sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua


Un caro augurio per una serena Pasqua a tutti!

PS: sperando di trovare nell'uovo un po' di primavera...

giovedì 28 marzo 2013

La roccia nel cuore - intervista ai personaggi, Gabriele

I - Chi è Gabriele, il ragazzo protagonista, insieme a Padre Marco del romanzo La roccia nel cuore ?

G - Un quindicenne atipico, appassionato di fisica nucleare, ateo, nervoso e perennemente in cerca di risposte alle proprie domande.

I - Il titolo del romanzo, La roccia nel cuore, si riferisce a te?

G - Sì. Sono il ragazzo meno considerato della scuola, il mio compagno di classe, quello bello, atletico, simpatico, sempre al centro dell'attenzione, muore. Non dovrebbe importarmi, io del resto l'ho sempre odiato, no? E invece c'è questa cosa, a metà tra tristezza e dubbio, che mi si pianta dentro, dura, come la roccia granitica che sovrasta il mio paese. Non si può vivere con una roccia dentro. E per scioglierla devo distruggere i dubbi che l'hanno formata e capire com'è morto il mio compagno.

I - Tu sei un ragazzo quindicenne appassionato di fisica, la tua autrice è una trentenne laureata in archeologia, cos'avete in comune?

G - L'irrequietezza. Non riesco a tener fermo corpo e cervello, devo fare, pensare, agire. E mi piace capire il funzionamento delle cose. E spesso mi sento del tutto fuori luogo, stonato in qualsiasi ambiente e salvato solo da un'ironia caustica che non tutti apprezzano. Esattamente come la mia autrice.

I - A che cosa ti piace paragonarti?

G - Al protone, la particella subatomica dotata di carica positiva che col suo numero rende ogni elemento ciò che è.

I - Con questi discorsi non ti sarà facile far colpo sulle ragazze.

G -   No, purtroppo.

I - Cosa pensi di Padre Marco?

G - E un adulto e un prete, dovrei diffidare di lui, ma sembra l'unica altra persona disposta a cercare la verità. E' come l'elettrone, qualcosa di distante, che non capisco, che ha carica opposta alla mia, ma non posso fare a meno di esserne incuriosito.

I - Ci racconti una scena tagliata che ci dia un'idea del tuo carattere?

G - Ho un gatto, Oro, un persiano indolente. E' proprio come un metallo nobile, non reagisce a nulla, ma è un ottimo conduttore (di pelo che finisce dove non dovrebbe). Gli metto una scatola sopra, lui neppure si sveglia, ma io inizio a pensare che potrebbe essere al contempo vivo e morto, come il famoso gatto shroedinger e penso che si può vivere anche con dei dubbi. Anche se alla fine non mi fido, sollevo la scatola e constato che il gatto sonnecchia in uno stato di semi incoscienza e in effetti si può dire che è contemporaneamente sia vivo che morto.

domenica 24 marzo 2013

La roccia nel cuore - Intervista ai personaggi, Padre Marco

Intervista a Padre Marco Siracide - protagonista de "La roccia nel cuore"

I - Padre Marco Siracide, cosa faceva prima di diventare parroco?

PM - Per tutta la vita sono stato affascinato dalla storia, dal desiderio di scoprire cosa sia accaduto davvero in Palestina al tempo dei Vangeli. Per questo a 14 anni sono entrato in seminario e poi ho continuato a studiare, fino a diventare docente di Storia del Vicino Oriente Antico. E poi, di colpo, la storia non mi è più bastata. Mi sono reso conto che ormai a spingermi era l'amore per la conoscenza e l'orgoglio personale, non la fede. Per questo ho chiesto al Vescovo di affidarmi la cura di una parrocchia.

I - E così è arrivato a Pella, sul Lago d'Orta, perché proprio qui?

PM - Perché il Vescovo mi ritiene un inetto. Giovane, per l'età che si immagina addosso a un prete, ma più abituato ad avere a che fare con i libri che con le persone. Pella è un borgo adagiato tra le colline e il lago, dove si svolgono cene letterarie e concerti di musica classica. Il luogo ideale, secondo il Vescovo, per rimettere in ordine dei nervi un po' scossi

I - E invece, appena arrivato a Pella, si trova a indagare su un delitto.

PM - Sono uno storico, abituato a pormi domande e a cercare la verità...

I - Insomma, un altro prete investigatore, una sorta di don Matteo...

PM - Dicono che assomiglio a un giovane Terence Hill, ma non guardo molta televisione e non so dirvi molto, se non che cerco le risposte alle mie domande nei silenzi delle persone, nei pensieri lasciati liberi durante la fatica della corsa, alternando senza regola alcuna, rigore logico e intuizioni raggiunte attraverso libere associazioni mentali.

I - Lei un prete quasi quarantenne e la sua autrice una donna trentenne non praticante, cos'avete in comune?

PM - L'amore per la storia, la passione per la corsa, le letture e i cantautori italiani e l'abitudine di navigare a vista nella vita, senza avere paura del dubbio. "Forse" è la nostra parola preferita.

I - Ci racconta una scena tagliata che ci dia l'idea del suo carattere?

PM - Sì. Guidavo, lasciando l'autoradio accesa. Passa una canzone in inglese, la lingua che conosco assai meno bene del greco antico, dell'aramaico o del babilonese. Inizio a canticchiarne il motivo senza seguirne le parole. Quando termina, l'annunciatore rivela che è appena stata trasmessa Sympathy for the devil e penso che no, non riuscirò mai a comportarmi come si conviene a un vero parroco...

I - Dei protagonisti del romanzo, è l'unico ad avere un cognome, come mai?

PM - Questo lo lascio all'intuizione del lettore.

I - Oltre che del romanzo "La roccia nel cuore" è protagonista anche di racconti?

PM - Sì.
Briscola - edito in Delitti d'Acqua Dolce, Lampi di Stampa Edizioni, 2012.
Una delle mie tredici fedeli della messa delle 17.30 viene trovata morta. Io mi devo occupare del suo cane e del suo assassino.
L'uomo che allontanava i draghi - finalista alla Sezione Giovani del Premio Teramo 2012 e opzionato per la pubblicazione.
Devo preparare la mia prima predica di Natale. Tutti mi hanno dato dei consigli, ma a me interessa in primo luogo stabilire la verità su un biglietto trovato nella scuola in cui insegno religione.
Il bacio della vedova - inedito
Accompagno i miei alunni in gita a Parigi e mi trovo dentro la parodia di un noir...

I - Ci ricorda dove possiamo incontrarla?

PM - Sono un personaggio di fantasia.
Vivo dentro le pagine del romanzo

La roccia nel cuore - Interlinea edizioni
In libreria dalla metà di aprile

Presentazione in anteprima mercoledì 3 Aprile alle ore 21 a Besozzo presso Gli Amanti dei Libri 

giovedì 21 marzo 2013

La roccia nel cuore - Il mio romanzo

Scaramanzia vuole che prima di dare l'annuncio ufficiale, si debba aspettare che il proprio romanzo sia in stampa.

E' quindi con immenso orgoglio e soddisfazione che posso dirvi che

La roccia nel cuore
sarà in libreria dalla metà di aprile

edito da 


La roccia nel cuore è un "quasi giallo" ambientato in quello che è il cuore geografico del mio mondo, il Lago d'Orta.

Alcuni di voi già conoscono il protagonista, Padre Marco, il prete storico, bello senza esserne consapevole, che con le sue domande pacate e i suoi "forse" ha già risolto un giallo nel racconto Briscola, inserito nell'antologia Delitti d'Acqua Dolce
Questa, di fatto, è la sua prima indagine, che lo vede appena arrivato nella parrocchia di Pella, un paesino lambito dal lago, dove confrontarsi con quello che sembra il suicidio di un adolescente.
Non sarà solo a indagare, Padre Marco, un'altra persona, infatti ha dei dubbi sul suicidio. Si tratta di Gabriele, quindicenne ateo appassionato di fisica quantistica...

Nei prossimi giorni cederò la parola direttamente ai due protagonisti. Chi meglio di loro, infatti, potrà presentarvi la vicenda?

Interlinea edizioni è, per noi novaresi, La casa editrice. Per quanto riguarda la narrativa, pubblica romanzi di qualità che abbiano un forte legame col territorio e annovera autori di primissimo piano. 
Sono quindi orgogliosissima e fiera (a dir la verità non me ne rendo ancora ben conto) all'idea che il mio romanzo uscirà con un marchio che è sempre stato presente nella mia libreria.



lunedì 18 marzo 2013

Buone notizie

In quest'ultimo periodo ho trascurato tantissimo il blog, eppure il sostegno che molti di voi mi hanno dato, scrivendomi, commentando o semplicemente leggendo è stato fondamentale.
Quindi volevo condividere qui alcune buone notizie.

Nello scorso mese mia mamma ci ha fatto parecchio preoccupare, è stata operata due volte ed è in ospedale dal giorno di san Valentino. Domani finalmente lascerà neurochirurgia per andare a fare un po' di riabilitazione prima di tornare a casa. Spero che venga "rilasciata", come dice lei, per Pasqua, nell'immediato il trasferimento vuole comunque dire un risparmio netto in termini di tempo giornaliero di quasi due ore tra andata e ritorno, dato che il centro è molto più vicino a casa.

In queste traversie mediche ho perso di vista la scrittura, ma in realtà i miei personaggi hanno continuato a camminare con le loro gambe. Mi rendo conto di aver lanciato dei messaggi scarsamente interpretabili del tipo "sto facendo l'editing del mio romanzo, ma sono giù", ma per quanto paradossale questa affermazione rispecchiava in pieno il mio stato d'animo. Una cosa che avevo sempre voluto si realizzava, ma io pensavo ad altro.
Comunque, sì, Padre Marco, il mio prete investigatore, ha trovato una casa. Una casa editrice piccola, ma che, almeno qui nel novarese, è un'istituzione. Pubblica pochissima narrativa ed essere tra quei pochissimi, insieme ad Autori con la A maiuscola, è per me motivo di profondo orgoglio (e con questi indizi almeno chi abita in zona dovrebbe poter indovinare con chi pubblico) Abbiamo fatto l'editing e adesso siamo in fase di correzione bozze. Ho già visto il testo impaginato e la copertina. Appena avrò la data d'uscita ufficiale vi comunicherò tutto con il giusto entusiasmo.

Se tutto va bene, pian piano riprenderò il controllo del mio tempo, della mia casa (è straordinario il fatto che in questo mese sia morta solo un'orchidea e che tutte le altre piante siano ancora tra noi, nonostante tapparelle mai tirate su per giorni e annaffiature del tutto casuale), del mio lavoro, che quest'anno è già problematico di suo, e pian piano anche del blog.

Ha anche smesso di nevicare, fattore non secondario in questi giorni in cui, io che sono la tipica "donna al volante" passo moltissimo del mio tempo in auto.

domenica 17 marzo 2013

Esausta

Sono stata più stanca di così.
Alla fine di certe corse. Ricordo un allenamento di 14 km in cui alla fine non ho ucciso l'allenatore solo perché non ne avevo la forza materiale. Picchi di stanchezza a cui seguivano giornate in cui l'aria stessa sembrava pesare su di me con più forza.
Adesso però sono settimane che almeno uno volta al giorno penso di non essermi mai sentita così stanca. Non arrivo a sera. Mi areno, come una balena spiaggiata contro il tramonto.
Eppure il tempo non basta.
Questa settimana sento di non aver buttato via neppure un minuto. Eppure l'elenco delle cose che volevo fare e non ho fatto sarebbe troppo lungo. In parte riguardano la scrittura. Cose che non ho scritto, non ho pensato, non ho organizzato.
Ci sono anche parecchi post che non ho scritto.
Recupererò.
Come alla fine si smaltisce l'acido lattico dello sforzo, anche questo periodo passerà.
Come passerà l'inverno.
Però oggi è il 17 marzo e nevica con un'intensità natalizia...

giovedì 14 marzo 2013

NELLE TRAME DELL'ANIMO - incontri sulla lettura e la scrittura


NELLE TRAME DELL'ANIMO. Cos'é?
Nelle trame dell'animo è un ciclo di sei incontri sulla scrittura e la lettura.
Non è un corso di scrittura (nessuno diventa scrittore in sei incontri né io ho una ricetta da insegnare, tutt'altro), ma un modo per incontrarsi e condividere le proprie storie. Sia le storie messe su carta da altri, sia quelle che nascono nelle pieghe del nostro animo. Raccontate e raccontarsi, quindi, per riappropriarsi del proprio tempo e per dare valore alle proprie storie.

A chi si rivolge?
A chiunque ami leggere e abbia voglia di condividere la propria passione.
A chiunque ami scrivere e abbia voglia di condividere la propria passione (ma il fattore scrittura è meno importante)

Dove e quando?
Sei incontri il venerdì dalle 20.30 alle 22.30 presso la Biblioteca di Briga Novarese a partire dal primo venerdì di aprile.

Ma si paga?
Assolutamente no! E' un'iniziativa gratuita del comune e della biblioteca di Briga Novarese!

Cosa si deve fare per partecipare?
A parte venire agli incontri, è buona cosa iscriversi.
Si può passare o telefonare alla:
BIBLIOTECA DI BRIGA NOVARESE - via S. Antonio 1
tel.0322912088

Oppure mandare direttamente una mail a me: anto.mecenero@gmail.com

sabato 9 marzo 2013

Letture - La legge delle Lande, B. Sanderson


Sono strani giorni, per me, questi (di cui farei volentieri a meno e le altre persone coinvolte ne farebbero a meno anche più di me). Non riesco a fare nulla, ma leggo molto. La spiegazione è semplice: passo molto tempo nella sala d'attesa di Neurochirurgia, a Novara, di cui conosco a memoria ogni sedia, in attesa di notizie varie.
Non sono in condizioni di fare altro che buttarmi tra le pagine di un libro, che, per servire allo scopo deve essere allo stesso tempo appassionante e poco impegnativo.

Dato che oggi è finalmente sabato e ho avuto il cambio da altri parenti, mi concedo il lusso di dilungarmi su quello che è stato il mio compagno in questi giorni: La legge delle Lande, di B. Sanderson

Sanderson, maledetto lui, è la persona che mi ha fatto smettere di scrivere fantasy. Perché mi ha fatto capire due cose: come va fatto un fantasy oggi e che io non sono in grado.

Sanderson non è (ancora) uno scrittore perfetto, anche se migliora ad ogni libro. E' del '75, vale a dire che ha 5 anni più di me, stilisticamente è migliorabile e tende ancora a costruire i personaggi come funzioni della storia. Ma per quanto riguarda ambientazioni e trame è un passo davanti a tutti, compreso il tanto osannato Martin.

Questo libro ne è l'ennesima prova.
Come si fa, di solito, un sequel fantasy? Si ripropone quello che la volta precedente aveva funzionato.
Sanderson fa esattamente il contrario.
Il suo mondo è andato avanti.
Sono passati circa 300 anni dalla fine de "Il Campione delle Ere", anche se in modo del tutto inaspettato, il mondo è stato salvato e l'universo di cenere e nebbia che aveva dato vita all'Ultimo Impero non esiste più.
Trecento anni dopo ci muoviamo in una sorta di 1800 alternativo. C'è una metropoli dove da poco è arrivata l'elettricità, ci sono pistole e treni a vapore. Intorno le Lande, distesa dal forte sapore western. Degli eventi di trecento anni prima la popolazione ha memorie confuse e tutta una serie di religioni è sorta per giustificare i fatti. La complicata magia basata sull'utilizzo del metallo si è diluita. Non esistono più i potentissimi "Misborn", capaci di usare tutti i metalli, in compenso esistono individui in grado di usare per un solo o due metalli i due principali sistemi magici, creando una ricca e imprevedibile varietà di opzioni. Con un approccio scientifico a tali poteri alcune conoscenze si sono approfondite, altre sembrano dimenticate.
In questo nuovo mondo si inserisce la vicenda di Wax, che dopo anni trascorsi nelle Lande in un ruolo simile a quello degli sceriffi del west, torna in città per svolgere il suo compito di erede di una principale famiglia. Niente più scontri a fuoco, ma cerimonie formali e un matrimonio d'interesse.
Ovviamente la città non è meno selvaggia delle Lande e Wax si troverà molto presto a rimettere mano alle pistole.

Sanderson aveva concepito il racconto come a se stante e autoconclusivo, ma ha ammesso di essersi fatto prendere la mano. Come d'abitudine con lui, la storia fila che è un piacere e si conclude con un bel colpo di scena. Lascia aperte una gran quantità di domande e una gran voglia di leggere ancora.

Ad ogni sua nuova opera vedo che Sanderson sta migliorando in quegli aspetti che sono tutt'ora i suoi punti deboli.  La scrittura è fluida, anche se ancora un po' grezza nelle scene d'azione e i personaggi iniziano a farsi più sfaccettati. Quello che è davvero da dieci e lode è l'ambientazione, lontanissima dagli stereotipi del fantasy, perfettamente coerente, eppure diversissima, con quanto letto nei tre romanzi precedenti.

Da leggere, quindi, anche per chi non conosce la trilogia originaria. La legge delle Lande ha infatti il grandissimo pregio di non svelare nessuno dei molti (sorprendenti) colpi di scena dei libri che la precedono.

lunedì 4 marzo 2013

La giornata del Drago




Il 23 aprile, festa di San Giorgio, si svolgerà la prima “Giornata del Drago”.


 Perché il drago rappresenta la potenza della fantasia narrativa, delle saghe e delle leggende ed è sano e opportuno coltivare queste virtù; ma anche la forza selvaggia e primordiale della natura che dobbiamo tutelare, ma l’elenco dei motivi è in continuo aggiornamento e se volete potete contribuire.

C’è anche un “Manifesto” che dichiara il senso della giornata e che potete leggere qui.

Volete aderire anche voi in qualche modo? Qui trovate tutte le modalità per farlo.

Ho messo l'immagine della nuova edizione completa de La saga di Terramare. Ne approfitto per segnalarvelo. Non ho avuto modo di controllare la qualità della traduzione (credo di continuare a preferire quella della vecchia edizione Nord), ma si tratta della prima edizione italiana dell'opera completa in un unico volume, comprensiva anche dei racconti che da noi furono editi solo in un ormai introvabile volume Urania e che sono davvero indispensabili alla comprensione del tutto.
Se la connessione con la Giornata del Drago non fosse già chiara dalla copertina, segnalo la presenza di alcuni dei migliori draghi della letteratura!

Un po' meno lietamente, segnalo anche il blog torna a una modalità di aggiornamento "indefinibile" perché la mia attenzione è di nuovo concentrata sulla mia famiglia, che, è ridondante dirlo, viene prima di tutto.

domenica 3 marzo 2013

Visione - Educazione Siberiana


Bisogna rispettare tutte le creature viventi, tranne i poliziotti, i soldati, i ladri, gli strozzini (e vari altri) a cui è lecito rubare e non è peccato uccidere.
In questa massima che il nonno elargisce al piccolo Kolima sta tutto lo spirito e il fascino della pellicola di Salvatores.
Siamo da qualche parte in un'Unione Sovietica che si trasforma in Russia e il clan dei Siberiani sopravvive federe alla proprie leggi, secondo cui lo stato è nemico, il denaro non può essere portato in caso e la storia di un uomo può essere letta dai tatuaggi della sua pelle. Il piccolo Kolima ha lo sguardo angelico, ma sotto le amorevoli cure del nonno impara a usare il coltello e la pistola per diventare anche lui un "criminale onesto". Il suo amico d'infanzia, invece, segue una strada più moderna e ambisce a diventare un criminale e basta, con inevitabile scontro finale.
Se la trama non si può dire innovativa o sorprendente (ogni svolta della trama può essere ampiamente prevista), l'ambientazione e i personaggi hanno un indubbio fascino. Malkovich è perfetto come patriarca gentile e spietato, ma non sono da meno i protagonisti ragazzini e poi adolescenti, con i loro sguardi innocenti e le reazioni spontanee nonostante la violenza.
Il resto lo fanno i paesaggi gelati, la descrizione di una Russia in trasformazione, dove la povertà confina con l'opulenza e una colonna sonora che a tratti lascia il segno.
Voto: 7/8

venerdì 1 marzo 2013

Grazie, Marco!


Non sono un'appassionata di teatro. Come disse "Lo zio Bruno", l'uomo che mi fece amare ancora di più al cinema, è come avere la camera sempre fissa ed è il montaggio che fa il ritmo.
Ma avevo diciassette o diciotto anni, quando per caso, in tv, fui portata via dalla voce di un affabulatore straordinario che senza effetti speciali, con la pura forza della parola, incantava.
Raccontava di Venezia, di com'è cambiata da Marco Polo ad oggi, ma pensai che avrebbe potuto parlarmi di qualsiasi cosa e l'avrei ascoltato.
L'ho fatto, infatti. Negli anni l'ho sentito raccontare della tragedia del Vajont, del ritorno dalla campagna di Russia, delle trasformazioni del veneto, degli orrori del nazismo.
E' riuscito perfino a farmi vedere la poesia del rugby. Mi ha incantato una sera che parlava di colonie estive...
Tutto questo mai dal vivo.
Prima di Natale ho saputo che sarebbe venuto a cinque minuti da casa mia.
Miracoli di provincia.
Una volta, quasi per caso (in sostituzione di uno spettacolo di Franca Rame che non si poteva montare nel teatro), è arrivato persino un Dario Fo fresco di nobel.
Quando ho preso i biglietti non sapevo che questo 28 febbraio sarebbe stato un atollo in un mare di preoccupazioni varie e proprio per questo tanto più prezioso.

Eccomi lì, dunque, ieri sera, con un raffreddore quasi degenerato in bronchite, una parte della testa altrove, in un teatro pieno, in gran parte di ragazzi. Alcuni erano accompagnati da insegnanti, ma molte erano famiglie, alcuni erano gruppi di amici. Diciassettenni e diciottenni stregati com'ero io quasi quindici anni fa.
Due ore a sentir parlare di Galileo.
Due ore con una scenografia quasi inesistente, poca musica, quasi niente oggetti di scena, solo corpo e voce. E filosofia e matematica e fisica. Forza del pensiero.

Due ore da cui esci sentendoti meglio.
Perché esistono ancora artisti così, talmente bravi che potrebbero fare qualsiasi cosa e portarsi a casa molti più facili applausi e invece scelgono di parlare di Galileo e di Scienza.
Perché esistono ragazzi che il giovedì sera vanno a teatro a vedere un artista straordinario, ma non proprio della loro generazione, che parla di Galileo e di Scienza. Magari alcuni, all'inizio, non saranno stati del tutto convinti, ma alla fine erano in piedi ad applaudirlo.
Perché anche in questa mia provincia, che a volte mi deprime, si può riempire il teatro parlando di Galileo e di Scienza

Borgomanero, 28 febbraio 2013, Marco Paolini - ITIS Galileo.
Grazie.