Oggi parliamo degli Antagonisti, i cattivi della storia, o, quanto meno, coloro che si oppongono ai nostri eroi.
C'è proprio bisogno di un cattivo?
Tolkien, ne Lo hobbit dice giustamente che a parlare dei periodi felici si impiega giusto qualche riga.
Qualsiasi storia nasce da un conflitto e quindi da un qualcuno che si oppone a un qualcun altro o a un qualcosa.
Qualsiasi storia, quindi, pone degli ostacoli al proprio protagonista. Non è detto, ovviamente, che questi ostacoli prendano la forma di un personaggio.
Ci sono storie in cui è il protagonista stesso il peggio nemico di sé stesso e non fa che cacciarsi nei guai. Altri in cui sono fattori esterni e inanimati, le convenzioni sociali, la lontananza, la malattia, a mettere in difficoltà i protagonisti.
Vi sono inoltre tutta una serie di storie dove l'antagonista non è affatto il cattivo, anzi, è solo un personaggio che il caso o la scelta hanno posto sul fronte opposto rispetto a quello dell'eroe. Ettore è senza dubbio l'antagonista di Achille, ma di certo non è il cattivo.
Io scrivo gialli e quindi è quasi inevitabile che ci sia un antagonista, anzi, un cattivo vero e proprio, con il quale colui che indaga deve fare i conti.
Anche da lettrice, tuttavia, prediligo le storie dove ci sia un antagonista forte. Anzi, me ne viene in mente più d'una in cui è il cattivo a fare tutta la differenza. Due esempi su tutti: Il silenzio degli innocenti e Dracula.
C'è bisogno di cattivi per le nostre storie?
Dipende dalla storia, ovviamente.
Io sono dell'idea che una disgrazia, al massimo due, bastino e avanzino in una narrazione. Se la storia è incentrata, come si diceva sopra, sulle pulsioni autodistruttive del protagonista o su degli eventi esterni (malattie, lutti, guerre...) forse non c'è bisogno di rincarare la dose ponendo sulla strada anche un antagonista umano.
Il cattivo, tuttavia, è un espediente narrativo che funziona sempre e svolge nella storia diverse funzioni:
– Fa progredire la storia, ovviamente, dato che pone difficoltà sul cammino dell'eroe.
– Fa risaltare per contrasto le doti del protagonisti. I nostri protagonisti, si sa, non possono essere perfetti. Ma saranno comunque meglio del cattivo di turno, cosa che ci permetterà di apprezzarli, nonostante tutti i loro difetti.
– Portare alla ribalta tematiche disturbanti senza rischiare di finirne risucchiati.
Scegliere e calibrare i proprio cattivo.
Neppure Sauron è cattivo perché è nato così.
Nessuno, neanche i peggiori pazzi criminali agiscono per impulso immotivato. E è improbabile che un qualsiasi cattivo si metta a perseguitare il nostro protagonista senza un perché, per una semplice antipatia.
Quindi ci sono sempre una serie di domande che è bene porsi quando si inizia a progettare il proprio cattivo:
– Qual è il suo obiettivo? C'è sempre un motivo alla base di ogni azione umana. Non è detto che debba essere razionale, però c'è.
– Come è diventato così? Non credo che si nasca cattivi (neppure Sauron...), quindi perché il nostro cattivo è diventato tale? È cresciuto in un ambiente difficile? Ha incontrato le classiche "cattive compagnie"? Ha deciso che pur di ottenere ciò che vuole è disposto a tutto? Diffidate dal trauma infantile, che ormai è abusato...
– Fin dove è disposto a spingersi?Non tutti i ladri farebbero stragi di bambini. Non tutti gli assassini ucciderebbero chiunque. Ognuno ha una sua, più o meno contorta, morale e dei limiti che non vorrebbe superare. Assicuratevi di conoscere quelli del vostro cattivo, anche perché può risultare narrativamente interessante indagare le sue reazioni, nel caso dovesse arrivare a infrangerli.
Dieci sfumature di cattivi.
I cattivi non sono tutti uguali! Ecco elencati dieci cattivi archetipi che potete usare, modificare e stravolgere come vi pare.
Il braccio armato
Non è la mente, è il braccio di qualcuno. È l'aiutante di qualcuno di più potente. Di solito pone un ostacolo meramente fisico, può tentare di ferire, di uccidere o di bloccare in qualche modo il protagonista. Non è detto che agisca di sua sponte e abbia un animo malvagio. Potrebbe essere ricattato dal "grande cattivo" o essere manovrato, avere informazioni sbagliate sul protagonista e pensare di essere nel giusto.
Il cattivo della porta accanto
È la classica persona che "l'occasione ha fatto ladra". Fino al giorno prima conduceva una vita onesta e normalissima, poi un'occasione o anche un tragico errore gli hanno fatto compiere qualcosa di orribile. Può tentare di occultare tale cosa, o, al contrario, commettere azioni sempre peggiori nel tentativo di "uscirne". Può prenderci gusto e diventare un professionista del male.
Fatti di cronaca e film ci danno tutta una serie di esempi di questo tipo.
Il cattivo seducente
Conturba il protagonista e, di riflesso, il lettore. È quel tipo di personaggio che si vede lontano un miglio che ha un doppio fine, eppure non si riesce a resistere al suo fascino. Tira fuori il lato oscuro del protagonista e, di riflesso, del lettore. Perché lo sappiamo che ci vuole morti, ma ce lo porteremmo comunque a letto. A saperlo gestire è un cattivo di sicuro impatto.
Il cattivo intellettuale
Come un ragno al centro della tela, tesse oscure trame, fino a portare il protagonista a un vero duello intellettuale. Difficilmente appare in scena in prima persona e non ha bisogno di essere armato per risultare pericolosissimo. La sua intelligenza e la sua raffinatezza, d'altro canto, lo rendono affascinante e pieno di classe. È il classico cattivo che prima di ucciderti ti offre una cena di lusso.
Il corrotto dal potere
Posto anzitempo in una posizione di potere il senso del dominio gli ha dato alla testa. Oppure tenta ogni volta di fare quello che crede meglio per "un bene superiore", compiendo azioni via via sempre più turpi. Può essere un re, un capitano militare, ma anche il direttore di un'azienda.
Il superiore
È o si crede superiore agli uomini comuni, che quindi sono animali da pascolare (o da macellare). Può essere un vampiro assetato, un alieno in cerca di risorse da sfruttare, ma anche una persona convinta di essere superiore agli altri, che pertanto vanno sottomessi/eliminati.
Solo il più forte sopravvive
Posto sin da giovane in situazione limite è convinto che solo il più forte/il più spietato possa farcelo. Il suo può essere solo un atteggiamento mentale (il padre intransigente che non sopporta segni di debolezza nei figli) o qualcosa di più concreto. Come il superiore ha la granitica certezza di essere nel giusto.
Il disturbato
Qui entriamo nell'infinita casistica della psicopatologia. Ricordiamoci sempre, però, che c'è una logica a cui il criminale folle obbedisce e che anche per lui ci sono dei limiti invalicabili.
Il focalizzato
Ha un obiettivo, magari degnissimo (salvare una persona cara), magari abbietto. La cosa essenziale è che per conseguirlo è disposto a fare ogni patto con diavolo necessario. Può avere una morale ferrea, ma quando si tratta di quell'obiettivo salta ogni freno. In un'altra vita, o in un'altra storia, forse, potrebbe essere un eroe.
Il sicario
Lui non è cattivo. È che lo pagano per esserlo. Può essere la persona più normale e amorevole del mondo, ma non sul lavoro! Che sia un truffatore, un falsario, un ladro acrobata o un killer professionista, ha fatto del male la sua professione. Può essere bravissimo nel suo lavoro o un dilettante allo sbaraglio. In ogni caso, questo genere di personaggio si gioca sulla dicotomia vita normale/vita "lavorativa".
Ovviamente ci possono essere ulteriori mille sfumature di cattivi, perché, si sa, il male ha mille facce.
Tenar e i suoi cattivi
Come avete avuto modo di leggere, a volte ho dei problemi a gestire i miei cattivi, perché sono troppo bravi in quello che fanno e finisce che il lettore li ama, ma io no.
In generale sono affascinata dal "cattivo della porta accanto" da quel quid che può trasformare una persona normale in un assassino.
Cerco invece di evitare "il disturbato", perché lo trovo abusato. Alcune storie di serial killer mi sono piaciute anche molto, ma in generale è difficile che non mi risultino già sentite.
E voi come ve la cavate con i vostri cattivi? Fanno parte di una di queste categorie?
PS: mi scuso per il bel micione in foto, che ha tutta la mia simpatia. Non dubito, però, che le sue prede, potendo, lo classificherebbero come "cattivo".
Alla fine è tutta una questione di prospettiva.
Come ti dicevo nel post precedente, in fondo io amo i miei cattivi perché "ogni scarrafone è bello a mamma sua" (non so se l'ho scritto giusto, che i partenopei mi perdonino). Non posso lamentarmi dei miei cattivi, penso di gestirli piuttosto bene perché mi piacciono per movimentare la trama. Il mio Ghassan principe del Maghreb è un misto tra il cattivo seducente e quello intellettuale, direi. Ha un'ambizione divorante. Poi nella mia saga crociata c'è un altro personaggio, che qui non svelo, che è un cattivo all'apparenza simpatico, ma lentamente roso dall'invidia nei confronti di un amico. Alla fine prenderà una pessima strada! Poi c'è anche un cattivo laido, un re di Gerusalemme, che però compare più avanti.
RispondiEliminaCi sono cattivi a cui anch'io mi sono affezionata, come "la signora della notte" dell'uomo meccanico. Altri mi hanno fatto pena, come l'assassino de La roccia nel cuore, un "cattivo della porta accanto". Per lo più devo dire che svolgono bene il loro ruolo di odiosi e li odio anch'io (alcuni di più, altri di meno).
EliminaQuello che mi manca è il cattivo davvero simpatico, quello che ti fa tifare almeno un po' per lui nonostante tutto.
L'assassino de La roccia ha fatto pena pure a me. Io di solito creo cattivi un po' pirla, passami il termine, non veri malvagi. Per il tipo di genere di cui mi occupo più che altro direi. Bacioni
RispondiEliminaNon ho molta pietà per i cattivi pirla, devo dire, sopratutto se si incasinano la vita e la incasinano agli altri. Il problema è che di persone così ce ne sono un sacco nella vita reale e ho più pazienza con le loro controparti letterarie che non quelli in carne ed ossa.
EliminaHai letto "La ragazza della porta accanto" di Jack Ketchum? Lì c'è un bell'esempio di cattivo della porta accanto.
RispondiEliminaUltimamente in Italia stiamo assistendo a parecchi delitti compiuti da vicini e conoscenti (e genitori...).
Nel mio romanzo il cattivo è il corrotto dal potere.
Sto però scrivendo un racconto per il blog in cui non esiste il cattivo, almeno come figura esterna, quindi dovrebbe essere il protagonista stesso che si caccia nei guai. In un certo senso è così, ma non so se alla fine nella mia storia si possa identificare la figura del cattivo.
Non ho letto il libro che citi, ma mi ispira!
EliminaPer i delitti di cui parli, invece, non so se ce ne sia un effettivo aumento o sia solo un'esposizione mediatica. Fatto sta che esistono e il processo che trasforma una persona irreprensibile in un assassino mi affascina non poco.
Per il racconto, invece, non credo sia un problema. Non è obbligatorio avere un cattivo in ogni storia! Anch'io in questi giorni sto scrivendo un racconto lungo in cui i protagonisti incontrano parecchie difficoltà, ma non c'è un personaggio che si possa definire "il cattivo"
Ti avverto che per leggere quel romanzo devi avere lo stomaco forte ;)
EliminaNon è una storia che ti lascia indifferente.
Mezza salvata, allora!
EliminaL'unico vero cattivo che ho partorito era nel mio primo romanzo, e fa bene a restare lì! A quel tempo non mi era affatto chiaro che ogni cattivo avesse una sua motivazione e seguisse una logica, per quanto perversa. Questo la dice lunga sulla qualità di molti antagonisti nel genere fantasy, che leggevo spesso in quel periodo.
RispondiEliminaSì, il fantasy soffre un sacco di cattivi senza motivazione, il che è spesso un dramma
EliminaSempre utilissimi questi post sui cattivi, mi aiutano molto a riflettere su quel che mi serve per migliorare il mio romanzo. Sto riflettendo su come potrei inserire un antagonista, però oggi mi dai un nuovo pezzo del puzzle, cara Prof.
RispondiEliminaL'antagonista non deve per forza essere una persona, potrebbe essere la situazione stessa, la successione degli eventi a ritardare il fatidico finale.
Per caso hai letto The Beach di Alex Garland? Hanno fatto anche il film con Leo Di Caprio. Se sì, esiste un antagonista in questo libro?
Non ho letto The Beach e ammetto di avere dei ricordi confusi anche sul film. Però, come dici, non necessariamente l'antagonista è una persona. Può essere una situazione o un vincolo estero o interno di qualche tipo. L'importante è che si crei un conflitto e che il protagonista abbia delle difficoltà con cui scontrarsi.
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