mercoledì 6 maggio 2020

Racconti nel tempo del Coronavirus/10


E finalmente si tornò ad uscir di casa.
In attesa di poter tornare dagli amici a due gambe ci si consola con quelli a quattro zampe. Questa foto è stata scattata questa mattina, a circa un quarto d'ora di cammino da casa. Sono venuti i vitellini, le galline e i cavalli a salutarci. Un vitellino si è dilungato a chiacchierare con mia figlia in mucchese stretto, mentre la cavalla bianca ha accettato molto signorilmente la nostra mela. Ieri siamo andati a trovare i "congiunti onorari" ovvero i quattro asinelli dello zio. Al rientro la piccola ha fatto il lavoretto dell'asilo: mettere in un barattolo qualcosa che rappresentasse l'emozione del momento e il barattolo è stato tutto riempito di un bel giallo gioia.

Certo, non è proprio tutto gioioso in questa "fase 2". Qui, nel Piemonte non ancora al riparo dai contagi, tutti mi sembrano muoversi con grande cautela, tra restrizioni e problemi pratici. Con il rientro al lavoro la gestione dei figli è ancora più difficoltosa, in pratica le uniche opzioni sono: trascurare la sicurezza e mandare i bambini dai nonni, lasciarli a casa da soli se sono più grandicelli, rimanere a casa rinunciando allo stipendio. Chi come me cerca di barcamenarsi tra telelavoro e prole inizia a pensare alla casalinghitudine come un sogno. Va bene tutto e ci si adatta. Ma immagino che molte giovani coppie in questo momento stiano decidendo di non avere figli o di non farne un secondo, semplicemente perché se l'unica opzione possibile in caso di emergenza è rinunciare a uno stipendio la cosa diventa impraticabile.
Lo so che torno spesso su questo tema, ma sono piuttosto arrabbiata.
Ieri parecchie nonne sono passate con nipotini davanti al cancello di casa e (a distanza) mi hanno detto che sono disposte ad ammalarsi pur di permettere ai figli di lavorare. Non mi sembra davvero che possa essere questa una via praticabile. So perfettamente che ora le scuole non possono aprire in sicurezza, ma ci devono essere delle alternative praticabili (congedi simil maternità, par time alternati, servizi di baby sitteraggio a prezzo calmierato magari per occupare gli studenti universitari, insomma, qualcosa).

Io mi barcameno come posso, inizio a desiderare in modo morboso la fine della didattica a distanza, che pure, una volta capiti i fondamentali, funziona e dà anche soddisfazioni insperate. Sono solo stanca, di una stanchezza che ormai si accumula su altra stanchezza che sta su altra stanchezza. Ora sto facendo pausa dopo un pomeriggio di riunione. Nel mentre ho placato un pianto disperato, steso la pasta per la pizza per la cena e ritirato le lenzuola. E tutto questo è stato possibile solo perché il mio super marito ha preso appositamente ferie. Se no, come è successo ieri, avrei fatto lezione con la bimba in braccio, parlando per altro di un argomento notoriamente adatto alla prima infanzia: gli effetti della bomba atomica (ovviamente non ho potuto far partire il filmato che avevo preparato e che conteneva parecchie immagini crude). Non riesco neanche a immaginare quanto siano stanchi i genitori in situazioni più complicate della mia, con spazi ristretti o bambini che necessitano di attenzioni speciali.

Inutile dire che scrivere non è neanche un'opzione considerabile.
Per fortuna ho scritto in passato. Ho inviato un racconto a un concorso e magari proverò a far partecipare un romanzo a una selezione. Intanto proseguono anche le pubblicazioni con Delos Digital.
Settimana prossima esce l'ultimo racconto della mia mini saga fantasy Fino alla morte e oltre
Ecco qua la copertina.
Ne sono molto contenta. Sono contenta di aver trovato questa fotografia, che credo esprima appieno il cuore del racconto. In ogni copertina precedente c'era una spada. Infilzata nel terreno, gettata tra le foglie, in mezzo alla tormenta. Ora la spada è impugnata, le decisioni sono prese. Tuttavia la fotografia è molto cupa.
Ecco, questo credo sia necessario dirlo. Non aspettatevi un lieto fine. Questa è una storia di amori impossibili e di scelte che hanno prezzi di pagare. Lo è fino alla fine. 
A volte, l'unica cosa che si può fare è del proprio meglio. Anche se non è sufficiente.

Settimana prossima, per il lancio ufficiale, vi potrò dire qualcosa di più!

9 commenti:

  1. Ieri sera ho sentito una frase davvero emblematica: l'Italia si è ritrovata a essere una enorme Taranto da anni combattuta tra lavoro e salute. Non possono non esserci soluzioni alternative, devono trovarle. Se la donna lascia il lavoro perché magari se la cavano con 1 solo stipendio e poi, se il marito perde il lavoro? Nessuno può essere al riparo oggi. O se si separano?
    Sono pronta a soffrire dunque per la fine della saga, la copertina è stupenda, ma tutte lo erano in effetti.

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    1. L'aspetto politiche famigliari è un po' un disastro. C'è anche molto astio, con risposte come "se non volevi occupartene non dovevi fare figli". Speriamo tutti di uscirne, ricordandoci che siamo tutti parte della stessa società, ci servono i talenti di tutti e nessuno è sacrificabile.
      Quanto al racconto. Beh, sì, questa volta c'è da soffrire, almeno un po'

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  2. A un quarto d'ora da casa hai quella natura rigogliosa? Ammetto che provo un po' di invidia (nel senso benevolo del termine ;-)
    In bocca al lupo al tuo nuovo libro, ti auguro di trarne tantissime soddisfazioni!

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    1. Un quarto d'ora con figlia al seguito, anche meno a passo di adulto. Vivere in campagna è una fortuna adesso. Il giardino non è un lusso, gli anziani fanno l'orto, i bambini hanno spazi per correre in sicurezza e nei boschi puoi anche sederti su un tronco caduto senza incorrere nelle ire di nessuno.

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  3. Vivi in un posto bellissimo. La città è un’altra cosa: anch’io a meno di tre minuti (ma non a piedi: a piedi saranno venti, circa) ho un grande parco, eppure neanche in questa fase 2 ho voglia di andare a fare una passeggiata lì. Mi succede una cosa strana: non ho più voglia di fare cose fuori casa: a parte la spesa, esco pochissimo e, quando lo faccio, mi apparanoio se penso di essere fermata da qualche forza dell’ordine, dovere dimostrare la legittimità dell’uscita, mostrare autocertificazioni e mascherine... In casa, le videolezioni dei miei figli cominciano a stancarli, il grande si avvicina agli esami di stato con un rammarico incolmabile... È tutto un po’ così: non ci lamentiamo, però qualche effetto della pandemia comincia a pesare.
    Un applauso per la tua nuova pubblicazione.

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    1. Per ora qua è tutto molto tranquillo, il nostro è il comune più piccolo della provincia, quindi davvero ci si conosce quasi tutti. Alla sera adesso usciamo tutti e tre per cercare margherite nei prati, incontriamo spesso un carabiniere che ci saluta con gentilezza. Vedo che la gente ha preso l'abitudine di fare una chiacchierata stando in mezzo alla strada e parlando con chi è in cortile (quindi almeno a 4 metri di distanza). Vivere in campagna è stata una scelta non sempre comoda (mio marito ha un'ora di viaggio per raggiungere l'ufficio), ma in questo momento è la nostra salvezza.

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  4. Le scelte di questo periodo sono difficili, quando non impossibili. Una nonna che conosco ha con sé la nipotina di otto anni da tre mesi, perché i genitori devono lavorare e senza scuola non ce la fanno a tenerla. Non posso nemmeno pensarci. (Che meraviglia quel prato con i cavalli! Anch'io vivo in un ambiente bucolico, ma non ne ho mai abbastanza.)

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    1. Chi lavora in ambiente a rischio e ha genitori in salute ha spesso deciso di isolare nonni e nipoti, senza mai poter andare a trovarli. Nella fase 1 è stata una decisione saggia ad esempio per le coppie di medici o infermieri, ma non si può andare avanti così ad oltranza.

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  5. Essere circondati da una natura così bella è consolatorio, per il resto la didattica a distanza con la bimba piccola in braccio è un'impresa faticosissima, così come altre forme di smart working (smart per chi non si sa, forse per il datore di lavoro). L'altro giorno ero in riunione con una collega, mi ha raccontato che in questi mesi ha potuto lavorare grazie alla baby sitter che stava l'intera mattina con i suoi due bambini, ed era anche fortunata ad avere la baby sitter...
    Penso che la maggioranza della gente non si renda conto della situazione lavorativa in generale, quando sono tornata dal parrucchiere mi ha chiesto: "allora si è riposata in questi due mesi?" Io ho risposto che non ho smesso di lavorare neanche un giorno! Poi gli ho spiegato le difficoltà di lavorare in smart working da un giorno all'altro, non credo però abbia capito...complimenti per la nuova pubblicazione!

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