mercoledì 29 settembre 2021

Torna Sherlock Holmes!


 

A ottobre torno in edicola!

Anzi, torna il mio Sherlock Holmes e in buona compagnia. Esce infatti, a cura di Luigi Pachì, un nuovo volume di Giallo Mondadori Sherlock

SHERLOCK HOLMES – Indagini fuori Londra

Vi trovate sette avventure scritte da altrettanti autori autori italiani e tutte accomunate dal fatto che il nostro si trova lontano dalla sua fumosa Londra.

Per quanto mi riguarda, troverete la prima avventura in assoluto che io ho scritto per Sherlock Holmes e che segna quindi l'inizio del suo stabile e felice (almeno per me) accasarsi nel mio palazzo mentale.

Insieme io, Holmes e Watson siamo andati a Parigi, città che amo e conosco più di Londra, per un'indagine che si dipana tra sessioni di pittura in plein air e l'animo femminile. 

A questo racconto sono legate due curiosità. 

Quando l'ho scritto ho ideato un delitto con un'arma improvvisata che si trovava in quel momento in casa mia. Per essere giallisti, infatti, ho imparato che non è necessario tanto essere dei potenziali investigatori (nella mia mente Holmes ha avuto tutto l'agio di commentare la mia palese incapacità deduttiva) quanto dei potenziali assassini. La domanda giusta, da un punto di vista narrativo, infatti non è "come risolverei un delitto?" ma "io come fare fuori una persona garantendomi ampi margini di possibilità di farla franca?" Nel corso degli anni ho immaginato tutta una serie di delitti, alcuni dei quali virtualmente perfetti. Sono nella vita una persona abbastanza mite, più tendente all'autodistruzione che alla vendetta e non ho mai avuto la tentazione di fare davvero fuori qualcuno. Dalle poche persone che ho davvero detestato mi è sempre bastato allontanarmi. Tuttavia, se volete un consiglio spassionato da una professionista del settore, la risposta è: funghi. Facili da reperire, basta andare nei boschi di questo periodo. Facili da somministrare, in alcuni casi la dose letale è minima. Facili da spacciare per intossicazione involontaria, basta assicurarsi che nell'arco delle ultime 24h la vittima abbia mangiato altri funghi e sarà impossibile capire che quello letale è stato ingerito dopo. Come vedete sono una persona pratica e diretta. Una mia amica ha la stessa attitudine professionale (scrive cene con delitto, non fa la killer, sia chiaro), ma è più elegante e consiglia un bel risotto mescolato con un ramo di oleandro. Per questo racconto non ho usato il veleno (alla lunga annoia) ma mi sono assicurata che fosse un delitto che io sarei in linea teorica in grado di commettere. 

La seconda curiosità è che in questo racconto è nascosta una citazione. Più che una citazione è proprio la riscrittura di un brano di un libro giallo che mi è particolarmente caro. Pur essendo, una volta svelato, palese, nessuno lo ha indovinato subito, anche chi ha letto il racconto apposta per risolvere l'indovinello.

Non vi resta che leggerlo e provare voi stessi!

sabato 18 settembre 2021

Di nuove metodologia didattiche e dei loro inaspettati esiti


 La scuola dove lavoro si è sempre distinta per sperimentazione didattica.
Capovolgiamo, stiamo senza zaino, facciamo didattica all'aperto, forniamo astronavi ipad e, dopo l'anno scorso nulla ci può più spaventare. O quasi.
Quest'anno proveremo una nuova formula di UDA. UDA sta per Unità di Apprendimento, che qui tra BES, PDP, CdC ormai parliamo con un codice segreto comprensibile solo a noi Insegnanti Iniziati.
Per queste UDA, che non sono UDA generiche, trovate chissà dove, è venuta una docente universitaria per spiegarcene il funzionamento.
Ora, dato che io sono come formazione quasi più una scienziata prestata alle umane lettere, ho l'idea che qualsiasi cosa va prima sperimentata, osservata e bisogna vederne i risultati prima di applicarli su larga scala.

Quindi l'anno scorso iniziato la mia sperimentazione UDA domestica su mia figlia.
Nucleo fondante: musica
Le ho proposto la domanda generativa: secondo te cos'è la musica?
Ho ascoltato la sua risposta ingenua (mica tanto "è l'aria che si muove con un ritmo che ti fa ballare").
L'ho portata in una scuola perché una maestra qualificata sostituisse la sua idea ingenua con una più fondata.
Ho dato mandato alla maestra perché mia figlia potesse scegliere quale branca della musica approfondire secondo il suo genuino interesse. Questo, dice la formatrice, è essenziale perché la libera scelta e l'assunzione dell'impegno aiutano molto lo studente ad applicarsi con costanza su qualcosa che davvero a loro interessa.
La scuola in questione ha svariati corsi, praticamente ogni strumento dall'arpa al flicorno, ma dato che la maestra di propedeutica è anche la docente di pianoforte e che da dietro la porta chiusa io ogni tanto sentivo strimpellare, pensavo a una scelta un po' indirizzata.
Avevo anche ragionato su dove piazzare un pianoforte in casa e già accarezzavo l'idea di una pianista.
Poi c'è il fatto che mio nipote, che abita al piano di sotto, è violoncellista e fin da piccolissima mia figlia ha potuto osservare e ascoltare il violoncello. Che poi è il mio strumento preferito. In teoria sarebbe il caso di evitare il confronto interno, ma insomma, il violoncello è proprio un bello strumento.
Poi c'è stato il momento in cui mia figlia ha visto il film Pixar Coco e la chitarra sembrava il massimo dei suoi sogni. Come suono la chitarra mi piace meno di tanti altri strumenti, ma ammetto che sia pratica, maneggevole e meno costosa di altre cose.
Insomma, ogni venerdì portavo mia figlia a propedeutica serena e sicura della metodologia didattica da me scelta.
Alla fine del percorso di propedeutica, a luglio inoltrato, ecco uscire tutte sorridenti dalla stanzetta figlia e maestra. È arrivato quindi il momento della scelta del "gruppo d'interesse" in cui approfondire la branca della materia ritenuta più interessante. Certo, in periodo covid sarà un "gruppo d'interesse" singolo, figlia e docente, ma va beh.
Dentro di me spero con tutto il cuore che non sia il violino.
Il violino, all'inizio, ha lo stesso suono di un gatto a cui venga pestata la coda. Abbiamo già due gatti in casa, grazie.
La maestra conosce questa mia remora e quindi esordisce subito con un poco incoraggiante:
"Tranquilla, non è il violino".


E così eccoci alla seconda lezione.
Dopo aver spiegato i fondamentali, il maestro (bravissimo) sorride e propone:
"Proviamo una canzoncina?"
E io penso a una cosa tipo Fra Martino. 
Insomma, mia figlia ha 5 anni, ci sarà una qualche canzoncina che si possa ritmare con la batteria.
Poi la canzoncina parte.

Oggi, ovviamente, la pargola si è presentata con in mano le bacchette, pronta a esercitarsi...
Pare che questo metodo garantisca impegno e entusiasmo da parte degli studenti.
Ora, per qualche motivo, sono un po' timorosa all'idea di proporlo a scuola...


venerdì 3 settembre 2021

Settembre



Come tutti gli insegnanti  ho un rapporto conflittuale con settembre, la paura e la voglia di andare.

E poi settembre, qua sul lago, con questa luce, con i primi funghi che verso fine mese iniziano a spuntare nei boschi, come si fa a non amarlo?

Ma andiamo con ordine.



 Ieri la figlioletta ha compiuto cinque anni.
Uno di quei momento in cui ti investe il treno dei luoghi comuni e sono tutti veri. Sembra ieri. Com'è possibile? Come ho fatto a non accorgermene, mi sono girata che appena camminava? Come siamo passati dalle prime paroline al pensare a dove iscriverla alla primaria? Eppure il tempo trascorso me lo ricorda la mia spalla infortunata, la bicicletta già sostituita con una più grande che ci guarda da un angolo del cortile, le tacche sul metro della cameretta a segnalare la statura crescente.
E anche qui la voglia e la paura di gettarsi nel futuro.
Domani la prima vera festicciola con alcune amichette. La prima perché il covid maledetto ci ha negato quella dell'anno scorso e quella dei tre anni, per lei, è di una vita fa. E quindi eccomi. Mi sembra di armare un esercito fantasy. Bacchette magiche schierate, rigorosamente con le paillettes, battaglioni di palloccini, mitragliatore di bolle di sapone. E nel preparare la sensazione che mi divertirò almeno quanto le bambine, con la differenza che avrò il rimpianto di non aver più, di non poter avere mai più, cinque anni.

Ma settembre è, ovviamente, il mese della ripartenza scolastica. E come si riparte?

Con tanta buona volontà e sperando in bene.

Questo, è in sostanza, il riassunto del Collegio Docenti. I mezzi di trasporto non sono stati potenziati. Le classi non sono diventate meno numerose (per fortuna nel mio istituto questo è un problema relativo). Insomma, si fa come l'anno scorso, si spera nel vaccino e ci si affida al santo di fiducia.

Rispetto all'anno scorso c'è un po' più di sicurezza nelle procedure da seguire: autocertificazioni, sanificazioni, spazi separati, didattica all'aperto, ipad non ci fanno più paura. Manca un po' quella fiducia (almeno da parte mia) di una ripartenza davvero definitiva. Perché il mio entusiasmo di settembre nel tornare in classe è finito a ottobre con classi in quarantena, colleghi ammalati e la paura costante di portare il virus a casa. Speriamo nelle mascherine e nel vaccino, speriamo, ma mentirei se dicessi che sono del tutto tranquilla.

Ho voglia di ripartire, di ritrovare i ragazzi. Di inventarmi qualcosa da fare. Di sperimentare. Ho voglia di una scuola che sia scuola, anche se per vedere i sorrisi bisognerà aspettare ancora un po'.


Settembre è anche il momento dei bilanci dell'estate e, dato che qui si parla principalmente di libri, anche di bilanci di lettura.

Per essere stata un'estate un po' anomala (solo i tre giorni a Venezia di vacanza vera e propria con tutta la famiglia), tra audiolibri, romanzi e fumetti (dovrei darmi un tono e parlare di graphic novel) sono abbastanza soddisfatta. Ho terminato una dozzina di volumi, di cui un paio che superavano il limite psicologico delle 500 pagine.

Della trilogia rinascimentale di Forcellino ho già parlato, quindi, tra gli altri, scelgo come libro top dell'estate


Franco Forte e Vincenzo Vizzini – L'uranio di Mussolini

Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo romanzo, che mi ha davvero conquistato. Negli anni '30 Mussolini aveva forse la possibilità di realizzare un'arma rivoluzionaria (o, meglio, aveva la possibilità di realizzarla un tale Fermi), serviva però un materiale, l'Uranio, che per fortuna si è rivelato di difficile reperibilità. Il romanzo ruota sulle difficoltà di portare l'uranio in Italia, ma questo è quasi un pretesto per portare il lettore dentro un'indagine della Sicilia degli anni del fascismo. Quando ho acquistato il romanzo l'ambientazione era ciò che più mi intrigava. Invece mi sono innamorata dei personaggi, Vincenzo, ex reduce di guerra, poliziotto che combatte una sua personale crociata contro le ingiustizie e Franco, convintissimo fascista, lombrosiano, perché a lui, figlio di una prostituta, il fascismo ha comunque dato delle opportunità. Pensavo fosse principalmente un libro di intrattenimento, e forse lo è, ma lavora sul piano dell'inquietudine. Erode le certezze e i preconcetti del lettore, perché quale che sia la sua lettura del periodo fascista, il romanzo ne mette in luce varie sfaccettature. Quindi sì, ci si può affezionare anche a un fascista, si può pensare che sia proprio una brava persona. E poi pensare che stava per mettere la bomba atomica nelle mani di un dittatore che non vedeva l'ora di provare nuove armi in Etiopia. Si termina la lettura soddisfatti per la risoluzione dell'indagine interna, ma con un'inquietudine che non passa facilmente. Perché la storia è un affare maledettamente complicato e questo romanzo ha il gran pregio di ricordarcelo.