L'UOMO SELVATICO
L’ultimo giorno di carnevale, tutto il paese è in piazza.
C’è anche Anna, Pietro non vuole che sembri diversa, che se ne abbia a parlare.
Con lo scialle ben stretto e il capo chino velato, Anna non rischia che il suo sguardo si posi su qualcuno per sbaglio. Non vuole attirare la sventura per errore.
“L’Uomo Selvatico, l’Uomo Selvatico!”
I bambini gridano, mentre le madri e le nonne indicano ai più piccoli dove guardare.
L’Uomo Selvatico scende dalla collina, vestito di piume e di foglie secche di mais. Ha il volto coperto di una maschera di corteccia e campanelle alla vita e alle dita.
E’ l’inverno che fugge, scende dai monti, si attarda in paese.
Quando arriva l’Uomo Selvatico, come l’inverno, quello che vuole lo prende. Un bicchiere di vino, una frittella calda, o una donna, se gli va di ballare.
Quando l’Uomo Selvatico entra nella piazza, le ragazze fuggono, ridendo. Ma Anna non guarda che le crepe sui muri, non lo sente arrivare.
Un guanto di muschio l’afferra per un polso, la gira, la costringe a danzare.
La mano dell’Uomo Selvatico sulla sua schiena le sfiora i lividi, ma non le fa male.
Mentre girano in mezzo alla piazza, Anna, per una volta, alza lo sguardo.
L’Uomo Selvatico ha iridi color di foresta. Riflessa in quegli occhi di bosco, Anna vede una donna che ride.
Il Carnevale è un tempo sospeso, in cui dietro a una maschera ognuno immagina le sue possibilità.
Una vita in cui sorridere non sia una colpa, dove l’amore non faccia male per forza.
Il ritmo dei passi rallenta, la maschera di corteccia si volta, Anna rimane sola, in mezzo alla piazza.
L’Uomo Selvatico fugge, mentre dalle vie arrivano uomini e ragazzi armati di randello.
Quando il Carnevale finisce, l’inverno va ucciso, perché la vita prosegua il suo corso.
E quando Anna sente le grida, sa che ci sarà sangue vero, quest’anno, sui campi.