giovedì 9 luglio 2020

Dall'altra parte della barricata



Tre anni fa, a inizio estate, mi muovevo verso Cattolica come finalista del Gran Giallo Città di Cattolica, il premio letterario che tutti vorrebbero vincere (non l'ho vinto, ma già andare in finale è una gran cosa).
I motivi? 
Tanto per dirne uno ne ho conosciuto l'esistenza ben prima di iniziare a scrivere gialli perché sull'antologia scolastica di uno dei miei primi anni di insegnamento c'era un racconto che aveva vinto questo concorso. La giuria di qualità, poi, è di quelle che fanno gelare il sangue solo a leggerne i nomi. Almeno un mio racconto, almeno una volta nella vita, è stato letto da Franco Forte, Valerio Massimo Manfredi, Carlo Lucarelli, Andrea Pinketts. È già, nel suo piccolo, una cosa da raccontare ai nipoti.
Quest'anno il Myfest mi ha regalato un'altra esperienza di quelle da mettere nel cassetto speciale della memoria, anche se non so se ai nipoti interesserà mai, dato che ho fatto parte della pre giuria.
I pre giurati sono quelli che fanno la prima selezione. Dalle schede di tutti i pre giurati usciranno i dieci racconti finalisti tra cui la giuria di qualità, quella dei nomi che fanno gelare il sangue, sceglierà il vincitore.

Devo dire che in quest'anno strano e straniante questa è stata una delle esperienze più peculiari, che ho approcciato con non poco timore.
A causa del Covid e di tutte le incertezze che questo 2020 si porta dietro i tempi erano piuttosto nebulosi, ma grossomodo era ovvio che coincidessero con quelli degli esami di terza media on line e quindi già mi vedevo schiacciata  tra due impegni soverchianti la cui vera mole si era rivelata solo all'ultimo momento. Non sono stata schiacciata, anche se poco ci è mancato, ma la lettura dei racconti si è rivelata la parte divertente della missione (quasi) impossibile "sopravvivere a giugno 2020".

Le considerazioni che si possono fare sono molte e, nel mio caso, anche parecchio frammentate, perché nei mesi scorsi devo aver lasciato in giro parecchi neuroni.

La prima, che parrebbe ovvia, ma forse non lo è, è l'assoluta serietà del sistema. Non avevo idea di chi leggessi, tutti i racconti mi sono arrivati in forma anonima. Dovevo compilare una scheda cercando di valutare vari aspetti e questo mi ha aiutata ad analizzare i testi in modo diverso. Non ho ancora idea di chi siano i finalisti, ovviamente tifo per alcuni racconti, ma sopratutto sono curiosa di scoprire se per caso ho letto qualche autore che conosco. Nel caso sia accaduto, non l'ho riconosciuto.

Se c'è una cosa che ho toccato con mano, è che scrivere non è una cosa semplice.
Il livello era alto. Il giallo secondo me è un genere che scoraggia i principianti, perché è necessario tenere le redini della struttura narrativa ben strette. Inoltre i grandi nomi spaventano. Non si partecipa al Gran Giallo se non si pensa di avere un Gran Giallo.
E tuttavia è dannatamente difficile riuscire a mantenere alte tutte quelle voci che fanno di un racconto un gran racconto. In 40000 battute avere una trama solida, dei personaggi memorabili e una scrittura con qualche guizzo non è banale. Io, ad esempio, sono una lettrice che si innamora dei personaggi e mi sono innamorata di personaggi che stanno in racconti che con grande probabilità non andranno in finale. Uno in particolare mi è rimasto nel cuore, anche se lo stile del racconto era ancora acerbo. Così come ci sono stati racconti davvero ben scritti che si sono sfilacciati nel finale. Idee geniali non così ben sviluppate.
Così da un lato in moltissimi racconti c'era almeno un aspetto intrigante, ma in moltissimi casi mi è rimasto il rimpianto di non veder quell'aspetto valorizzato come avrebbe meritato.
Perché è difficile. Questo spero mi aiuti davvero nella scrittura a valutare l'importanza di non perdere di vista niente. Coerenza narrativa, originalità nella trama, personaggi memorabili, ambientazioni ben narrate, lo stile giusto per la giusta storia. È terribilmente facile perdersi per strada anche solo uno di questi aspetti.
E le valutazioni sono spietate. 130 e passa racconti sono pochi. Il concorso a cui sono più affezionata a livello emotivo (non me me vogliano gli altri), RiLL, naviga sui 400 partecipanti. Un solo vincitore. Una decina di finalisti. Immagino che le altre selezioni a cui un testo deve necessariamente accedere per essere pubblicato, non siano meno dure.
Mettiamocelo in testa. 
Scrivere è difficile.

L'impaginazione è come l'abito. Non fa il racconto o il monaco, ma sicuramente bendispone o meno il valutatore. 
Ho cercato di non farmi distrarre o innervosire da un'impaginazione "creativa". Siamo stati tutti alle prime armi, tutti siamo andati per tentativi ed errori. Però è innegabile che 20 pagine word in corpo 9, fitte fitte, senza dei paragrafi, con i dialoghi poco individuabili affatichino chi deve leggere. E il lettore affaticato magari, se deve giudicare un testo, non è un grande alleato per l'autore.
Ecco, se dovessi dare un consiglio a un esordiente, alla luce di questa esperienza, direi:
"Non trattare il tuo valutatore come fosse il tuo nemico".
Semplificagli la vita, rendi il tuo testo leggibile. Fai in modo che possa respirare. Fai in modo che si capisca chi sta parlando, chi sta pensando. 
Arieggia il tuo racconto come faresti con una stanza chiusa, Fai circolare l'aria tra i paragrafi.

Leggere così tanti racconti ha anche fatto emergere alcuni luoghi comuni, non credo della narrativa gialla, ma dell'Italia. Cose che in effetti già sapevo, ma che ha toccarle con mano fanno più impressione.
I protagonisti femminili sono una netta minoranza. Ma veramente pochi, a occhio uno su dieci. Se in Italia si immagina una persona che indaga, la si immagina per lo più uomo.
In compenso le donne sono state molto gettonate come assassine, in barba a ogni statistica sui crimini violenti in Italia.
Ammetto che questa cosa mi ha colpito. Non che abbia problemi con la presenza di assassine nella narrativa gialla. Mi ha colpito la sproporzione. Poche a indagare, molte a uccidere.
Così come mi ha rattristato scoprire che quasi chiunque abbia problemi psicologici o psichiatrici sia un potenziale assassino.
Questo non ha molto a che vedere con la qualità dei racconti. Ci sono racconti bellissimi con donne assassine con evidenti (o meno) problemi psichiatrici.
Mi ha colpito la ricorrenza. È evidente che in Italia chi è in cura per disturbi psichiatrici è ancora visto con sospetto e questo un po' mi ha intristito. Non credo sia un problema solo italiano. In effetti di romanzi in cui un personaggio positivo o comunque non negativo abbia problemi psichiatrici me ne vengono in mente, ma non sono molti.

Uno stereotipo che invece mi ha fatto molto ridere è quello dello (o, più raro, della) "sposato per sbaglio". Il detective, maresciallo, commissario o similare tutto preso dall'indagine di turno e che veniva braccato dalla consorte che gli ricorda l'imminente vacanza/il compleanno del figlio/l'anniversario di matrimonio/la cena a due. Tutte cose che lui (o, più raramente, lei) aveva ovviamente scordato che che cerca in ogni modo di svicolare, magari obbligando dei sottoposti a recuperare/recapitare regali. Insomma, miei cari detective, se il vostro unico amore è il lavoro, cosa siete convolati a nozze a fare?
Anche in questo caso, ci tengo a precisare, non ha nulla a che vedere con la qualità dei racconti. Ci sono ottimi racconti con degli "sposati per sbaglio". È che dopo un po' che questo tipo di personaggio si ripresentava ho iniziato a riderci un po' su.

Infine devo dire che ho ammirato davvero il coraggio di tutti quegli autori che si sono avventurati in un racconto storico. Intanto in 20 cartelle è difficilissimo calare il lettore in un'epoca passata, sopratutto considerando che ci doveva essere un morto di mezzo. E poi perché può sempre capitare il valutatore pignolo. Io sicuramente ho dato poco peso a sviste di altro genere, ma da brava archeologa sui racconti storici ho controllato tutto. Tutto. E quindi, al di là della classifica un plauso a quei racconti (ce ne sono) in cui la prof pignola che è in me non ha trovato niente da eccepire.

L'unico vero rammarico di quest'anno è che al Myfest e quindi alla premiazione del Gran Giallo non ci potrò andare.
Quando sono stata contattata avevo fatto i miei calcoli. Il festival coincideva con gli ultimi giorni di riunioni di giugno, a lezioni finite. Avevo religiosamente tenuto uno dei tre preziosissimi giorni di permesso a cui i docenti hanno diritto al di fuori delle sospensioni scolastiche (più altri tre di emergenza) da utilizzare. Avevo già provato a far dormire la figlia dai nonni. Insomma, anche se impensierita dalle quasi 6 ore di viaggio che mi separano da Cattolica, chi mi avrebbe fermato? Il Covid, ovviamente.
Il festival è stato posticipato, andando però a impattare con l'unica presunta settimana di ferie dell'estate (a cui non crederò davvero finché non ci sarò). Potrei fare una toccata e fuga di un giorno, ma guidare sei ore per fare 6 ore di festival e rimettermi in viaggio nella notte non è cosa.
Mi scoccia. Tanto.
Perché altri membri della pre giuria li conosco via social e sarebbe stata davvero una grande occasione per una chiacchierata.
Perché i Grandi Nomi che Fanno Gelare il Sangue vale sempre la pena di ascoltarli.
Perché il vincitore del Premio Tedeschi di quest'anno, a cui inizio a fare i complimenti, che verrà premiato a Cattolica, è un amico di social ormai da anni e lo stimo davvero tanto.
Scoccia.
Ma oggettivamente se riuscirò a uscire dall'anno del Covid con questo come rimpianto più grande, vuol dire che mi sarà andata alla grande.

6 commenti:

  1. Allora hai letto anche il mio di racconto 😉

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  2. A meno di trascorrere la settimana di vacanza a Cattolica. Non è un'opzione proponibile?
    Molto interessanti le tue puntuali analisi sul concorso che è stra celebre. Complimenti x essere stata selezionata in pre giuria

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    1. Non se la settimana è già stata prenotata (e in parte pagata) dall'altra parte d'Italia. È stata comunque un'esperienza bellissima

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  3. E' un bel risultato davvero trovarsi in finale in un concorso così prestigioso. Anche come parte della giuria, c'era di che sentirsi in buona compagnia.

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    1. Beh, io ho partecipato alla pre giuria, quelli che hanno passato i racconti migliori alla giuria vera e propria. Ero comunque in buona compagnia, dato che conosco e stimo alcuni degli pre giurati.

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