanziati una tacca più interessanti del soffitto della stanza in cui sono in isolamento. Sento che è una lotta dura. C'è sicuramente una crepa sul quel soffitto che a tratti è più interessante della mia voce, ma mi impegno per sconfiggerla. 

Inizia quindi la lezione mista. Quella in cui devi passare tra i banchi a controllare i presenti e in contemporanea scrivere ai Distanziati e in contemporanea controllare il volume perché tutti sentano tutti. Ah, il volume. Ovviamente indosso la mascherina FFP2 carpiata e rinforzata che non lascia passare niente, sopratutto la voce. Quindi sono microfono munita. Quel tipo di microfoni che a me fanno molto "Non è la RAI" dei tempi d'oro. Che però fa interferenza con il microfono del computer collegato alla LIM. Quindi c'è un punto preciso in cui tutti sentono. Appena più lontano dal computer e i Distanziati sono persi. Appena più vicini e partono dei fischi inenarrabili che potrebbero in effetti essere le lamentele degli antichi del Grande Oltre, giustamente disturbati da tutte le mie irripetibili imprecazioni.

E poi, quando la lezione è in qualche modo partita, arriva il momento più temuto. Oltre a Pallino, Caio e Sempronia ci sono altri 2/3 assenti di cui ci sono notizie vaghe e non verificabili. Ciccio si è fatto male. Tizia mi ha detto, ma non mi ricordo se faceva il vaccino o il tampone, una cosa così. Una cosa così. Peccato che entri la segretaria ad avvisare che un membro della classe è risultato positivo. La privacy è già morta, tanto è evidente che Tizia ha fatto il tampone e non il vaccino, visto che Ciccio nel frattempo ha scritto sulla piattaforma il perché e il percome della sua assenza e lo stato di salute della sua famiglia fino al cugino di quinto grado.

Però Tizia è positiva ed è stata in classe nelle 48 ore precedenti. Il ripetente, l'unico di tutta la classe che non è sempre stato più che ligio sull'uso della mascherina sbianca. "Secondo lei qualcuno morirà?". Acc... Cerco le parole per rassicurarlo. Non faccio a tempo a chiedermi se ho raggiunto lo scopo, che ha un'altra domanda. "Ma per la merenda che facciamo?". Forse temeva la morte per inedia. In effetti è una bella domanda. Mandiamo la segretari a chiedere, perché l'unica certezza è che ora tutta la classe deve indossare la FFP2. Chi non l'ha con sé chiede se deve andare a casa. Il fatto che più tardi ci sia verifica è solo una curiosa coincidenza. Qualcun altro mi chiede se i genitori hanno fatto bene a non vaccinarlo. 

A questo punto l'ora sta per finire e un'anima bella mi domanda se c'è una proroga alla scadenza al lavoro di gruppo che nel mentre avrebbero dovuto svolgere. Quindi, mentre le fanciulle si lamentano della minore bellezza delle loro FFP2 rispetto alle chirurgiche arcobaleno che sfoggiavano prima, inizio a ricapitolare. Il gruppo uno è tutto presente. Il gruppo due condivide con Pallino e Caio, che tanto sono autonomi nel lavorare da casa su file condiviso. Sempronia e Ciccio sarebbero autonomi, ma una ha la febbre, l'altro è infortunato. Tizia sappiamo che è positiva, ma non abbiamo idea di come stia. "Prof, ma questo non può essere l'ultimo voto del quadrimestre". No, non può essere, è evidente. "Brzz... Brzz... Ma mica interrg..Zggart...ftang...". No, è evidente, se no evochiamo il grande Chtulu. Scappo prima di rivelare l'unica soluzione possibile: farsi bastare i voti già presenti con un arrotondamento a favore di studente. E comunque ho la mascherina sempre indosso da 5 ore, ho sete, fame ed è decisamente il momento di andare a fare un tampone.

In tutta onestà, dopo questa bella giornatina ritengo che fosse meglio la DAD per tutti? No. Comunque no. Perché almeno c'è la speranza del ritorno in classe, perché ormai ho perso il conto degli alunni con problemi ansiosi. Perché è assurdo che i centri commerciali siano aperti per i saldi e che le scuole siano chiuse. Perché il confronto diretto, la condivisione delle paure, la richiesta estemporanea di informazioni e rassicurazioni sono molto più facili in presenza e valgono più delle nozioni. Però è pur vero che ho classi di una correttezza esemplare, ancora poche assenze tra i colleghi e quindi non mi sento di dire che la mia posizione sia l'unica giusta.

E poi magari domani riesco davvero ad evocare un Grande Antico.

PS:per quanto tutto ciò nella sua globalità sia reale, ogni riferimento a persone precise è fittizio.

PPS: se qualcuno vuole una storia altrettanto fantasy, ma diversa, c'è il nuovo capitolo de L'assedio degli angeli


venerdì 7 gennaio 2022

La preistoria è donna – letture

 


Sono laureata in archeologia del neolitico e ogni volta che apro un testo delle elementari e leggo i capitoli dedicati alla preistoria rischia di partirmi un embolo.

Al di là del fatto che sulla neolitizzazione gli autori sono fermi alla preistoria (battutona) della scienza e ignorano l'influenza di cosucce tipo la fine di un'era glaciale e almeno trent'anni di studi, i capitoli del "come si viveva" fanno accapponare la pelle. Uomini cacciatori e donne raccoglitrici la fanno da padrone, con illustrazioni che mostrano donne sul fondo delle caverne o delle capanne circondate da figli e fieri uomini barbuti intenti ad abbattere i mammut. Sono sempre uomini quelli che nelle illustrazioni dipingono le caverne e tutti coloro rappresentati come capi. Sappiamo da almeno trent'anni che la situazione era molto più articolata, ma non riusciamo a mettere le piume ai dinosauri, figuriamoci se riusciamo a revisionare la figura della donna nella preistoria.


Se non hai la barba il mammut non lo cacci. Bonus se sei a torso nudo nella neve

Se non sei uomo il mammut non lo dipingi


Questo libro, scritto da Mrylene Patou-Mathis, un'esperta di neandertal, vuole distruggere una volta per tutte questi stereotipi. Ci riesce? Non come avrei voluto, purtroppo.

Partiamo da quello che "ci dice la scienza", ma ve lo spiego io e non l'autrice. Purtroppo non ho la pretesa, ma la certezza di essere più chiara.

La donna nella preistoria - quello che sappiamo

Partiamo da un dato. Sulla società preistorica sappiamo poco. Società preistorica è già un errore. Per il solo homo sapiens il paleolitico (il periodo precedente all'agricoltura) è durato circa 30000 anni. Fate un po' voi quante culture ci possono essere in 30000 anni. Quindi tutte le osservazioni si riferiscono a quanto ritrovato, a quei singoli casi in quei singoli luoghi.

Il primo dato importante è che nel paleolitico il dimorfismo sessuale era minore. In particolare altezza e sviluppo muscolare erano simili. Stando ai resti scheletrici studiati sia uomini che donne camminavano molto e avevano muscolature sviluppate. Nei neandertal in particolare sia uomini che donne avevano la muscolatura delle braccia particolarmente sviluppata e simile a quella che si osserva oggi nei lanciatori di giavellotto. Supponendo che non fossero olimpionici, è plausibile che sia uomini che donne cacciassero con la lancia. Per quanto riguarda i sapiens, la muscolatura "da lancia" è presente in alcuni scheletri maschili e in pochi femminili (tra quelli ritrovati). Sia uomini che donne, però, avevano muscolature possenti e sembrano aver avuto accesso a una dieta ricca di proteine (in molti momenti della storia le bambine sono state nutrite meno e/o con cibi meno proteici). Molte delle sepolture ritrovate hanno un corredo, oggetti che si suppone che siano preziosi, pietre non presenti in quella zona, collane fatte con canini di cervo e cuffiette fatte con conchiglie (in zone in cui quei molluschi non vivono). Lo stesso corredo si trova sia nelle sepolture maschili che quelle femminili. Quindi dai resti scheletrici non possiamo dire che le donne si occupassero solo dell'accudimento né che avessero un ruolo subalterno.

Pochissimo possiamo dire sulla cultura del paleolitico europeo, però abbiamo un certo numero di oggetti artistici tra pitture, statuine di pietra, d'osso, avorio e argilla cruda.  La maggior parte di questi oggetti rappresenta animali. Al secondo posto ci sono le figure femminili, spesso con grandi seni, a volte con ventri prominenti (incinte?), altre stilizzate. Le figure maschili riconoscibili come tali sono una minoranza di casi. Ci sono scene di caccia in cui solo alcuni personaggi hanno gli attributi maschili in evidenza, gli altri personaggi, quindi, potrebbero essere femminili. Possiamo concludere che nel mondo mentale dell'epoca, quale che fosse, la donna c'era ed era importante.

Non sappiamo molto su chi facesse cosa nei clan paleolitici. Sappiamo che nella Francia delle grotte dipinte doveva esserci una certa divisione dei ruoli. Le pitture hanno una qualità tale che presuppongono artisti specializzati. Non abbiamo la più pallida idea di chi fossero, se giovani, vecchi, maschi o femmine. Ci sono studi sulle dimensioni dei negativi delle mani presenti in molte grotte per determinare il sesso dell'artista, ma sull'affidabilità non ci metterei una mano altrui su una candela, figuriamoci la mia sul fuoco (le donne sarebbero ben rappresentate).

Se andiamo avanti verso il presente le cose si complicano. Vendiamo che in passato le tombe venivano sempre attribuite a uomini se erano presenti delle armi. Poi sono spuntate le analisi genetiche e ops, alcuni di quei re, principi e cavalieri erano regine, principesse e cavallerizze. Questo è particolarmente vero per il nord Europa e le steppe euroasiatiche. In questo momento si stanno studiando in modo particolare le sepolture della Scizia, dove pare ci fosse una sorta di casta di donne guerriere e provette cavallerizze (a oggi abbiamo una trentina di tombe che contenevano con certezza donne cavallerizze che avevano ricevuto traumi in battaglia).

Insomma, sono sostanzialmente d'accordo con la tesi di fondo del saggio. La storia e la preistoria sono state studiate per lo più da uomini immersi o cresciuti in una società maschilista e questo sguardo ha condizionato le loro conclusioni. È già una trentina d'anni che gli scienziati segnalano che non è così, ma al grande pubblico questo non è arrivato. Questo saggio vorrebbe essere proprio un ponte tra le ricerche moderne e l'immaginario collettivo, ma...

La preistoria è donna – una critica spero costruttiva

È molto triste per me criticare un libro su cui avevo grandi aspettative e di cui condivido i contenuti. Però questo saggio ha dei problemi e credo che sia il caso di metterli in luce.

Innanzi tutto il tono generale. La parte dedicata agli studi sul paleolitico è solo un capitolo, per quanto sia il più corposo è circa un quarto del totale. Prima c'è una lunga carrellata sulla cultura misogina che intride l'occidente (piuttosto impressionante devo dire), poi una carrellata veloce sullo stato degli studi per il periodo che va dal neolitico all'era cristiana e infine una conclusione. Il problema è che il capitolo sulla preistoria è un altro testo.

Il primo e i due capitoli finali sono quel saggio divulgativo che suppongo questo testo vuole essere. Alla portata di tutti, ben documentati ma necessariamente poco approfonditi, scritti con un linguaggio tale da poter essere letti con una buona cultura di base, ma non necessariamente specialistici. Il capitolo sul paleolitico, invece, dove l'autrice nuota nelle sue acque, è estremamente specialistico. Si fa riferimento a una serie notevole di opere d'arte, sepolture, immagini parietali senza uno straccio di apparato iconografico e con una descrizione sommaria. Si dà per scontato che il lettore quei reperti o quei siti li conosca. Perché in effetti sono molto famosi, se si ha una laurea in materia. Ma se inizio a parlarvi del corredo del Principe dei Balzi Rossi dando per scontato che lo conosciate, delle differenze tra le varie "veneri" gravettiane segnandole solo con il sito di ritrovamento, senza un'immagine, o delle differenze tra tra i resti ossei di Qafzeh e quelli de La Chapelle aux Saint senza segnalare dove si trovino questi posti e la (notevole) differenza di datazione le persone in grado di seguirmi calano. Fare confronti iconografici tra pitture parietali a memoria (non sono immagini immediatamente reperibili su google) non è facilissimo per me che quelle pitture le ho studiate, figuriamoci per il lettore medio. È un gran peccato, perché ovviamente quel capitolo è quello più interessante e quello che avrebbe dovuto arrivare di più.

Mi ha poi molto indispettito il perdersi dell'autrice in ipotesi basate sul nulla. Non me lo aspettavo, essendo l'autrice una studiosa di fama. Purtroppo sulla preistoria ci sono un sacco di cose che semplicemente non sappiamo e su ciò che non sappiamo, a mio parere, sarebbe meglio tacere. Possiamo lanciarci in suggestioni, ma devono rimanere tale. Non ci sono prove di una società matrilineare nella preistoria (che non vuol dire che non ci sia stata, solo che non ci sono prove), non ci sono prove che le "veneri" fossero realizzate da donne per le donne. Non ci sono prove del fatto che la società paleolitica fosse pacifica e priva di conflitti. Non ci sono prove per un sacco di suggestioni, in cui l'autrice si dilunga, a volte sfiorando il ridicolo. Che per tutto il paleolitico (ricordiamo 30000 anni per i soli sapiens) non ci si sia mai resi conto del ruolo del maschio nella procreazione ma che questo sia avvenuto solo nel neolitico osservano il bestiame non ci credo neppure se si alza uno scheletro paleolitico a spiegarmelo di persona. Insomma, l'autrice finisce per prestare il fianco alle critiche che sono state mosse già in passato a studi femministi sulla preistoria, volare troppo di fantasia. Di questo mi spiace tantissimo, anche perché i dati sono assai più interessanti delle ipotesi vaghe.

Insomma, attendevo con trepidazione questo libro che speravo fosse un saggio epocale, chiaro e in grado di dare una bella rinfrescata all'immaginario preistorico. Che non sia così mi spiace.

Presto mia figlia inizierà le elementari e spero, ma dubito, che possa trovare sul suo libro illustrazioni di questo tipo:

Ricostruzione artistica basata sui resti scheletrici di una cacciatrice
preistorica amerinda da poco ritrovata.


Per chi invece vuole leggere qualcosa di mio, qui un nuovo capitolo de L'Assedio degli angeli