giovedì 4 settembre 2014

Editoria, miti da analizzare - Praticamente


Sempre più spesso noto nei post dei blog una contrapposizione tra editoria tradizionale e self, come se una strada fosse ab origine migliore dell'altra.
D'altro canto vedo sempre più spesso autori affermati che alternano self e uscite con editori tradizioni a seconda del progetto che hanno in mano. Anche a me è stato consigliato, per un romanzo particolare, una sorta di "self guidato", ipotesi che non ho approfondito perché in contemporanea si sono concretizzate altre cose che richiedevano la mia attenzione, avessi avuto più tempo avrei vagliato anche quell'opzione.
Dunque non credo nella contrapposizione, né in una strada migliore dell'altra. Non sono certo una profonda conoscitrice del mondo editoriale, ma qualcosina ho studiato, qualcosa d'altro l'ho imparato con l'esperienza e quindi su questa base eccomi ad analizzare alcuni luoghi comuni sull'editoria.

UN EDITORE CONSIDERA UN LIBRO SOLO UN PRODOTTO COMMERCIALE
Vero
Un editore serio vive delle vendite, così come fa il panettiere o il fruttivendolo. 
Sappiamo tutti, però, che c'è il panettiere che produce con lievito madre e farine biologiche e quello che vende filoncini prodotti chissà dove con chissà cosa. Allo stesso modo c'è l'editore per cui la qualità letteraria delle sue opere è un valore e quello che ci bada meno. Entrambi, però, vivono del venduto e non pubblicheranno ciò che non ritengano abbia un mercato. Possono sbagliare valutazione, ovvio, ma loro è il rischio e quindi loro la decisione.
Se a un autore non va che il proprio libro venga considerato un prodotto, forse non dovrebbe sottoporlo a un editore. Forse, però, l'alternativa non è una produzione self a pagamento (che offre comunque un prodotto), ma una condivisione gratuita nelle varie forme che oggi il web mette a disposizione.

I CONTRATTI FATTI A DEGLI ESORDIENTI SONO SEMPRE DEI CAPESTRI
Falso
I contratti, sono, appunto, dei contratti.
Se devo affittare casa cosa faccio? Vado a vedere la casa, parlo con il proprietario, leggo il contratto e ne discuto le clausole. Non si possono portare animali? È una regola condominiale o, semplicemente, il proprietario ha avuto una brutta esperienza con un precedente inquilino che teneva un pastore maremmano mordace e abbaione in un monolocale? Se è così, magari vedendo il mio mite carlino muto cambia idea. Insomma prima di firmare si discute. 
Idem per i contratti editoriali. Gli editori, in genere, provano a ottenere le condizioni più vantaggiose per loro (così come fa mio padre con i contratti d'affitto, intendiamoci), ma possono essere ricondotti a ragione (persino mio padre può essere ricondotto a ragione). In rete ci cono molti esempi di contratti con cui confrontare quello che ci viene proposto. Si discute, si valuta e si decide. 
In un caso un contratto che mi è stato sottoposto parlava di prelazione per tutte le mie opere future, cosa che per me non era fattibile, dato che già collaboravo con altri per dei progetti differenti. Ne abbiamo parlato e abbiamo modificato la voce. D'altro canto ho capito che se un romanzo esce in una collana che ha una veste grafica definita e riconoscibile può starci che l'autore non abbia voce in capitolo sulla copertina.

CI SI VINCOLA SEMPRE E PER SEMPRE A QUELLA CASA EDITRICE
Dipende
Da cosa si firma. 
Se si firma un contratto in cui si cedono i diritti per secoli e millenni e si dà all'editore il diritto di leggere in esclusiva per primo ogni nostra futura opera (diritto di prelazione), sì.
Però basta non firmare o comunque discuterne.
E decidere se con quell'editore si vuole ballare un valzer o celebrare un matrimonio indissolubile.

ECONOMICAMENTE, ALL'AUTORE RIMANGONO LE BRICIOLE
Dipende
Da come si guarda la cosa.
I diritti d'autore sono una percentuale piccola del prezzo di copertina, varia dal 5% al 10%, e vengono pagati molto dopo l'uscita del libro.
Un autore autoprodotto prende una percentuale maggiore sul prezzo di copertina e prima.
D'altro canto se lavoro con un editore non avrò nessuna spesa e, magari (se sono bravo, fortunato e so impormi) un anticipo già alla firma del contratto. Se mi autoproduco, se non trovo tutte le risorse di cui ho bisogno tramite famiglia e amici (grafico, editor...) avrò delle spese.
Quindi, se limito le spese e se sono sicuro di vendere molte copie, il self economicamente mi può convenire. Conti della serva in mano, però, mi devo subito chiedere: quante copie devo vendere perché mi convenga davvero? Ci posso arrivare?

GLI EDITORI STRAVOLGONO LE OPERE CON L'EDITING
Falso
Se un romanzo va stravolto in fase di editing non è conveniente per l'editore pubblicarlo, tranne casi rarissimi (personaggi famosi che vendono in base al loro nome, storie oggettivamente fortissime, tipo "unico sopravvissuto a incidente aereo").
Per i comuni mortali l'editing è un lavoro per migliorare la fruibilità di un testo. Si alleggeriscono le parti pesanti, si aggiustano quelle poco chiare, si ripuliscono le frasi venute male. Sono come delle grandi pulizie in casa, ma non un'opera di ristrutturazione. E di solito con l'editor si parla, ci si confronta. 
Ho sentito parlare di romanzi molto lunghi spezzati in più uscite, ma di trame rivoltate come un calzino non ho testimonianze attendibili.

A LIVELLO DI PROMOZIONE TRA IL SELF E LA MICRO EDITORIA NON C'È MOLTA DIFFERENZA
Vero 
Purtroppo sì. Ci sono tante case editrici minuscole che contano di andare in pari vendendo circa 200 copie di ciascun libro. Pare che chiunque, con un po' di pubblicità tra amici e partenti, possa arrivare a vendere 200 copie. E quindi queste case editrici, pur non essendo assolutamente EAP non si occupano di promozione. L'autore è lasciato solo proprio come se si auto producesse.
Il mio consiglio personale è di valutare molto bene gli editori a cui mandare la propria opera. Hanno un distributore? Se sì, quale? Hanno un ufficio stampa? Come sono stati promossi gli altri autori? Sono soddisfatti? 
Io mi sono sempre regolata così: ho mai comprato un libro di quell'editore? Mi è piaciuto? L'ho trovato con facilità (anche considerando che vivo in provincia)? Solo se le risposte erano tutte "sì" ho valutato un pubblicazione. Tra grande editoria e micro editoria ci sono tante oneste case editrici di livello medio che arrivano nelle librerie, promuovono i romanzi e pagano i diritti.

ANCHE PUBBLICANDO CON UN BIG DEVO COMUNQUE SBATTERMI A PROMUOVERE IL ROMANZO
Vero
Chi deve parlare alle presentazioni, se non l'autore? Chi può essere il punto zero del passa parola, se non l'autore?
Quindi, in ogni caso, ci si deve sbattere. Fare presentazioni, organizzarne, creare eventi, parlarne nel blog... Con un buon editore alle spalle si è aiutati, magari scappa la notte pagata in trasferta, si hanno dei contatti in più, si può chiedere consiglio, insomma, non si è soli. Scrivere, però, è un lavoro e prevede anche questa parte, che piaccia o no.

ANCHE PUBBLICARE CON UN BIG NON È GARANZIA DI SUCCESSO
Vero
Il successo letterario è una strana alchimia fatta di uscire col libro giusto al momento giusto, innescare un passaparola positivo e chissà che altro. Pare che nessuno ne conosca la ricetta precisa. Quindi ci sono romanzi self che fanno il botto e pubblicati con grandi case che fanno flop. È vero anche il contrario, self che fanno flop e gradi case che fanno il botto. Il self che fa il botto fa notizia perché è raro.
A volte leggi il caso del momento e proprio non ti capaciti del suo successo, a volte, invece, ti inchini al talento.
C'è una parte di questo mondo che, in ogni caso, è lotteria. 

Vi vengono in mente altri miti da analizzare?
A chiunque sta per firmare un contratto o per lanciare il proprio romanzo self, il mio in bocca al lupo.
Io voglio credere che la qualità paghi in ogni caso.

17 commenti:

  1. Cosa si intende per "self guidato"?
    Grazie! :)

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  2. Ne so poco perché, appunto, non ho approfondito. Mi si consigliava di farmi affiancare da qualcuno che mi avrebbe aiutato con la grafica e il marketing, non so se il pagamento di tale servizio sarebbe stato a monte o su una percentuale del venduto.

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    1. Potrebbe essere una soluzione per avere un prodotto di qualità nel marasma della rete. Ho letto qualche anteprima assolutamente "fai da te" e sono rimasta allibita: errori da prima elementare!
      Se volessi fare così, avrei sicuramente bisogno di un editor ;)

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  3. Analisi molto lucida e capillare, totalmente condivisibile. I diritti d'autore però con un buon editore digitale arrivano al 50%. Poi ognuno fa le proprie scelte basandosi sul proprio sentire, vissuto, magari sbaglia e riparte percorrendo nuove strade. I libri occupano una gran parte della mia vita, ma sono consapevole che non sto salvando il mondo (e per fortuna, aggiungo!).

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    1. Hai ragione, le percentuali riportate nel post riguardano il cartaceo. Nel digitale i diritta vanno dal 30% al 50%.
      E concordo quando dici che magari si sbagli e si riparte.
      Con i post "praticamente" io vorrei mettere sul blog in modo chiaro tutto quelle informazioni che avrei voluto avere quando ho iniziato. Chi ha già percorso parte del cammino può aiutare chi viene dietro a individuare le sabbie mobili, no?

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    2. Sì, al mio esordio mi sarebbe stato utile, ma non ero in rete. Il web mi ha davvero salvata, ma devo riconoscere nel mio trascorso un forte effetto Matrioska: è grazie a un concorso indetto da quello che divenne il mio primo editore, che conobbi chi anni dopo, mi avrebbe suggerito l'agenzia che mi ha portato all'ultima ben migliore pubblicazione. Non si può mai sapere ecco. Sandra

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  4. Bella l'immagine del "maremmano mordace e abbaione", mi hai fatto molto ridere. :-D

    In effetti se non si ha molta esperienza, prima di firmare un contratto, specie quelli che contengono diritti di prelazione, o con durate lunghissime, sarebbe meglio confrontarsi con altri.

    Al tuo elenco aggiungerei: difficoltà nell'avere resoconti di vendita attendibili e puntuali - anche per 0 copie vendute - e anche in questo si vede, io penso, l'editore serio. A me era capitato con il primo editore, non ero riuscita a ottenere uno straccio di rendiconto, e alla fine gli era pure andato a fuoco il magazzino.

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    1. E non era un esempio a caso, quello del maremmano! Sai le volte che mio padre mi ha chiamato "senti vorrebbero affittare casa, ma hanno un cane di razza x, non è che ti informi sul carattere"?

      Sulle difficoltà dell'avere i resoconti hai ragione... E io ho pure le stesse difficoltà ogni volta che devo farmi pagare la disoccupazione per i mesi estivi...

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  5. Hai tratteggiato un quadro molto realistico, e proprio per questo utile. D'accordo le finezze dell'arte, ma la nostra opera atterra nel mondo dei vivi, non in quello dei sogni. Restare ignoranti su come funziona quel mondo non è il modo migliore per rendere morbido l'atterraggio!

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    1. Ecco, sì, Grazia, lo spirito è proprio questo, fare un po' di luce su quello che si dice in giro.

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  6. Ci vorrebbero più post come questi. C'è troppa disinformazione in giro, leggende del web ecc. Anche chi ha l'abitudine di cercare informazioni su internet, può imbattersi in notizie non vere o trattate con superficialità. Insomma, brava!

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    1. Ti ringrazio, credo che "fare rete" voglia dire mettere a disposizione quel poco che si ha imparato. Sull'editoria girano troppe voci, c'è chi ne dice tutto il male possibile, chi la idealizza, il rischio è quello di perdersi. Come diceva Sandra non sono questioni di vita o di morte, tuttavia io, lo ammetto, sono affezionata alle librerie e mi piacerebbe che tanti autori consapevoli vi arrivassero con le loro storie

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  7. Come in tutto vi sono pro e contro e quando si vuole raggiungere un obiettivo bisogna essere pronti a tirare su le maniche! :)
    Tempo fa ho provato a pubblicare un libro attraverso il sito ilmiolibro, ed infatti è ancora lì, ma è stata più una soddisfazione personale per raccogliere qualche poesia e racconto e poterli stampare e regalare ai miei affetti più cari, non l'ho mai pubblicizzato molto anche perché i prezzi di spedizione sono alti e mi sembrava una ingiustizia nei confronti di chi lo avrebbe poi eventualmente acquistato!
    Ma ne sono comunque fiera! :D

    Un saluto!
    Alessia

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    1. Ciao Alessia e benvenuta.
      Secondo me dipende anche molto dall'obbiettivo che uno si pone.
      Un caro amico, buon fotografo, dopo un viaggio in Islanda ha autoprodotto un libro con le sue foto da regalare ad amici e parenti. Con l'associazione con cui collaboro diverse volto ci siano affidati all'autoproduzione per stampare le restituzioni dei progetti o piccole opere di ricerca.
      Se l'obiettivo è una soddisfazione personale, un regalo ben presentato o una pubblicazione destinata a un pubblico ristretto secondo me ilmiolibro o altri servizi simili sono un'ottima soluzione
      Un caso diverso è che voglia scrivere narrativa a livello professionale (con anche un ritorno economico), in questi casi è bene sapere esattamente in che cosa ci si sta imbarcando.

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  8. Ottima analisi dei vari punti. E ti ringrazio, perché certi luoghi comuni sull'editoria spesso mi causano fastidiosi mal di pancia.
    Poi, una richiesta:

    "Un editore serio vive delle vendite, così come fa il panettiere o il fruttivendolo.
    Sappiamo tutti, però, che c'è il panettiere che produce con lievito madre e farine biologiche e quello che vende filoncini prodotti chissà dove con chissà cosa"

    Posso riutilizzarla?

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    1. Ti ringrazio.
      Utilizza ciò che vuoi del post, ma per il libri continua con il lievito madre!
      PS: a Lucca avete uno stand? Io ho appena prenotato e mi piacerebbe cogliere l'occasione per salutarti di persona.

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  9. Mi spiace, ma non saremo a Lucca. Le prossime fiere corpose a cui parteciperemo saranno la Rassegna della Microeditoria di Chiari, il Buk Modena e probabilmente Liberi sulla Carta. Confido che comunque un giorno ci si riesca a incontrare, intanto buon Lucca. Non partecipo da 5 anni e mi dicono che è riuscita a crescere ancora.

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