mercoledì 30 marzo 2016

Il caso spotlight – Visioni


A Pasqua, dopo pranzo, mi sono seduta sul divano e di colpo è stato come se un treno mi avesse investito. Fino a quel momento non avevo realizzato quanto fossi stanca. Una stanchezza fisica dovuta semplicemente a taaaaante cose da fare tutte insieme, ma anche mentale.
All'inizio della settimana scorsa è arrivata la risposta che attendevo da tempo e venerdì ho formalizzato la decisione che ne è conseguita. Da un lato è stata una liberazione, perché c'è una parte del mio carattere che non sopporta lo stallo e l'inazione, dall'altra, come conseguenza diretta, una valanga di oneri burocratici mi è caduta addosso. Questa mattina ho subito iniziato la mia battaglia contro i mulini a vento, cercando di spiegare alla segreteria della mia scuola che se un documento va spedito dall'altra parte de mondo no, l'autocertificazione non basta. Ed è solo il primo di una lista lunghissima...
Domenica arrivano i francesi per lo scambio, il 28, salvo probabili spostamenti, c'è lo scritto per il concorso. Insomma, aprile si presenta come un mese a salto ostacoli e mi rendo conto di dover rinunciare a qualcosa. Spesso, sopratutto per studiare, ho bisogno di essere concentrata e quindi disconnessa da tutto e da tutti, internet compreso. Quindi nelle prossime settimane sarò presente a singhiozzo sul web.
Inizio a scusarmene con tutti. Se posso, continuerò a postare e a leggere i blog amici, ma sarò meno presente nei commenti e su fb.

Tra un libro da studiare, un documento da compilare e un pranzo da preparare, nei giorni di Pasqua sono comunque riuscita ad andare al cinema e dato che ho ancora 20 minuti prima dell'inizio del corso di aggiornamento, dovrei anche riuscire a recensire il film!

IL CASO SPOTLIGHT – VISIONI
Ci sono film in cui l'aspetto tecnico è preponderante, in cui si fa caso alla regia, alla musica, alle scelte di fotografie. E ci sono film girati in modo che dell'aspetto tecnico ci si possa dimenticare, film che devono immergere tanto profondamente lo spettatore nella storia che stanno raccontando da fargli dimenticare anche che stanno guardando un film. Il caso Spotlight è uno di questi film.
Questo non vuol dire che sia girato male, tutt'altro. Anzi, leviamo subito ogni dubbio. A livello tecnico Il caso Spotlight è impeccabile. È uno di quei film in cui, sui titoli di coda pensi che sì, l'autore della colonna sonora lo conosci, sì, questo e quell'altro sono davvero nomi importanti, ma hanno lavorato perché il lo spettatore si potesse dimenticare di loro.
Non si può parlare di un film del genere senza affrontarne la tematica perché la tematica è il film.

La pellicola ricostruisce l'indagine giornalistica che tra 2001 e 2002 ha denunciato gli abusi commessi nella città di Boston ad opera di una novantina di preti e il sistema che faceva sì che tali abusi passassero sotto silenzio.
L'impatto di quello che viene raccontato, anche se non c'è una singola immagine shoccante, è comunque molto forte. Forse lo è ancora di più per gli spettatori italiani. Credo che per noi (per me sicuramente lo è stato) sia particolarmente facile entrare in sintonia con i protagonisti. I giornalisti di Spotlight (un gruppetto di giornalisti d'inchiesta del Boston Globe) finiscono sulla storia quasi per caso, per compiacere il nuovo direttore che, si dice, potrebbe tagliare diversi posti di lavoro. Sono tutti esponenti di famiglie cattoliche. Qualcuno è praticante, qualcuno, come me e immagino molti di voi, non più praticante, ma comunque cresciuto in ambiente cattolico. L'indagine, quindi, li tocca da vicino, come qualcosa di interno alla comunità in cui sono cresciuti. Il senso di smarrimento e di tradimento nei confronti di un'istituzione che bene o male ha sempre fatto parte delle loro vite è tangibile e, penso, condivisibile dallo spettatore italiano.
Come ho già scritto, il film non ha proprio nulla di scabroso o sensazionalistico. Non fa che seguire i giornalisti in interviste, ricerche d'archivio e audizioni in tribunale. Si procede passo a passo tra interviste e documenti. La fede e l'aspetto religioso del cattolicesimo non solo non è mai messo in discussione, ma non è neanche oggetto d'indagine. Se non fosse basato su una storia vera e se non toccasse corde scoperte della nostra sensibilità sarebbe un solido giallo d'inchiesta. Eppure se ne esce con un profondo senso di malessere e condividendo con i protagonisti, se non delle risposte, almeno degli interrogativi.

Non so se sia un film "necessario", l'inchiesta di Spotlight ha avuto vasta risonanza anche qui e in generale non serve certo questo film per venire a conoscenza dell'esistenza di casi di pedofilia all'interno del clero. Questa pellicola, però, ha il pregio della chiarezza, di una sceneggiatura che riesce a spiegare senza annoiare e che pone l'accento sull'aspetto sistemico della cosa.
Al di là dell'argomento specifico, quello che ne ho ricavato è che la teoria della "mela marcia" sia spesso consolatoria. Ammettere l'esistenza di una o più "mele marce" non spaventa, permette di salvare un sistema senza ripensarlo. È più facile e allontana la responsabilità personale. La verità, temo, è che quando le "mele marce" sono più di una è una questione di sistema. E le questioni di sistema non si possono risolvere allontanando quelli che sembrano gli elementi compromessi. 

Il caso Spotlight è un film impegnativo, da cui si esce con un senso di malessere e delle domande. Proprio per questo è, a suo modo, un gran film. Non di quelli destinati a cambiare la storia del cinema, certo, ma di quelli che comunque non si dimenticano facilmente. Non diventerà un classico, non sarà una di quelle pellicole che si rivedono volentieri, ma di quelle che, viste una volta, non si dimenticano. Il fatto che abbia vinto l'oscar come miglior film è sicuramente anomalo, probabilmente una risposta alle polemiche intorno al disimpegno dell'industria cinematografica statunitense. A mio avviso, comunque, una buona risposta. 
A volte i film non devono stupire con dei virtuosismi tecnici. Quando riescono a far sorgere dubbi e domande è già una gran cosa.

14 commenti:

  1. Commento la prima parte del post, il film non l'ho visto e non lo vedrò, se non magari tra tot anni in Tv. Immaginavo che tu stessi semi soccombendo sotto il peso dei molteplici impegni. Le nostre graticole si sono risolte più o meno insieme. Non ti scusare, capiamo che quando la vita si complica qualcosa vada ridimensionato, ti mando un abbraccio e un'ondata di positività. Sandra

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    1. Sei sempre una gran carica di positività!
      Oggi, scontro con la burocrazia a parte (quello è un fronte durissimo) ho fatto un sacco di cose, quindi riesco anche a ripassare dal blog per rispondere ai commenti! Sono già più ottimista sulle mie possibilità di sopravvivere al mese di aprile...

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    2. Quindi la tendenza è positiva, ottimo. E sulla burocrazia, sai bene che mi ha bloccato parecchio. Un bacione S.

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  2. In bocca al lupo per tutto. Anche per me è un periodo difficilotto, che spero però possa rappresentare l'ultima fatica prima di una svolta che attendo da tempo. Forza e coraggio! :-)
    Per quel che riguarda Spotlight, penso di aver visto molti film e letto diversi libri suggeriti da te. Questo probabilmente farà parte del gruppo a tutti gli effetti.

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    1. Ti auguro che la svolta arrivi presto, perché, dopo la stanchezza che ho percepito in te nei mesi scorsi, credo che tu meriti proprio una bella sferzata di positività!

      Quanto al film, secondo me vale la visione e anche l'oscar!

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  3. A me questo film è piaciuto moltissimo: finalmente un team di giornalisti che, invece di azzannarsi a vicenda per far carriera, fanno veramente squadra. Hanno tutti pari importanza e peso nell'inchiesta. Spero che anche nella realtà sia andata così.

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    1. Speriamo! Anche a me i protagonisti sono piaciuti molto, molto normali, come impiegati coscienziosi qualsiasi, senza alcuna mania di protagonismo.

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  4. Guardando questo film ho avuto esattamente la tua stessa impressione/riflessione: un film che non è interessante vedere perché sia notevole dal punto di vista registico/stilistico e che non mostra nulla di sconvolgente, ma che dice molte cose e che lascia inquieti. E come altri hanno notato, una delle cose che più mi ha fatto rabbrividire è la lista di città che hanno visto processi a carico di preti pedofili e che scorre alla fine del film. Una lista mostruosa e che non contiene nemmeno una singola città italiana. Possibile che solo l'Italia si sia preservata da questa perversione? Non so perché, ma non credo proprio...

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    1. Eh, sull'Italia ci siamo fatti più di una domanda anche noi. Una rapida scorsa alla cronaca locale negli ultimi 3 anni ci ha segnalato alcune "mele marce" di cui poi si sono perse le tracce. Che fine avranno fatto?

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  5. Non ho ancora visto Spotlight, è in fila con gli altri film da Oscar. Ieri sera ho sbocconcellato "The big short", senza capirci un'acca, mentre facevo anche altre cose sul computer, ma nel leggere la tua recensione ho pensato che avessero alcuni punti in comune.
    Tantissimi attori famosi, per cominciare, ma in "The big short" non ci si dimentica di chi si sta guardando, anzi, è una delle cose che si nota di più.
    L'attenzione ai particolari dei fatti per renderli più credibili e storicamente esatti. La tematica è il film, come dici bene tu.
    In più, la colonna sonora è a dir poco spettacolare, un tuffo nel passato recente.

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    1. PS: la tematica è il far soldi con contratti milionari, ecco perché non ho capito molto del film, non credo che l'avrei capito nemmeno in italiano perché di queste cose proprio non so NULLA! :D

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    2. Ecco "far soldi con contratti milionari", a meno che non sia una ricetta facile facile da seguire, non credo che sia una tematica che mi entusiasmi. A parte questo, sono contenta che stiano tornado film di questo genere. Far partire un ragionamento conta più di qualsiasi effetto speciale.

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  6. Tutte in salita le strade, in questo periodo! Il mio caos è di natura diversa, ma se penso che tra una decina di giorni mi vengono a smontare casa per il trasloco che vedevo lontano e ora è alle porte, mi viene il freddo che non ho sofferto questo inverno!

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    1. Il trasloco è una specie di terremoto, sia organizzativo che affettivo, anche quando ci si sposta di poco in termini geografici! Un grosso in bocco al lupo!

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