venerdì 12 agosto 2022

Di Sandman, del potere del Sogno, di strane polemiche su Morte


 Per noi che cerchiamo nelle storie un riflesso di noi stessi e che pensiamo da sempre che nulla possa realizzarsi nel mondo reale senza prima essere stato sognato, Sandman è un mito da sempre. Un fumetto di nicchia, che appena si legge si fa amare. Lo sanno bene gli editori che lo propongono in pratici volumetti al costo di un medio organo interno l'uno. Ma la lettura di Sandman è, per noi, semplicemente imprescindibile. Ora, con l'adattamento di Netflix, Sandman si appresta a diventare di tutti, senza neppure snaturarsi del tutto.


Sandman – l'adattamento

Chiunque abbia letto il fumetto, anche solo di sfuggita, ha pensato che non fosse possibile adattarlo per lo schermo, grande o piccolo che fosse. Il problema non era (solo) visivo. Il problema è una struttura atipica, con un personaggio principale, Morfeo o Sogno degli Eterni, il signore dei sogni, non solo a tratti respingente, ma anche spesso assente. Molte storie o digressioni, infatti relegano la presenza di Sogno a mero osservatore o deus ex machina finale o semplice comprimario. Le storie in Sandman si intrecciano, si sfiorano e si sfilacciano senza molto rispetto per le aspettative dei lettori. Cambiano continuamente di tono. Un attimo prima si sorride, poi si scivola nel grottesco e poi di colpo tutto si fa lirico. Questo senza perdere mai di vista il fatto che il tutto è una meditazione, a tratti profonda, sul potere dell'immaginario e gli effetti che il sogno ha sulla vita reale. Infine, per quanto assurdo possa sembrare, Sandman era una creatura di Vertigo, una costola di DC Comics. Cioè Sandman si muoveva nello stesso universo di Superman e Batman e con le sue più varie diramazioni, interagendoci direttamente.
Al netto di quest'ultima parte (per meri motivi di diritto d'autore), l'adattamento Netfix riesce a rendere tutto questo.
Il merito va senza dubbio alla supervisione di Neil Gaiman, il papà di Sandman, ma anche a un approccio insolitamente rispettoso verso il materiale di partenza.
Certo, non tutto funziona a dovere, a un certo punto il Signore dei Sogni sfida Lucifero a un duello magico che fa terribilmente Merlino vs Maga Magò (distruggendo con un solo pensiero l'intensità del momento), ma l'essenziale è rimasto.

Sogno degli Eterni è rimasto Sogno. Una creatura inumana, a tratti infantile e capricciosa, crudele, con inaspettati lampi di dolcezza. Mai avrei pensato che un attore avrebbe davvero potuto dare vita a Sogno, ma tutto, dalle sue movenze ai suoi sguardi rimanda al fumetto. L'attore ha fatto uno straordinario lavoro col proprio corpo cosicché basta un movimento ed ecco entrare in scena il Signore dei Sogni. In generale, l'impressione è che nessun attore sia fuori parte e questo, da solo, è un enorme risultato.

Sandman è rimasto Sandman. Semplificato, addolcito, ma non snaturato. Le storie hanno le stesse caratteristiche di quelle del fumetto (di cui rispettano per altro la sequenza e i titoli dei singoli episodi). Sono è un protagonista spesso assente, il tono varia di momento in momento. Si sorride di Caino e Abele, si scivola nel grottesco alla ritrovo per Serial Killer, si hanno momenti genuinamente horror (da cui il giustificato divieto ai minori di anni 18) per poi sciogliersi nella dolcezza o aprirsi a riflessioni non banali. Dopo un certo disorientamento iniziale in tutto risulta ipnotico. Sandman rimane un'esperienza intellettuale che non permette una fruizione passiva.

Non so dire se piacerà al grande pubblico. Le trame sono state semplificate al punto che possono essere seguite senza perdercisi e l'impianto visivo è tale da catturare. Rimane una narrazione atipica. So che vale comunque sempre la pena di inoltrarsi delle terre del Sogno.

Improbabili polemiche

Sogno appartiene alla "simpatica" famiglia degli Eterni di cui fa parte anche sua sorella Morte. Morte è, senza se e senza ma, il personaggio più amato della serie. Una ragazzetta dall'abbigliamento gotico, ma dal carattere solare, che compie con dolcezza il suo dovere: offrire un sorriso che faciliti il momento del trapasso. Tra tutti gli Eterni, Morte è quella che maggiormente ha in simpatia l'umanità, di cui conosce grandezze e meschinità. E tutti noi lettori vorremmo trovare lei al termine del nostro cammino. Ora, per la serie è stata scelta un'attrice di colore e questo ha scatenato un putiferio.
È politica di Netflix quella di aumentare i personaggi di colore all'interno delle storie (anche i personaggi GLBT, ma già di base questi non mancavano in Sandman). Fatto in maniera acritica ha portato dei risultati quanto meno discutibili. Da poco è disponibile sulla piattaforma anche un adattamento di Persuasione di Jane Austen dove alcuni elementi sono "stati resi più moderni" quindi abbiamo prima del 1820 capitani che salvano balene in difficoltà e una ricca fetta della nobiltà terriera di colore. L'effetto, purtroppo, è quello della parodia involontaria. Non funziona perché forzato e posticcio. Qui abbiamo la personificazione della Morte che, con la benedizione del suo creatore, viene affidata a un'attrice di colore. A una brava attrice di colore, che riesce a restituire tutto il calore della sua pallida controparte cartacea. Quindi trovo assurdo che un sacco di gente si sia sentita tradita dalla scelta. "Non è questione di razzismo, ma di immaginario" dicono, ma no, non mi convince.
Innanzi tutto è importante offrire una varietà di etnie, orientamenti sessuali, credi religiosi e condizioni fisiche e psichiche. Come dice Sandman l'immaginario plasma la realtà. Un immaginario in cui personaggi "fighi" siano di diverse appartenenze, vivano diverse peculiarità plasma l'idea che il tuo vicino di banco di colore/buddista/gay/disabile possa non essere solo "quello di colore/buddista/gay/disabile" ma una persona interessante a prescindere. È importante per chiunque sia minoranza vedere la rappresentazione in veste positiva di chi è simile a lui. Ci sono casi in cui questa sovraesposizione delle minoranze non è opportuna (vedasi contesti storici) oppure in cui un cambio di etnia/orientamento sessuale sarebbe un palese tradimento dell'idea originale dell'autore. Per dire Galadriel nera e lesbica no, perché il buon Tolkien non ha la possibilità di dire la sua su un personaggi che ha creato, immaginato in un determinato modo e molto amato. Ma se l'autore stesso approva, l'attrice scelta è brava, che problema c'è?
Sono rimasta molto sorpresa da queste polemiche, espresse anche da persone di cui ho stima e l'unico pensiero che ho avuto in merito è che per molti il colore della pelle è ancora importante. Se si sono innamorati di un personaggi bianco non lo possono amare allo stesso modo nero. E questo mi ha messo molta tristezza.
Voi che ne pensate?

Se invece volete qualcosa di mio, ecco qui un nuovo capitolo

9 commenti:

  1. Non letto né visto Sandman, ma ne ho sentito parlare assai. Salto subito quindi - ma il post l'ho letto tutto - alla domanda finale. Che è davvero la domandona. E ti dico di pancia sì, sì avrei amato Atticus papà di Scout, Harry Potter, il biologo di Cannery Row (Steinbeck) - e sto citando sempre più di pancia i miei personaggi preferiti di sempre - anche se fossero stati neri, gialli, o addirittura fucsia a pois verdi. Abbiamo tutti un immaginario che si scontra spesso con la trasposizione cinematografica, perché se anche la descrizione fisica è approfondita, magari la nostra fantasia aggiunge o toglie di suo, ma di solito la delusione, se capita, si pone su altri piani. Una narrazione che si discosta troppo dalla trama originale, tagli esagerati ecc. Sandra

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    1. Ovviamente di consiglio di leggere (ma anche di vedere) Sandman, perché è una narrazione davvero strana, ma merita. Per il resto come non darti ragione? Ci possono essere dei distinguo. Fare Atticus nero è un problema nel contesto storico della storia, ma ad esempio Harry Potter può funzionare davvero con qualsiasi aspetto e quindi perché no?

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  2. Questione complessa, che credo si risolverà con gli anni, cioè via via che le nuove generazioni cominceranno a dettare legge. Occorre considerare che la mia generazione, e pure la tua, sono cresciute in un mondo dove tutti erano bianchi, intorno a loro e nei telefilm, salvo la capanna dello zio Tom e poco altro. Adesso puoi facilmente avere il compagno di banco nero, il collega nero, il suocero nero e il ministro degli interni anche. Per chi è vissuto in un mondo bianco è ancora un piccolo choc ogni tanto, ma col tempo ci abitueremo. Gli americani, semplicemente, si sono abituati un po’ prima, anche perché partivano da un mondo dove magari nei telefilm erano tutti bianchi, ma per strada qualche nero lo incontravi facilmente.
    Il caso delle polemiche su Morte è piuttosto buffo perché la Morte è figura universale per eccellenza e se è vero che esiste una Morte Bianca, purtroppo non è riservata ai bianchi e qualsiasi nero, ahimé, rischia di incapparci se si ritrova bloccato dalla neve o simili. Vorrei però approfittare dell’occasione per spezzare una lancia per gli eventuali Mr. Darcy e Galadriel nere. Noi bianchi non lo troviamo opportuno perché siamo sovrarappresentati da sempre, nella nostra cultura, ma sospetto che sia soprattutto una questione di abitudine. L’idea di avere delle quote nere nei telefilm nasce dagli USA dove il pubblico nero ha più potere d’acquisto e vuol sentirsi più rappresentato, ma è bene ricordare che i bianchi, nello spettacolo, questa sovraesposizione l’hanno sempre avuta. Verrà presto il tempo in cui nessuno farà gran caso se l’attore è bianco o nero, e a quel punto salterà fuori qualche movimento filologico che che ci restituirà Giuliette e Lady Macbeth e Hermione Granger bianche, così come è venuto il momento in cui qualcuno ha preso una partitura di Händel e si è accorto che la stavamo suonando da più di cento anni con gli strumenti sbagliati - ma siccome la musica era buona e i suonatori spesso sapevano il loro mesterie, ne veniva comunque fuori un buon concerto 😃

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    1. In linea di massima sono d'accordo con te. Con due distinguo. Quando vedo una narrazione storica o mi viene ben dichiarato che non rispetta l'epoca narrata o mi aspetto un buon grado di ricerca, voglio anche poter imparare qualcosa di quel periodo (infatti sono di quelle che andava al festival di musica antica per sentire le melodie suonate da strumenti originali...). Nei film sono un po' più elastica che non nei libri, ma fino a un certo punto. Quindi mi vanno benissimo operazioni tipo Romeo + Giulietta, dove la trama è portata in un altrove, ma se mi fai Romeo e Giulietta nel loro tempo devono essere inseriti nel loro tempo (poi, certo c'è un principe a Verona e tutto sa già un po' di fantasy nella versione originale...). Nel recente Persuasione tutti sono vestiti con abiti d'epoca e poi parlano di vascelli che salvano le balene, ecco, a me questo grado di ambiguità non piace. O mi fai Persuasione in un altrove o me lo fai bene nel suo tempo. Ma è una fisima mia. E credo anche che si debba rispettare la volontà dell'autore quando è nota. In quanto sherlockiana ho esperienze di queste discussioni. Si può immaginare, nel rispetto dell'originale un Holmes gay? Sì, ma siamo quasi certi che Doyle non la vedesse così. Mettere in scena, o su carta, qualcosa che dispiacerebbe all'autore originale, sfruttando comunque il suo nome, non mi sembra del tutto corretto, trovo più giusto segnalare dove e quando ci si prende libertà così ampie. Se invece questi problemi non sussistono, la storia è nuova, è "liberamente tratta", l'autore originale è d'accordo, è ben segnalato che ci sono libertà rispetto alla realtà storica, più diversità ci sono e meglio è

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    2. Questione complicata, e tutti abbiamo il nostro "a me va bene tutto MA" (e il salvataggio di balene ad opera di un equipaggio inglese della Reggenza credo che rappresenterebbe anche per me uno dei MA insormontabili); personalmente però, anche se da ragazza ero molto filologica, a forza di guardare opere liriche, in particolare di Wagner, mi sono molto ma molto addomesticata avendo visto davvero molte cose che voi umani. D'altra parte lo stesso Shakespeare era uno che dire che se ne fregava alla grande del contesto storico è usare un giudizio molto morbido, e come non ricordare Macbeth e Duncan che nella scena di apertura raccontano soddisfatti dei nemici che sono scappati davanti al fuoco dei loro CANNONI? Anche i romanzi storici hanno spesso delle notevoli licenze, a volte anche involontarie - e sotto questo aspetto gli unici romanzi storici davvero attendibili sono quelli che sono stati scritti indietro nel tempo e non erano nati come romanzi storici - per esempio Sherlock Holmes ci offre un interessante descrizione della società vittoriana, ma quando arriviamo alle fanfiction arrivano a volte delle vere coltellate al fegato...

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  3. Il colore della pelle in un personaggio di fantasia di un fumetto non dovrebbe creare simili polemiche, credo che sia una scelta che vuole rompere certi schemi. È probabile che il pubblico lettore del fumetto (abituato a vedere il personaggio con la pelle bianca) immagini una perfetta corrispondenza anche nell'attrice che la impersona, però se poi sullo schermo la storia funziona ci si può dimenticare del fumetto...
    Sulle trame storiche invece resto perplessa anch'io, in quel caso l'epoca non è correttamente rappresentata.

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    1. Infatti sono rimasta molto perplessa, ma un sacco di gente è rimasta sconvolta (e scontenta) per il cambiamento! Per le trame storiche credo dipenda dall'intento originale, se si sa che è una storia "liberamente ispirata all'epoca tal dei tali" liberi tutti, se invece ha delle pretese di aderenza, ecco, allora atteniamoci alle fondi. Questo almeno è il mio pensiero

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  4. Io resto dell'idea che bisogna fare un distinguo: nei racconti, citati nel tuo post, riferiti a romanzi d'ambientazione storica precisa, laddove vedo cast raffazzonati e come tu scrivi parodistici, per me è pollice verso. Diversa la scelta riferita a personaggi "entità", come può esserlo appunto Morte in Sandman. Certo, mi si dice che proprio in questa trasposizione non si contano i non binary e i gender fluid. Altro problema che diventa tale se nel racconto originale non si fa riferimento a particolare tendenze sessuali. Per esempio io adoro un personaggio come Orlando di Virginia Woolf, un non binary e gender fluid ante litteram, meraviglioso e creato appositamente per fare di questa caratteristica la spinta motivazionale di tutta la sua storia. Laddove la scelta è immotivata, se non serve ai fini della narrazione, non vedo perché "forzare". Perché alla fine sembrano personaggi finalizzati alla rappresentazione del fenomeno piuttosto che funzionali alla storia.

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    1. Per Sandman in particolare bisogna tener conto che l'adattamento è stato supervisionato dall'autore. Un conto è fare Persuasione con il capitano che va a salvare le balene e le nobildonne di colore che fanno tour a sfondo erotico in Europa, senza poter sapere cosa ne avrebbe pensato la povera Austen (idea mia, tutto il male possibile) e un conto è avere l'autore che ci mette la firma e la faccia. Per il gender fluid, quello è sempre stato un marchio di fabbrica di Sandman fin dalle origini, una delle prime storie (esordisce negli anni '80) in cui essere gay o etero o chissà che altro era solo una delle tante caratteristiche di un personaggio e non quella che più lo caratterizzava. No sono andata a contare uno a uno se i personaggi non binary siano aumentati rispetto al fumetto, ma a occhio non credo, anzi, una coppia che non ricordavo essere tale, andando a rileggere il fumetto si è proprio rivelata una coppia.

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