mercoledì 2 marzo 2016

Di concorsi e di paturnie

Una delle piante più vezzeggiate di casa mia è un bonsai di ulivo. Il poveretto ne ha passate tante. Acquistato in offerta al supermercato è arrivato a casa che non aveva una bella cera. Poi il gatto si è accanito su di lui, mangiandogli le foglie e scambiando il vaso per la lettiera, col risultato di bruciargli parte delle radici. A un certo punto era rimasta una sola foglia. Come si fa con i casi disperati, ho tentato il tutto per tutto. Ho cambiato vaso e terra, ho tagliato le parti morti e l'ho imbottito di ricostituente. In capo a pochi mesi nuovi rami sono spuntati e poi altri ancora. Adesso, dopo tre anni, è alla sua prima fioritura. La foto non è un gran che, ma i fiori sono minuscoli e la luce non era ottimale.

Li prendo come un buon auspicio, perché è di buoni auspici che ho bisogno.
Da prof precaria attendevo con trepidazione e ansia, ansia, ansia e ancora ansia il concorso a cattedra da poco indetto.
In pratica i fatti sono questi. Ho una probabilità su tre di stabilizzarmi. Ho due probabilità su tre di peggiorare la mia condizione di precariato e anche di perdere il lavoro.
Da lunedì sono aperte le iscrizioni. Il mio istinto sarebbe quello di iscrivermi subito subitissimo, ma i sindacati già avvisano di mal funzionamenti sul sito e consigliano di aspettare. C'è persino il rischio che i primi a iscriversi vedano i propri dati persi. Non è questo il clima più adatto per partire con serenità. 
Tra i colleghi interessati si oscilla tra l'ansia e il panico puro. 
Oggi mi è arrivato il manuale che dovrebbe contenere tutto il programma d'esame. Dovrebbe, perché la fumosità regna sovrana. Per intanto so che ho speso circa 40 euro e che ci sono 850 pagine fitte fitte che mi aspettano.
Sono la prima a rendersi conto che non sto affrontando la cosa con serenità. Da un lato vorrei, a 35 anni, che mi fosse riconosciuta la professionalità acquisita, mi scoccia essere trattata sempre, a ogni nuova svolta o cambio di direzione del governo di turno, una scolaretta da valutare. Mi sembra che tutto il sistema, i corsi abilitanti prima, il concorso adesso, le graduatorie in cui le regole cambiano con la facilità con cui certe donne cambiano scarpe, sia una grande "mungitura" del precario, che, pur di lavorare, paga per i corsi, paga per i libri, paga pure per il concorso (poco, per fortuna). 
Dall'altro non vedo molte alternativa al sottostare a queste regole e al rimettersi di nuovo in gioco, con la consapevolezza che i numeri sono comunque e sempre contro di noi. 
Quindi avanzo verso questo concorso più o meno con l'entusiasmo di un gatto che scopra di essere diretto dal veterinario. Il rischio è che graffi un po' a casaccio chi gli sta intorno.

Ieri ho ricevuto la seconda valutazione sul romanzo, c'è ancora del lavoro da fare, come mi aspettavo. Immagino che da adesso in poi una parte di me vivrà ogni minuto dedicato alla scrittura come un momento sottratto alle 850 pagine di manuale, come un'indulgere in un piacere personale e superfluo.
Oggi è arrivato il programma per lo scambio con la Francia. Dovrei accompagnare i ragazzi nel mese di maggio. Dovrei, perché potrebbero esserci gli scritti proprio in quella settimana, ma le date ancora mancano e non ho potuto dare una risposta chiara alla domanda "li accompagni tu?"
Ci sono altre decisioni che devo prendere, più importanti e più profonde e avere la risposta al quesito "a settembre avrò ancora un lavoro?" sarebbe davvero d'aiuto.

Ci sono tantissime persone più precarie di me. La vita è una cosa fragile, basta un niente, anche banalmente un piede appoggiato male, perché tutti i nostri progetti vadano a rotoli. Però questo costante orizzonte a non più di due settimane avanti inizia a starmi stretto, come abiti da ragazzina in cui ci si ostini a entrare. Sono stufa di dover dimostrare di sapere sempre le stesse cose, che però mi vengono chieste sempre in modo più difficile (anche da un mero punto di vista burocratico) solo per sfoltire la massa dei precari. Che poi, mi chiedo, se da anni lavoriamo, spesso nelle stesse scuole, saremo davvero così troppi e inutili?

Oggi va così, con un post che è solo uno sfogo. Domani nell'ora buca non scriverò un post, inizierò a studiare. Perché poi, mi conosco, lo spazio della lamentela finisce, ci si rimbocca le maniche e si va avanti. Però con sempre meno entusiasmo...

45 commenti:

  1. Intanto pensa che il tuo bonsai di ulivo è fiorito e il mio no :)

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  2. Ovviamente in bocca al lupo!
    Eh, sì, purtroppo la precarietà è una situazione sempre più diffusa non solo tra gli insegnanti... :-(

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    1. Già...
      Però gli alunni meriterebbero davvero un minimo di stabilità in più...

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  3. Buona rimboccata di maniche allora, e in bocca al lupo!

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  4. La vita è una cosa fragile... Quanto hai ragione. Per fortuna ne siamo poco coscienti e riusciamo a vivere ugualmente con serenità i pochi momenti splendidi che ci capitano. Potresti trasformare questa frase in un titolo: La vita è una cosa fragile. Diventerebbe un best sellers...

    Anch’io ho un bonsai; ha compiuto un anno a febbraio… Perde foglie d’inverno e rinvigorisce d’estate. Fa tutto da solo. Ogni tanto mi ricordo di dargli l’acqua. Lo tengo esposto al sole, e per il suo compleanno gli ho regalato un po’ di concime. Finora se l’è cavata. Io, naturalmente, tifo per lui.

    Allo stesso modo, tifo per te. Spero che tu riesca a conquistarti un posto al sole nella scuola italiana. E che il tuo romanzo dia buoni frutti. Per il compleanno, se vuoi, posso regalare un po’ di concime pure a te… magari ti porta fortuna. ;)

    P.S. Quando hai scritto 35 anni, intendevi proprio 35? Cacchio… mi fai sentire vecchio. Io ne ho 38 è contavo moltissimo sul fatto che tu, sì: tu!, fossi più vecchia di me. :(

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    1. Però il mese prossimo ne compio 36... Può aiutare?

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    2. Solo se giri quel sei verso il basso. :P

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    3. Mentalmente ne ho circa 86, va meglio?

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Forse il mio commento esula un po' dal tema, ma riguarda la questione dell'età, che tu hai buttato lì di straforo, ma che assume un peso non indifferente.
    Lasciamo perdere l'astrologia (c'è una congiuntura fra il 1979 e il 1982 che in parte spiega alcuni ritardi), e soffermiamoci su alcuni dati di fatto della nostra generazione. La vita di ciascuno di noi sembra caratterizzata da un rallentamento delle tappe fondamentali della vita, che trent'anni fa avvenivano in media dieci anni prima. Io ho esattamente un anno e mezzo meno di te. Ho avuto il posto fisso a trent'anni. Non sono sposata. Non ho figli. Non ho ancora terminato il mio primo romanzo. Non ho fatto nulla di ciò che "andrebbe fatto" (ma a detta di chi?) e anche ciò che è definitivo come il mio lavoro non è ciò che vorrei, perché spesso le esigenze contingenti ci impongono di mettere da parte le nostre aspirazioni individuali. Questa situazione, anche se trae linfa vitale dal principio del "mal comune mezzo gaudio", porta con sé un'ineluttabile sensazione di fallimento. I successi forse ci saranno, seppur tardivi. Ma il mentale mi dice che la vita mi sta passando davanti, e che forse prima o poi sarà troppo tardi per provare a essere davvero ciò che sono. Però non mollo. Eh no, che non mollo!

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    1. Neanche io mollo, ma inizio a sentire una certa stanchezza fisica, biologica, mi verrebbe da dire. Mia madre insegnava. È entrata di ruolo a 29 anni e io sono nata quando ne aveva 30. Era considerata una mamma anziana e le è toccato in sorte una bambina problematica (dentro e fuori dagli ospedali per i primi anni di vita). Non posso pensare di posticipare tutto di 10 anni, fisicamente non avrei la forza per fare a 40 anni ciò che mia madre ha fatto a 30. Così come già ora non ho più l'agilità mentale di dieci anni fa. Dieci anni fa 850 pagine da studiare sarebbero state niente e anche lo stress da concorso lo avrei metabolizzato in modo diverso. Non possiamo buttare via le nostre energie migliori in un continuo rifare le stesse cose.
      Quindi ecco, sì, si va avanti, ma sempre più versione "gatto dal veterinario"...

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    2. Mi trovi d'accordo al 100%. Mia madre aveva fatto la primina, si è laureata a 22 anni e il giorno dopo la discussione della tesi lavorava già. Certo, la farmacia era di mio nonno, però erano altri tempi, chi usciva dall'università veniva assunto in modo regolare, non con stage e boiate varie. A 23 anni si è sposata, a 29 ha avuto me (anche io ho dovuto girare parecchi ospedali per un problema ai reni per cui si pensava dovessero farmi un trapianto) e a 33 mia sorella. Quando ha divorziato, era poco più grande di me...
      Inutile ripeterci che i tempi sono cambiati. è vero. Ma il nocciolo della questione è che sono cambiati MALE. Un tempo quelli della nostra età erano il perno della società: si usava dire "nel fiore degli anni" per indicare il momento di massima realizzazione, personale e sociale. Oggi invece siamo appena all'inizio del nostro percorso, e questo è davvero triste. I governi del passato ci hanno promesso un grande futuro, poi ce l'hanno tolto e ci hanno detto: "scusate tanto", e questo è davvero vergognoso, è così che si ammazza una nazione.

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    3. Be' anche quando lavori da 28 anni e sai che fino a 70 non andrai in pensione non è che è che sia il massimo :D
      Sandra

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    4. Appunto Sandra, questo crea un circolo vizioso, perché se le aziende devono tenersi delle persone fino a 70 anni non potranno assumere i giovani, che rimarranno tagliati fuori dal mondo del lavoro. Allo stesso modo gli stage e i tirocini tolgono ai giovani non solo la possibilità di guadagnare, ma anche quella di spendere, il che impedisce ai soldi di girare e blocca l'economia.

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    5. Assolutamente sì, Chiara, scappa da sto paese! :D

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    6. Forza e coraggio! Non mi fate intristire più di quanto lo sia già di mio! In qualche modo ci prenderemo con le unghie e con i denti il nostro presente e il nostro futuro, alla facciaiccia di tutti i politici.

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    7. Sicuramente! Non penso sia un caso se ci siamo trovate! ;)

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  7. Nella mia testa mi sono fatta tutta un film sulle tue decisioni + importanti e profonde. Ma a parte questo, mi piacerebbe un post dove analizzi le richieste dell'agente circa i nuovi interventi al romanzo, ti so presa ovviamente non dar peso alle mie parole. La mala scuola miete vittime, io credo sia veramente assurdo dover continuare a provare la vostra professionalità, mi spiace davvero e capisco fin troppo bene l'entusiasmo in caduta libera. E tra tutto complimentoni per il bonsai. ODIO LA GRATICOLAAAAAAAAA Sandra

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    1. Il tuo film potrebbe anche essere esatto, suppongo (prima o poi, quando almeno i tasselli che possiamo decidere noi saranno a posto ne parlerò, penso). I commenti dell'agente sono facilmente riassumibili: "rendi più fruibili le prime 50 pagine" niente di più e niente di meno, a parte che è un giallo e ogni modifica ha degli effetti a valanga sul tutto, quindi non so se valga la pena di farci un post. Ho una partenza lenta e la difficoltà sta nell'accelerare senza bruciare il motore.
      Anch'io odio la graticola!

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  8. Il solo fatto che tu sia ancora lì a combattere per me è degno di lode. Io, dopo la prima iscrizione in terza fascia, mi sono stufata e ho lasciato perdere. Il problema è che ho proprio sbagliato strada. Bleah.
    In bocca al lupo. Spacca tutto, o almeno, spacca lo spaccabile. :*

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    1. A volte penso che anch'io avrei fatto meglio a lasciar perdere... Al momento sono arrivata al punto che ho investito così tanto tempo, energie, soldi e fatica che di mollare non ho proprio voglia.
      Che crepino tutti i lupi ministeriali.

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  9. Conosco una marea di trentenni super qualificati che non capisco cosa diavolo dovrebbero dimostrare a burocrati poco qualificati, pur di lavorare.
    Quando sento parlare della Buona scuola, con le slide che ci dicono quanto è stato fatto di positivo per l'istruzione, mi viene l'orticaria.
    Vivere alla giornata va bene a vent'anni quando si è studenti, ma un paese civile non dovrebbe chiederlo come modalità di vita a chi ha già completato con il massimo dei voti un curriculum di studi in piena regola.
    Helgaldo

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    1. Ecco sì, si diventa dei virtuosisti del vivere alla giornata. Che immagino sia una capacità molto italiana che ogni tanto torna anche utile. Però stanca, stanca un sacco...

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  10. Che situazione, Antonella! Te l'ho detto: ho amiche (anche con qualche anno più di te) che stanno vivendo le tue stesse ansie. È defatigante, hai ragione e anche rimettere mano a libri e studio non è per niente facile.
    Coraggio: è un percorso a ostacoli che prima o poi arriverà a un traguardo.
    Ti auguro presto, prestissimo!
    In bocca al lupo.
    (Per sorridere: mi è venuto un colpo per il trattamento riservato al tuo bonsai all'inizio. Sei riuscita a rimetterlo in piedi alla grande. Per tornare seri: questo è un invito a non gettare mai la spugna!) :)

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    1. Eh, sì, siamo in tanti in questa condizione. Il problema è che invece di farci forza a vicenda ci vediamo come avversari, dato che tutti aneliamo agli stessi pochi posti disponibili ed è terribile augurare un pessimo esito a qualcuno che si stima...
      Comunque sì, in qualche modo faremo tutti quanti...

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  11. Se ti può consolare io a 41 anni ancora non mi sono riuscito a stabilizzare, e, se non mi licenziano domani, dovrei avere uno stipendio almeno fino a giugno ;)
    In bocca al lupo per il concorso, purtroppo sulla scuola italiana sono passati con gli aratri e ci vorranno anni prima che si assesti di nuovo un po'.
    Sai, io un bonsai non ce l'ho però ho una pianta che ha recuperato mia figlia dall'immondizia, qualcuno l'aveva abbandonata e lei si è intenerita, una trovatella insomma, fra l'altro la devo bagnare :)

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    1. Che tenerezza la pianta adottata!
      Eh, sì, la precarietà è un male comune. È il mezzo gaudio che a volte si fa desiderare...

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    2. Tranquillo, io ne ho qualcuno di più e nemmeno io mi sono ancora stabilizzato :)

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  12. Pensa sempre che c'è chi sta peggio :D
    Auguri per il concorso e per le 850 pagine...

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    1. Infatti lungi da me sminuire le difficoltà altrui. Questo è uno sfogo, ogni tanto ci vuole. Insomma, mi metto a lavorare e faccio tutti i concorsi che devo fare. Però che non si dica in giro che lo faccio con piacere!

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  13. Tu sai che sono sulla stessa barca su cui stai navigando (controcorrente) anche tu. Qualche ansia in più e qualcuna in meno, forse, perchè in qualche modo sono sempre riuscita a spendere il mio titolo di studio, che forse permette più applicazioni del tuo, ahimè.
    Rimane il fatto che so perfettamente cosa provi.
    Io spesso mi arrabbio, perchè penso a quanta fatica facciamo noi, che abbiamo dedicato tutta la nostra vita, in un certo senso, all'insegnamento, che ci siamo formate, interessate, abbiamo combattuto, nel mio caso ho rinunciato a un altro lavoro in azienda per perseguire la carriera di insegnante. Che non è una carriera, perchè non diventi ministro dell'istruzione nè preside facendo semplicemente il bravo insegnante. Tutt'al più fino a qualche anno fa c'erano degli scatti di anzianità... Al giorno d'oggi è buona se ci pagano gli stipendi con 3 mesi di ritardo, pensa un po' se uno aspira a una "carriera" nel senso comune del termine...
    Tuttavia fa arrabbiare vedere tante persone nella scuola che danno per scontato il loro diritto ad insegnare, che negli anni sono entrati con estrema facilità nell'olimpo degli insegnanti di ruolo e che si permettono magari di non aggiornarsi, di non fare lezione, di trattare i ragazzi a pesci in faccia solo perchè tanto loro il posto ce l'hanno, mentre noi continuiamo a essere testati, giudicati, rimbalzati, richiamati, trasferiti. Non abbiamo controllo su ciò che insegneremo e, con le nuove assunzioni, spesso non abbiamo controllo nemmeno sul dove.
    E ciononostante siamo ancora qui, a provarci, a lottare. Direi che questa è la nostra vittoria più grande. La forza che abbiamo di perseguire i nostri sogni, i nostri desideri, e che spesso nei nostri alunni, piccoli o grandicelli, non vedo più. Noi sappiamo che non molleremo mai perchè se siamo riusciti ad andare avanti finora andremo avanti a qualsiasi costo. Sappiamo che qualsiasi cambiamento ci caschi sulla testa lo affronteremo e diventeremo liquidi pur di adattarci alle nuove condizioni imposte. Siamo creativi, flessibili, aperti alle innovazioni, resilienti alle critiche gratuite. Amiamo troppo ciò che facciamo per non farlo.
    Certo, forse avremo bisogno di un po' di terapia (psicologica o culturale, a piacimento) ogni tanto, ma siamo troppo dei vincitori morali. Darwin sarebbe molto fiero di noi! :)

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    1. Il tuo commento è bellissimo, a tratti commuovente.
      Inutile dire che lo condivido in pieno. Non a caso ho scelto come immagine i fiori del mio ulivo, che ne ha passate davvero tante e non si è mai arreso. Siamo un po' così noi.
      A volte mi spavento, mi chiedo se arriverà una siccità più lunga delle altre che porterà anche noi a inaridire, ma spero di no, che saremo sempre qui, con le nostre fogli, a volte mal messe, con la nostra fatica, ma con ancora la voglia di farlo, questo mestiere.

      Poi, certo, ci sono giorni come oggi, in cui accendi il computer per studiare e 20000 battute dopo ti rendi conto che hai scritto la fine di un racconto arenato da settimane, ma di pedagogia ne sai meno di prima...

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  14. Hai espresso molto bene la tua giusta disillusione. Spero che comunque tutto (o quasi) giri per il verso giusto, alla fine. Dopo le seicento pagine, ahimè!

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  15. Sono entrata in ruolo nel 2008 e la mia "fortuna" è stata di ottenere l'idoneità nell'ultimo vero concorso per fare l'insegnante, quello indetto nel 1999. Fu un tour de force immane, spalmato su due anni di studio, che finì con l'ottenimento di tre abilitazioni.
    Tutto è cambiato da allora, oggi voi aspiranti insegnanti con posto fisso state vivendo il più assurdo dei boicottaggi. L'obiettivo è quello di depistare, scoraggiare. Me ne dispiace molto perché so che tanti precari meriterebbero una cattedra a fronte di tanti pseudo-insegnanti ormai troppo logorati dal mestiere o semplicemente mai realmente adatti all'insegnamento.

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    1. Certo che anche tu, 9 anni dall'idoneità al ruolo, non proprio una passeggiata, forse però allora non minacciavano di buttarvi fuori a ogni mutar del vento...

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  16. Carissima, concordo con il tuo sfogo, in Italia il precariato è diventato la regola. In alcuni settori della pubblica amministrazione che conosco personalmente si reggono su persone che hanno contratti da precari da oltre dieci anni e sono persone efficientissime che lavorano duramente e reggono uffici sempre più problematici e complessi solo con le loro forze da precari. Io stessa mi chiedo: ma se l'ufficio esiste da sempre e viene richiesto sempre un maggior impegno perchè queste persone devono restare precarie, rischiando perfino di restare senza lavoro a fine anno? Queste cose mi fanno una gran rabbia... Adesso in Italia si sono inventati questa nuova parola "valutazione" ed è diventata una nuova arma per non riconoscere i diritti di chi si è sudato un lavoro con anni di sacrifici, di esperienza e anche di precariato. In bocca al lupo per tutto sinceramente

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    1. Io sono precaria da 9 anni e mi scoccia un po' essere considerata come chi non ha fatto un solo giorno di lavoro. Ma, del resto, non è che ci restino molte altre possibilità...

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  17. Devi studiare un manuale di 850 pagine? Di cosa parla? Poi devi fare un esame?

    Se c'è qualcuno che può farlo sei tu.

    Certo, sarebbe meglio se toccasse a qualcun altro! X_X

    La valutazione del romanzo è stata fatta dalla stessa persona, dopo il lavoro di revisione, oppure hai chiesto una seconda opinione?

    Scusa per tutte le domande... potrei essermi persa qualche post e sono rimasta indietro! :D

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    1. Valutazione romanzo: sì, stessa persona, credo che in caso contrario avrebbe poco senso, dato che ho provato a fare le modifiche che lei mi aveva indicato.

      Il manuale parla di tutto quello che non so: psicologia, teorie pedagogiche, storia dei metodi di insegnamento, legislazione. Ovviamente i contenuti disciplinari sono esclusi, quelli li devi già sapere...
      Sto pensando di darmi, che so io, all'allevamento di lumache, piuttosto che fare questo concorso...

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  18. Valutazione: sei soddisfatta del risultato?

    Manuale: mi sono addormentata solo a leggere l'elenco dei contenuti... molto meglio aprire una lumacheria!

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    1. Non so. Immagino che potendo proseguire a lavorarci con serenità ne potrebbe uscire qualcosa di buono (forse). Così mi sento un po' soffocata dal tutto, ma la scrittura è l'ultimo dei problemi.

      La lumacheria è una tentazione fortissima al momento...

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    2. Il segreto è affrontare una cosa per volta... se riesci, che io di certo non sono abbastanza zen da poterlo fare! :D

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