domenica 29 settembre 2013

Perché scrivere un racconto


Se qualcuno se lo stesse chiedendo, non ho vinto GialloLuna, ma neppure ne l'aspettavo. Ho inviato un apocrifo sherlockiano che era anche un racconto natalizio ambientato sul Lago d'Orta a un concorso a cui non importava nulla né di Sherlcok Holmes, né del Natale né tantomeno del Lago d'Orta, diciamo che è stato un miracolo arrivare in finale...
La manifestazione Giallo Luna, che comprendeva ben più del concorso letterario, concerti, incontri, un laboratorio nelle carceri con risultante antologia con copertina scelta tramite concorso nei Licei Artistici, mi è piaciuta molto.
Ne sono tornata con idee per tre racconti, di cui uno particolarmente folle, e l'idea per questo post.

Ho notato che gli italiani, sia come lettori che come autori, hanno una netta preferenza per il romanzo.
A volte, quando parlo con degli scrittori o aspiranti tali, mi liquidano in fretta se nomino i racconti. Io scrivo romanzi, dicono, con tono di superiorità e io penso che sia folle la sola idea di scrivere un romanzo senza essersi fatti le ossa con i racconti.
Volevo quindi spezzare una lancia in favore della scrittura e quindi della lettura dei racconti.

Perché scrivere un racconto?

La prima cosa che mi viene in mente è Libertà di sperimentare. Un romanzo è un lavoro che dura anni, quello di un racconto giorni, settimane. Possiamo sperimentare stili differenti, generi nuovi (questa sera volevo provare il mio primo "vagamente horror"), prenderci carico di personaggi con cui non potremmo convivere a lungo. Questo per me è un fattore abbastanza primario. Con i personaggi di un romanzo devo convivere, si diceva, anni, sostituire il loro modo di vedere il mondo al mio. Perché siano dei buoni personaggi devono avere difetti e lati oscuri. In ogni caso devo poter psicologicamente reggere la lunga convivenza. Un racconto presuppone una convivenza minore e quindi posso sperimentare punti di vista più estremi che non reggerei su narrazioni più lunghe.

Test di fattibilità. Prima di buttarmi nella stesura di un romanzo provo personaggi, stili e situazioni in narrazioni più brevi. Come si diceva, con i protagonisti di un romanzo bisogna convivere a lungo, se mi danno problemi già su una lunghezza di 40000 battute, figuriamoci su 400000!
Lo stile e il tono cambia a seconda della narrazione. Non so se il thriller ambientato nell'antica Roma troverà mai un editore, ma, se così fosse, i lettori scopriranno che lo stile della narrazione è molto diverso da quello de LA ROCCIA NEL CUORE. È ovvio, essendo due opere molto diverse per ambientazione e tematiche.
Non so gli altri, ma io non riesco a cambiare stile e tono per puro istinto e ho bisogno di vedere se la mia ipotesi di lavoro funziona oppure no. Una narrazione breve e autoconclusiva con l'ambientazione e i personaggi del romanzo che ho in mente è un ottimo modo per valutarne le possibilità.

Vincoli di rispettare. Molti iniziano romanzi che non riescono mai a finire o che si dilungano a dismisura. Un racconto ha per sua natura una lunghezza limitata. Già questo è un bel vincolo. Aggiungiamoci poi, magari, l'appartenenza a un genere. Un racconto fantasy deve in poche battute dare l'idea di un mondo. Un giallo deve avere una trama a orologeria. Un rosa deve avere una storia d'amore appassionante. In non più di tot battute. È nel rispettare dei vincoli che si affina la tecnica. Le descrizioni diventano incisive quando si hanno poche parole a disposizione e vanno scelte bene. Insomma, per necessità si acquisiscono grandi e piccoli trucchi che poi ci saranno utili sempre.

Confrontabilità. I romanzi sono poco confrontabili tra loro, anche quando appartengono a uno stesso genere. Ma prendete una raccolta di racconti a tema. Molti autori si saranno trovati davanti agli stessi problemi e ognuno li avrà risolti a modo suo, quindi l'aspirante scrittore può vedere una dopo l'altra le diverse possibilità e scegliere quella che più gli è congeniale. Partecipare a un concorso per racconti con un tema che abbia poi un'antologia, finale, permette di leggere diverse possibilità e confrontarle con la nostra. È la basa della maggior parte degli esercizi proposti nelle scuole di scrittura, quindi è un'ottima palestra.

Far nascere nuove idee. A volte capita, scrivendo un romanzo, di arrovellarsi per giorni, settimane, mesi (anni?) su uno stesso problema. Scrivere racconti, si diceva, ci permette di variare maggiormente. La parte creativa della nostra mente diventa più elastica e allenata. Scrivere un racconto, quando siamo impantanati con un romanzo, è spesso il modo migliore per sbloccarci e risolvere il problema anche nel testo più lungo.

Voi come la pensate?

giovedì 26 settembre 2013

Come sopravvivere a un concorso letterario


In quest'anno ho partecipato a tutta una serie di concorsi letterari, per lo più da concorrente, ma non solo. Sperando di sopravvivere anche a GialloLuna, di cui domani sera, a Ravenna, saprò i risultati, ho pensato di buttar giù qualche non esaustivo pensiero.

Perché un concorso letterario?
Le opere artistiche sono per definizione uniche e quindi non confrontabili e la narrativa non fa eccezione. Per contro i concorsi in ambito letterario esistevano già nell'antichità. A volte si ha un racconto o un romanzo che sembra fatto apposta per un dato editore e non si deve far altro che farli incontrare (cosa comunque non facile), a volte si fa davvero fatica a farsi notare. Un concorso garantisce se non altro tempi stabiliti e, si spera, una giuria di qualità.

Prima di partecipare
Leggere bene bene bene il regolamento. Sembra banale. 600 opere non ammesse (su 2000) in un concorso per romanzi perché non aderenti ai parametri richiesti (generi non ammessi, opere non inedite, opere che non erano romanzi...) mi fanno pensare che sia bene ribadire il concetto.
Chiederci se davvero ci piacerebbe vincere. È un gioco, e se dobbiamo giocare, facciamolo in grande. Se abbiamo un racconto valido, che abbia la possibilità di essere pubblicato con Mondadori e non con Edizioni La Salsiccia. Se non vinciamo, prendercela con Mondadori o La Salsiccia è uguale. L'importante che sia gratis o quasi (il mio budget personale è di 10€, non a concorso, all'anno)

Da ripetersi durante l'attesa
Un concorso è una gara. Vince la performance, non l'autore. Un racconto svela solo una porzione della propria anima e delle proprie capacità autoriali. Vincere un concorso per racconti da 1000 battute non significa essere grandi scrittori. Allo stesso modo non vincere non significa essere inetti. Da atleta ho visto spesso il concorrente oggettivamente meglio preparato e più forte perdere o ritirarsi, per un infortunio, un malessere, una gestione sbagliata, una scarpa slacciata, una curva fangosa, il sudore negli occhi... Allo stesso modo al vostro racconto può essere accaduto di tutto, può non entrare in finale per un punto, aver trovato un giurato a cui proprio non piace...
Ai concorsi, specie a quelli che hanno una solida fama, partecipa un sacco di gente, la media è circa 200. Di questi solo 10 o 5 arrivano in finale.
Non legate la vostra autostima a un singolo racconto in un singolo concorso. Questo, è ovvio, è un consiglio che io non ho seguito. Ho iniziato a scrivere all'università e ho partecipato al concorso dell'Ateneo. Mi ero ripromessa che se non avessi vinto non avrei più scritto. Mio padre ha detto che una vittoria era talmente improbabile che se si fosse verificata mi avrebbe pagato la cena nel ristorante più costoso della città. Ecco, sono ancora qui. E da Pinocchio, a Borgomanero, si mangia proprio bene...

E se si arriva in finale?
Ecco, qui metto in campo la mia esperienza personale. È innegabile, fa più male arrivare nei 10 o nei 5 e non vincere che sapersi persi insieme agli altri 195. Ma se si arriva in finale vuol dire che qualcuno ha amato la vostra opera. Si è fatta notare, qualche giurato ha creduto in lei, magari ha anche litigato perché entrasse nella rosa dei finalisti. Insomma, ha già fatto quello che è il suo lavoro di narrazione: si è impressa nell'immaginario di qualcuno.
Il concorso è crudele e ingiusto. C'è un solo vincitore a prescindere dalla qualità dei finalisti.
Quindi la finale si festeggia, sempre, a prescindere.
Non vincere quando si è in finale è come perdere una volata. Ne ho un'idea abbastanza precisa, avendo praticato atletica per anni. Fa male, lo so che fa male. Ma, sinceramente, non è meglio essere secondo dietro a un campione che persi nel gruppo?
E comunque ripetetevi che vince la performance e non l'autore.
E a volte i premi sono meravigliosi ugualmente come nel caso di Giallo Stresa (a cui per altro il discorso non si applica, prevedendo comunque un'antologia, io penso piuttosto ai tanti concorsi in cui viene pubblicato solo il vincitore o quasi)

E se si vince?
Si paga da bere!

Qualche altro consiglio a casaccio
Va bene che è un gioco. Va bene che si partecipa così, per provare. Controllate comunque dove e quando si svolge la premiazione. Dopo tanta fatica sarebbe un peccato non riuscire ad esserci. Eh, sì, questo è un consiglio dato dall'esperienza.
Si sceglie il concorso in base alla visibilità che garantisce alla pubblicazione. Lo scopo è farsi leggere, mica collezionare coppe e targhe (che comunque saranno più eleganti di quelle che danno alle corse campestri). Meglio una pubblicazione con diffusione nazionale (vera, non millantata) che un premio di 1000 €, tanto neanche 1000€ bastano per campare (certo se c'è pubblicazione e premio in denaro e è anche gratuito, correte a iscrivervi, ne esistono anche così e sono pure seri).
Un concorso è una gara. Alcune tra le mie amicizie vere sono nate all'epoca in cui facevo atletica. C'erano le gare, ma anche gli spogliatoi in cui chiacchierare, il farsi coraggio prima della partenza, il consolarsi dopo l'arrivo. Adesso le scarpe chiodate sono in qualche scatolone non so neppure dove. Le coppe sono oggettivamente brutte, alcune fungono da fermalibri e sono un incubo da spolverare. Però i due amici veri ci sono ancora. Se uno è bravo e fortunato in un concorso letterario vince. Ma se è fortunato davvero, conoscerà qualcuno con cui valga la pena parlare.

E in ogni caso, il gatto ci farà le fusa e chi ci ama ci abbraccerà.
Per sopravvivere a un concorso letterario, in fondo, basta ricordarsi che è un gioco e va vissuto con un sorriso.


E un in bocca al lupo a tutti quelli che adesso sono coinvolti in un concorso letterario

lunedì 23 settembre 2013

GIALLOSTRESA2013

Un anno fa, GialloStresa 2012, io seduta in ultima fina, con la tentazioni di mimetizzarmi da pianta ornamentale. Quanto avrei pagato per sapere che un anno dopo sarei stata di nuovo lì, questa volta proprio in finale, come parte integrante di un gruppo?

Eccoci dunque, nella splendida cornice di Villa Ducale o Villa Rosmini, in una giornata in cui settembre è al suo meglio. Tantissima gente, moltissimi fotografi e giornalisti. Al centro di tutto Ambretta, anima del premio, curatrice dell'antologia, perfetta organizzatrice di un evento che sarebbe sfuggito di mano a una conduttrice meno esperta.

Prima la presentazione dei romanzi degli autori in gara. E chi l'avrebbe detto, un anno fa, che le bozze nel mio computer sarebbero diventate LA ROCCIA NEL CUORE, di cui un libraio di Stresa viene a portarmi le recensioni (positive!!) dei lettori.

Poi si passa alla premiazione del concorso per racconti.
Come forse si intuisce dalla foto, il clima, tra noi autori è più che altro da gita scolastica. Un po' perché essere nell'Antologia è già una vittoria, un po' perché in quest'anno è cresciuta stima e amicizia tra molti di noi e stare insieme è un piacere e le facce nuove sono tutte persone che non si vede l'ora di conoscere meglio. E poi, è inutile negarlo, i premi sono tanti e vanno dal molto bello allo straordinario e quindi il rischio di rimanere delusi è inesistente.
A me, infatti, è andata una cena in un ristorante dell'Isola Pescatori, sul Lago Maggiore, vicino a Stresa. La cosa mi fa particolarmente piacere, perché è un premio che posso condividere col Nik che in quest'anno mi ha scorrazzato, ha sopportato le mie paturnie da scrittrice, gli attacchi di panico da pre-presentazione, nonché le presentazioni stesse che, dopo un po', a sentirsele tutte, diventano un poco ripetitive (per usare un eufemismo).
La vittoria è andata a Riccardo Landini, con un racconto in cui si è divertito a uccidere degli scrittori (ispirati, pare ad alcuni di noi conosciuti nella scorsa edizione. E noi, da bravi giallisti, ne siamo stati deliziati). Il premio speciale alla miglior scrittura femminile è andato invece a Laura Veroni.

Per tutti quanti, autori e lettori, c'è invece l'antologia GIALLOLAGO che contiene 20 dei racconti finalisti tra cui il mio
LA BAMBINA CON LE MANI GRIGIE

sabato 21 settembre 2013

Visioni - Rush


La forza del cinema è prenderti, portarti dentro a un mondo che ti è estraneo e fartelo sentire tuo come se l'avessi sempre respirato.
Non me n'è mai importato nulla della Formula1, sport per aspiranti suicidi, uomini con probabilmente geni di lemming nel DNA, ma Rush è un film che ho guardato col fiato sospeso.
Forse perché non è un film sulla Formula1 o su due piloti, ma sulla rivalità e cosa può fare questa a un individuo, nel bene e nel male. Hunt è un pilota inglese bello, donnaiolo, simpatico e talentuoso. Lauda è metodico, antipatico, con una razionalità ostentata che, in fondo, è un ostinarsi a negare una parte di sé. Sono i migliori piloti della loro generazione, se non si fossero incontrati, forse non lo sarebbero diventati, di certo sono arrivati a un passo dal distruggersi (anche a meno di un passo).
Ron Howard ci accompagna nella storia con mano sicura e, anche se si concede qualche manierismo di troppo (il ragnetto prima della corsa in Germania è da saggio di scuola di cinema e il monologo finale andava asciugato di molte frasi), riesce a imprimere alla vicenda una forza che non si dimentica facilmente. Gli attori, poi, sanno rendere godibili anche i passaggi più scontati, come la scena ambientata in Italia con Lauda che si trova a fare autostop che è di una prevedibilità disarmante, ma rimane amabile.

A livello puramente personale, c'è da dire che l'attore che interpreta Hunt è di una bellezza mozzafiato (e chi l'avrebbe detto che in fondo Thor sapesse recitare), ma la mia fascinazione per i personaggi introversi e trattenuti mi ha portato ad amare davvero il Lauda presentato dal film.

Voto: 8

QUESTIONI SCRITTEVOLI:

Domani, alle ore 16, sarò a Stresa, dove presenterò LA ROCCIA NEL CUORE e poi ci sarà la premiazione di GIALLOSTRESA2013 con la presentazione dell'antologia DELITTI DI LAGO, edita da Eclissi Editrice.

E dato che non si può vivere di solo giallo, vi anticipo che si sta involando per la pubblicazione anche una altro racconto, questa volta (più o meno) fanstastico.

venerdì 20 settembre 2013

La scuola col pontile


Di solito quando si parla del lavoro, lo si fa per lamentarsi.
Ma nella foto vedete il pontile della scuola e la vista che ci accoglie...

Proprio un altro modo di andare al lavoro...

martedì 17 settembre 2013

Un anno da quasi scrittrice


Non è oggi il compleanno del blog, che è nato ufficialmente il 27 settembre 2012, ma oggi ho un attimo di tempo per guardarmi indietro a com'ero un anno fa.
Dal punto di vista della scrittura era tutto uguale e tutto diverso.
Tutto diverso. Avevo pubblicato un paio di racconti, non mi sentivo in grado di dare un contributo significato al mio genere d'elezione, il fantasy, e avevo voglia e paura di affrontare quello che è e rimane il mio secondo genere preferito, il giallo. Avevo un romanzo finito nel cassetto, inviato a case editrici che sembravano non dare segni di vita e un altro in fase avanzata di stesura. Opere scritte per pura passione, con poca speranza di vedere su carta.
Tutto uguale. Avevo ricevuto la notizia di essere in finale a due concorsi importanti per racconti gialli, GialloStresa e GialloMensa. Esattamente come oggi, in cui sono in finale a GialloStresa 2013 e a GialloLuna.
In mezzo c'è stata la pubblicazione di 6 racconti (Briscola su Delitti d'Acqua Dolce, Come foglie nel vento su Giallo Mondadori 3069, La recluta muta e Ulisse e la Tartaruga su Il carnevale dell'uomo cervo, Come carte nel camino su Storie di Confine e Avventura a Parigi sulla Shelrock Magazine) e del romanzo LA ROCCIA NEL CUORE. Il romanzo che un anno fa stavo terminando è arrivato in finale al Tedeschi e magari un giorno vedrà la luce e un altro è già sostanzialmente concluso.
Girarsi indietro fa quasi paura. È passato solo un anno? Come può essere cambiato così tanto e così poco?
Non so trarre un bilancio, anche perché se quest'anno è stato eccezionale dal punto di vista della scrittura, per molti altri versi è stato piuttosto duro e a livello emotivo non riesco a districare le vicende editoriali da quelle personali.
Di sicuro ho sfatato alcuni miti, tra cui i 7 nemici dello scrittore di cui parla Anima di Carta proprio oggi nel suo blog (link a lato "amici di penna e di pixel"). Pubblicare in modo serio (e non a pagamento) è possibile.
Tutti e sei i racconti che ho pubblicato sono giunti all'editore tramite concorso.
Partecipare a un concorso di narrativa è un po' sparare nel buio. Non sarò mai abbastanza grata a Alberto Panicucci di RiLL di avermi riassunto così la situazione, quando per la prima volta in vita mia sono arrivata in finale a un concorso nazionale per racconti:
"Complimenti, su oltre 200 racconti, il tuo è in finale. In finale ci sono 10 racconti, uno solo vince e quattro vengono pubblicati. Ha 9 possibilità su 10 di non vincere e 6 su 10 di non essere pubblicata"
Brutale, sincero e efficace. Arrivare in finale a un concorso è un miracolo. Vincerlo è un miracolo ancora più raro e vi assicuro che se ci si rimane male a vedere il proprio racconto sparire nel mucchio, è anche peggio sapersi nei 10 o nei 5, sentirsi così vicini e poi non farcela. In questo momento sono anche in giuria in un concorso per romanzi. Ho quasi finito la lettura. Cinque romanzi scritti dannatamente bene che si sono distinti su oltre 1000 (giuro, oltre mille). Mi piange il cuore a pensare che uno solo può vincere. Penso agli altri quattro, quali che siano, all'amore e all'impegno che gli autori hanno messo in quelle parole, a come adesso si sentono vicini, quasi a toccare il loro sogno...
Eppure questo mi insegna che arrivare con un testo in finale vuol dire che quella storia è stata amata. È stata scelta tra tante, qualcuno l'ha promossa, ci ha creduto. Il suo lavoro, suscitare emozioni, è riuscito.
Se dovessi dare un consiglio da un punto di vista puramente personale, non potrei che consigliare di partecipare ai concorsi dei periodici Mondadori. Da assoluta, perfetta sconosciuta, ho partecipato a tre concorsi per racconti e a uno per romanzo. Due racconti su tre e il romanzo sono arrivati in finale. Il terzo racconto ha ottenuto una menzione e è stato pubblicato in Delitto d'acqua dolce. Per quanto riguarda i racconti, i tre che ho mandato appartengono alle tre diverse linee narrative che seguo (Padre Marco, Antica Roma e Sherlock Holmes) e quindi tutti i miei protagonisti se la sono cavata bene. Non ho alcuna conoscenza "altolocata" e se adesso associo qualche nome a qualche faccia è solo perché qualcuno ha creduto in me.
Stesso discorso vale per la casa editrice. Io ho solo inviato il manoscritto, seguendo le indicazioni trovate sul sito internet, mi sono venuti a cercare, abbiamo lavorato sulle bozze, abbiamo discusso titolo e copertina, mi è stato proposto un contratto regolare, la promozione continua a distanza di mesi e mi sento trattata da principessa.
E tutto questo per dire cosa?
Io sono insicura, timida e mi demoralizzo facilmente.
Un anno fa lo ero ancora di più, ma sono stata aiutata a credere nei miei sogni.
Non so se riuscirò a pubblicare altri romanzi o altri racconti, ma non smetterò di provarci, perché questi sogni possono essere realizzati.
Ho scoperto che ci sono persone al mondo che credono nel talento, che se si innamorano delle tue storie fanno di tutto perché altre persone le conoscano, con gratuità e passione. Se le ho incontrate io da Briga Novarese, 3000 abitanti...
E poi il sogno, la creatività e quindi nel mio caso la scrittura è ciò che ci può salvare.
In quest'anno ho cercato di trasformare in storie tutto ciò che di negativo mi capitava.
Moltissime delle mie storie nascono dalla rabbia. LA ROCCIA NEL CUORE è una reazione a chi dice "La cultura non si mangia", il racconto che sarà edito in Delitti di Lago è una rivalsa contro un programma televisivo e un personaggio che non sopporto (odio condiviso, un amico scrittore l'ha fatto mangiare dagli zombi...). Oppure ho scritto per realizzare dei miei desideri. Volevo ballare il valzer con Sherlock Holmes, volevo fare un viaggio nell'antica Roma.
Quest'anno ho imparato che se pubblicare è possibile, quando si scrive bisogna dimenticarsi la pubblicazione. Scrivendo con calcolo non nascono buone storie. Scrivo quello che in quel momento vorrei leggere, oppure compio viaggi interiori che sento di dover fare.
Dopo un anno da quasi scrittrice io voglio illudermi.
Voglio credere che le buone storie siano forgiate dalla passione e che abbiano la forza per essere lette.
Sono stufa di essere razionale e concreta.
E se sono un'illusa che importa?
Del resto, cos'ho da perdere?

domenica 15 settembre 2013

Il finale a Giallo Luna 2013 (Sullo scoprire che un racconto su SH è in finale a un concorso mentre si assiste a una conferenza su SH e di altre congiunture astrali)


Sarà difficile andare con ordine nel post di oggi perché sono reduce da due giorni davvero densi.
Per una volta due giorni fortunati.
Giovedì alle 21.30 è stata messa on-line la convocazione per l'assegnazione delle cattedre... Per il giorno dopo. Tutti a Novara a cercare il proprio destino. Non ce la posso fare ora a scrivere un resoconto sensato della giornata, anche perché di senso di una scuola iniziata con 141 cattedre scoperte ne vedo poco. Però la mia l'ho portata a casa. Ho un contratto, un lavoro e due scuole poste in luoghi che amo e l'idea di vedere il lago tutti i giorni prima di iniziare a lavorare non può non farmi felice.

Sabato sono stata ai Delos Book Days e anche qui ci vorrebbe un lungo post. Delos è un'associazione che è anche una casa editrice che è anche un portale internet che si occupa di narrativa popolare nelle sue più varie declinazioni, giallo, fantasy, fantascienza, horror. Con la parziale eccezione dell'horror è in pratica il pane di cui mi nutro. Per i 10 anni dell'associazione è stata organizzata una tre giorni di incontri, convegni e mostre. Uno di quei momenti meravigliosi in cui si va per assistere a una conferenza e si viene stregati da un'altra, si vorrebbe incontrare una persona e se ne trova un'altra che non si vedeva da un sacco di tempo.
Anche se non ho avuto il coraggio (e il Nik mi ha molto sgridato per questo) di andare a presentarmi a Samuele Nava, a mio avviso uno degli autori di apocrifi sherlockiani più bravi che ci sia in circolazione,   ho potuto fare una bella chiacchierata con Luigi Pachì, guida gentile e piena di passione dello Sherlock Magazine. Ho reincontrato per puro caso Francesca, la migliore allevatrice di draghi del nord Italia (quanto meno), e mi sono trovata con lei a assistere a un incontro in cui ci spiegavano quanto fantasy ci sia nei reality di cucina (un momento impagabile), per poi trovarci chissà come seduti al bar  tutti intenti a distruggere il film Prometheus. Questo giusto un attimo prima di ributtarmi nell'universo di Sherlock Holmes e prima di scappare per riuscire a tornare in tempo per festeggiare i 40 anni di matrimonio dei suoceri (auguri augurissimi!!!).
Era la prima volta che andavo ad assistere a delle conferenze su Sherlock Holmes, non lo faccio certo tutti i giorni, per cui potete calcolare anche voi la probabilità di ricevere in quell'esatto momento la mail che mi comunicava che il mio racconto "Sherlock Holmes e il caso della morta scomparsa" è in finale al premio Giallo Luna 2013.  Per rendere più accurato il calcolo statistico, aggiungiamoci che si tratta dell'unico concorso per racconti di Giallo Mondadori a cui ho partecipato quest'anno e, tra i concorsi a cui ho partecipato, l'unico a cui ho inviato un apocrifo.
Per scoprire chi ha vinto a Giallo Luna bisogna attendere venerdì 27 settembre e la serata di gala del Festival Giallo Luna, a Ravenna. Per avere i nomi di tutti i finalisti, invece, potete guardare qui. E ovviamente fare il tifo.
Senza dimenticare di tifare anche per Padre Marco, che è in finale a Giallo Stresa 2013, i cui risultati saranno noti domenica 22!
E, dopo l'esperienza dell'anno scorso, non mi resta che ringraziare la sorte che questa volta ha evitato la sovrapposizione di uscite e premiazioni...

mercoledì 11 settembre 2013

Al confine del comprensibile


È il sistema della scuola.
Ho rinunciato a capirne i meccanismi. Vado dove sono mandata e non faccio domande.
Le scuole sono iniziate, le cattedre non sono state assegnate, ogni scuola ha agito a buon senso, cioè recuperando gli insegnanti seguendo il proprio elenco.
Siamo in classe oggi, ma domani forse no. Forse domani ci sono le convocazioni a Novara, forse no. Non lo so io, ma neppure la segreteria della scuola dove ho preso servizio. Cioè, ci sono delle convocazioni domani a Novara, c'è un elenco dei convocati, ma non ci tornano i nomi.
La segretaria mi ha detto di andare a far lezione e che al massimo mi chiama lei, l'impressione è che tutti si navighi a vista e che come sempre l'inizio della scuola abbia colto chi di dovere impreparato. Come se fosse un evento imprevedibile. Chi l'avrebbe mai detto, anche quest'anno gli studenti sono tornati sui banchi, che cosa curiosa! Strano, vero? Anche quest'anno dobbiamo mandare qualcuno a far loro lezione...
Per intanto io mi barcameno su due scuole, tra cui una che è per logistica la più bella e la più scomoda della provincia, se non della regione. Ogni mattina c'è una lotta all'arma bianca per i parcheggi non a pagamento, se no c'è da sborsare 2€ l'ora, mica bruscolini, poi però ci si incammina verso il lago, tra i vicoli medioevali, verso una scuola dotata pure di darsena e davvero non sembra di andare al lavoro.
In questi due giorni i ragazzi hanno dimostrato curiosità e pazienza verso questi prof dagli sguardi spersi, senza libri, senza prospettive, che dicono "forse ci vediamo domani, forse non ci vediamo più".
A casa ci si consola con i funghi, che sono tanti, belli e buoni.
Si mangia un buon risotto, si cerca di essere zen e di non pensare troppo al futuro...

lunedì 9 settembre 2013

Ripartire


Domani inizia la scuola.
Oggi alle 14.00 mi ha chiamato una segretaria disperata: le ultime cattedre vacanti (giusto 141 secondo un giornale locale) non verranno assegnate prima di giovedì o venerdì. Dato che loro non sanno dove mettere gli studenti nel mentre, non è che ho voglia di fare tre giorni di supplenza in attesa di conoscere il mio destino?
Ecco, credo che la foto dia un'impressione di come mi sento nei confronti del sistema-scuola. Anche se credo di sentirmi più affine al cavallo che non al cavaliere...

Ripartire, dunque, non solo per quanto riguarda le cattedre.

Il Premio Tedeschi è stato vinto da Andrea Franco, a cui faccio i miei sinceri complimenti.
Da lettrice, spero davvero che il suo romanzo sia all'altezza del Metodo Cardosa, che ha vinto l'anno scorso e che ha subito fatto balzare Carlo Parri, il suo autore, tra i miei giallisti preferiti.
Da autrice vuol dire che il mio romanzo è tornato a casa. Oggi è già ripartito alla volta di un'agenzia letteraria e io sono proprio in quella fase "ho scritto una cosa che fa schifo e tutti rideranno di me" che solo gli altri imbrattacarte possono capire.

Dovrei ripartire verso un'altra storia lunga, ma non riesco a spiegare le vele al vento. Con un romanzo a cui trovar casa, un altro in fase di editing e LA ROCCIA NEL CUORE da promuovere mi sembra di avere già abbastanza figlioletti letterari di cui occuparmi e almeno per un po' credo che mi dedicherò a storie più brevi. In particolare sono impantanata in due racconti fantastici che non riesco a finire. E dire che io nasco come scrittrice di fantasy. Anche qui ripartire è la parola chiave.

Vi immagino tutti alle prese con varie partenze e ripartenze e quindi un grande in bocca al lupo a tutti i lettori in questa situazione.
Per rilassarvi non dimenticatevi di leggere i racconti di GIALLO LAGO e la SherlockMagazine 29. A questo proposito, ricordo che la rivista è acquistabili solo via internet (il link è nel post precedente), ci si può abbonare o si può acquistare il singolo numero.
Il mio piccolo trivial giallistico è aperto. Non mi direte che c'è bisogno di un ulteriore indizio?

venerdì 6 settembre 2013

Racconto in uscita - Avventura a Parigi, in Sherlock Magazine 29


La bella copertina che vedete è quella del n°29 della Sherlock Magazine, rivista specializzata in gialli e in particolare incentrata su nostro caro Sherlock Holmes. Qui potete trovare la presentazione ufficiale dei contenuti.
Come vedete già dalla foto, vi sono presenti due apocrifi inediti, uno dei quali è il mio

AVVENTURA A PARIGI
Inutile nasconderlo, tra i racconti scritti a cavallo tra 2012 e 2013, questo è il mio "cucciolo prediletto" perché è stato scritto principalmente per soddisfare dei miei desideri.
Volevo un'avventura di Sherlock Holmes che avesse toni brillanti, quasi da commedia sofisticata, in cui ci fosse una donna che, pur senza essere La Donna e senza tradire il Canone, sapesse tener testa al nostro detective.
Siamo quindi nell'autunno successivo a Uno studio in rosso, Holmes e Watson devono scoprire se le minacce di morte ricevute dall'affascinante lady J. nascondano un effettivo pericolo e quali siano i segreti che si celano dietro lo splendido sorriso della nobildonna. Per farlo dovranno andare a Parigi, districandosi, tra feste, sicari e pittori impressionisti.

Lo spunto per la storia mi è venuto dalla lettura di una scena inserita in uno dei miei gialli preferiti che ho voluto ricalcare quasi pari pari, dando a Holmes, Watson e Lady J. i ruoli dei protagonisti di quell'episodio.
Offro quindi solo ai lettori del blog un gioco a premi: dopo aver letto Avventura a Parigi dovete individuare all'interno del racconto la scena ricalcata e indicare il romanzo di origine e i nomi dei personaggi originali.
Due indizi: il romanzo originale è scritto da una donna, sono riuscita a dare a Holmes il ruolo di un personaggio che è praticamente il suo opposto.
Cosa si vince? A scelta, un racconto inedito per lettura personale o una torta.

giovedì 5 settembre 2013

Racconto in uscita - La bambina con le mani grigie in GIALLO LAGO


Innanzi tutto un applauso e un ringraziamento a Sergio che ha ripristinato internet (ieri sera io e il Nik come due drogati non riuscivamo a staccarci dai nostri siti preferiti, con gli occhietti che si chiudevano "solo un'altra recensione... Un altro articolo e poi a nanna...")

La bella copertina che vedete è quella di GIALLO LAGO, l'antologia che troverete in libreria dal 22 settembre, edita da Eclissi editrice, che raccoglie i racconti selezionati all'interno del concorso GialloStresa2013 e tutti rigorosamente ambientati sui laghi del novarese e del VCO.

In attesa di scoprire, il giorno 22, chi abbia vinto il concorso e di avere in mano il volume, quello che posso dirvi fin da ora è che ci troverete un mio racconto.

LA BAMBINA DALLE MANI GRIGIE
La bambina dalle mani grigie è una figura realmente presente su un quadro che potete trovare nello splendido luogo in cui ho ambientato la vicenda: La Collezione Calderara di Vacciago di Ameno.
Si tratta della casa museo del pittore Antonio Calderara che ha voluto donare al pubblico, gratuitamente, la sua collezione. In essa, l'ultimo ritratto della sua bimba, prematuramente morta, dipinta che guarda lontano, con un bel fiocco tra i capelli e le mani grigie.
Altrettanto reale è lo spunto narrativo. Da poco alla collezione è stato installato un nuovo sistema di sicurezza, ma le telecamere fanno le bizze. Siamo in un palazzo del '600, che sia colpa di un fantasma? E il fantasma di chi? Del pittore, di sua moglie, di sua figlia, o di qualcun altro?
Sarà un programma televisivo a indagare sulla vicenda. Tra giovani scienziati che si riciclano come cacciatori di fantasmi, conduttori che si atteggiano a star e medium invasati, ci sarà anche un certo prete scettico a evitare che il morto ci scappi davvero e per colpa di mani non proprio fantasmagoriche.

In attesa di leggere questo e gli altri racconti, potete andare a visitare la Collezione. Vi assicuro che ne vale la pena.
Qui tutte le info che vi servono.

mercoledì 4 settembre 2013

Giorni d'attesa

... Che internet venga riparata
... Che le ultime cattedre vengano assegnate (per pietà, prima che inizino le lezioni)


Nell'indolenza dell'attesa, in questo colpo di coda dell'estate, mi assale una disperata voglia di far niente.
Le cose che dovevo scrivere nell'estate le ho scritte. Le cose che dovevo fare le ho completate (orgogliossima del riassetto armadi). Ciondolo per casa in cerca di un'illuminazione che non viene, mi scopro a guardare improbabili documentari, prendo in mano saggi sulla politica dell'antica grecia, faccio più o meno raccomandabili esperimenti culinari (la gelatina di frutti di bosco in salsa di pesca che non si è mai addensata...).
So che mi pentirò di queste parole.
Forse però è proprio il caso di tornare al lavoro (o, meglio, che il lavoro torni a me).

lunedì 2 settembre 2013

Con LA ROCCIA NEL CUORE a Vercelli in Bionda


Ancora ospite al bar, mi uscirà un resoconto più sconclusionato del solito... Comunque.

Un format interessante. Venti autori hanno cinque minuti per incuriosire il pubblico, mentre la birra scorre a fiumi.
Quindi venti tra autori e curatori si mettono in viaggio verso Vercelli con le solite ansie del caso. Ci sarà pubblico? Ci si farà emozionare? Si riuscirà a emozionare? In cinque minuti?

All'ingresso della libreria Mondadori, due ore prima dell'evento, si inizia a fare gruppo. Perché è questa una delle cose più belle delle presentazioni. Ci si incontra e ci si re incontra, si scoprono affinità, si fa gruppo e a ci si sente, noi creature di penna, delle bestie un po' meno strane.
Si cena quindi in compagnia, per scacciare l'ansia dell'evento, nel bel locale interno alla libreria che, non per fare pubblicità interessata, è davvero una delle più belle e meglio organizzate che mi sia capitato di visitare.
Scendiamo quando manca un quarto d'ora. E vediamo la folla.
Una quantità di gente che, in ambito di eventi letterari, mi è capitato di vedere solo alla Fiera del Libro per qualche Vip. Penso che siano qui per la birra. E invece hanno tutti diligentemente in mano il foglio per votare. Le sedie sono già finite. Vengono saccheggiate quelle del locale, ma finiscono anche quelle. Siamo sotto i portici, al centro di Vercelli e i curiosi iniziano a fermarsi intorno alle persone sedute. Non sono abituata a tanto interesse per i libri e penso che entro dieci minuti rimarrà la metà del pubblico, che invece continua a aumentare. C'è di che diventare ansiosi.
E poi c'è la chiamata a sorpresa. Fanno il tuo nome, devi salire sul palco (cosa non così facile come parrebbe), prendere il microfono, la birra, il libro e parlare per 5 minuti senza cadere.
Sale un'ansia da esame universitario.
Per fortuna non sono tra i primi e mi godo le presentazioni, anche se dalla mia posizione, comoda per accedere la palco, ma decentrata, l'audio non è il massimo.
Ammiro le autrici in tacco 12 che riescono a salire con agilità sul palco, impresa a cui un autore, uomo e senza tacchi, rinuncia in partenza. C'è chi più spigliato e chi meno, chi ha doti istrioniche, chi una storia forte da raccontare, c'è chi si fregia della definizione "peggior scrittore di Milano". Tutti mescolati, esordienti e scrittori scafati, piccola editoria e giganti, tutti democraticamente con cinque minuti a disposizione.
Io ho su le ballerine e quindi salgo e scendo dal palco senza danni (cosa che chi mi conosce sa non essere scontata...). Per puro caso sono in coppia con Ambretta Sampietro, la curatrice di DELITTI D'ACQUA DOLCE, per cui io e Padre Marco siamo uni e bini, in quanto presenti su entrambi i libri.
Parlo per 2 minuti e 37 secondi (il cronometro è in funzione), ma mi pare di aver detto tutto. Mi è stato insegnato, tempo fa, che se si padroneggia la propria opera bastano due frasi per presentarla.
Sono tra gli ultimi a salire e quindi mi godo il miracolo finale.
Pensavo che, chiuse le presentazioni, tutti sarebbero andati a bere o si sarebbero dileguati, invece il pubblico entra in massa in libreria, cercando i libri presentati e irritandosi se non li trova all'istante.
Vista così, da questa sera magica di Vercelli, l'Italia sembra il paradiso del lettore e dello scrittore...

Quindi un grazie enorme agli organizzatori, ad Alessandro e agli altri che non conosco personalmente per una serata che meglio non poteva andare.