In questi giorni sono immersa nel lavoro di programmazione per il prossimo anno scolastico.
Dato che la pupattola va al nido praticamente dietro la scuola e io, siano ringraziati gli dei tutti, non ho esami, posso immergermi nella biblioteca scolastica per cercare di rispondere alla domanda filosofica/esistenziale "che far fare ai miei ragazzi l'anno prossimo?"
Croce e delizia, più di tutto, è storia.
Perché è la mia materia preferita, da brava archeologa in disarmo quale sono.
Perché di solito è la loro materia meno amata.
E le due cose tendono a cozzare.
E poi il programma di seconda media idealmente va dal rinascimento all'unità d'Italia.
Vuol dire percorrere a passo di battaglione secoli cruciali incontrando morte e distruzione, rivoluzioni, drastici cambiamenti di vita e di pensiero.
Rischia concretamente di diventare una tortura comune, per me e per loro, da cui si esce con molta frustrazione reciproca e pochissimi apprendimenti.
E da qui la mia domanda:
Quale storia insegnare ai nostri ragazzi?
Quella delle date e delle guerre?
Quella dei cambiamenti della società?
Un po' una e un po' l'altra e sperare in bene?
E sopratutto perché insegnare storia, a prescindere dal fatto che sono pagata per farlo.
La mia idea, dopo quasi due settimane di meditazione, è quella di usare come idea base il:
"cosa ci rimane di questo evento?"
Nel piccolo e nel grande.
Dalle croci ancora incise su certi portoni della zona, memoria della peste del '600, ai grandi effetti globali di alcuni eventi.
Un tentativo forse destinato al fallimento di ancorare il passato al presente di una generazione abituata a vivere l'attimo e il virtuale, per cui la notizia di ieri è già vecchia e dimenticata.
Non sono comunque se sia un'idea sensata.
Secondo voi quale storia dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi?