Con la pioggia che arriva puntuale quasi ogni giorno, l'estete la guardiamo, ma ancora non la sentiamo, se non a tratti e a spizzichi, forse per questo ancora più graditi.
Del resto siamo all'ultima settimana di lezione, periodo dell'anno strano, in cui i docenti sognano vacanze che, in realtà, non sono così imminenti.
Periodo dell'anno strano.
In cui si scrive un sacco, ma per lo più relazioni.
In cui si guardano gli studenti, magari quelli che per tutto l'anno hanno scatenato, diciamo, sentimenti non così positivi e di colpo li vedi piccoli, ma cresciutissimi rispetto al primo giorno. Di colpo non pensi più a tutte le volte che avresti voluto ammazzarli, ma a tutti i piccoli progressi che hanno fatto.
In cui si inizia a percepire una sensazione di fine, che in realtà non è così imminente (sfatiamo il mito, in realtà radicato anche nel subconscio dell'insegnante, che si vada in vacanza insieme agli alunni). Questa è diversa, per me, questa volta. Questo è il mio primo anno da prof stabilizzata, se prima mi prendeva l'ansia da "chissà dove sarò l'anno prossimo, che ne sarà di me?", quest'anno è più "e i colleghi ancora precari? Torneranno?"
Fine dell'anno scolastico, periodo strano, di un anno strano.
In cui mi sono costruita i miei spazi in una scuola in cui per la prima volta non mi sento precaria. Per "costruita i miei spazi" intendo le mie piccole routine salvavita. Trovare il panettiere dove comprare il pane, il bar dove bere il caffè vicino alla scuola e quello più defilato. La passeggiata corta da "sono arrivata dieci minuti prima" e quella lunga da "non mi conviene tornare a casa per un'ora". Perché comunque, come ho fatto dire a un mio personaggio nel corso della scrittura privata, sono e rimango una creatura solitaria, non molto trattabile. Ho bisogno di spazi e silenzi. Ho scoperto che in cinque minuti netti dalla scuola sono comunque in riva al lago (esattamente nel punto dove ho scattato la foto alla pupattola) e che in inverno in riva al lago non ci va nessuno. Già lo sapevo, perché si trova in un paese dove ho bazzicato a lungo in diversi vesti professionali, che la scuola si trova in un posto che posso amare. Sembra una sciocchezza ma io ho bisogno di questo contatto fisico con il paesaggio, amare l'aria che respiro, guardare fuori dalla finestra e vedere qualcosa a cui sento di voler bene. Per certi versi questo rapporto con la terra che abito conta più di quello con le persone. Posso ignorare una persona, ma non un paesaggio.
Grazie al cielo non ho avuto bisogno di ignorare nessuno. Sono oppressa, in questi giorni, da una inevitabile voglia di far niente. Stare ferma e fissare il vuoto, ascoltando pigramente storie che i miei personaggi mi sussurrano all'orecchio, senza per altro neppure promettere loro che le scriverò. Ma non ho quella stanchezza disperata di certe fini anno scolastico o quel senso di "che finisca tutto prima che faccia una strage". Sono stata bene, con gli alunni e con i colleghi. Ho ancora idea di star dimenticando o di aver dimenticato qualcosa di importante, ma se c'è una cosa di cui sono grata a tutti è stata l'enorme pazienza dimostrata verso di me nei giorni in cui non sapevo da che parte ero girata.
Un anno strano. Il mio primo da mamma lavoratrice. Con equilibri ancora tutti da scoprire.
Una mamma lavoratrice fortunata che ha trovato per puro caso un posto in un asilo nido aziendale a due passi dalla scuola. Ora non so cosa farà questo nuovo governo (se farà, se durerà) per le famiglie. Però, ecco, l'asilo nido e un buon asilo nido cambia tutto.
Con un buon asilo nido la pupattola entra di corsa e saluta mamma sorridendo, anche alle 7.30 del mattino, se necessario. Così mamma va al lavoro tranquilla, sapendo che la pupattola è seguita, senza sensi di colpa, senza sovraccaricare i nonni.
E la pupattola cresce sveglia, pronta e chiacchierina (a volte persino troppo sveglia e pronta), con già due amichette del cuore a neppure due anni.
Certo, la pupattola si ammala anche. Per fortuna meno di altri pupattoli. Ma quanto ho odiato la tosse durante quest'anno scolastico. La tosse, ho scoperto, è una maledizione infantile da cui non c'è rimedio. Avere un marito farmacista uccide ogni speranza. Pare che un bimbo possa avere fino a 8 episodi di tosse, da considerarsi in realtà non preoccupante e per certi versi fisiologica, che durano fino a due settimane l'una. Fate un po' voi. Nessuno degli svariati preparati in commercio, dalla bava di lumaca all'estratto di non so più cosa, si è mostrato più efficace del placebo nelle ricerche scientifiche. Funziona un po' meglio il miele, poi però le senti dai dentisti. E quindi tosse. E con la tosse non si dorme (nessuno) e dopo un po' con la tosse si vomita. Sopratutto di notte o quando mamma è andata a farsi la doccia. E quindi il giorno dopo si è uno zombi. Che poi fosse solo il giorno dopo. 8 episodi ciascuno da due settimane. Ecco, diciamo che siamo stati in media.
Credo di aver trascorso in uno stato di coma tutto gennaio e febbraio. Faccio proprio fatica a ricordarli, se non con un senso di stanchezza infinita che poi si trasformava in irritabilità molesta.
Il marito non mi ha lasciato, i colleghi non mi hanno denunciato e gli alunni paiono comunque sopportarmi bene. Direi che è un grande risultato, viste le premesse.
Però adesso ho proprio bisogno di estate.
Fine dell'anno scolastico, periodo strano, di un anno strano.
In cui mi sono costruita i miei spazi in una scuola in cui per la prima volta non mi sento precaria. Per "costruita i miei spazi" intendo le mie piccole routine salvavita. Trovare il panettiere dove comprare il pane, il bar dove bere il caffè vicino alla scuola e quello più defilato. La passeggiata corta da "sono arrivata dieci minuti prima" e quella lunga da "non mi conviene tornare a casa per un'ora". Perché comunque, come ho fatto dire a un mio personaggio nel corso della scrittura privata, sono e rimango una creatura solitaria, non molto trattabile. Ho bisogno di spazi e silenzi. Ho scoperto che in cinque minuti netti dalla scuola sono comunque in riva al lago (esattamente nel punto dove ho scattato la foto alla pupattola) e che in inverno in riva al lago non ci va nessuno. Già lo sapevo, perché si trova in un paese dove ho bazzicato a lungo in diversi vesti professionali, che la scuola si trova in un posto che posso amare. Sembra una sciocchezza ma io ho bisogno di questo contatto fisico con il paesaggio, amare l'aria che respiro, guardare fuori dalla finestra e vedere qualcosa a cui sento di voler bene. Per certi versi questo rapporto con la terra che abito conta più di quello con le persone. Posso ignorare una persona, ma non un paesaggio.
Grazie al cielo non ho avuto bisogno di ignorare nessuno. Sono oppressa, in questi giorni, da una inevitabile voglia di far niente. Stare ferma e fissare il vuoto, ascoltando pigramente storie che i miei personaggi mi sussurrano all'orecchio, senza per altro neppure promettere loro che le scriverò. Ma non ho quella stanchezza disperata di certe fini anno scolastico o quel senso di "che finisca tutto prima che faccia una strage". Sono stata bene, con gli alunni e con i colleghi. Ho ancora idea di star dimenticando o di aver dimenticato qualcosa di importante, ma se c'è una cosa di cui sono grata a tutti è stata l'enorme pazienza dimostrata verso di me nei giorni in cui non sapevo da che parte ero girata.
Un anno strano. Il mio primo da mamma lavoratrice. Con equilibri ancora tutti da scoprire.
Una mamma lavoratrice fortunata che ha trovato per puro caso un posto in un asilo nido aziendale a due passi dalla scuola. Ora non so cosa farà questo nuovo governo (se farà, se durerà) per le famiglie. Però, ecco, l'asilo nido e un buon asilo nido cambia tutto.
Con un buon asilo nido la pupattola entra di corsa e saluta mamma sorridendo, anche alle 7.30 del mattino, se necessario. Così mamma va al lavoro tranquilla, sapendo che la pupattola è seguita, senza sensi di colpa, senza sovraccaricare i nonni.
E la pupattola cresce sveglia, pronta e chiacchierina (a volte persino troppo sveglia e pronta), con già due amichette del cuore a neppure due anni.
Certo, la pupattola si ammala anche. Per fortuna meno di altri pupattoli. Ma quanto ho odiato la tosse durante quest'anno scolastico. La tosse, ho scoperto, è una maledizione infantile da cui non c'è rimedio. Avere un marito farmacista uccide ogni speranza. Pare che un bimbo possa avere fino a 8 episodi di tosse, da considerarsi in realtà non preoccupante e per certi versi fisiologica, che durano fino a due settimane l'una. Fate un po' voi. Nessuno degli svariati preparati in commercio, dalla bava di lumaca all'estratto di non so più cosa, si è mostrato più efficace del placebo nelle ricerche scientifiche. Funziona un po' meglio il miele, poi però le senti dai dentisti. E quindi tosse. E con la tosse non si dorme (nessuno) e dopo un po' con la tosse si vomita. Sopratutto di notte o quando mamma è andata a farsi la doccia. E quindi il giorno dopo si è uno zombi. Che poi fosse solo il giorno dopo. 8 episodi ciascuno da due settimane. Ecco, diciamo che siamo stati in media.
Credo di aver trascorso in uno stato di coma tutto gennaio e febbraio. Faccio proprio fatica a ricordarli, se non con un senso di stanchezza infinita che poi si trasformava in irritabilità molesta.
Il marito non mi ha lasciato, i colleghi non mi hanno denunciato e gli alunni paiono comunque sopportarmi bene. Direi che è un grande risultato, viste le premesse.
Però adesso ho proprio bisogno di estate.
E allora ti auguro una serena e riposante estate. Buona serata.
RispondiEliminasinforosa
Ci vuole ancora un po', ma ovviamente da venerdì i ritmi saranno più soft
EliminaEhehe dai, diciamo un anno di grande cambiamento dove però hai già gettato le basi per la stabilità. un nnuovo equilibrio che hai trovato e che ora ti godrai... a partire dall'estate :D
RispondiEliminaUn caro abbraccio! A te e alla pupattola! :D
Moz-
Devo dire che ci sono stati momenti molto goduti anche durante l'anno. Alla fine è stato faticoso, ma meno del previsto. Tosse a parte.
EliminaAbbiamo tutti bisogno di estate, dopo la neve a marzo e altre robe strane del meteo. Però ecco io davvero prego che non sia troppo calda, invoco una stagione come quella del 2016, clima perfetto, non come il 2017 né il 2015 abbastanza torride da far ricordare il famigerato 2003. Bollettino meteo a parte, è stato evidentemente per te un anno fondamentale di assestamento e felici novità, ora buona fine scuola con feste e scrutini e poi via, in qualche modo verso il lago o ciò che sarà.
RispondiEliminaA scuola si va quanto meno tutto giugno, probabilmente anche un pezzo di luglio. E poi finalmente vacanza!
EliminaDimenticavi l'angoscia di essere perdenti posto in caso di contrazione della scuola 😂 ma quest'anno anche io la ho scampata. Sulla tosse noi abbiamo una laurea ottenuta all'università della vita ormai. La bava di lumaca ci fa un baffo!
RispondiEliminaAh... Con somma sorpresa e gaudio ho scoperto che non sono l'ultima nella graduatoria interna. Inoltre essendo una scuola con più plessi prima di essere perdenti posto si può essere spalmati su più scuole. Considerato che in mezzo c'è un lago eviterei per meri motivi pratici, ma insomma, al peggio ci si adatta.
EliminaCome hai fatto con la tosse?
Un anno particolare. Per fortuna in positivo, certi anni sarebbero invece da cancellare...invece questo passato ti ha regalato molto. Tieniti strette quelle due persone fotografate, ti amano pure da zombie. :P
RispondiEliminaChe bello! Speriamo di trovare questo stato di grazia che tu emani, Forse sono io lo zombie. :p
Sono molto fortunata per le persone che ho accanto. A volte me ne dimentico e faccio assai male.
EliminaEssere zombi capita a tutti, temo, il bello è che qualcuno ci vuole bene anche così!
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RispondiEliminaNon oso pensare a come sia stato passare tutto quel tempo con una pupa che tossisce senza sosta...
RispondiEliminaAttenzione ai cambiamenti climatici perché fregano... di giorno 30 gradi e alle 9 di sera arriva la guazza e ci vuole la felpa e qualcosa al collo, l'abbiamo imparato solo adesso che abbiamo tutti il naso che cola!
Lascia stare...
EliminaComunque la pupattola non tossiva proprio proprio tutto il tempo. Ma puntuale tra mezzanotte e l'una (spesso con vomito annesso) e poi tra le cinque e le sei del mattino. Per mesi. Con pediatra e marito che dicevano "ma no, niente di preoccupante, passerà..."
Che bello questo tuo racconto personale, mi ha trasmesso sensazioni positive. Bisogno di amare il paesaggio, un rapporto con la terra che in un certo senso conta più di quello con le persone, sono sentimenti (ma sono anche altro) che vivo anch'io. (Tanto per fare la zia, se vuoi il nome di uno sciroppo a base di erbe che a casa nostra ha sempre fatto miracoli, fammi sapere. Ma probabilmente lo avrai già provato, perché è molto in vista nelle farmacie, almeno qui da noi.) :)
RispondiEliminaAbbiamo provato più o meno tutto. Alla fine ne abbiamo trovato uno alle erbe che almeno alla pupattola piace. Inutile per inutile o quasi, almeno non scatena crisi di pianto...
EliminaUn anno stancante, il primo da mamma lavoratrice direi inevitabile, però intendo e nel complesso positivo. È normale aver voglia d'estate ma anche di "dolce far niente" quella condizione di inattività benefica perché il fisico si ricarichi. Goditi questa estate, te lo meriti.
RispondiEliminaAspettiamo che arrivi, speriamo che arrivi...
EliminaÈ sempre bello quando si cominciano a mettere un po' di radici dopo tanto vagare. Quanto alla pupattola, in qualità di grandissima esperta di tosse, mi permetto di suggerirti di placcare un pediatra corruttibile che accetti di prestarsi a spacciare un po' di cortisone alla piccola: non la ucciderà come non ha ucciso noi a suo tempo, e le migliorerà molto la qualità della vita e del sonno...
RispondiEliminaFigurati, con un farmacista in casa? Il cortisone è vietato vietatissimo, pena la morte (mia). A volte conoscere troppo gli effetti di qualcosa non è d'aiuto, temo...
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