Parlavo di fini e di inizi.
Iniziamo da una fine, anzi da una finale.
Difficile dire quanto mi abbia dato il premio Giallo Stresa nelle sue tre edizioni.
Nel 2012 sedevo in fondo in fondo, intimidita dalla menzione al mio racconto. Il protagonista era padre Marco e non sapevo che da lì a poco il romanzo che lo vedeva protagonista avrebbe trovato casa. All'epoca non pensavo neppure che si meritasse di trovare casa!
Già in quell'occasione il concorso era in collaborazione con GialloMondadori.
Da quell'edizione è nata un'antologia, Delitti d'acqua dolce. Presentandola, il gruppo di autori si è unito sotto la guida dell'organizzatrice Ambretta Sampietro, sempre capace di stimolarci e valorizzarci.
La seconda edizione è stata una festa. Si collaborava, in quell'occasione, con la casa editrice Eclissi. Alla premiazione si sono ritrovati tanti amici e alti se ne sono aggiunti. Ne è nata la bella antologia Giallo Lago.
Ed ecco la terza edizione. Ambretta ha di nuovo organizzato il concorso con GialloMondadori, che, parlando di racconti gialli, vuol dire il massimo a cui si può aspirare.
In finale eravamo in dodici, alcuni volti amici, altri nuovi. L'appuntamento era alla zattera di Omegna. Per chi non lo sapesse, Omegna è in linea d'aria a pochi chilometri da Stresa, ma su un altro lago, il "mio" Lago d'Orta. E se da un lato sono la prima che sostiene che questo campanilismo non ha ragione di esistere e che i nostri laghi devono promuoversi insieme, dall'altro mi sentivo un pochino più a casa, un pochino più in grado di dominare l'ansia che mi coglie tutte le volte che devo parlare in pubblico.
L'estate è quella che è e quindi non stupirà nessuno sapere che dopo i saluti del sindaco (donna tostissima che ha ricordato che la cultura può e deve far girare l'economia) siamo dovuti scappare tutti in municipio, abbandonando la pur bellissima pagoda vegetale galleggiante, attenti a non bagnare abiti, pettinature e, sopratutto, libri!
E subito sale la tensione.
Perché arriva il momento in cui ti rendi conto di chi ha letto il tuo racconto. Non solo quel punto di riferimento del giallo italiano che è Franco Forte, ma anche una super scrittrice come Mariangela Camocardi e una super traduttrice Carmen Giorgetti Cima (che presentandosi mette l'accento sull'importanza della correttezza formale, facendo venire gli incubi a questa buffa scrittrice dislessica che teme di di aver condito il racconto con orrori inenarrabili).
E quindi si parte con la premiazione, dal dodicesimo posto a salire.
E salendo ho tutto il tempo di pensare alle cose più strane.
"Per fortuna sono riuscita a trovare una parrucchiera che sostituisse la mia che è infortunata. Se no che figura con i colpi di sole vecchi di tre mesi..."
"Forse non ce n'erano poi tanti di errori di ortografia..."
"Magari il mio racconto l'hanno perso..."
"Mio papà si è portato dietro la cagnetta, speriamo che non si metta ad abbaiare..."
E a un certo punto la matematica non è più un'opinione, siamo rimasti in tre!
Il maschietto del gruppo non riesco a vederlo, ma vedo Rossana Girotto, pallida, pallida, in un angolo.
E allora penso che mi piacerebbe proprio se vincesse lei. Compagna d'avventura in queste tre edizioni, la sua scrittura è lo specchio della sua anima sensibile. Quando le sue storie si tingono di noir acquistano, al mio palato da lettrice, un sapore delizioso. Mi piacerebbe proprio leggerlo il suo racconto su Giallo Mondadori e anche un suo romanzo, sempre venato noir...
E mentre penso queste cose, Franco Forte se ne esce con qualcosa che proprio mi stupisce, perché è una novità rispetto agli altri concorsi di GialloMondadori a cui ho partecipato, e cioè che tutti e tre i racconti rimasti in gara, magari con un buon editing, potrebbero essere pubblicati su GialloMondadori, non solo il primo!
E intanto il ragazzo del gruppo si aggiudica il terzo posto e rimaniamo solo io e Rossana.
Lei prima, io seconda e credo che sia proprio giusto così, col suo racconto più impegnato e più sentito, forte di una solida ricostruzione storica (mi dicono che affondi le radici nel dramma del popolo armeno) e il mio più divertente e disimpegnato.
Possiamo abbracciarci e sorridere nelle foto.
E ringraziare di nuovo tutti, Ambretta, senza la quale tutto questo non ci sarebbe stato, Franco Forte, che io starei ad ascoltare per ore, quando parla dei retroscena storici dei suoi romanzi, la giuria, Omegna, che ci ha ospitato, gli sponsor che hanno offerto i premi, i giornalisti che hanno coperto l'evento (arrivato anche sull'ANSA, sempre grazie ad Ambretta) e tutti i partecipanti.
Gli impegni mi obbligano a un ritorno frettoloso sotto il beffardo cielo omegnese, che ora ha smesso di piangerci addosso pioggia.
Però a casa mi resta un attimo, prima dell'arrivo degli ospiti attesi, per considerare anche il mio premio.
Adesso posseggo anche una splendida Montblanc nera e oro.
Proprio una penna da scrittrice vera...