È arrivata la primavera e sono fioriti anche i miei tulipani casalinghi.
Ieri è terminato il ciclo di incontri sulla scrittura e la lettura. Non il finale che avrei preferito, dato che ero in una di quelle giornate che a noi donne capitano a cadenza più o meno mensile in cui ci vogliono due antidolorifici e tre caffè per rendermi quasi umana. Un grazie quindi a tutti i presenti, per il sostegno e l'attenzione!
Tra i concetti che non sono sicura di essere riuscita a esporre in modo chiaro come lo era nella mia mente, c'è quello che io ritengo uno dei più grandi paradossi della scrittura e che così si potrebbe riassumere:
Un testo è tanto più fruibile a livello globale quanto più è radicano in una particolare ambientazione.
Nell'ultimo post ci eravamo lasciati parlando di Cuore di Tenebra e avevamo detto che la vicenda di Cuore di Tenebra può essere trasportata altrove nel tempo e nella storia. Lo fa lo stesso protagonista, all'inizio del romanzo, immaginando un altro se stesso in epoca romana e verrà fatto con Apocalypse Now. Eppure non potremmo immaginare Cuore di Tenebra senza il Congo nel quale si ambienta, ma anche la forza dello stesso Apocalypse Now è al 60% il Vietnam.
Abbiamo cioè un paradosso: una storia che deve la maggior parte del proprio fascino all'ambientazione viene percepita come universale e quindi riproducibile altrove.
Pensiamo anche alle opere più stravolte della storia della letteratura, quelle di Shakespeare. Tutti noi abbiamo visto Romeo e Giulietta spostato altrove, in mille altrovi a dire il vero, e anche l'Amleto è stato spostato qua e là senza che la vicenda perdesse forza. Pensiamo però di invertire le ambientazioni. Potremmo pensare ai nostri giovani, focosi e incoscienti amanti tra le nebbie di Danimarca? O i dubbi di Amleto esposti non in un cimitero, ma su un balcone della bella Verona?
Andiamo ancora più a fondo nel problema. Shakespeare scriveva in Inghilterra e aveva, presumiamo, un'idea dei luoghi in cui avrebbe ambientato le sue storie mediata dalla letteratura e dai racconti di viaggio. Quanto l'idea dell'Italia rinascimentale, con le sue corti, le sue faide, la sua fama di terra abitata da gente passionale ha influito sulla genesi di Romeo e Giulietta? Quanto la storia sarebbe stata diversa se i suoi due amanti divisi fossero stati, che so una greca di antica nobiltà e un rampollo figlio dei conquistatori ottomani? Romeo e Giulietta sarebbe stata la stessa storia se fosse stata immaginata ad Atene o l'ambientazione avrebbe influito sulla scrittura?
E se Amleto, principe di Danimarca fosse stato invece Delfino di Francia? Quante scene sarebbero state diverse se ambientate a Parigi, con un principe cittadino che poteva andare a esporre i propri dubbi ai dottori della Sorbona?
Eppure, Amleto o Romeo e Giulietta funzionano benissimo anche al di fuori dal loro contesto geostorico.
I paradossi sono così, funzionano anche se poi, smontandoli, non sappiamo perché funzionino.
È un fatto, tuttavia, che considerando l'ambientazione un mero sfondo intercambiabile non si ottengano buone storie.
Le buone storie sono profondamente radicate nella propria ambientazione, al punto che l'ambientazione stessa ne modifica la struttura. E tuttavia le buone storie, per quanto siano legate alla propria ambientazione, sono universali, immediatamente percepite come tali e infinitamente reinterpretabili.
Si sa che non bisogna necessariamente essere una donna francese dell'800 per essere Madame Bovary, ma Flaubert non avrebbe potuto scrivere Madame Bovary senza pensarla in quel contesto...
Su Kultura, qui a lato, intanto, una mia recensione più approfondita di True Detective
RispondiEliminaNon ci avevo mai pensato, ma ora che approfondisco il tema grazie a te, caspita è proprio così. Giulietta e Romeo così veronesi eppure, be' trasportabili ovunque. Le mie storie sono sempre molto milanesi, perchè amo parlare di ciò che ho in tasca, chissà se funzionerebbero anche a Roma? Lo lascio dire ai lettori. Bacione
RispondiEliminaps. un giorno critico in una data importante ci sta sempre nella vita, a volte abbondano.
Direi che le tue storie più milanesi sono e meglio è!
EliminaLe attendo a presto in libreria, eh!
Vero, verissimo, Tenar! La forza di una storia sta nel rendere universali personaggi e ambientazioni. E' uno dei segreti per rendere eterna un'opera ;)
RispondiEliminaMoz-
Peccato che la pratica non sia così facile...
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