venerdì 5 aprile 2013

Scrittevolezze - La verità è una questione di immaginazione


Il Comune di Briga Novarese mi ha chiesto di occuparmi di una serie di incontri sulla lettura e la scrittura che si terranno a partire da oggi per sei venerdì dalle 20.30 alle 22.30 presso la Biblioteca di Briga Novarese. L'ingresso è libero e gratuito.

Da cosa avrei mai potuto iniziare se non dalla frase di apertura del mio blog?

"Stenderò il mio rapporto come se fosse un racconto. Perché ho imparato, quand'ero bambino, sul mio pianeta natale, che la Verità è una questione di immaginazione"
Con queste frasi inizia il mio romanzo preferito della mia autrice preferita, La mano sinistra delle tenebre, di U.K.Le Guin.
Non è, come potrebbe sembrare, un inno al relativismo morale. Per capire cosa intende, passerò subito ad un'altra citazione, di cui non serve ricordare l'autore.

Noi leggevamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

....

Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non leggemmo avante

Paolo e Francesca, se fossero stati interrogati il giorno precedente sull'amore, ne avrebbero dato una dotta definizione consona alla loro epoca e alla loro istruzione. Erano innamorati e non sapevano di esserlo.
Leggono di un personaggio immaginario, Lancilotto e del suo amore per Ginevra. Attraverso l'immaginazione sperimentano i sentimenti di Lancilotto come fossero i loro. Attraverso l'immaginazione riescono a dare un nome all'emozione che provano e arrivano a una Verità su loro stessi. Una Verità così tangibile e sconvolgente da cambiare le loro vite e causare la loro morte.

E' questo il potere della narrazione, inarrestabile e pericoloso.
Tramite una narrazione noi non apprendiamo in modo menmonico e intellettuale, ma, tramite l'immaginazione, in modo emotivo.
Da migliaia di anni si legge l'Iliade. Non ci dice nulla sulla storicità della guerra di Troia. Ma quando Ettore spiega a Andromaca di dover combattere pur sapendo che verrà sconfitto e che sua moglie verrà fatta schiava, ecco abbiamo scoperto una Verità sulla guerra. La stessa che ritroviamo nelle scarne poesie di Ungaretti, che non ci spiegano nulla della prima guerra mondiale, ma in due parole accostano i soldati alle foglie (riportandoci tra l'altro all'Iliade) e noi le scopriamo vere.

La narrazione ha a che fare con queste verità e per questo va maneggiata con cura.
Chrétien de Troyes, l'autore che probabilmente Dante aveva in mente scrivendo il canto V è di fatto colpevole della morte di Paolo e Francesca? Eppure, di tutti i personaggi dell'Inferno, Paolo e Francesca sono gli unici che non riusciamo a immaginarci felice - e separati - in Paradiso.
La scoperta della verità, si diceva, è sempre pericolosa.
Né l'autore ne ha il pieno controllo. Chrétien de Troyes voleva intrattenere annoiate dame di corte francesi, non causare drammi in Italia. Ma un romanzo, come ci ricorda U.Eco nelle Postille a Il nome della Rosa, è un generatore di interpretazioni. A seconda del lettore, un testo apparirà noioso o rivoluzionario, banale o sorprendente.

Come lettori, quando apriamo un libro ci avventuriamo in una landa inesplorata. Soli con le parole scritte non potremo trovare altri che noi stessi, ma guardarci attraverso lo specchio di vicende altrui potrebbe mostrarci lati inediti e sconvolgenti di noi stessi.

Come autori, scrivendo ci prendiamo enormi responsabilità.
Leggere è un'operazione faticosa e dispendiosa in termini di tempo. Scrivendo chiediamo ai nostri lettori di rinunciare a altri pezzi della loro vita. Scrivendo chiediamo a lettori di confrontarsi con verità che non sono sotto il nostro pieno controllo.
Non abbiamo alibi, in questo. Chrétien de Troyes scriveva un genere che oggi definiremmo fantasy, letteratura di puro intrattenimento a base di amore e magia. Tramite quelle storie Paolo e Francesca hanno scoperto l'amore e trovato la morte.
Il mio maestro di critica cinematografica diceva che ogni movimento di camera è una questione etica.
Scrivendo la scelta di ogni parola è una scelta etica. Stiamo chiedendo a un lettore che non possiamo conoscere di abbandonare per un istante la propria vita per raggiungere, forse, consapevolezze che avrebbe voluto evitare.

2 commenti:

  1. galeotto fu il libro, caspita davvero, un pezzo incredibile hai proposto, in bocca al lupo per questa esperienza di cui puoi andare ben fiera.
    sandra

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