lunedì 18 ottobre 2021

La finestra di Orfeo – Letture


 

Sto trascurando il blog in modo indegno.

Questo principalmente perché Ottobre, che teoricamente potrebbe essere il mio mese preferito, è denso come melassa, è difficile muoversi dentro quando sempre nuove incombenze arrivano ad avvilupparmi con i loro tentacoli da polipo. C'è anche da dire che alcune cose su cui intendevo scrivere dei post sono state spostate. In ogni caso, non passo da qui da troppo tempo.

Con la promessa (che probabilmente non manterrò) di essere più assidua, oggi vi propongo un approfondimento su un manga storico (in tutti i sensi, perché datato e perché appartiene al genere storico) attualmente in corso di ristampa.


Riyoko Ikeda

La finestra di Orfeo

Riyoko Ikeda era nella mia testa "Quella di Lady Oscar" (o, meglio quella de Le rose di Versailles) e quindi mi sono avvicinata a quest'opera con un misto di attrazione e repulsione. Attrazione perché mi attendevo uno sguardo illuminante sul periodo storico trattato (Germania, Austria e Russia subito prima della Grande Guerra), repulsione perché temevo l'effetto minestra riscaldata. Esteticamente, infatti, Julius, la protagonista di quest'opera, è identica a Oscar e, come lei, è una donna cresciuta come un uomo. Forse, nel raccontare di quest'opera, è il caso di partire da qui.

Di donne in abiti maschili

Non so cosa attragga davvero la Ikeda nel raccontare di donne cresciute come uomini, ma so che la sua è un'indagine pungente, approfondita e dagli esiti tutt'altro che scontati. 

Tutti, più o meno, anche se solo grazie alla serie animata, conosciamo Oscar, quella cresciuta in ambiente militare perché "suo padre voleva un maschietto". Oscar cresce quindi per essere un soldato. Ama essere un soldato. Prova una vaga tristezza per le donne in generale e per sua madre e le sue sorelle in particolare che non hanno avuto la sua istruzione e non hanno la sua libertà. Quando viene delusa in amore, non perché mascolina, ma perché lui è innamorato di un'altra, un'altra con cui Oscar non può competere, essendo la regina, reagisce cercando di essere ancora più uomo. Abbandona il suo posto privilegiato nelle guardie reali, entra nella guarnigione di Parigi, si guadagna con le armi in mano il rispetto della truppa e le vengono aperti gli occhi sulla condizione della popolazione francese. I drammi di Oscar sono dovuti in minima parte al suo vivere da uomo e il suo ruolo di soldato le calza a pennello, al punto che appena decide di diventare "la donna di André" si mette a capo di un gruppo di disertori, facendo (e facendo fare al suo uomo) la fine che sappiamo. 

Julius è fatto di tutt'altra pasta. Julius odia essere considerato un maschio. Lo fa perché è obbligata e, in fin dei conti, per denaro. Suo padre ha avuto solo figlie femmine. Per un erede maschio è disposto a sposare l'ultima amante e intestare a quest'ultimo tutti i suoi averi. Pertanto la madre ha cresciuto la figlia come un maschio, ingannando tutti. Julius, divenuta adolescente, accarezza l'idea di rivelare la propria identità, ma poi si fa due conti e desiste. Come Oscar la sua condizione gli dà accesso a un'istruzione e una libertà inimmaginabili per una donna, ma Julius non ne gode, si strugge per gli abiti di trine mancati. Ha una sorella maggiore intelligente, che ha la capacità di guidare gli affari di famiglia, ma, in quanto donna, può solo se a capo di tale famiglia c'è un uomo, non può ereditare la parte maggiore degli averi e finisce per rimanere zittella. Julius se ne fa beffe, senza rendersi conto di guardare in una sorta di specchio distorto. L'amore non le manca, perché nel giro di breve ben tre suoi compagni di studio al conservatorio scoprono il suo segreto e si innamorano di lei. Tre bravi ragazzi, per altro, pronti a difenderla. Eppure Julius si strugge.

Lo strano specchio Oscar/Julius è uno dei punti di fascino della serie che, proprio nel paragone diventa uno dei più profondi ragionamenti sul genere e sulla femminilità in cui mi sia imbattuta. Un'analisi in cui, alla fine, l'unica conclusione a cui si può arrivare è che ogni individuo è un universo intero e che solo in parte l'istruzione e l'ambiente può plasmare. Il padre di Oscar voleva l'ufficiale perfetto, ha ottenuto una donna soldato dal libero pensiero che diventa rivoluzionaria. La madre di Julius vuole che sua figlia faccia tutto pur di ottenere l'agio economico. Otterrà una creatura priva di buon senso, fragile e disposta a tutto pur di inseguire la propria idea d'amore. 

Un dramma novecentesco dove ognuno è maschera

L'altra cosa che colpisce è quanto quest'opera sia immersa nella cultura mitteleuropea di primo novecento. Julius nasconde la propria identità, ma non è certo l'unica. Non c'è nessun personaggio che non nasconda, almeno in parte, almeno per un periodo, la propria identità. Ricapitolando brevemente. Julius all'inizio della storia è adolescente e studia piano in un conservatorio. Né il preside né il professore di pianoforte sono chi dicono di essere. Il suo migliore amico per mantenersi suona in una taverna sotto valso nome. Il ragazzo di cui si innamora è un esule russo sotto falso nome. Gran parte dei primi volumi è occupata dall'indagine di Julius per scoprire chi fosse davvero suo padre, cosa centrasse con un atroce delitto del passato. Insomma, non c'è un singolo personaggio che non si nasconda. Ma non lo fanno per alti ideali.

Questo è un dramma borghese in cui si mente per sposarsi bene, per difendere o accrescere il proprio patrimonio, per opportunità politica. Non ci sono alti ideali. Persino i patrioti russi sembrano non aver scelto il proprio destino, lo hanno ereditato o è stato loro imposto. Julius decide di mentire per difendere i propri acquisiti privilegi, ma non è né migliore né peggiore degli altri. Ognuno dei personaggi ha lampi di grandezza o di romanticismo brevi e spesso fatali in una vita di meschinità. L'impressione generale è che Oscar e André, se passassero da queste parti, prenderebbero tutti a ceffoni. In quella storia c'erano gli eroi, con i loro drammi epici, qui ci sono esseri umani, che si dibattono nel fango.

Ne Le rose di Versailles cedevano i corpi. André perdeva la vista, Oscar si ammalava di tubercolosi. Qui cedono (anche) le menti. Grazie al gruppo di lettura ho di recente letto due romanzi di Arthur Schnitzler e ho trovato moltissimo di questo autore viennese amico di Freud ne La finestra di Orfeo. Le fatali indecisioni di Julius mi hanno ricordato moltissimo quelle della Signorina Else. Del resto Julius come Else sono poste dai loro genitori in una situazione insopportabile che finisce per spezzarne la mente. Else, invitata dai suoi genitori a sedurre un riccone per salvare il padre dai debiti, è terribilmente simile nei suoi vaneggi a Julius. La Ikeda si è immersa in modo magnifico nell'atmosfera di inizio novecento e pur non accennando direttamente a nessuna opera di quel periodo affonda nei temi tipici dell'epoca, l'indagine sull'inconscio, il tema della maschera, la disgregazione dell'io, con una maestria strabiliante.

Allo stesso modo i disegni urlano Art Nouveau da ogni tavola. Klimt è un riferimento costante nelle illustrazioni. Qui non ci sono i pantaloni a zampa di elefante e i fondali post napoleonici de Le rose di Versailles. Questa è un'opera che non si concede ingenuità e che fa quasi paura nella sua accuratezza.

La musica

Nei primi volumi l'azione si svolge nel conservatorio di Ratisbona. E la musica è tutt'altro che un sottofondo. La Ikeda è anche cantante lirica. Sa di cosa parla e si vede. Non solo sono moltissime le opere citate, i rimandi qui sono costanti e troppo vari perché io li possa riconoscere tutti. Di certo ci sono pagine di questo manga in cui sembra quasi di sentire la colonna sonora. In questo contesto è curioso come Julius spicchi per mancanza di talento. I suoi innamorati sono rispettivamente il pianista e il violinista più talentuosi del conservatorio. Lei no. Suona il piano senza vero trasporto. Quello che davvero manca a Julius è una vocazione che la spinga a costruire la propria vita intorno a qualcosa di più solido del sogno per un amore impossibile.

La finestra di Orfeo è, quindi un'opera che consiglio senza se e senza ma.

Non è un'opera facile, il fatto che sia un manga degli anni '70 non vi tragga in inganno. Ma tra le molte letture di questo periodo è forse quella che più mi ha portato a interrogarmi e mi ha spinto alla riflessione. 

Ah, dimenticavo, se volete leggerla, non tralasciate i fazzoletti. Vi ricordate come finiva Lady Oscar? Sì? Qui le cose non possono certo andare meglio, anzi...

Chi invece volesse leggere una cosina mia scritta per divertimento, può dare un'occhiata qui

6 commenti:

  1. Nascondere la propria identità fin dalla nascita porta inevitabilmente a qualche scompenso mentale, credo sia troppo sostenere una parte forzata così a lungo. Mi sembra un manga molto interessante, un modo piacevole per “studiare” la storia...

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    1. Sì, la forzatura della propria identità pesa molto a Julius anche se, come accadeva a Oscar, c'è una rete di persone di cui si può fidare che conoscono il suo segreto. Forse, però, non si accorgono di altro (c'è da dire che il suo migliore amico ha fette di salame particolarmente spesse sugli occhi). E di sicuro è un buon modo per ripassare la storia!

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  2. Dunque la Ikeda ha inventato un nuovo personaggio molto assomigliante. Beh, immagino, il confronto è costante e inevitabile. Mi stupisce di queste autrici (ci metto anche le Mizuki e Igarashi autrici di Candy) la loro profonda conoscenza del mondo occidentale. Riuscire, da orientali e quindi appartenenti a tutt'altra cultura, a "rifare" questo mondo è davvero molto difficile. Il romance è sempre appassionante in mani così raffinate. Non potrò mai dimenticare il mio incontro con lei, di persona, a un Romics di diversi anni fa.

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    1. La cura con cui le mangaka ricostruiscono la storia occidentale fa impressione! Ho in casa anche Cesare, un manga dedicato a Cesare Borgia. Ricordo di averne acquistato il primo numero a Pisa e proprio a Pisa era ambientato. Premesso che il centro storico della città è cambiato ben poco da allora, ho riconosciuto le singole case rappresentate, avrei potuto aggiungere senza problemi i numeri civici odierni!

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  3. Interessante! Non conoscevo altre opere dell'artista, decisamente un manga non semplice nelle tematiche ma decisamente appassionante nella trama da quello che sembra :)

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    1. Mi sta piacendo davvero molto, estetica dei personaggi a parte, è molto diverso rispetto a Le rose di Versailles.

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