sabato 19 maggio 2018

Battiti d'ala di farfalla che modificano in tutto


Battesimo pupattola: fatto
Corso per neo immessi in ruolo: terminato
Gita: fatta
Documentazione per l'anno di prova: quasi terminata
Verifiche di fine anno: quasi terminate.

Torno anche al blog, grazie per la pazienza di avermi aspettato. Immagino che d'ora in avanti andrà così, momenti in cui riesco a stare sul web in maniera più o meno regolare e momenti in cui è meglio desistere e aspettare tempi migliori.

Tra le cose che ho fatto in questi ultimi tempi c'è stata anche ultimare (quasi) la scrittura privata. Ora sono in trepidante attesa del secondo giro di produzione da parte delle altre persone coinvolte.

Da questa esperienza credo possa nascere tutta una serie di post per il blog, perché è stata particolare e intensa, a tratti quasi troppo intensa. 
Ne sono nati momenti di riflessione anche profonda, di certo più profonda di quella che poi è finita sulla pagina scritta.

Oggi, però, racconto solo un aspetto tecnico. Sulla costruzione dei personaggi.
Qualche tempo fa andava parecchio di moda, anche solo a livello divulagativo, la matematica dei sistemi complessi, la famosa teoria del caos. Quella del famoso esempio "una farfalla sbatte le ali in Australia e in America si scatena un nubifragio". Esempio per altro scientificamente poco accurato, ma che dà l'idea di come in un sistema complesso un elemento in apparenza insignificante possa scatenare grandi cambiamenti globali.

Noi lo abbiamo visto in azione in campo narrativo.
Questo nostro non è stato un gioco pre impostato, ma una genesi spontanea a partire da una base comune, genesi radicata probabilmente in motivi assai diversi in ciascuna di noi.
Però, se fosse stato un gioco, avrebbe avuto delle regole ferree: storie ambientate nel mondo reale in un determinato settore sportivo (e quindi con alcuni punti fermi e comuni di location e tempistica), personaggi dati ma con passato e motivazioni in gran parte da costruire.

Personalmente temevo il rischio sovrapposizione. Io sento di voler raccontare questa storia, ma sarà simile all'altra, la mia sarà scritta peggio e vorrò morire. Oddio, questo cosa, "la mia sarà scritta peggio e vorrò morire" c'è ancora. C'è anche "questo pezzo è meraviglioso, vorrei averlo scritto io".
Però le storie non sono uguali. I personaggi divergono, anche di tantissimo, pur avendo degli archi narrativi per certi versi obbligati.
Percorrendo a ritroso il lavoro di costruzione abbiamo visto le ali delle farfalle sbattere.
Strane convergenze: il personaggio X non è figlio unico (nulla di ciò che era pre impostato ci parlava della sua famiglia), ma per me è il maggiore di quattro fratelli, per qualcun altro è l'ultimo. Questo cambia il suo senso del dovere verso la famiglia, la propria percezione di sé. Ha una mente analitica. Studia? Cosa studia? Quanto influisce questo sul suo modo di essere? Risultato finale, il mio personaggio non sta bene dove sta, ma lo trattiene il senso del dovere, il suo gemello di un altro universo parallelo sta bene dove sta. Presumibilmente, non abbiamo ancora tratto tutte le fila, le azioni e le conseguenze delle azioni saranno molto diverse.

A parità di evento inevitabile per motivi narrativi intrinsechi (giocando con la realtà sportiva ci sono appuntamenti inevitabili, rischi prevedibilissimi ma inevitabili e almeno una cosa che di certo almeno uno dei nostri personaggi avrebbe tentato di fare) le reazioni possono essere divergenti.

Un narratore, temo, deve essere un po' pazzo e passare parecchio tempo a parlare con gente che non esiste di cose che non racconterà. Nel mio racconto non c'è nulla sull'infanzia dei personaggi, se non brevissimi accenni. Ma è chiaro che una personalità lì si forma. Piccoli particolari divergenti e di nuovo portano a reazioni diverse.
Sarebbe stato comunque inutile, almeno nel mio caso, raccontare il pregresso. Io lo conosco, il mio personaggio lo conosce e suppongo che agisca di conseguenza. La mia non era e non voleva essere in nessun caso la triste storia di atleti che vengono da infanzie difficili. Il fatto che una cosa non venga raccontata non vuol dire che un autore non la conosca.
Il confronto ha reso questo più evidente e mi ha mandato campanelli d'allarme quando mi sono trovata magari a dire "no, il mio personaggio non farebbe mai così, ma non so perché". Ecco, "non so perché" non va bene per un'autrice. È stato poi un viaggio davvero interessante il capire perché il mio personaggio avrebbe in determinate circostanze fatto una cosa e l'altra versione dello stesso personaggio nello stesse circostanze ne avrebbe fatta un'altra. La risposta stava nel sommerso non raccontato, ma pensato, nei battiti d'ala di farfalla.

Alla fine, credo, anche noi persone vere siamo così, la somma delle grandi e piccole scelte, dei grandi e piccoli eventi, del contesto in cui viviamo. Due gemelli separati alla nascita, portati in ambienti simili ma non uguali, che percorrono vite parallele ma non coincidenti alla fine svilupperanno inevitabilmente caratteri e comportamenti magari simili ma non sovrapponibili.

Tutto ciò, a livello narrativo, non influenza solo la trama, il ciò che succede, ma anche lo stile, la tessitura del narrato. Ecco che il punto di vista di un personaggio, secondo una versione era ricco di citazioni cinematografiche e di un certo cinema d'autore. Senza perdersi in mille spiegoni, veniva fuori un personaggio dai gusti raffinati con evidentemente degli studi pregressi. Nella stessa situazione la mia versione dello stesso personaggio avrebbe pensato a pubblicità di riviste patinate. Questo influenza lo sguardo, il lessico, persino la sintassi di un brano scritto tenendo una terza persona focalizzata o una prima persona.

Per certi verso credo che questo sia stato uno dei più intensi laboratori di scrittura a cui abbia mai partecipato. Mi ha messo in crisi, mi ha portato a immergermi molto profondamente in personaggi a cui mi sono accostata all'inizio in modo giocoso e che mi hanno invece dato inaspettati pugni nello stomaco. Ma penso mi abbia reso molto più consapevole e portata più a fondo in una parte essenziale del lavoro di scrittura.

6 commenti:

  1. La vita reale è più importante di quella virtuale. Non sempre si ha tempo per aggiornare il blog. Un po' di pausa fa anche bene.

    Non ho ben capito, ma già dalla volta che ne parlasti della scrittura privata. Che poi mi pare sia stata condivisa con altre persone. Avete scritto insieme per pubblicare o per esercitarvi? Scusa, ma non ho capito.

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    1. Solo per il puro gusto di farlo, né come esercitazione né come futura pubblicazione. Tutto dalla semplice domanda "e se...?". Non abbiamo scritto insieme in tre abbiamo scritto la nostra versione di una stessa storia, una quarta ha preso il via per qualcosa di completamente diverso.

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  2. Molto interessante questo parallelismo dei personaggi, ogni scrittore lo immagina a suo modo, l'approfondimento psicologico connesso alla sua infanzia e al suo vissuto è fondamentale per capire le differenze. Mi sembra molto stimolante questo vostro esperimento di scrittura privata, sicuramente un'esperienza da cui trarre bellissimi spunti.

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    1. Molti spunti. Di solito le cose che scriviamo sono molto diverse tra loro e quindi non c'era mai stato un confronto così diretto e stimolante.

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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