giovedì 28 luglio 2022

Le rose di Versailles vs Lady Oscar


 In questo torrido luglio ho iniziato e cancellato un certo numero di post. I motivi sono molteplici, ma uno è stato centrale. Un fatto che non potevo ignorare e per cui mi sono resa conto di non avere parole.
È mancata una mia alunna. Ex alunna a essere precisi, ma dopo tre anni a incontrarla tutti i giorni i due anni trascorsi dall'ultimo giorno di scuola media per me non contano. Come prof non avevo mai affrontato il lutto diretto e mi sono trovata impreparata, del tutto incapace di usare le parole con cui ogni giorno lavoro.
Non posso, semplicemente non posso, parlare di lei e dello strazio di vedere una vita spegnersi per malattia a sedici anni.
Posso tornare a usare le parole ora, per scrivere qualcosa che lei, sempre interessata durante le ore di storia e appassionata frequentatrice del mio laboratorio di fumetto, potrebbe apprezzare.
Per quel poco che può valere, Angelica, questo post è scritto pensando a te.

Le rose di Versailles

Giunta quasi al termine della monumentale opera di Riyoko Ikeda, La finestra di Orfeo, mi sono detta che era arrivato il momento di affrontare la lettura del suo manga più famoso, quel Le rose di Versailles del 1973 da cui è tratta la famosissima serie animata Lady Oscar.
Non lo avevo mai fatto per paura. Per me lady Oscar è stata un'opera fondamentale. Come credo tutta la mia generazione è stato il primo approccio con tutta una serie di tematiche "adulte". Non solo Lady Oscar ha contribuito al mio amore per la storia, è stata la prima narrazione da me incontrata che ragionasse sui ruoli di genere, che parlasse di pedofilia e violenza sessuale. Chi della mia generazione non è stato traumatizzato da André che strappa la maglietta a Oscar, dalla morte di Charlotte, data in sposa a undici anni, dalla stessa tragica fine dei protagonisti? 
Sapevo per altro che l'autrice del manga non era soddisfatta della resa della serie animata. Com'era possibile? Insomma, per me Lady Oscar non si poteva toccare e il manga non lo volevo leggere temendo chissà quali delusioni.

Invece nessuna delusione.
Il manga è datato. La ricostruzione storica è impeccabile negli eventi, ma approssimativa nei disegni (le divise con i pantaloni a zampa di elefante!). I personaggi sono spesso eccessivi nei loro drammi. Tutto vero. Però! È una lettura molto scorrevole che in poche vignette riesce a trascinarti nella narrazione, restituire la sensazione di un'epoca. L'immersione nello spirito del tempo, poi è molto più raffinata di quanto avvenga in molte altre narrazioni storiche. I personaggi ascoltano musica del loro tempo, leggono la letteratura del loro tempo, ci si immedesimano e, più o meno inconsciamente modellano il loro comportamento in base a quelle influenze culturali. Nonostante io non sia più la ragazzina che piangeva disperatamente per la morte di André e di Oscar ho dovuto tenere un pacchetto di fazzoletti a portata di mano. Personaggi eccessivi oppure no, i momenti lacrimuccia non sono affatto mancati!
Ma perché l'autrice è scontenta della trasposizione animata?

Le rose di Versailles vs Lady Oscar
La differenza macroscopica tra manga e serie animata è di impostazione ed è evidente già dai rispettivi titoli. Chi è la protagonista di Lady Oscar? Oscar, è evidente, la bambina su cui il padre "mise un fioretto e un fiocco blu", cresciuta come un maschio per diventare un membro delle guardie reali. Ne Le rose di Versailles le protagoniste sono, ovviamente, Le Rose. Non solo Oscar, quindi, ma anche Maria Antonietta, Rosalie e Jeanne. Tutti personaggi presenti anche nell'anime, ma che nel manga sono protagoniste alla pari, quattro figure femminili diversissime che in modo diversissimo reagiscono agli eventi che porteranno alla Rivoluzione. Ma non è questo, ovviamente, ad aver indispettito la mangaka. 
Le differenze, quelle serie, riguardano la resa dei personaggi, a partire da Oscar.
Oscar
La sorpresa più grande della lettura è stato scoprire che la Oscar del manga è un personaggio diverso.
Ricordate la donna che vive come un uomo, che vuole essere indipendente come un uomo, che reprime i propri sentimenti femminili perché femminili e che arriva ad allontanare il fido André perché "voglio dimostrare di valere quanto un uomo senza il tuo aiuto"? Non c'è.
Oscar nel manga cresce come un uomo, viene instradata alla carriera militare, ma è molto più consapevole di se stessa. Sa di non poter compete con gli uomini su un piano prettamente fisico e, pertanto, sa quanto André l'aiuti e non smette mai di ringraziarlo per questo. Sopratutto è consapevole di una femminilità che non rinnega mai, se non di sfuggita, solo di fronte all'amore di altre donne che non può ricambiare (ancora di più che nella serie, Oscar non ha alcun problema di identità di genere, non è confusa per l'educazione maschile ricevuta, è solo più colta delle sue coetanee). E l'amore? Quello è un affare assai più complicato, per motivi più sottili. Sposarsi vorrebbe dire rinunciare a una vita che a Oscar piace, al privilegio di agire con libertà e quindi si sottrae al gioco dei matrimoni e delle seduzioni che la renderebbero vulnerabile. Ha paura di lasciarsi andare, in parte per educazione, in parte per carattere. Ma, semplicemente, l'uomo di cui si innamora, Fersen, ama un'altra, la regina. Oscar non vivrebbe mai un compromesso. Oscar è un'illuminista fino al midollo, crede nella ragione in grado di dominare le passioni, la storia dimostra che questo è impossibile, ma Oscar vive con coerenza fino alla fine. Sopratutto, l'Oscar del manga è un personaggio profondamente intellettuale, che si avvicina agli ideali della rivoluzione e li persegue senza tentennamenti. Due passaggi in particolare dell'anime devono aver fatto infuriare l'autrice.
Nella serie animata Oscar lascia la guida della guardia della regina per prendere il comando della guardia francese per dimostrare a se stessa di valere come un uomo. Nel manga lo fa perché non vuole più essere "una bambola della nobiltà", vuole servire il popolo francese e non la famiglia reale insieme a soldati di estrazione popolare. Una bella differenza.
Nella serie animata il 13 luglio 1789, quando la guardia francese deciderà di schierarsi con il popolo, Oscar lascia la scelta ad André, finalmente ha acconsentito di amarlo e quindi lega il suo destino a lui. Tutto molto romantico, certo, ma insomma... Nel manga è evidente a tutti quanti la conoscono da che parte sta Oscar, che convince i suoi soldati a disertare con un discorso meraviglioso sulla necessità di schierarsi per la rivoluzione. L'aspetto sentimentale della vicenda è centrale anche nel manga, ma Oscar è un'eroina illuminista, non romantica. Persino il suo avvicinarsi ad André è dettato dal suo rendersi conto che la gentilezza vale più della prestanza (eh sì, è evidente nel manga che il povero André da un punto di vista prettamente fisico ad Oscar non piaccia un gran che...).
Anche la famosa scena della camicetta è diversa da quella che ha segnato la mia adolescente e, ragionando, probabilmente, scritta negli anni '70 in Giappone, per l'autrice era essenziale nel suo significato originale.
Nell'anime la scena è più o meno questa. André è da sempre innamorato di Oscar, che lo ignora. Lei dice che lascerà la scorta della regina per dimostrare di valere davvero come un uomo e di non volerlo più al suo fianco. Lui va fuori di testa, le forza un bacio, la trascina in camera, le strappa i vestiti e solo quando vede il terrore nei suoi occhi si ferma. Se ne va lasciandola in lacrime e mormorando "una rosa è sempre una rosa". È una scena molto violenta, uno stupro mancato, che chiunque abbia visto ricorda per sempre. La situazione è diversa nel manga, per certi versi molto meno forte. Oscar si è incontrata con Fersen, ma non è riuscita a districare il groviglio dei propri sentimenti. André ne approfitta per dichiararsi, la abbraccia e la bacia. Lei è troppo stupita per reagire e lui, convinto che le cose vadano come desidera, la porta in camera, inizia a svestirsi e quando Oscar dice no si ferma. La scena è tesa, André sta per perdere il controllo, Oscar è troppo frastornata per essere lucida, ma tutto si ferma al netto rifiuto di lei. Credo che questo fosse fondamentale per l'autrice, perché nella cultura popolare giapponese la donna che dice no e invece intende sì era (in parte lo è ancora) molto comune. Leggendo manga ci si imbatte abbastanza facilmente in baci estorti con quella che a occhi occidentali è una violenza inaccettabile e che sono considerati invece una prova d'amore. Insomma, una radicata cultura della prepotenza maschile, estremamente pericolosa. La Ikeda, femminista degli anni '70, mostra con André un personaggio diverso che sa che un no è un no e con Oscar una donna consapevole. Non importa quanto lui sia innamorato e carino, quanto avanti sia andata la cosa ("ma lei era consenziente, si era lasciata baciare" vi ricorda qualcosa?), una donna ha sempre il diritto dire no. Un messaggio importante (non solo in Giappone, non solo negli anni '70) che immagino l'autrice non abbia avuto piacere a vedere trasformata in quel modo, per quanto riuscita a livello narrativo risulti la scena in questione.
Altri personaggi travisati
Anche altri personaggi risultano diversi nel manga. Tra tutti il padre di Oscar. Nel manga risulta un personaggio estremamente sfaccettato e interessante. Nobile fino al midollo, si sente superiore a qualsiasi regola, vuole che la figlia sia trattata da maschio, anche solo per far valere il proprio capriccio. Ma Oscar crescendo diventa davvero quel figlio mancato, la persona con cui può avere un dialogo, uno scontro intellettuale. La vede avvicinarsi alle idee rivoluzionarie e, per rimanendo fino alla fine fedele alla corona, non può non ammirare la coerenza della figlia. È quasi commuovente il suo desiderio finale di trovarle marito, motivato proprio dal comprendere la strada che Oscar sta prendendo, un estremo tentativo di sottrarla alla propria sorte. Ovviamente non può permettere ad André di proporsi come marito, ma non fa molto per ostacolare un'eventuale relazione discreta tra i due. Anche in questo caso risulta meno iconico del padre padrone della serie animata, ma molto più interessante.
Una maggiore aderenza storica
La serie animata si prende parecchie libertà. Inserisce episodi romanzeschi e scene d'azione che, per loro dinamica, sono incompatibili con le regole dell'epoca. Attenzione, anche la serie animata rispetta tutte le date, tutte le svolte storiche, ma ci sono tentativi di rapimento di Maria Antonietta e duelli mai avvenuti, personaggi che trascendono il loro ruolo storico. Tutti peccatucci facilmente perdonabili (con l'unica eccezione, ai miei occhi, dei fondali delle ultime puntate in cui si vede una Parigi moderna, con monumenti che all'epoca ancora non c'erano). Il manga non transige sugli eventi, calca molto la mano sugli aspetti romantici, esaspera situazioni, ma non le inventa. La nuova edizione in cofanetto è ricca di note che spiegano come molti elementi della trama siano presi pari pari dalle cronache del tempo.
Insomma, come spesso accade l'opera originale e la sua trasposizione divergono in aspetti non secondari. Io sono cresciuta con la serie animata e non la posso certo rinnegare ora. Per altro in molte sue scelte acquisisce una forza nell'imprimersi nell'immaginario maggiore di quella del manga. Tuttavia comprendo ora perché l'autrice non sia stata soddisfatta e se devo scegliere tra le due Oscar, preferisco quella più intellettuale e consapevole del manga.

L'angolo della curiosità. Ma una Oscar poteva davvero esistere?
Oscar è un personaggio d'invenzione, ma già da ragazzina mi sono chiesta se un personaggio del genere in quell'epoca avrebbe potuto esistere. Ebbene, la risposta che mi sono data è sì.
Tecnicamente il padre di Oscar sfrutta una serie di vuoti legislativi. Innanzi tutto è un nobile di altissimo lignaggio, imparentato con la famiglia reale e quindi può fare un po' quel che vuole. Ma, attenzione, una norma specifica che vieta alle donne di arruolarsi fu promulgata in Francia proprio negli anni della rivoluzione. Quindi, a logica, prima nessuno lo vietava. Non solo, pochi anni dopo la morte di Oscar una donna combatté nelle guerre napoleoniche, ma contro la Francia! Si tratta di Nadezda Andreevna Durova, ufficiale dell'esercito russo. Autrice delle proprie memorie, credo sia stata la fonte d'ispirazione diretta di Oscar che si rivela così un personaggio molto meno inverosimile di quanto si possa pensare!

Le rose di Versailles vs La finestra di Orfeo
Sto completando in questi giorno la lettura dell'altra grande opera della Ikeda, La finestra di Orfeo che affronta, nella sua parte finale la rivoluzione russa. Si tratta di un'opera che richiede una lettura molto più attenta, corale, ricchissima di personaggi, minuziosa nella ricostruzione storica. Nonostante tra le due opere gli anni intercorsi non siano moltissimi alla lettura saltano subito agli occhi delle differenze notevoli che meriterebbero un post a sé. Qualcuno però vale la pena di sottolinearla. La Ikeda ha molta più pietà e comprensione per i nobili francesi che per quelli russi. Nella Francia di fine '700 i nobili erano vittime di un sistema e non avevano gli strumenti per rendersi conto di quanto sta accadendo, degli effetti dei loro comportamenti sulla popolazione. In Russia a inizio novecento non ci sono alibi. Per Maria Antonietta e Luigi simpatizziamo, per i Romanov non c'è alcuna pietà.
È molto più facile vivere da uomo nel '700 che nel 1900. La protagonista de La finestra di Orfeo è Julius, che la madre cresce come un maschio per ingannare il marito e fargli ereditare la di lui fortuna. Come Oscar, Julius non ha scelto questa strada, ma al contrario di Oscar la subisce e non ha vie di fuga. Non può rivelarsi come donna a nessuno(finirebbe in prigione come truffatrice), subisce un destino che la schiaccia. In generale la società borghese dei primi del '900 sembra quasi peggio di quella francese del novecento. L'unico valore è il denaro, tutti indossano una maschera e nessun personaggio si salva dall'ipocrisia. Sotto questo peso le personalità cedono e si sfaldano. Quasi nessuno ha l'integrità morale dei personaggi de Le rose di Versailles, ognuno deve venire a patti (o impazzire) con le proprie meschinità.
Insomma, non lasciatevi ingannare dal fatto che entrambe le opere raccontano una rivoluzione e hanno una protagonista bionda in abiti maschili. Sono molto diverse. Entrambi imprescindibili, ma non si può proprio dire che la Ikeda racconti sempre la stessa storia.

Infine, se volete leggere qualcosa di mio, cliccate qui

6 commenti:

  1. Avevo visto la notizia nel tuo stato di WhatsApp, immaginando fosse una tua alunna. L'età di mio nipote. Davvero non ci sono parole di fronte a questi accadimenti e tutto il resto sembra senza importanza.

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  2. Di recente ho appreso di molti amici e conoscenti gravemente malati, ma morire a sedici anni è inaccettabile. Come ha scritto Sandra, tutto il resto passa in secondo piano.
    Anch'io avevo visto l'anime di Lady Oscar, dunque ho letto con molto interesse il post. Non conosco il manga, sembra interessante, magari lo comprerò per arricchire la mia collezione di libri sulla rivoluzione francese...

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    1. Credo che Le rose di Versailles debba proprio apparire nella tua biblioteca rivoluzionaria. Pur senza tradire la sua natura di opera di intrattenimento è piena di rimandi di letterari che saprai apprezzare. Sono citate moltissime opere, anche di quelle ormai dimenticate al grande pubblico. Se non c'erano le note esplicative io i rimandi a "La nuova Eloisa", ad esempio, me li perdevo tutti, invece la lettura di quel romanzo e le diverse reazioni dei personaggi che lo leggono sono protagonisti di alcuni episodi tutt'altro che secondari.

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  3. Grazie! Non avevo mai letto un confronto tra anime e manga e anch’io mi ero convinta che il manga fosse… sì, insomma, ci siamo capite. E dunque se mi capita rimedierò, ma nel frattempo metto da parte, con l’aggiunta che all’epoca l’anime mi aveva colpito, tra l’altro, per la sua precisione storica. Sono tra i non pochi che ha fatto un esame di storia moderna sulla rivoluzione francese proprio sull’onda dell’anime, ma il professore quando mi assegnò i testi disse, nonostante le mie precise e pressanti richieste “per capire la rivoluzione francese è necessario conoscerne le origini”, e fu così che mi ritrovai due testi piuttosto settoriali sull’Enciclopedia, per giunta pieni di citazioni di altri storici in francese (della serie “c’è potesse fregar de meno”).

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    1. Tutta la mia generazione ha studiato l'inizio della Rivoluzione con Lady Oscar! Ma, sorpresa, il manga è più accurato. Infatti mancano tutti gli episodi più avventurosi che mi avevano fatto molto amare l'anime, ma che non avevano basi storiche e tutto il mondo intellettuale dell'epoca è più approfondito. È una lettura che vale davvero, anche se i personaggi risultano per certi versi meno iconici, proprio perché più calati nella loro realtà. Ti consiglio anche La finestra di Orfeo. Ho trovato molto lunga e a tratti contorta la prima parte, ma dal vol.6, quando la trama entra nella Rivoluzione Russa è davvero un capolavoro. Super accuratezza storica anche lì, ma maggior sguardo d'insieme, maggiore complessità. Da leggere.

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