lunedì 19 agosto 2013

Della storica capacità italiana di valorizzare il patrimonio culturale


Dove sta la Spada nella Roccia? Bretagna? Cornovaglia?
No, Toscana.
Narra la leggenda che un giorno un cavaliere, stanco della sua vita di violenza (o, considerata la calura del luogo, aggiungiamo noi, solo stanco di portarsi dietro kg di ferraglia tra spada e armatura), si fermò in mezzo alla campagna e piantò la propria spada nella roccia e da allora visse in eremitaggio. Nei luoghi dove egli visse e poi morì, sorse un monastero che porta il suo nome, san Galgano, che fu abbandonato durante la grande peste.
Rimane la navata di una chiesa senza soffitto e sì, rimane la spada nella roccia (non fotografata perché protetta da un non molto fotogenico vetro).
Il mistero più grande, ovviamente, è come e quando Galgano divenne Galvano e come la leggenda della spada migrò verso nord. Perché alcune cose sono certe. A estrarre la spada di Galgano non si diventa re di tutta la Bretagna, ma di altre spade nella roccia proprio non c'è traccia.
Certo è che fin dal medioevo fu un altro territorio a vivere nel mito della spada nella roccia, mentre da noi Galgano veniva dimenticato, fino a far circolare la voce insistente che la spada non fosse altro che un falso ottocentesco.
Il Cicap è andato a controllare, stabilendo che la lega metallica della spada nella roccia è proprio quella delle spade del X - XI secolo.
Su al nord, però, avevano un ufficio del turismo migliore e mentre l'abbazia di san Galgano pian piano perdeva d'importanza, trovatori e trovieri mescolavano spade nella roccia, misticismo, amor cortese e nebbie del nord (che a quanto pare hanno sempre aumentato le vendite del fantasy), creando i variegati miti della corte arturiana. Per farlo sono state frullate insieme leggende delle più varie provenienze (non è la spada nella roccia l'unico elemento mediterraneo, ma questo meriterebbe quanto meno un altro post), insieme a elementi che fin dalla notte dei tempi fanno vendere le storie (amore e esoterismo). E così già nel medioevo tutti erano convinti che la spada nella roccia dovesse starsene da qualche parte tra Bretagna e Cornovaglia e da allora è là che i turisti vanno a cercare l'aroma di leggenda.
Certo, san Galgano mantiene intatta la sua magia di luogo dimenticato, fuori dagli itinerari turistici più frequentati, ma rimane forte il sospetto che, forse, nella promozione, stiamo sbagliando qualcosa. Da un sacco di tempo.
Dove sta il Pozzo di San Patrizio? In Irlanda?
No, a Orvieto.
Orvieto se ne sta appollaiata su un cucuzzolo di tufo dalle pareti a picco, una cosa che solo all'idea di conquistarla ti passa la voglia. Il problema di queste rocche così ben arroccate è sempre uno, però, l'acqua. A Orvieto per recuperare l'acqua si possono fare due cose. Scendere dalla rupe a piedi, cosa non molto saggia in caso di assedio, oppure scavare il tufo per oltre 200 metri fino alla faglia acquifera. Nel tempo tutti optarono per la seconda scelta. Gli etruschi scavarono dei pozzetti stretti stretti, profondi profondi che, in cui, secondo la leggenda, scendevano a piedi, arrampicandosi con l'aiuto di appositi appigli. Va detto che i Romani cinsero d'assedio Orvieto per due anni e gli etruschi capitolarono quando fu proposto loro di essere spostati sulle rive di un lago.
La città fu dunque abbandonata e ri popolata nel medioevo e si ripropose il problema dell'acqua. La soluzione? Un pozzo, certo, ma di arrampicarsi come gli etruschi nessuno aveva voglia. E allora un pozzo con una via per scendere e una per salire, che potesse essere percorso anche dai muli e profondo. Tanto profondo che scendendo pian piano la luce cala finché è necessario accedere le torce. Cala anche la temperatura 42° fuori, 15° in fondo. E, se ve lo state chiedendo, no, questa foto non è stata scattata dal fondo, dove la luce era ancora meno e io avevo decisamente freddo.
Nessuna sorpresa che scendendo si abbia l'impressione di arrivare fino all'Inferno. E poi si torna su con l'acqua, che all'epoca era davvero il dono più grande che si potesse ricevere.
Non ho idea di come la leggenda del pozzo di San Patrizio sia migrata in Irlanda, colpa dei santi patroni, immagino. Ma ho l'impressione che anche in questo caso si stia sbagliando qualcosa con la promozione turistica. Da un sacco di tempo.

3 commenti:

  1. L'Italia è il più bel paese del mondo dove però mancano le infrastrutture necessarie, all'estero sono molto più capaci di esaltare ogni minimo angolo.
    Sono stata a Orvieto, città splendida, il giro nel pozzo mi emozionò molto.
    baci

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