giovedì 27 aprile 2023

Eppure soffia...




È un mese e mezzo che non scrivo nulla qui.

Non scrivo nulla.

Ho ripreso a leggere solo il 25 aprile (giorno della liberazione, anche dal mio stato di analfabetismo transitorio!).

Succede, succedono periodi così, sono ciclici nella vita di tutti. Negli ultimi 12 mesi mio padre ha trascorso 8 settimane, non consecutive, in ospedale. Mia mamma ha avuto un aggravamento nel suo stato di salute, ma le persone che la assistono hanno avuto anche loro la propria dose di guai. E sì, abbiamo pensato che in effetti la casa dove vivono i miei genitori sia maledetta e siamo anche giunti alla conclusione che la cosa non è così assurda. La eressero i miei bisnonni. La bisnonna morì lì a poco di spagnola e il bisnonno andò incontro a un tracollo finanziario. Poi la maledizione deve aver saltato una generazione per ripresentarsi adesso. E sì, ho sentito uno storico, anzi è lui che ha sentito me, indovinate un po'? La casa dovrebbe sorgere proprio su una necropoli romana e il mio bisnonno, in effetti, rinvenne delle monete che potrebbero essere state un'offerta funebre. Il non tanto caro estinto potrebbe essersela un po' presa...

Umorismo nero a parte, il fatto è che non ho molto tempo libero a disposizione, quando non sono al lavoro per lo più faccio l'autista, dato che sono figlia unica e devo portare due genitori a fare visite mediche, spese e commissioni e una figlia a praticare sport. Guidando non si può né leggere né scrivere. Si potrebbero ascoltare audiolibri, ma raramente in questi miei andirivieni sono sola. Il tempo scarseggia. C'è anche da dire che questo periodo non è arrivato nella mia vita senza avvisaglie. Fino all'autunno ho lavorato a uno scritto, ma sapevo che per il resto dell'anno scolastico non avrei più scritto una frase che non fosse in un verbale. Questi periodi capitano più o meno a tutti e non ha senso crucciarsene più di tanto. Sopratutto non ha senso crucciarsi per il non scrivere.

Perché le parole sono strane. Una volta che sono impresse, ormai non più su carta ma su file, non sono più di chi le scrive. Sono affidate al vento. Che soffia e fa giri strani. Una delle tante cose improbabili che mi è capitata negli ultimi mesi è stato il ritrovamento da parte dello zio di mio marito di una busta attaccata a un palloncino. L'ha trovata impigliata nel recinto dei suoi asinelli. Conteneva una lettera scritta da dei bambini di una scuola dell'infanzia lombarda scritta in occasione di Sant'Antonio con una richiesta di protezione per i loro animali domestici. Ed è arrivata dove abitano quattro asinelli. Lo zio l'ha portata a mia figlia, che l'ha portata a scuola dove con i compagni ha scritto a sua volta una lettera ai bambini della prima (affidata alle poste, non al vento, quindi a un sistema meno efficiente). Le parole sono così, volano e arrivano in luoghi inaspettati, in momenti inaspettati.

È capitato così che proprio in questo periodo di non lettura e non scrittura mi sia arrivata una mail. Una mail da parte di una collana di una casa editrice a cui io non avevo mandato nulla in tempi recenti (intesa questa parola anche in gergo editoriale, dove recente è a volte un concetto relativo). Avevo mandato tantissimo tempo fa un romanzo altrove, dove era stato letto e non dimenticato. E poi una persona che lo aveva letto è diventata collaboratrice della casa editrice. E poi... E poi... E poi... Ancora la fine della storia non la so. Ma so che nel modo più inaspettato mi è arrivata una proposta di contratto. E... E chi vivrà vedrà, perché la pubblicazione non è imminente. È in programma in un futuro editorialmente prossimo (parliamo di più di sei mesi e quindi il mondo potrebbe essere diverso, potrebbero averci invaso gli alieni, essere caduto un asteroide o chessò io) e quindi non ha senso parlarne ora più di quel tanto. Diciamo che è una pubblicazione piccola in una casa editrice grossa.

E poi c'è l'ultima cosa che ho affidato al vento. In cui in pratica ho fatto tutto ciò che non bisogna fare in un romanzo se si vuole sperare di pubblicarlo davvero. La cosa a cui avevo lavorato prima, il romanzo per ragazzi che è stato preso in considerazione, ma non scelto, da Salani, l'avevo scritto un po' con il manuale in mano. Questa volta ho seguito solo il cuore. È una storia che mi porto dietro da anni, nata come gioco, coccolata come passatempo, senza mai pensare che potesse avere un futuro editoriale. È stata scritta per amore dei personaggi e della vicenda che mi raccontavano, a pezzi e a bocconi, in modi e tempi diversi. Quest'estate, mentre aspettavo il responso da Salani, ho deciso che l'avrei coccolata ancora un po', ma sempre senza una vera ottica "editoriale". Neppure ora penso davvero che possa essere pubblicata. Anzi, mi vengono in mente almeno cinque validi motivi per non farlo. Per il momento, comunque, il vento l'ha portata qui.