venerdì 2 settembre 2016

Non partorire un figlio non è una colpa – Essere generativi è un'altra cosa

Ci si sono dovuti proprio mettere d'impegno, al ministero, per farmi arrabbiare così tanto e spingermi a scrivere questo post, su argomenti così lontani da quelli toccati di solito qui. E dire che, da prof precaria, ho una certa abitudine alle arrabbiature da decisioni ministeriali.
Ok, oggi già un po' si scusano e ritirano alcune delle cartoline di questo maledetto o benedetto fertility day, poiché è di questo che stiamo parlando. Io intanto ci ho anche dormito su una notte, in modo da articolare il mio pensiero in modo intelligibile.

Un po' tutte le persone che conosco hanno trovato questi slogan nel migliore dei casi fastidiosi e nel peggiore offensivi. Io, in particolare, ne ho trovato uno che mi è sembrato un pugno in faccia.

La fertilità è un bene comune.

Come a dire che se non fai di tutto per fare un figlio è come se evadessi le tasse o rubassi. Non adempi a un dovere nei confronti della società. 
Io mi chiedo se al ministero sappiano quanto ci vuole in termini di energia, impegno, lavoro su se stessi a una donna (anche a un uomo, ma a una donna di più) che per un qualsiasi motivo un figlio non ce l'ha o non riesce ad averlo per convivere con questo dato di fatto senza farsene una colpa.
Il contorno già di per sé non aiuta. Se arrivi a una certa età (userò il femminile, perché sono donna e perché la campagna ministeriale sulla fertilità sembra rivolgersi solo alle donne) senza figli, sopratutto se sei fidanzata o sposata, è inevitabile essere bombardata da tutta una serie di commenti del tipo:
– Quand'è che ti decidi, che poi non c'è più tempo (come se bastasse concentrarsi intensamente per rimanere incinta).
– Sono quando si sente una vita crescere nella tua pancia si capisce davvero cosa vuol dire essere donna. 
– Se non rimani incinta magari è perché inconsciamente non lo vuoi (vi prego, assicuratevi di conoscere la storia clinica di una persona prima di un commento simile, perché rischiate un pugno in faccia).
– Perché non hai provato X (dove X sta per una qualsiasi cura casalinga che ha più o meno l'efficacia dello strusciarsi sui nostri tradizionali massi della fertilità).
– Sai, anche i miei amici non avevano figli, poi hanno fatto una bella vacanza a Y e... Miracolo, a volte basta rilassarsi un po' (dove Y sta per un qualsiasi paese dove l'eterologa è più accessibile dell'Italia, basta pagare, ma sembra brutto farlo notare all'interlocutore).
Vivere circondati da questi commenti, sopratutto nel caso in cui tutto sommato uno un figlio lo desideri, non è semplice. Bisogna fare un bel lavoro per arrivare a pensare che no, non è una colpa non partorire un figlio. Che si possono fare un sacco di altre cose (addirittura ci sono altri modi di essere genitori) anche senza partorire un figlio. Che di può persino essere felici, alla faccia di chi dice che la vera felicità è c'è solo quando si ha in braccio il proprio pargolo, sangue del proprio sangue.
E no, questo lavoro che hai fatto su di te è inutile, sbagliato.
La fertilità è un bene comune e se non ce l'hai o non la coltivi come si deve sei come un ladro, una sanguisuga per la società.
Immagino quindi che il messaggio sia rivolto, tra gli altri a:
– voi, suore e preti che avete rinunciato alla vostra fertilità per la preghiera.
– voi single per scelta che non volete figli.
– voi, contronatura che indulgete in legami non fertili.
– voi, affetti da sterilità di coppia, separatevi dai vostri mariti e dalle vostre mogli e andate in cerca di un partner più compatibile!
Ok, ci siamo tutti resi conto dell'assurdità di questa cosa? 
Di solito a questo punto si usa l'aggettivo "medioevale", ma credo che neppure nei più oscuro dei secoli bui si arrivasse a tanto.

Sono sicura che molte persone davanti agli slogan del governo si sono arrabbiati, ma sono altrettanto sicura che qualcuno si sia messo a piangere, perché un figlio lo vorrebbe tanto e non lo può avere, anche se non ha fatto nulla di sbagliato, perché un figlio lo vorrebbe anche, ma non lo può mantenere, perché ha scelto una vocazione differente (intendendo "vocazione" nel senso più largo del termine) e non ne può più del fatto che tutti gliene facciano una colpa.
Ecco, a tutte quelle persone che davanti agli slogan ministeriali hanno provato una sensazione di magone, voglio dire chiaro:
NON GENERARE UN FIGLIO NON È E NON PUÒ ESSERE UNA COLPA
Può essere una scelta o una condizione non cercata, ma non è in nessun caso una colpa. La stessa fertilità, in sé non può essere un valore. Chi genera un figlio e poi non se ne cura è sicuramente fertile, ma non è una bella persona né un aiuto per la società. 

La società non ha bisogno di persone fertili, ma di persone generative. 
Cioè in grado di generare, non necessariamente figli, ma amore e idee costruttive. Giusto per fare un esempio che anche al ministero possano capire: una suora che si occupa di un orfanotrofio non è fertile, ma è generativa (coraggio, fin qui ci arrivavano anche nel medioevo).
Chiunque di noi, senza fare grandi sforzi, può trovare nella propria vita persone che hanno dato un forte contributo sociale pur non avendo avuto figli. Hanno forse agito a discapito del bene comune per essere stati meno fertili del ragazzetto che mette incinta la ragazza e poi sparisce?

Poi, giusto per puntualizzare ancora due cosette banali.
L'uomo non è messo come il panda, non rischia l'estinzione, al massimo l'autodistruzione.
L'homo italicus, geneticamente parlando, non è mai esistito. Forse non sta bene dirlo, ma siamo tutti meticci.
Può non piacere, ma storicamente le migrazioni hanno sempre fornito popolazione alle zone che per vari motivi andavano spopolandosi...

18 commenti:

  1. Clap, clap, clap, clap!
    Che dire? Chapeau!
    Oltre a condividere ogni singola parola del tuo post, penso che il ministro e i suoi tirapiedi non conoscano assolutamente le donne italiane e la loro realtà, quindi mandano, con queste ridicole vignette, un messaggio è obsoleto e anacronistico, completamente inadatto alla società contemporanea.
    L'età media della popolazione sta invecchiando perché la nostra generazione è stata completamente privata delle risorse necessarie per poter mettere su famiglia. Molti trentacinquenni non sono in grado di mantenersi: come possono pensare di mettere al mondo un figlio?
    Se vogliono davvero riportare il tasso di natalità agli antichi splendori, devono risollevare le sorti di questo paese e ridare fiducia ai suoi cittadini. Fiducia, ma anche le possibilità materiali.
    Inoltre, a me ha irritato molto la vignetta: "fare bambini è il modo migliore per essere creativi", o qualcosa del genere, perché l'ho trovata di un'ipocrisia devastante.
    Viviamo in un paese che non dà alcun valore alle doti creative. Molti di noi sono rinchiusi in routine meccaniche e ripetitive. Le aziende e i datori di lavoro fanno il possibile per limitare l'iniziativa individuale perché temono di perdere il controllo, per esempio danno scarse informazioni e mettono il dipendente sotto stress. Anche la scuola, su questo profilo, ha messo all'angolo questo genere di competenze, ne parlavo l'altro giorno con una mia amica, tua collega. Questo perché in generale la creatività si lega all'autonomia di pensiero, e l'autonomia di pensiero rende poco manipolabili.
    Molte persone si sono accorte di questo e stanno rivendicando il proprio diritto ad attività più creative. Questo, ovviamente, non piace. Così arriva il contentino: "siccome vi lamentate che il mondo del lavoro esclude la creatività, guardate un po' che bel suggerimento vi diamo, così magari non rompete più le scatole..."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che ognuno ha proprio trovato lo slogan che gli pesa di più. Personalmente ho trovato l'iniziativa pesantemente offensiva per questa idea che la donna debba per forza avere figli e che se uno non li ha è una colpa perché hai aspettato troppo o non hai fatto una vita sana. Questo è oltre tutto sbagliato. Purtroppo si può non riuscire ad avere figli anche per altri millemila motivi, molti legati a problemi di salute che possono essere ascritti solo alla voce "sfiga". Se passiamo il messaggio che l'infertilità è una colpa aggiungiamo solo peso a peso. È una cosa che posso tollerare da una vecchia vicina acida, non certo dallo stato che sovvenziono con le mie tasse.

      Elimina
    2. A questo commento risponderò in privato appena possibile perché preferisco così. Sappi che mi trovi completamente d'accordo.

      Elimina
  2. L'infertile è tratta peggio dell'evasore. Grazie per questa analisi, dopo le rotture di scatole dei parenti, dei conoscenti, dei vicini di casa, di chi incontri una volta al supermercato e si sente in diritto di sparare a zero, ci mancava solo lo STATO.

    RispondiElimina
  3. Io - forse un po' insensibilmente - non ci ho inizialmente dato troppo peso, avevo preso il messaggio più ingenuamente. Certo che dopo aver letto molti commenti piuttosto arrabbiati ho capito dove i vari cartelloni mettevano il dito nella piaga.
    E aggiungo: perché "fertility day"? Hanno rotto il K con cotesti inglesismi ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Superficialità. Dalla scelta del nome, agli slogan al non pensare all'impatto che avrebbero avuto sulle persone. Solo che un comune mortale che lavora con cotanta superficialità viene licenziato, per i ministeri spesso è la norma...

      Elimina
  4. Cara Antonella, condivido ogni tuo pensiero di questo tuo post. Io quando l'ho visto mi sono proprio arrabbiata, poi ho deciso di non pensarci troppo perché se ci penso mi vien voglia di picchiare il ministro, tutti gli ottusi che dicono 'se non hai un figlio non puoi capire' e tutti quelli che mi dicevano'ma come mai non avete ancora un figlio? Quando lo fare un figlio?' Quindi già mi arrabbio per la cultura comune che insiste ancora a considerare la donna (perché poi è la donna che si fa carico più di tutti dell'impegno dei figli) realizzata solo se fa dei figli, ma vedere gli slogan idioti di un ministro pagato con i nostri soldi mi fa ancora di più girare le scatole! A questo si aggiunge il fatto che viviamo in un paese in cui quando ti nasce un figlio sono solo cavoli tuoi se devi metterlo in un asilo nido (che costa quanto un leasing) devi nutrirlo e farlo crescere e dedicargli tutto il tempo che un bambino merita, mentre al lavoro (quando c'è l'hai) ti chiedono di essere sempre più presente, efficiente, sveglia e solerte e fare straordinari non retribuiti! Una mia collega ha chiesto un'aspettativa senza stipendio per un anno perché non avendo nessuno su cui contare quando è nato il bambino, piuttosto che pagare una baby sitter a tempo pieno (non aveva trovato posto al nido) ha preferito stare a casa lei. Quando è rientrata al lavoro è stata demansionata e ha dovuto recuperare faticosamente e lentamente il suo ruolo. Siamo in un paese dove mancano le strutture di supporto per crescere i figli, dove gli assegni familiari sono importi ridicoli rispetto agli altri paesi europei, dove le donne non sono sostenute nel mondo del lavoro e se fai un figlio ancor meno! E poi ipocritamente ti dicono, fai un figlio con un cartellone!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci hanno dato pure delle ignoranti, pensando che non si faccia un figlio non sapendo che più in là si va con l'età e più diventa difficile...

      Elimina
  5. C'è un errore ortografico nel commento a causa del correttore automatico iPad (volevo scrivere quando ce l'hai ...) argh

    RispondiElimina
  6. Io trovo questa campagna semplicemente vergognosa e mi arrabbio anche perché il Servizio Comunicazione del Ministero è pagato con i soldi di noi contribuenti. Se questi sono gli esperti in comunicazione, figuriamoci il resto.

    Comunque con i ficcanaso della porta accanto non è mai finita, subito dopo aver avuto mio figlio mi era stato chiesto: "Allora, quando gli dai una sorellina o un fratellino? Non è bello che sia figlio unico."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è lo slogan ministeriale anche per questo, col bimbo solo e triste seguito dal fantasma del fratello mai nato, così, per non far mancare a nessuno il proprio senso di colpa.

      Elimina
  7. L'argomentazione non fa una piega. Sono pienamente d'accordo. Generare un figlio è una gioia, non poterlo fare quando lo si desidera è una sofferenza, Assurdo trasformarlo in colpa. Passi il pettegolezzo della comare della porta accanto, gravissimo il messaggio da fonte ministeriale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È probabile che non abbiano neppure pensato all'effetto delle loro frasi, convinti com'erano di lanciare un messaggio positivo. Ma non la considero una scusante.

      Elimina
  8. Che brutto tasto, questo! Davvero quando sento dire frasi del genere mi domando se chi le conia pensi a quello che dice, oppure si limiti a immaginare lo slogan sui social. Per fortuna le persone non sono poi così stupide.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non essere stupide aiuta a scusare, certo, ma avrei preferito tutt'altra sensibilità.

      Elimina
  9. Grazie Tenar, le discussioni migliori sono quelle che a seguito della fase distruttiva propongono un'alternativa costruttiva.
    Condivido l'astio delle donne verso la campagna (non ho effettivamente sentito una sola persona difenderla, quindi penso sia stata un fallimento a 360 gradi) e mi piace molto l'idea di stimolare le persone ad essere generative. Quello sì, è uno slogan che sarebbe utile e non offensivo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È stato un fallimento epico. Prima di scrivere il post ho letto con attenzione tutto il sito dedicato all'evento. Non dice nulla che un ragazzo di 14 anni già non sappia (stili di vita non sani fanno male, anche alla fertilità! Strano, io avrei detto il contrario... Se senti che qualcosa non va vai dal medico! Io avrei detto lo sciamano...) e gli slogan sono davvero pessimi. Ho paura, però, che a sperare che abbiano imparato dall'errore, io sia troppo ottimista.

      Elimina