martedì 26 agosto 2014

La figura dell'eroe - Scrittevolezze


Chi è l'eroe?
L'eroe, nella mitologia classica è il figlio di un essere umano e di un essere divino. È quindi, fin dalla nascita una figura di mezzo, è sia un eletto che un diverso. Rifiutato dal mondo divino, spesso oggetto di invidie o di vendette da parte di qualche divinità (si pensi all'ira di Era nei confronti dei figli illegittimi di Zeus) è, nel mondo degli uomini, a suo modo un estraneo.
Ha doti eccezionali, sovrumane, possono essere la forza, come per Eracle, la capacità bellica e la velocità di Achille, ma anche la dolcezza del canto di Orfeo (figlio di una musa e di un essere umano), ma non è invincibile, né invulnerabile. È, come tutti, soggetto al Fato e, come gli altri uomini, andrà incontro alla morte. Le sue capacità stesse non sempre sono risolutive o possono rivoltarglisi contro. 
Con l'avvento del cristianesimo l'eroe perde la sua origine divina, ma non le sue prerogative che rimangono quelle di essere eccezionale, ma non invulnerabile. Eroe è il Paladino Orlando che primeggia tra i cavalieri di Carlo Magno, ma, tradito da Gano e soverchiato dai nemici, alla fine soccombe. Sempre più spesso gli eroi sono tali anche per il possesso di armi o oggetti eccezionali, come, ad esempio la spada Durlindana di Orlando (e le varie Excalibur et similia). Oggetti che sono desiderati e ambiti anche dai loro nemici. Sottrarli all'eroe, spesso vuole dire privarli di un vantaggio importante.

L'eroe oggi
L'eroe, nella narrativa (in senso lato) è un po' una summa di tutta la tradizione antica e medioevale.
– Può avere un'origine non del tutto umana (Superman) o essere in qualche modo "più che umano" per i più svariati motivi (ragni radioattivi, mutazioni varie...)
– Può avere oggetti eccezionali il cui uso è un vantaggio (Iron Man, il gadget di 007, la pozione magica di Asterix)
– Può semplicemente avere delle doti eccezionali (di intelligenza, abilità d'indagine, di combattimento...) che lo mettono al di sopra dell'uomo comune.
Quello che fa di un eroe un eroe e non una Mary Sue o un Gary Stu è però sempre la stessa ricetta:
L'eroe è eccezionale, ma non invulnerabile e spesso è un diverso all'interno della società
Può non essere riconosciuto dalla società (pensiamo a tutti gli eroi Marvel/DC dalla doppia identità) o, semplicemente avere doti che si rivelano vincenti in determinate situazioni, ma quasi un handicap nella vita di tutti i giorni, oppure ancora avere limitazioni che controbilanciano l'eccezionalità delle sue doti.
Non troviamo gli eroi solo nei fumetti e nei film supereroistici. 
Nel giallo, da Sherlock Holmes in poi, molti dei protagonisti appartengono all'archetipo dell'eroe, spesso sono imbattibili nelle indagini e delle frane nella vita privata, oppure hanno delle limitazioni fisiche/psichiche del più vario tipo. Stesso dicasi nelle storie di spionaggio e d'avventura. Nel fantasy, poi, l'eroe è di casa.

Abbiamo ancora bisogno di eroi?
Dal mio punto di vista di lettrice e autrice di storie di genere, sì, senza dubbio, a patto di essere fedeli all'archetipo di base.
Parteggiamo per l'eroe perché sappiamo che non è invincibile, può essere sconfitto ed umiliato come chiunque altro. Lo ammiriamo perché ha doti migliori delle nostre, ma soffriamo per lui per la sua solitudine / i suoi problemi. Come chiunque altro, l'eroe non può eccellere in tutto, proprio come noi può scoprirsi imbranato nelle situazioni più banali.

Si fa presto a scrivere eroe...
Costruire un eroe non è facile, perché, appunto, il rischio di farli troppo perfetti e trasformarli in Mary Sue/Gary Stu è forte. 
Un'altra difficoltà da non sottovalutare è che, scrivendo di un eroe, bisogna essere ben preparati sulla sua eccezionalità. Se non si sa niente di arti marziali è inutile fare un eroe maestro di karatè, si rischia solo di fare brutte figure!
Inoltre cosa spinge l'eroe a usare le sue eccezionalità? Insomma il nostro super esperto di karatè potrebbe limitarsi a vincere tornei e magari poi passare al cinema, invece di entrare nelle forze speciali per mettere la sua eccezionalità al servizio della comunità. L'inventore geniale potrebbe vendere brevetti e fare la bella vita e le super capacità di osservazione possono essere messe a frutto in attività più lucrose che l'indagine. La motivazione dell'eroe va pensata bene. Può essere un carattere schivo costretto dalle circostanze a sporcarsi le mani o può avere una motivazione profonda.
Attenzione: il trauma infantile con morte dei genitori è ormai stra abusato!
Infine le sue difficoltà che devono essere reali, non qualcosa che "fa figo" e non danneggia davvero l'immagine che noi abbiamo dell'eroe. Inoltre deve essere sempre qualcosa di plausibile, motivato dalla storia personale dell'eroe.
Infine, l'eroe non ci deve per forza spiattellare la sua triste storia. La possiamo scoprire poco a poco o, da lettori, ignorarla del tutto. L'importante, come sempre è che l'autore abbia le idee chiare.

Tenar e i suoi eroi
Come dicevo, non disdegno leggere e scrivere di eroi.
Oltre a Sherlock Holmes, uno dei miei eroi preferiti è Miles Vorkosignan, un altro "alto potenziale" con intelligenza e talento tattico da vendere, ma imprigionato in un corpo deforme e fragile e nato in una società che disprezza ogni forma di debolezza fisica.
I miei protagonisti spesso sono eroi, anche quando non si chiamano Sherlock Holmes.
Padre Marco, il mio prete investigatore, ha sicuramente una memoria, delle abilità logiche e un'erudizione eccezionale. È costantemente minato dal dubbio, su se stesso, sulla sua vocazione, sul suo coraggio, che poi spesso è la spinta per mettersi alla prova o ficcare il naso dove non dovrebbe.

Quasi sono i vostri eroi letterari preferiti? Tra i vostri personaggi ci sono degli eroi?

20 commenti:

  1. Rispondo in breve, anche se ho apprezzato molto come al solito il tuo post articolato e preciso. Mio eroe preferito: Ellery Queen, ha un'intelligenza e una capacità di analisi davvero fuori dal comune, ma è assai vulnerabile. No, non ci sono eroi tra i miei personaggi. Bacio Sandra

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    1. Sì, devo proprio colmare la lacuna Ellery Queen prima o poi...

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  2. Ce n'è attualmente uno in edicola nei gialli mondadori a soli 4,50 o 4.90 euro. S.

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  3. Mica facile creare l'Eroe con la maiuscola. Io per ora me ne sono tenuta lontana, forse perché non mi è mai capitata un'idea che lo contemplasse, forse anche perché mi piace di più fare emergere il lato eroico nelle persone comuni. Il tuo Padre Marco è un ottimo eroe, di quelli che piacciono anche a me. Ho letto "La roccia nel cuore qualche settimana fa", e devo dire che mi ha lasciato un ottimo sapore!
    (I genitori morti suscitano un vero "vade retro" negli addetti dele settore. Che peccato, sono così comodi certe volte...)

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    1. Io e Padre Marco felici!
      E, sì, i genitori morti sono tanto comodi, però, poveretti... Come età, poi, mi sa che siamo più vicino a loro che agli eroi, come non parteggiare per loro?

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  4. Personalmente, da lettore \ spettatore,mi piacciono molto gli eroi "non vincenti", o meglio quei personaggi che spesso non vedono riconosciuto il proprio eroismo. Persone che, forse, di prerogative "eroiche" ne hanno poche ma che alla fine fanno qualcosa di eroico. Penso ai gregari fedeli e silenziosi ma assolutamente risolutivi con Sam Gamge, a quelli sottovalutati e bistrattati (a volte con ragione) ma che alla fine con la caparbietà portano a casa il risultato anche se non viene a loro riconosciuto alcun merito (stile Ispettore Coliandro), penso a quei personaggi che non si prendono mai sul serio anche perchè oggettivamente non possono farlo (John Crichton di Farscape, che sulla Terra è un ingegnere aerospaziale ma che nello spazio profondo ci mette 10 minuti per aprire una porta) penso a quei personaggi che fanno il loro dovere (quello che gli impone la loro coscienza) sapendo benissimo che del loro sacrificio nessuno saprà mai nulla (Bernanrd Wiseman di Gundam "War in the pocket"). Con questi personaggi lego subito, poiché tra me lettore \ spettatore e loro si crea un vincolo forte: in quanto divento depositario della profondità del loro gesto e dei loro meriti; tutti sanno che Ercole e Superman sono grandi eroi, ma in pochi conoscono la vera grandezza di un eroe silenzioso che fa il gesto e poi va via senza prendersi gli applausi o che magari vede i meriti del suo operato attribuiti ad altri, ma in fondo va bene così.

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    1. Oh, sì, Mist, concordo (anche se non conosco War in the pocket)! È mille volte più eroe Sam di tutti gli altri (sopratutto di certi stregoni che al momento utile hanno sempre un impegno da un'altra parte...). Anche la mia Tenar a cui ho rubato il nome è della stessa pasta.
      Ho letto da qualche parte, poi, che l'eroe è colui che sa che andrà in contro alla sconfitta, ma va avanti lo stesso.

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  5. L’Eroe al giorno d’oggi è l’uomo comune. È quello che combatte contro le insidie della vita. Contro i problemi di lavoro. Contro questioni sentimentali complicate. Contro il fantasma dell’esaurimento nervoso che, tacitamente, insidia tutti noi. Io adoro l’ispettore Michele Ferraro dei gialli di Biondillo. Li ho letti TUTTI (per ora, sono sei) proprio per il suo essere “sfigato”, ma comunque sempre vincente.
    Anche i miei eroi sono così: pieni di paturnie. Ma, dopo mille ricadute, ci riesco. Cerco, nelle mie storie, di renderli il più possibile “normali”, ma senza banalizzarli. Nel post di cui ti accennavo ieri parlerò anche di questo. :)

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    1. L'uomo comune, così come lo descrivi tu, ha una sua malinconica poesia che, se resa, lo rende indimenticabile.
      Io spesso l'eccezionalità ce la caccio dentro, i miei personaggi a volte hanno lavori davvero strani o hanno caratteristiche particolari che li rende dei diversi. Mi piace che osservino la società un po' da fuori, senza riuscire a farne parte al 100%. Chissà, magari è il lato un po' snob del mio carattere che viene fuori a tradimento...

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Anche io cerco di fare così, ricordandomi che "comuni" non significa "mediocri" e che anche l'individuo più normale può avere elementi che lo rendono unico. Ho un personaggio, ad esempio, che ha fatto fatica a terminare gli studi perché pigro e svogliato, ma ha l'orecchio assoluto ed un talento naturale per la musica che lo aiuteranno nella carriera.
    p.s. anche io sono un po' snob. Credo capiti a molti scrittori. Anche questo sarà argomento di un post, probabilmente la prossima settimana

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  7. Forse oggi la figura dell'eroe, greco o marvel che sia, ha un po' il fiato corto. Chi crede ancora che le radiazioni possano, anziché uccidere, trasformare un individuo perfettamente mediocre in un super-eroe?
    Forse oggi va un po' più di moda l'antieroe. Vale a dire quell'individuo perfettamente normale che, nonostante tutto, si ritrova nei panni dell'eroe pur non volendolo. Non ha doti eccezionali, non ha super-poteri, né genitori divini, eppure a un certo punto decide di "scendere in campo", di varcare la soglia diceva Vogler, e si ostina fino a lasciarne le penne o a trovare una soluzione ai suoi problemi. Ai problemi di tutti.
    Un tempo avevamo bisogno di eroi, oggi, non essendocene più, abbiamo bisogno di antieroi che si sostituiscano ai fratellastri divini. Come dire: levatevi, adesso facciamo da soli! ;)

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    1. L'antieroe ha tutta la mia simpatia. Tuttavia non mi sembra che gli altri se la passino male, né al cinema, né in letteratura. Forse è la voglia di sognare, chissà. Di certo un tratto di eccezionalità non dona né la felicità né il successo assicurato. In caso contrario avremmo la Mary Sue di torno. E quella è un'altra storia (molto meno gustosa).

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  8. Con padre Marco ho cominciato a fare conoscenza stamane in metropolitana... ;-)

    Per quanto riguarda gli eroi, ormai il rapporto con il “divino” si è talmente logorato che gli eroi sono quelli della porta accanto, come hanno già detto altri commentatori. Ciò non toglie che io ami moltissimo la figura dell’eroe, colui che si trova davanti ad ostacoli apparentemente insormontabili, e per cui deve attraversare una trasformazione, in primo luogo interiore. Mi è molto cara la figura di Sir Galahad, cui è ispirato il titolo del mio blog. E, facendo mente locale sul fantasy, mi è sempre piaciuta la figura di Frodo ne “Il Signore degli Anelli”: non è un mago, non sa combattere, non ha capacità strategiche, non è robusto, non ha doti eccezionali insomma. Però è lui il portatore dell’anello, lui il solo che può compiere l’impresa. Quindi l'eroicità sembra proprio nascere dal cuore, più che dalla forza muscolare.

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    1. Io e padre Marco emozionati!
      Per il resto il tuo commento mi fa pensare: Frodo è un eroe o un prescelto? Il prescelto è un altro archetipo, che può o no sovrapporsi all'altro. Non necessariamente un eroe, ma un predestinato o "scelto da altri", appunto, per farsi carico di qualcosa. E a quel punto, se sei un prescelto e non un eroe, devi tirarti su le maniche e darti da fare...
      Per quanto riguarda Galahad non è un po' troppo perfettino?

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    2. Per quanto riguarda padre Marco, a fine lettura passerò il romanzo anche a mio marito (è lui il vero sommeiller di gialli, in famiglia!).

      La tua osservazione a proposito di Frodo è molto acuta: in effetti, pensandoci, potrebbe essere più un prescelto o eletto che un eroe vero e proprio. Comunque Frodo a mio parere non incarna nemmeno l'uomo comune nonostante la sua mancanza di doti magiche o guerresche, perché, a suo modo, è davvero speciale. Ricordo la scena iniziale nel film dove si trovano a Gran Burrone, tutti litigano, lui cerca di richiamare l'attenzione e nessuno se lo fila.

      Di Sir Galahad ho sempre pensato che sia più un "cercatore" che un "cavaliere senza macchia e senza paura"... forse il vero perfettino della combriccola è proprio re Artù! ;-)

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    3. Nuuuu. Mi fate venire voglia di scrivere un post su questa cosa!
      Bilbo, Frodo e altri Hobbit della Contea sono eccentrici. Pur avendo la solidità morale degli Hobbit sono anche "insofferenti" allo stile di vita e vogliono viaggiare.Per questo sono ostracizzati (proprio come dice Tenar in questo bel post, l'Eroe non è mai adeguato!). Frodo era perfino orfano. Quindi si sentiva proprio un pesce fuor d'acqua e da alcune cose si capisce che era sulla strada della depressione cosmica. Quando ha avuto la possibilità ha osato darsi un senso. Il gesto eroico c'è stato, è stato nel momento in cui ha lottato contro il proprio senso di inutilità, e prova a darsi un senso attraverso un sacrificio. Si assume una responsabilità (è lui che si offre) per dare valore alla sua esistenza. Per questo sino alla fine c'è sempre l'idea che la farà finita buttando anche se stesso nel vulcano. Non è mai una sfida contro Sauron, si vede. Ci si chiede sempre se e quando Frodo cederà contro se stesso.
      Credo sia una bellissima figura eroica. Il male, che è l'anello, infatti ce l'ha addosso, è "in lui" e se lo porta dietro. Non può toglierselo e o lo domina, o ne verrà distrutto. E' un eroe che deve affrontare un nemico dentro.

      Cavolo, si vede che mi ha appassionato?

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    4. Convinta! Frodo promosso a eroe a pieni voti. Ammetto di avergli sempre preferito Sam e, più in generale, le malinconie e gli errori degli uomini.

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    5. Evviva! Allora non ci rimane che attendere il post di nuvoleprensili sul personaggio di Frodo.

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    6. Inoltre proprio a Frodo risulta impossibile il ritorno alla vita normale dopo avere compiuto la sua missione. Il viaggio dell'eroe gli ha lasciato un segno indelebile (ben simboleggiato dalla ferita alla spalla), perciò può continuare a vivere soltanto in un mondo diverso, e deve partire. E' un prescelto-eroe, perché potrebbe rifiutare il ruolo che le circostanze gli presentano, ma non lo fa.

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