domenica 24 agosto 2014

Visioni - Film di agosto



GRAN BUDAPEST HOTEL
Wes Anderson ha scoperto la ricetta della leggerezza assoluta, trovando la grazia.
Wes è sempre stato regista personale ed eccessivo, i suoi film dai colori acidi, con famiglie geniali e ipertrofiche sembravano, però, sempre a un passo dal capolavoro. Come se mancasse loro qualcosa.
Invece Anderson ha iniziato a togliere. Tolta anche l'ultima patina di realismo, per costruire fiabe sospese in un altrove che è allo stesso tempo famigliare e lontano. Tolte le troppe stratificazioni di trama, per concentrarsi sull'essenza, quelle cose così in apparenza facili e così difficili da rappresentare sullo schermo. Ha lavorato di sottrazione anche sui colori, sempre eccessivi, ma virati al seppia.
E ha trovato qualcosa di molto vicino alla perfezione.
Moonrise Kingdom è finito dritto tra i miei film preferiti di sempre.
Gran Budapest Hotel prende meno il cuore, non fa uscire la lacrimuccia, rimane leggero e delizioso, come le paste prodotte dalla timida pasticciera con la voglia. Grazie a quelle paste, nel film, si può evadere verso la libertà ed è proprio quello che regala anche il film. Evasione verso un mondo che non è mai esistito, una finta Europa di finti anni '30. In un hotel dai toni rosa, in cima alla montagna, vive il concierge Gustave, frivolo, impeccabile, amante di tutte le anziane ospiti. È la sua avventura quella che viviamo grazie al racconto del suo aiutante Zero. Testamenti rubati, guerra incombente, inseguimenti, malinconia. Tutto è dosato alla perfezione per ottenere un film così leggero, da avere quasi l'impalpabile  consistenza del sublime.


DRAGON TRAINER 2
Delizioso era stato anche il primo Dragon Trainer, fresco di mille idee narrative e visive. 
Di fronte alla prospettiva di un sequel, però, il coraggio della produzione il più delle volte viene meno. Si vuole consolidare il pubblico già conquistato, non mettere in scena qualcosa di nuovo. 
Ho letto da più parti che questa mancanza di coraggio nel caso di Dragon Trainer 2 sia arrivata in corsa,  e che gli autori siano stati spinti ad edulcorare una sceneggiatura già scritta e, in origine, molto cupa. Qualcosa di vero deve esserci, dato che un grosso conflitto viene risolto a metà pellicola a tarallucci e vino, mentre poi spunta un cattivo dalla psicologia di carta velina con un super drago identico a un altro già visto.
Quello che rimane dopo questa probabile opera di riscrittura è un film gradevole, fatto con estrema maestria e, forse, poco cuore. L'isola dei vichinghi cavalcatori di draghi è un piacere per gli occhi e il drago Sdentato, con le sue movenze feline, è sempre delizioso. Si sorride e ci si commuove al momento giusto e si esce dalla sala soddisfatti. Anche se, magari, il giorno dopo ci si è giù scordati del film.
Intrattenimento per famiglie ben fatto, senza bonus aggiuntivi.


APES REVOLUTION
Ho sempre un sospetto, quando mi trovo a vedere questi film, che la produzione abbia speso così tanto sugli effetti speciali, sulla stupefacente computer grafica che, dovendo risparmiare da qualche parte, risparmi sulla sceneggiatura. Addirittura comprandone una di seconda mano e riadattandola alla meglio. 
Comunque sia, in 5 anni le scimmie sono diventate intelligenti e in grado di parlare e cavalcare (in barba alla fisiologia e al buon senso). Gli uomini sono pochi sopravvissuti asserragliati in una San Francisco in rovina e sono diventati stupidi. O, meglio, Gary Oldman è diventato stupido e per chi, come me, ha adorato La talpa, è un colpo al cuore.
Le scimmie vivono su una diga che, con l'annessa centrale idroelettrica potrebbe ridare elettricità a San Francisco, ma gli uomini sono diventati stupidi e al primo sopralluogo sparano a una scimmia. Seguono complicate trattative, il capo delle scimmie, Cesare, vorrebbe la convivenza, il suo braccio destro, Koba,  ex animale di laboratorio, lo sterminio. Gli esseri umani stupidi rovinano ogni speranza di salvare la situazione e si scatena il conflitto in un crescendo di umana idiozia (Koba, poveretto ha anche ragione a odiare gli uomini, ma gli uomini non hanno alcuna attenuante).
Alla fine Gary Oldman vince l'edizione estiva del Premio Prometheus per l'azione più stupida (e inconcludente) vista in una pellicola, ma almeno si leva di torno.
Cesare, dopo aver basato tutta la sua filosofia sulla non violenza e sul "scimmia non uccide scimmia", cambia idea e il film si chiude con una promessa di guerra.
Morale della favola: la stupidità umana è contagiosa e le scimmie non sono immuni.

7 commenti:

  1. Il primo film del lotto me lo hanno consigliato caldamente!
    E così anche Moonrise. Penso che li vedrò prestissimo.
    Ah, son tornato online^^

    Moz-

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  2. Bentornato! E sì, sia Grand Budapest che Moonrise (ancora meglio) sono consigliatissimi.

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  3. La cosa migliore nella nuova trilogia delle scimmie è dare coerenza narrativa al tutto, escludendo il secondo film della serie originale che era una schifezza assoluta.
    Il terzo (1999) parlava appunto di come le scimmie presero il potere e chi non l'ha fatto deve vederlo: la figura di Cesare è meravigliosa. La scena della prima parola mai detta da una scimmia è da brividi! C'è un parallelismo interessante tra le scimmie e le rivolte operaie, davvero notevole.
    Personalmente, sebbene il film non raccolga questa eredità (sembra più una guerra di banlieue) la continuity più marcata ha aggiunto molti punti al film.

    Come estate cinematografica è stata un po' scarsina per me. I film in 3d non li guardo per principio,quindi mi è rimasto davvero molto poco da gustare :/.

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    1. Sono un fesso: 1999 è il quarto film, non il terzo. Somme scuse.

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    2. Anch'io niente 3d, se posso evitare, preferisco la versione 2d che comunque è sempre disponibile.
      Ammetto di non aver visto altri film della serie (mi manca anche l'originale, cosa imperdonabile per una cinefila come me!). Questo è stato visto al mare con i miei, un po' decontestualizzato. Secondo me valeva comunque il prezzo del biglietto, ma ecco, Gary Oldman idiota continuava a vederlo come un Sirius Black/Smaily rincretinito. Una tristezza infinita...

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  4. Ciao! Sono "incappato" nel tuo blog che leggo con piacere...Il mio è ormai molto sonnolento, ma se vuoi dare un occhio, benvenuta.
    Volevo dire in merito a questo post che l'ultimo di Anderson mi ha ricordato un altro film, di un regista ungherese poco conosciuto ma molto capace, Biblioteque Pascal. Forse meno "leggero" di Anderson, ma altrettanto (anzi, più, secondo me) capace di portare la scrittura e l'immagine verso lidi "impalpabili", ma senza sfilacciature.
    Ciao!

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    1. Benvenuto Emmeggì!
      Non conosco Biblioteque Pascal, adesso, grazie a te, lo terrò presente.
      Grazie mille per la segnalazione

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