sabato 28 gennaio 2017

Piovono libri – I duellanti


Con la pupattola da poco vaccinata e febbricitante, questa volta ho dovuto saltare la riunione del gruppo di lettura. Mi è comunque arrivata la foto del libri, con il suo carico di mia invidia, dato che oltre che letteratura trasuda cibo e convivialità. Dopo una settimana passata a trascinarmi con l'amica febbre al seguito (finalmente partita per altri lidi, si spera a lungo) in una serie di impegni non rimandabili devo dire che ho voglia sia di cibo spazzatura che di chiacchiere e sì, anche di buoni libri, dato che quello che mi sono incaponita a finire non mi sta soddisfando molto.
Sarà un post monco, questo, quindi, dato che ho potuto confrontarmi sul libro solo col marito.

Gli ultimi libri del gruppo di lettura ero sempre arrivata a finirli a ridosso della riunione, addirittura il giorno stesso. Sia Gadda che Queneau sono state letture interessanti, ma in nessun modo definibili come leggere. Pagine da rileggere più volte, cercando un senso nelle affascinanti, ma a volte criptiche  invenzioni linguistiche degli autori. Sere in cui stanchissima pensavo "ho letto un sacco" per poi scoprire che ero avanzata di tre pagine.
I duellanti di J. Conrad l'ho iniziato e tre giorni dopo l'ho finito. Così, senza nemmeno accorgermene. Conrad non è Gadda o Queneau e questo raccontone, perché definirlo romanzo non solo è eccessivo, ma va pure contro la volontà dell'autore che l'aveva inserito primo in una raccolta di racconti, scorre veloce e piacevole senza chiedere particolare sofferenza linguistica.
La trama è nota per lo più grazie al film che ne ha tratto Ridley Scott nel 1977 e che purtroppo non sono riuscita a vedere. 
Durante le guerre napoleoniche due ufficiali, un biondo e posato ufficiale del nord e un focoso guascone, si sfidano a duello per futili motivi. Non soddisfatti del primo scontro, il duello si ripete e si ripete ancora, cosicché tutta l'epopea napoleonica viene scandita dagli scontri ferocissimi e futili dei due ufficiali che sembrano non riuscire mai a giungere alla resa dei conti.
Un soggetto semplice e forte che, in effetti sembra fatto apposto per essere trasposto in un film.
La resa è piacevole e lineare. 
La mia vecchia edizione possiede un'introduzione di Vittorio Amoruso che mette in luce tutta una serie di tematiche presenti nell'opera. I due protagonisti, all'apparenza così diversi, uno razionale e di buon carattere, l'altro focoso fino alla follia come due anime complementari che esistono solo in funzione l'una dell'altra. Per questo il duello non può avere una conclusione perché la sconfitta di uno sarebbe la sconfitta anche dell'altro. L'inutilità del duello come simbolo dell'inutilità della guerra stessa, che ha una sua bellezza distruttiva, ma non porta a nulla. La stessa epopea napoleonica come un lungo e distruttivo duello contro il mondo intero. Il mondo napoleonico come l'ultima epoca in cui l'onore, con le sue regole sciocche e rassicuranti ha avuto casa.
Non metto in dubbio che tutto ciò ci sia, ma l'impatto simbolico che questa lettura ha avuto sulla mia mente è stato molto più limitato. Siamo ad anni luce dalla potenza di Cuore di Tenebra o de La linea d'ombra. Siamo in una piacevole opera minore, che si fa leggere, intrattiene, ma, almeno con me, non riesce a fare altro. Non ho neppure pensato che Conrad volesse regalare di più che qualche ora di lettura piacevole. 
D'Hubert, il protagonista, mi è parso un bravo ragazzo un po' limitato e il suo avversario un pazzo attaccabrighe a cui la guerra ha dato un ruolo. In un altro tempo sarebbero stati un perfetto impiegato e un rissaiolo da bar destinati a non incontrarsi mai. Durante le guerre napoleoniche diventato i protagonisti di un duello leggendario, un'impresa più grande e più affascinante di loro. Del resto il periodo napoleonico è stato anche questo, uno spazio di possibilità anche per le leggende.
Mi ha incuriosito, a latere della vicenda, la figura della sorella di D'Hubert, sua confidente, a cui l'ufficiale affida, di fatto, il controllo della sua vita. Del resto, ho pensato, chi rimaneva in Francia a mandare avanti una nazione intera? Le donne, ovviamente. D'Hubert chiede alla sorella di organizzargli un matrimonio e lei, fiutando dove tirava il vento, ne organizza uno con una ragazza di famiglia lealista e in buon ufficiale napoleonico non ci trova nulla di male, cosicché viene traghettato con naturalezza dalle sue donne verso la restaurazione. Così mi sono immaginata queste donne francesi, mentre i mariti, i figli, i fratelli e gli amanti erano in giro a giocare a conquistare il mondo, attrezzarsi al dopo e cercare di capire come salvare i cocci di famiglie comunque distrutte da decenni di guerre.

I duellanti è un libretto esile e piacevole. Sono anch'io affetta dal fascino dei duelli e dell'epopea napoleonica (ripensandoci ho letto moltissimi romanzi ambientati in quel periodo, tra cui consiglio l'altrettanto breve e dolorosamente amaro L'ombra dell'aquila di A. Perez-Reverte). Si tratta comunque di una piacevole opera minore di un grande. Viene con me sulla torre, ma non giuro di ricordarmi di spolverarlo.

7 commenti:

  1. Bello il parallelo con impiegato e uomo rissoso da bar. Dario sta riscrivendo il don Chisciotte in abiti moderni, si potrebbe fare anche con questo 😁

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    1. Infatti stavo pensando di fare un post immaginando chi sarebbero oggi i personaggi di opere celebri.

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    2. 👌👍Ottima idea, adoro queste operazioni 😁

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  2. I duellanti è uno dei pochi libri che ho letto in vita mia. Mi aspettavo di più, francamente. Pensavo che la voce narrante stesse nel mezzo senza prendere una direzione a favore dell'uno o dell'altro. Non lo fa di fatto, ma se non ricordo male la storia è vista dal punto di vista di D'Hubert, il che mi ha un po' deluso. Mi aspettavo più equilibrio.

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    1. Sì, il protagonista è decisamente D'Hubert, che è un belloccio un po' allocco e più di tanto con lui non si può empatizzare. Secondo me è la fama del film ad aver infuso un'aura mistica a quello che è un racconto minore di un grande autore. Non credo che Conrad lo avrebbe citato tra le sue 5 opere migliori, magari neppure tra le 10...

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  3. Non ho letto il libro, di certo il film si colloca nel meraviglioso filone delle produzioni cinematografiche di livello, malamente tramontate nell'ultimo decennio.

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