martedì 15 giugno 2021

L’anno che ci ha fatto capire cos’è la scuola


 

Quest’anno scolastico non è finito. Si è afflosciato. Svuotato lentamente. Adagiato.

Si è addormentato lentamente, come fanno i bambini, quando continuano a sbadigliare, ma protestano di non avere sonno. 

Gli ultimi sono stati giorni strani. Gli scrutini sono stati fatti con un anticipo mai visto. E quindi ci siano trovati ad andare a scuola con i programmi chiusi, le medie fatte, persino il conto delle assenze già cristallizzato.

Si è creato uno strano clima di autogestione, con le classi che stavano per lo più all’aperto, passeggiate al posto delle lezioni, cineforum su proposta dei ragazzi, ma sembrava che nessuno avesse davvero voglia di porre fine a tutto questo. Nessuno aveva più voglia di studiare, ma la voglia di venire a scuola, quella non era passata. Perché questo, in fin dei conti, è stato l’anno in cui abbiamo capito che la scuola è molto di più della somma degli insegnamenti che vi vengono impartiti.

Questo è stato un anno di follia didattica (spero) difficilmente uguagliabile.

Ho fatto lezione in una ex mensa, con una colonna in mezzo che bloccava a tre ragazzi la visione della lavagna, in un ambiente in cui ogni parola rimbomba, senza LIM, ma con un computer collegato a un proiettore che proiettava (appunto) nell’unico punto del muro in cui batteva il sole.

Ho fatto lezione da casa gli alunni a scuola.

Ho fatto lezione da scuola agli alunni a casa.

Ho fatto lezione a scuola con tutti gli alunni a casa e un alunno collegato via web.

Ho fatto lezione a scuola a classi con un gruppetto a scuola e la maggior parte a casa.

Ho fatto lezione a scuola a classi con la maggioranza a scuola e un gruppetto a casa.

Ho fatto da supporto a lezioni fatte da casa a un gruppo a casa e uno a scuola.

Ho fatto lezione da scuola ai ragazzi a scuola ma via web.

Credo sinceramente di aver provato tutte le combinazioni di DDI (Didattica Digitale Integrata) possibili, con vette di particolare improbabilità. Ho assistito da scuola insieme a un ragazzo audioleso a una lezione fatta da remoto dal docente di musica in cui in teoria sarebbe stato importante capire quale fosse la nota suonata dal docente a casa e trasmessaci dalla LIM. Per riuscire a far interagire la classe che rimbomba con un esperto esterno ho dovuto tenere 24 ragazzi, tutti presenti, ciascuno collegato al proprio dispositivo, con cuffie e microfono e in questo modo facevano anche le domande a me che stavo a due metri di distanza. Questo del resto è stato anche l’anno in cui gli Ipad sono sbarcati a scuola e ci siamo trovati tutti con la nostra piccola astronave in mano. A un certo punto è diventato più facile comunicare con l’Australia che con il vicino di banco.

In tutto questo non ci siamo risparmiati un alluvione di quelli da far passare tutta una giornata a rintracciare parenti e amici, per assicurarsi che stessero bene e una nevicata che ha isolato l'asilo di mia figlia e ha reso il rientro a casa un'odissea di oltre due ore, invece che gli abituali 15 minuti.

Mai come quest’anno ho sentito che la scuola è quel posto, reale o virtuale, in cui passiamo tantissimo tempo. E è un tempo che non può essere di sofferenza. Soprattutto se già il mondo intorno sembra impazzito, se l’angoscia raspa con forza alle porte della nostra mente. Quasi tutti, a turno, per lo più per contatti esterni alla scuola, siamo finiti in quarantena. E quando si è chiusi in casa, isolati anche dai propri cari, il tempo non passa più. L’ho vissuto io, ma ho avuto anche ragazzi, unici positivi in famiglia, che sono stati messi in isolamento nella propria stanza, da soli, con il collegamento con la scuola come unica finestra di socialità. Quasi tutti, a turno, siamo stati angosciati per la salute dei nostri cari. A volte, purtroppo, la preoccupazione è finita con un lutto.

Mai come quest’anno ho avuto la percezione del fatto che la scuola non è un luogo ma un tempo, uno spazio di vita. E non può essere un tempo buttato, un buco nero di noia. Deve essere, necessariamente, un tempo di qualità. Una frazione di vita intensa.

Questo era anche l’anno della sperimentazione senza zaino. Che in parte è morta di covid, perché non abbiamo derogato alle regole di distanziamento, che hanno resto impossibile quella condivisione di spazi e materiali che è parte integrante della metodologia. Dal momento, poi, che a scuola non si poteva lasciare niente, che ogni ragazzo doveva avere la propria dotazione personale e ogni prestito doveva passare dalla pulizia del materiale, si è trasformata in una scuola con sempre più zaino. Ai libri e ai quaderni si è aggiunto l’ipad e qualsiasi altro materiale si dovesse usare. Interi plastici dovevano andare a casa e tornare con gli alunni ogni giorno.

Il senza zaino, però, è stato almeno un pretesto per sperimentare. In un mondo di colpo così spaventoso non potevo avere paura di provare a fare. Cosa? Qualsiasi cosa che ci permettesse di imparare stando bene. Partendo dal presupposto che se stavo bene e mi divertivo io probabilmente sarebbero stati bene anche i ragazzi, questo è stato l’anno in cui ho provato più cose nuove. Forse è stato l’anno in cui mi è passata definitivamente la paura di non riuscire a fare tutto, dato che con questi continui cambi di regole e modalità sembrava pura utopia finire quanto programmato a settembre. Per assurdo, è stato l’anno in cui abbiamo terminato gli argomenti da affrontare prima dei giorni di lezione.

Abbiamo provato quindi.

Abbiamo costruito vulcani facendo a gara tra i ragazzi a scuola e quelli a casa a chi li finiva prima. Abbiamo decostruito in ogni modo possibile i poemi epici e abbiamo stabilito che quest’anno in nostro eroe è Ettore. Perché in fondo, in mezzo a una pandemia, vogliamo qualcuno che combatta per noi per farci coraggio, pronto a morire piuttosto che abbandonarci. I ciclopi e le sirene li lasciamo per tempi migliori. Abbiamo (cercato) di imparare i verbi saltellando nel cortile della scuola. Abbiamo cercando di rendere viva la storia, un po’ più vicina e meno astratta e del resto lo sgomento dei medioevali di fronte alla peste non era così diverso dal nostro. 

Abbiamo provato e abbiamo cercato. Non sempre siamo riusciti nel nostro intento. Solo il futuro mi dirà se i ragazzi hanno nonostante tutto imparato.

Eppure questo è stato un anno di cui ricorderò il tempo scuola con simpatia, se non con piacere. Perché in alcuni momenti è stato quasi il mio tempo migliore.

Prof pronta per lezione di storia

Elaborato di francese sopravvissuto al volo

Duello omerico in corso

Invasione vichinga

Scriptorium medioevale




Vulcani pronti all'eruzione
(diligentemente distanziati anche loro)


Quello che ho imparato quest'anno, anche grazie ai miei alunni, è che non possiamo scegliere il tempo che ci è dato da vivere. A volte, solo a volte, possiamo scegliere come viverlo.

E comunque, ora la scuola è finita. È iniziata la scuola estate...
Noi oggi a lezione...






15 commenti:

  1. Mi sono commossa nel leggere il tuo scritto. Non posso che dire che grande merito va riconosciuto a voi insegnanti e ai ragazzi, perchè avete realizzato l'impossibile. Era una sfida a dir poco ostica, ma si può affermare con assoluta certezza che avete vinto. Grazie a voi tutti per i sacrifici enormi che avete dovuto affrontare. Buona serata.

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    1. Confesso di essermi commosso anche io e anche molto! Un grazie di cuore a tutto il personale scolastico di ogni ordine e grado!

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    2. In realtà credo che sia stato un anno duro per tutto i lavoratori. C'è chi ha lavorato a singhiozzo, chi il lavoro l'ha perso, chi si è dovuto districare tra mille norme di sicurezza e preoccupazioni. La scuola è stata un mondo particolare, ma ogni realtà è stata un mondo a sé. Speriamo solo di esserci lasciati alle spalle almeno qualche difficoltà

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  2. Dopo tanti mesi in DAD a mia nipote, seconda media, è capitato di dover fare 3 sabati extra perché la prof. di italiano non aveva fatto sufficienti ore, non a livello didattico bensì retributivo, e nonostante il programma fosse finito e la sveglia presto anche il sabato quando lei recupera ore di sonno, è andata volentieri, questo per quanto sia una ragazzina davvero studiosa, credo sia anche il sintomo di una voglia di fare ancora scuola, amicizie in presenza, vita lì dentro. La scuola per me è un mondo lontano, se non attraverso lei e suo fratello, però ne conservo un ricordo così vivo e formativo per cui la scuola è dvvero tante cose, non un luogo e stop. Spero possa riprendersi quel tempo anche fuori, con le gite, che sono sempre state momenti di crescita e svago importanti. E' stato un anno durissimo, siamo tutti sfiniti.

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    1. Non riesco a capire (e non so se voglio sapere) che tipo di problema contributivo possa aver avuto la collega (noi con la DDI abbiamo lavorato tendenzialmente di più, tra gruppi a casa e gruppi a scuola, colleghi in quarantena che facevano lezione ma avevano bisogno di supporto in classe...) però un po' per tutti è così, a scuola tutto sommato abbiamo scoperto di stare bene. Magari non durante le verifiche, certo, ma è uno spazio-tempo che, quando viene a mancare, lascia un vuoto incolmabile.

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  3. Bellissimo questo post. Ti ringrazio, mi ha scaldata dentro. E questo nonostante io non abbia figli o nipoti alle medie, ma solo un bambino all'asilo (sperando che, alle elementari e oltre, trovi insegnanti come te).

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    1. Immagino che poi i miei alunni spesso preferirebbero non avermi (il prof del vicino, come l'erba, è sempre più verde)! Però devo dire che vedo tanta passione nella scuola. Anche la mia bimba ora è all'asilo, ma spero che alle elementari trovi delle maestre motivate quanto quelle che ha ora.

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  4. Avendo in casa un'insegnante e due scolare, so quello che vuoi dire. È stato un anno (sono stati due anni?) di grandi sperimentazioni, di grattate al fondo del barile, di chat Wap delle mamme senza controllo, di pettini arrivati ai nodi.
    Abbiamo capito che gli strumenti non bastano, abbiamo capito - come hai sottolineato tu - che la scuola non è solo un luogo.

    Però la cosa della sperimentazione senza zaino non l'avevo sentita!

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    1. Mai sentita? Qui è di gran moda!
      È una delle tante sperimentazioni che mette l'accento sull'apprendimento esperienziale e cooperativo. In teoria si dovrebbero usare in gran parte strumenti comuni, lasciare a scuola ciò che serve a scuola e portare aventi e indietro il minimo indispensabile. In pratica tutta questa parte con le norme anti covid non si è potuta fare e i miei alunni hanno finito per portare più materiale degli altri!

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    2. Qua in pre-covid ogni alunno aveva un "cubotto" in un mobile in classe dove poter lasciare un po' di materiale, ma gli zaini sono sempre stati ricolmi!

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  5. Oh sì, sottoscrivo ogni parola: è stato un anno davvero creativo, e se tante cose non abbiamo potuto farle, ci sono infine cose che mai e poi mai avremmo potuto pensare possibili e che abbiamo fatto. Un corso di aggiornamento con i fiocchi, direi.
    Ma adesso un po' di riposo si impone... si imporrebbe, anche se ci sono gli esami.

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    1. ... O la scuola estate! Però, per assurdo, quest'anno la mia stanchezza è più fisica che mentale. Ho bisogno di letargo e di vacanza, ma non mi sento emotivamente svuotata come a volte mi è capitato.

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  6. Come diceva giustamente anche Gandalf a Frodo. Nessuno avrebbe scelto quello che è successo in questo anno, anche fuori dalla scuola, però qualcosa di buono e importante lo portiamo a casa. Speriamo che resti, e che le epidemie ci lascino vivere, però.

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    1. Sì, speriamo di riguadagnare un po' di normalità. Ti assicuro che ora, a giugno inoltrato, fare le uscire della scuola estate con la mascherina è effettivamente un po' una tortura e te lo dice una che la mascherina non l'ha mai sofferta. Poi il non potersi passare niente senza disinfettarlo, non poter condividere una merenda, rimanere in bolle separate all'intervallo senza poter scambiare due chiacchiere con l'amichetto dell'altra classe. I miei alunni sono stati davvero ligi alle norme, ma ci auguriamo tutti di non averne più bisogno l'anno prossimo.

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  7. Complimenti per tutto, Antonella. Tutto quello che hai fatto è stato prezioso. Questo terribile periodo, paradossalmente, ci ha insegnato a reinventare e forse a disimparare certe rigidità...

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