lunedì 7 marzo 2016

Il rapporto uomo/donna che vorrei raccontare


Sabato qui c'è stata una nevicata violenta. Le due parole di solito non vanno a braccetto, alle nostre latitudini e all'altezza collinare del mio borgo, la neve si associa a un sonnolento e dolce cadere. Invece c'era i tuoni, saltava la corrente e nevicava. Neve pensate e aggressiva che ha buttato giù non poche piante. Difficile pensare che i bucaneve io li abbia fotografati giusto il giorno prima.
Oggi a lato delle strade i prati sono ancora bianchi e alcuni tratti, questa mattina, erano un suggestivo specchio, suggestivo, se non fosse stato scivoloso ghiaccio.
Eppure domani è l'otto marzo.
Le piante di mimose qua in zona sono state devastate dalla nevicata, ma, del resto, delle mimose, l'otto marzo, me ne è sempre importato poco.
Siamo nel paese in cui alle donne si fanno firmare dimissioni in bianco, nel caso si trovassero incinte, in cui, dopo una gravidanza è ben difficile rientrare nel mondo del lavoro, in cui la cura di figli e anziani è quasi sempre demandata loro, per non aprire tutto il capitolo violenze. Questi sono i temi di cui vorrei sentir parlare l'otto marzo, non certo di mimose (che pure mi piacciono, per carità).
Oggi però non ho voglia di scrivere di argomenti che mi intristiscono. 
Vorrei piuttosto ragionare sul tipo di rapporto uomo/donna che vorrei raccontare, nel senso più positivo del termine.

Nel post sulle Storie d'amore che non ti aspetti già si può leggere in filigrana qual è il tipo di rapporto uomo/donna che mi piace e che mi piace sia raccontato. 
Mi piacciono donne competenti che non si sentono obbligate ad abbandonare la propria professione per la famiglia, ma che, se lo fanno, lo fanno per scelta e non certo per questo rincretiniscono. Mi piacciono, quindi, uomini che le stimino anche per quello che sanno fare, per il loro valore intellettuale. Coppie in equilibrio paritario, dove ognuno fa affidamento sulle capacità dell'altro, dove può capitare che lui salvi lei, ma anche il contrario.

Ultimamente mi sembra che non vadano molto di moda, si preferiscono le ragazzette che si lasciano sottomettere dal bel miliardario di turno per arrivare all'agognato matrimonio, o belle in balia del loro amato vampiro. A volte ci sono donne forti, delle vere capopopolo, ma, proprio per questo, poi si scoprono fragili dal punto di vista sentimentali, riscoprendo la necessità di farsi proteggere dal loro lui. Non che ci sia nulla di male in questo, chi di noi donne non ha mai sognato il bel miliardario (ecco, magari senza derive sadomaso, almeno per me)? 
Però non è quello che io voglio raccontare.


Visto il mio attuale tempo libero posso parlare solo di storie sognate, non scritte, storie che mi piacerebbe raccontare, ma chissà se mai e quanto lo farò.
Però mi piacerebbe, in un futuro, raccontare una coppia. La immagino nell'ambito di un giallo, quindi due persone che abbiano entrambe a che fare con la giustizia, ma con competenze molto diverse (ad esempio, psicologo/profiling + detective e non è detto che il detective sia il lui). In linea generale di solito lavorano separati, stando spesso via e sono pertanto abituati a rispettare gli spazi l'uno dell'altro. Quando lavorano insieme si fidano l'uno del giudizio dell'altro, pur partendo, magari da basi teoriche molto diverse. 
Insomma una banale coppia equilibrata.
Mi sembra che non ce ne siano poi tantissime in giro e mi spiace, perché se è vero che scrivendo possiamo indagare ciò che non va e presentare quindi tutta una casistica variegata di coppie disfunzionali, forse sarebbe anche carino dare, ogni tanto, un esempio funzionale. Giusto per far vedere che è possibile.

Ho pensato per un bel po' che un rapporto del genere, narrato, sarebbe di rara noia e che quindi bisognerebbe mettere una dinamica conflittuale anche interna.
Eppure per puro caso mi sono trovata per le mani un esempio lampante di come invece può funzionare.
Nei gialli il tipico rapporto uomo/donna vede all'inizio un'opposizione, due opporti che si detestano, ma un po' si attraggono e poi scoprono di essere fatti l'uno per l'altra. Sopratutto i telefilm gialli sono pieni di coppie così. Ora, molte di queste coppie mi fanno simpatia e il tipo di rapporto permette un conflitto e un'evoluzione prevedibile, sì, ma di sicuro impatto. Di solito, per altro, queste serie perdono mordente quando i due finalmente dichiarano l'uno all'altro i propri sentimenti e diventano una coppia  anche nella vita (vedasi ad esempio Castle che perde spettatori via via che il rapporto tra i protagonisti si stabilizza).
Ultimamente mi sono imbattuta nella prima serie di X-File, che non avevo mai visto. È andata in onda che ero ancora alle medie, credo e solo qualche tempo dopo (dalla terza stagione, credo) è diventata un pilastro della mia adolescenza.
Scoprire adesso la prima serie è piuttosto spiazzante, un bel tuffo nel passato, personale e sociale, perché il 1993 sembra dietro l'angolo, poi lo guardi e ti accorgi è che è passata una vita.
Ma la cosa che mi ha colpito, tra le altre, è il rapporto iniziale tra i due protagonisti, l'agente appassionato di paranormale Mulder e la razionale Scully. Conoscendo le loro rispettive storie mi aspettavo uno schema conflittuale, con i due che finivano a lavorare assieme, non si sopportavano e poi pian piano iniziavano a stimarsi. Sono rimasta sorpresa, quindi, nello scoprire che non è così.
Già nel primo episodio Mulder, che è presentato come un paranoico (per altro) si fida istintivamente della nuova collega al punto da rivelargli i motivi che lo hanno portato a interessarsi al paranormale. Nel giro di due/ tre episodi sono istintivamente assai protettivi l'uno verso l'altro, Scully si prende cura della professionalità del collega, deriso per le sue teorie, Mulder si preoccupa della sicurezza di lei. È raccontato il piacere che provano nel lavorare insieme, dello stimolo intellettuale che uno rappresenta per l'altro, dovuto proprio alle diverse visioni del mondo. Entrambi, è chiaro, considerano l'altro arricchente. C'è poi tutta un'attrazione fisica raccontata attraverso piccoli gesti affettuosi, un cercarsi delle mani, un rassicurarsi con rapide carezze che trasuda tenerezza (al punto che non penso fosse intenzione degli sceneggiatori far passare poi così tante stagioni prima di far nascere tra i due una vera e propria relazione). La cosa in parte funziona perché si crea, col proseguo delle indagini, una dinamica "loro due soli contro il mondo", ma, di base, mi sembra funzionare anche senza questa minaccia esterna incombete. Funziona quasi meglio negli episodi "di passaggio", in cui sono presentate delle normali indagini speciali, senza super complotti in vista.
Ecco, alla fine, recuperando un vecchio telefilm per concedere un po' di pausa al mio cervello, ho scoperto che tipo di rapporto uomo/donna vorrei raccontare. Paritario, affettuoso, in cui le differenze (anche profonde) sono arricchenti. Secondo me potrebbe funzionare persino senza alieni!

Cose ne pensate?

28 commenti:

  1. Dio non voglia che l'unico conflitto che funziona sia quello interno alla coppia :)
    Anche io ultimamente sto ragionando sulle protagoniste femminili e, in particolare, su come evitare cliché e stereotipi. Purtroppo non è facile, ma si possono fare esperimenti interessanti.

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    1. Sperimentare secondo me non guasta, troppo spesso ci affidiamo a ricette già consolidate che sì, saranno anche rassicuranti, ma chissà quante scoperte ci precludono!

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  2. Paritario, affettuoso, in cui le differenze (anche profonde) sono arricchenti. Secondo me potrebbe funzionare persino senza alieni! Nella vita per funzionare funziona perché io e Emanuele siamo così, nei romanzi pure, ci vuole un conflitto ma per la solita faccenda che sono i conflitti in fondo a tenere in piedi la trama. Che sia un buon 8 marzo per te cara Antonella. Sandra

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    1. Chissà se non può funzionare anche in un romanzo, dopo tutto il modello "coppia sola contro il mondo" (magari non il mondo, ma insomma) mi sembra meno inflazionato di tanti altri... Ci devo pensare (che tanto di scrivere non ho tempo...)

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  3. E' molto difficile raccontare di una coppia, proprio per tutti i motivi che hai elencato tu. Il rischio è quello di raccontare di un uomo o di una donna dove l'altro è funzionale a quello che diventa immancabilmente il personaggio principale. Siamo tutti vittime di pregiudizi, preconcetti, aspettative, luoghi comuni. Io ho provato a delineare un personaggio femminile, mi sono ritrovato un misto tra la donna dei miei sogni, mia madre, mia nonna e con tutto il corollario di caratteristiche che immagino positive. Ho rinunciato, troppo artefatto. Credo che una donna posa riuscire meglio in questo intento, conoscete molto bene voi stesse e conoscete molto bene noi. Non parlo solo del fatto che la vita ci viene regalata da una donna, ma di qualche cosa di più profondo, come se la donna rappresentasse realmente quel qualcosa di essenziale per cui non potrebbe esserci nemmeno l'universo senza. In questo senso il rapporto non potrà mai essere paritario. Credo che l'uomo, inteso come maschio, abbia fatto del male alle donne o le abbia sottomesse con la forza, nei momenti in cui ha capito a livello inconscio la superiorità del femminino sacro. Se noi abitiamo la terra, la donna ne fa parte, è costruttrice, creatrice, realmente artefice dell'unica cosa che conta. Come bambini che non capiscono un gioco bellissimo ma complicato, lo distruggiamo. Se ti sembrano farneticazioni, dai la colpa all'influenza che mi sta mettendo a dura prova, te ne prego.

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    1. Il tuo commento è molto bello e poetico. Io non so se la donna sia davvero parte della terra, costruttrice, creatrice e artefice della vita. Credo che ci sia una sostanziale parità tra maschile e femminile. E mi piacerebbe raccontare un rapporto paritario, in cui nessuno dei due sia "funzione di"

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    2. Grazie Antonella, probabilmente mi faccio prendere la mano dalle emozioni. Tutto è legato al fatto che invecchiando mi sono reso conto che quel poco di buono che c'è in me è uscito fuori solo perché mi sono "completato" in una donna, sia essa madre moglie, amante o amica. In questo voi siete più indipendenti.

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    3. Non saprei, mi sento abbastanza completata da mio marito da non essere più convinta della mia indipendenza.

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    4. Grande, questa è una risposta fantastica. Ecco qui la parità. Due esseri indipendenti che si completano l'un l'altro, incessantemente. Ma a mia moglie non lo dico, altrimenti si monta la testa...

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    5. Avete scritto due frasi una più bella dell'altra. Dovreste fare gli scrittori, ve l'hai mai detto nessuno? ;)

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    6. Grazie Monica, Antonella evidentemente è una scrittrice, io sono uno scribacchino miracolato da un editore coraggioso.

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  4. Io sto facendo una guerra alle protagoniste che si fanno rintontire dagli uomini. E dire che scrivo romanzi rosa. Ma faccio anche la guerra alle donne forti che sanno sempre cosa e come dire. Non ne conosco molte. O forse sono io che non lo sono per niente. Difficile rispondere. :p

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    1. Dipende cosa si intende per forte. Mi piacciono donne competenti, che sono brave in quello che fanno. Questo non vuol dire che siano brave in tutto, o che non abbiano fragilità. Del resto, come dice sempre una mia amica, se fossimo perfetti non avremmo bisogno degli altri. Ecco, vorrei raccontare donne imperfette, ma non emotivamente dipendenti da figure maschili vincenti. Capaci, magari, di amare anche loro uomini imperfetti.

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  5. A me viene in mente come coppia nei gialli, almeno televisivi, Cuore e Batticuore. Letterariamente Agatha Christie ne aveva creata una che era comparsa in alcuni racconti.

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  6. Tutte le volte che nella vita mi è capitato di conoscere uomini proiettati verso rapporti non paritari ho preso il largo senza battere ciglio anche di fronte a sentimenti importanti. In un rapporto cerco il confronto che si avvalga anche delle diverse vedute (perché le donne hanno un modo di vedere le cose e di affrontarle differente da quello degli uomini), mai di posizioni o ruoli diversi. Alla fine, ho sposato un uomo che mi completa, che sopperisce alle mie mancanze come io intervengo sulle sue. A lavoro ho trattato da ignoranti tutti quegli uomini che hanno provato a sminuire le mie competenze di fronte a quelle maschili, li ho sempre guardati con sufficienza: purtroppo so che resistono ancora tanti pregiudizi, ma non me ne curo perché quando entro in casa mia trovo collaborazione e piena reciprocità in tutto e questo mi basta.

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    1. Gli uomini proiettati verso rapporti non paritari li ho incrociati e lasciati appena me ne sono resa conto, curiosamente sono tutti sistemati, senza che abbiano dovuto modificare di una virgola il loro agire.
      Per fortuna ho trovato l'uomo giusto per me!

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  7. Mi sembra un'ottima idea, specialmente se il genere ti consente di portare il conflitto al di fuori della coppia, come nel caso di un giallo.

    Anche a me piace trattare di rapporti paritari, per quanto conflittuali. Mi piace mettere insieme personaggi in cui ciascuno sfida l'altro a guarire le proprie ferite, per potersi relazionare in modo sano. Nel romanzo che sto scrivendo, i due personaggi hanno problemi speculari che li costringerà ad avvicinarsi per cercare un punto d'incontro. E a me, tutto questo, piace moltissimo. :)

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    1. Anche questo è molto bello.
      In generale ogni tanto sarebbe bello anche raccontare ciò che funziona...

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    2. Il fatto che ci siano discussioni e litigi non significa che il rapporto non funzioni, perché le crisi in questo caso mi servono per farli crescere. Penso all'astrologia evolutivi, che non parla di "aspetti positivi" e "aspetti negativi" nel tema natale, ma di "aspetti fluidi" e "aspetti dinamici" (le famose linee blu e rosse che ti ha mostrato la tua amica ;) ). Quelli dinamici sono quelli che, attraverso le crisi, fanno evolvere, consentendo di raggiungere le vette più elevate. Chi ha solo aspetti fluidi nel tema, spesso è una persona che matura poco nel corso della vita, perché non vive conflitti. Ma i grandi personaggi della storia, hanno molti aspetti dinamici, che li mettono alla prova.
      Ecco: il rapporto di N. e L. è dinamico! :-D

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    3. E anche più adatto alla narrativa, suppongo.
      Credo, però, che si possa (non che si debba e non necessariamente con i personaggi principali) anche mostrare una coppia che abbia già trovato il proprio equilibrio.

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    4. Più adatto alla narrativa non saprei, penso che dipenda dal genere. Nell'esempio che hai citato di Mulder e Scully, il loro rapporto non era al centro del conflitto, perché la trama vera e propria riguarda le loro indagini sul paranormale. Viceversa, nel mio romanzo, almeno per quel che riguarda alcune dinamiche, il conflitto fra i protagonisti è fondamentale. :)

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  8. Davvero interessante questa scoperta, anch'io ho sempre pensato che le coppie dei telefilm partano sempre da poli opposti. Mentre ti leggevo mi sono venuti in mente molti show basati su questa dicotomia paradossalmente vincente, per esempio "Castle" e "Bones". La donna razionale e l'uomo sensibile che si supportano nella loro diversità e si capiscono come nessuno mai potrà mai capirli è una ricetta che funziona, ma se penso a dover scrivere di tale rapporto... allora cominciano i guai! Nella vita reale non sono di certo un'esperta in questo campo.

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    1. Sia Castle che Bones, però, iniziano a perdere colpi (anche in termini di ascolto) quando finalmente i due diventano una coppia (o, meglio, per Castle sono sicura, Bones lo conosco meno, perché dicono un sacco di idiozie scientifiche sull'antropologia fisica e a un terzo della puntata o strozzo qualcuno o spengo). Comunque sì, scrivere un rapporto che funziona credo che sia difficilissimo, più che scriverne uno problematico...

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  9. La coppia di colleghi è una modalità di interazione uomo/donna che mi piace parecchio (mi viene in mente adesso il telefilm Bron, con la detective di ghiaccio ma anche parecchio awkward e il poliziottone pacioccone. O anche il maggiore Kusanagi e Batou di Ghost in the Shell). Le mie coppie sono poche, parecchio belligeranti da entrambi i lati e in genere finiscono male perchè lei è troppo fiduciosa e/o lui è troppo vigliacco. Lodo in anticipo la sensibilità dei lettori che compiangeranno "il povero autore per le evidenti delusioni amorose che lo hanno condotto a scrivere storie d'amore così malfunzionanti", e per il resto spero solo di scriverle bene :)

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    1. Certo, iniziamo con lo scriverle bene! Poi magari col tempo anche qualche coppia che funziona...

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  10. Nelle mie storie ho coppie di tutti i generi, anche se nessuna tratta di un rapporto impari uomo-donna, forse perché io stessa non posso tollerare un trattamento di inferiorità nei miei confronti.
    Ultimamente sto facendo un esperimento con una "banale" coppia sposata con figlio.
    Non ci sono conflitti tra loro, se non le normali discussioni che ci sono in tutte le coppie del mondo. Il conflitto alla base della storia è esterno alla coppia e sono marito e moglie, di comune accordo, a decidere di lanciarsi in mezzo al conflitto. Se poi arriveranno entrambi vivi alla fine, insieme a loro figlio... Questo è da decidere ;)

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