domenica 18 dicembre 2016

Piovono libri – Zazie nel metrò


Il libro del mese del gruppo di lettura ci ha portato questa volta nella Parigi post bellica, frenetica e surreale di Zazie nel metrò di Queneau.

Ricordavo con immenso piacere un brano di Zazie letto l'ultimo anno del liceo in lingua originale e quindi, pur sapendo che non mi aspettava una lettura semplice, non vedevo l'ora di cominciare la  versione integrale.
In realtà ho fatto una fatica immane a entrare nello spirito del libro e a trovare quel piacere adolescenziale. In parte questo è dovuto sicuramente a una traduzione italiana ormai obsoleta, in parte, forse, a una mente ormai troppo normata che ha faticato a fidarsi delle mille capriole linguistiche e contenutistiche di Queneau. Zazie nel metrò è un romanzo sperimentale e, forse, in quest'epoca di precotti letterari, ci siamo disabituati alla sperimentazione. Ho dovuto riabituare il mio palato, prima di arrivare a gustarmelo.

Zazie è una preadolescente che la madre affida allo zia Gabriel, di Parigi. Ben lungi dall'essere l'adorabile bambina che Einaudi ha messo in copertina all'edizione attuale, Zazie la sa lunga sugli uomini e i loro desideri, vorrebbe fare la maestra per torturare i bambini e, indispettita dal non poter andare in metrò a causa di uno sciopero, non vede l'ora di fuggire dalla sorveglianza dello zio, salvo poi tornare interessatissima per scoprire se Gabriel sia o non sia "ormosessuale".
Zazie si muove in una Parigi di personaggi indefiniti. Indefiniti in quanto non descritti e in quanto loro stessi privi di una loro identità. Si travestono tutti quanti, dallo zio Gabriel, omone che di professione fa "la ballerina col tutù", alla zia Marceline, che sul finale appare con ben altra identità, fino al misterioso personaggio che importuna ogni donna del racconto, che continua a tornare con nomi e identità sempre diverse, ma che ammette di aver dimenticato il proprio. È forse lui la metafora di una Parigi post bellica, i cui invasori tedeschi sono ora orde di turiste, che continuamente si mostra e si traveste, ma ha dimenticato la propria identità.
Il tutto è narrato in un linguaggio che mescola trascrizioni fonetiche di modi di dire, elementi gergali a termini raffinati in un amalgama di alto e basso e una confusione di stili che rende come non mai la frenesia di una metropoli in trasformazione. Non manca, come ha fatto notare una delle lettrici, una solida base classica. Se tutti sono o rischiano di essere solo maschere, non possiamo che essere in una tragedia e della tragedia Queneau rispetta le unità aristoteliche e non lesina neppure i riferimenti Shakesperiani.
Forse questa è la chiave di lettura che più mi ha colpito, emersa al gruppo, Zazie come una tragedia moderna i cui personaggi non sono in cerca di un autore (Gabriel a un certo punto ipotizza di essere fantasia di un romanziere), ma di un'identità in un mondo divenuto un frullatore di lingue e di valori e dove tutti sembrano ossessionati solo dal sesso.
Personalmente ho molto amato il contrasto tra Zazie, ragazzina perduta, che forse è quasi stata violentata e ha visto la madre uccidere un uomo, che copre con la volgarità le sue insicurezze e zio Gabriel. Di tutti i personaggi del romanzo lui è l'unico ad apparire risolto e soddisfatto, omone che ha scelto di fare come lavoro "la ballerina" e ha trovato un equilibrio che a tutti gli altri sembra mancare.
Ho apprezzato anche il continuo giocare col non narrato. All'inizio era indispettita dalla mancanza di descrizioni che mi facevano perdere tra i vari personaggi, ma è sul "vedo non vedo" che si gioca tutto. Stessi personaggi che si propongono sempre con nomi diversi, versioni di fatti non descritti che il lettore non può né accettare né confutare, attese non ripagate, ribaltamenti magistrali di ruoli. Tutto questo, del resto è dichiarato già nel titolo, dato che Zazie sul metrò non ci va mai.

Quella che proprio non ho capito è la scelta di Einaudi. Innanzi tutto mettere in copertina una bimba deliziosa di massimo cinque anni che ha davvero poco a che fare con Zazie. E poi il mantenere una traduzione che ha indubbie punte di genio, ma ormai è datata. Io ho letto in libro in una vecchia edizione (dalla copertina ben più onesta), corredata da una nota del traduttore, Fortini, in cui questi dichiara di essersi ispirato al linguaggio di Gadda. Effettivamente, nella nostra tradizione, non c'è che Gadda da associare a questo plurilinguismo spinto, tuttavia ho trovato questa versione davvero superata. In parte lo stile di Gadda è così unico che a volerlo spalmare su quello di Queneau ne risulterà inevitabilmente un'operazione artificiosa. In parte è proprio vecchia, con riferimenti linguistici ormai al limite dell'incomprensibile per noi che gli anni '50 non li abbiamo vissuti. Servirebbero almeno delle note.
Abbiamo letto anche la versione fumettosa del romanzo, proposta da edizioni Lizard-Rizzoli, che presenta una traduzione diversa, molto più scorrevole e godibile e personalmente ho rimpianto di non aver potuto leggere integralmente il romanzo con questa traduzione.

Problemi editoriali a parte, Zazie nel metrò non è comunque un'opera immediata. È enormemente più sperimentale e spiazzante di qualsiasi cosa scritto di recente che io abbia letto. Non è, però, pur essendo stata scritta da Queneau, un esercizio di stile. Io ritengo che più si chiede al lettore in termini di attenzione e più si deve offrire in termini di spunti e godimento intellettuale. Per quel che mi riguarda Zazie ha mantenuto le promesse.
Voi lo avete letto, cosa ne pensate?
Vi siete imbattuti in opere sperimentali? Quali? Cosa ne pensate?

10 commenti:

  1. Questa estate mi sono scontrata con l'urlo e il furore di Faulkner, che sognavo di leggere da anni perché in qualche modo associato al mio adorato Furore di Steinbeck. Alla fine del primo capitolo, dopo aver capito nulla, mi sono rivolta a Wikipedia,e leggendolo a trama nota mi è parso geniale. Anche qui Einaudi e traduzione del paleolitico.

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    1. Se ne discuteva al gruppo anche in occasione di "Uomini e topi" ci sono alcune traduzioni storiche in Italia considerate intoccabili che però ormai sono davvero datate. Poi magari è una mia percezione e sono io che non mi accontento mai. La nuova traduzione di Spoon River, ad esempio, mi è parsa assai meno bella di quella storica.

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  2. Uomini e topi mi era piaciuto molto nonostante la traduzione datata, forse perchè aiutava a calarsi nell'atmosfera anteguerra... ma l?urlo e il furore lo trovo davvero quasi illeggibile, nonostante la modernità dei contenuti. Spoon river, come tutti i testi poetici, trovo che sia quasi improponibile se non in lingua originale. Le traduzioni in rima dei testi poetici mi paiono sempre tirate per i capelli, quelle non in rima prive del 60% del fascino dell'originale.

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    1. Hai ragione, ma meglio una traduzione che non approcciarsi affatto a certa poesia. Alcune traduzioni, poi, sono opere poetiche loro stesse, come quelle dei lirici greci di Quasimodo. Poi, non so, sarà una questione affettiva, la traduzione di Spoon rive della Pivano a me è sempre piaciuta molto.

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    1. Secondo me dovresti recuperarlo, anche considerando le tue riflessioni sul romanzo. Se conosci bene il francese in lingua originale.

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  4. "Zazie nel metrò" mi ha sempre incuriosito proprio per via della copertina, che a quanto dici è del tutto fuorviante. Proprio per questo motivo la identificavo come un'opera per bambini o ragazzini. Avevo letto Gadda, e devo dire che avevo fatto una gran fatica a finirlo. A causa dell'impasto linguistico ci avevo capito ben poco, a partire dalla storia gialla. "L'urlo e il furore" di Faulkner mi ha fatto quasi andar via di testa per quanto è difficile; siccome poi sono masochista, l'ho riletto una seconda volta subito dopo. Una terza proprio no, però!

    In generale non amo molto le opere sperimentali. Mi sembrano un po' materia per addetti ai lavori.

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    1. Anch'io, devo ammettere, mi aspettavo una storia più tenera, senza questa ossessione per Zazie come oggetto sessuale (che per altro mi ha molto stupito in un libro degli anni '50). Penso che la copertina andrebbe cambiata, anche perché lo trovo un romanzo da riscoprire, che vale l'attenzione che richiede al lettore.
      PS: certo che dopo questi commenti eviterò come la pesta "L'urlo e il furore"

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    2. Mi pare che anche Lolita sia più o meno della stessa epoca quindi può darsi che ci sia un filone del periodo su questo tipo di relazioni.

      In verità la trama del l'urlo il furore è davvero intrigante e mia madre lo ha letto tipo quattro o cinque volte quindi un suo perché lo sa di sicuro...

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    3. Santo cielo, scusate i refusi da cellulare, ma il succo del discorso credo emerga

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