Chissà poi perché, non lo avevo mai letto, pur avendo visto e apprezzato la fortunata trasposizione cinematrografica (che pure si è rivelata assai diversa dal romanzo).
Per certi versi questo romanzo ha l'aspetto del "libro perfetto". È forse l'unico caso da che frequento il gruppo di lettura di libro promosso all'unanimità e senza distinguo, senza neppure un "mi è piaciuto però". Un romanzo che è molto di più del suo nucleo narrativo più forte.
Un po' tutti quelli che non l'avevano mai letto si aspettavano "un romanzo sul razzismo", perché così ci è stato raccontato, perché su quello si concentra la versione cinematografica. In realtà, come ben spiega una lettrice, è la storia di due anni di una bambina, dei valori che le vengono trasmessi e di come vengono messi alla prova.
Scout vive con il fratellino più grande, il padre vedovo e la governante di colore nell'Alabama della grande depressione. È una bambina fortunata, suo padre è un uomo stimato e, per quanto lo neghi più volte, ricco, inoltre a Scout è permessa una libertà maggiore di quanto sia consentita di solito alle bambine, veste da "maschio" è trattata alla pari dal fratello e neppure il padre differenza l'atteggiamento tra i due figli. Il suo orizzonte è circoscritto nella via dov'è cresciuta, un immaginario dominato dalla casa dove vive un uomo che non esce mai, e dove è conosciuta da tutti. La vicenda racconta principalmente l'allargarsi dell'orizzonte di Scout. L'arrivo di un bambino che passa le estati nella stessa cittadina, Dill, l'inizio della scuola, il tentativo di svelare il mistero dell'uomo che non esce mai e soltanto poi il processo in cui è coinvolto il padre, chiamato a difendere un uomo di colore accusato di stupro. Con un'intelligenza acuta, ma uno sguardo comunque bambino, Scout riferisce i fatti e le riflessioni che vanno a plasmare un mondo vasto e complicato in cui la ragazzina dovrà imparare a vivere.
Se il razzismo è un tema presente e centrale nel romanzo, non è certo l'unico. Lo sguardo di Scout è attento e indagatore, osserva tutto, nota tutto, si interroga su tutto. Insieme a lei il lettore è obbligato a porsi ogni sorta di domanda. Quello che esce è un ritratto della società dell'Alabama degli anni '30 tutt'altro che scontato, dove la divisione della società tra bianchi e neri è cosa talmente radicata che quasi non ci si fa caso e che tuttavia si mostra meno granitica e stereotipata del previsto.
Sono moltissime le cose che mi hanno colpito e altre riflessioni si sono aggiunte grazie al confronto con il lettori. Ho provato un po' a raggrupparle come mi è riuscito.
Le donne del romanzo
Nel romanzo ci sono moltissime figure femminili diversissime tra loro.
Quella che spicca e di cui tuttavia la portata rivoluzionaria rischia di passare in secondo piano è Calpurnia, la governante nera, quasi una madre per i due bambini. Calpurnia nella famiglia Finch, è evidente, si è ritagliata un ruolo che va ben oltre quello di governante, di fatto è la figura femminile di riferimento per i bambini, cosa di cui il padre Atticus è ben consapevole. È una donna istruita, come e in che modo lo sia diventato ovviamente lo ignoriamo, ma sopratutto è una donna estremamente consapevole. È lei la vera sovversiva della vicenda, quella che porta i bambini nella chiesa "dei neri" li invita a casa sua, consapevole di spezzare le barriere della convenzione e di allevare una nuova generazione di cittadini che, forse, un domani, potrà cambiare le cose.
Non meno interessanti sono le altre donne del romanzo, la saggia vicina di casa che "sembra un uomo quando si occupa di giardinaggio e una signora quando esce con le altre donne" (cito a memoria, abbiate pietà), la zia Alexandra, che si presenta come una fiera donna del sud arroccata sui suoi privilegi, salvo poi osservare tra le righe che insegna al nipote a cucinare perché non deve dipendere da una donna e che partecipa con molto più cuore di quanto non sembri al processo in cui è impegnato Atticus. Per finire, particolarmente tragica è la figura dell'accusatrice, una ragazza cresciuta in estrema povertà, reclusa in casa e violentata dal padre. La descrizione della realtà di questa ragazza è per certi versi tra le parti che più mi sono piaciute, perché nulla viene negato e nulla viene ostentato. Lo squallore è esposto in modo chiaro in un libro che rimane perfettamente fruibile anche per dei ragazzini.
Atticus
Il padre di Scout è uno dei personaggi centrali del romanzo. Un personaggio amatissimo, al punto che con l'uscita del secondo romanzo dell'autrice (uscito approfittando della salute ormai precaria di lei?) in cui lo stesso uomo è presentato in una luce assai meno favorevole, si è scatenata quasi una rivolta dei lettori.
Atticus è un uomo dal senso di giustizia quasi soverchiate che è descritto con gli occhi innamorati di una bambina cresciuta senza madre.
Anche senza il filtro adorante dello sguardo di Scout rimane senza alcun dubbio una figura che si staglia nell'immaginario dei lettori.
A me, da genitore, è parso un padre a tratti stanchissimo, che si barcamena come può con due figli piccoli, che sottovaluta in modo tragico i guai in cui i suoi ragazzi possono cacciarsi anche per colpa del processo. Il suoi tratti distintivi sono il senso della legge a cui è disposto a sacrificare tutto (anche la sua vita, se necessario), ma anche il tentativo di mettersi sempre dalla parte degli altri e di pensarne sempre il meglio. Mi ha colpito il fatto che è questo suo tratto, comunque quello di sperare nel meglio dell'umanità, a far rasentare la tragedia. Pur sapendo di aver a che fare nel processo con un uomo della peggior specie, Atticus non pensa mai che costui possa prendersela con i suoi figli invece che con lui. Atticus teme per se stesso, non per i suoi bambini. E quando, alla fine, scopre che non è così ha un attimo di shock totale e completa mancanza di lucidità. Mi ha dato molta tristezza il constatare che il peccato peggiore di Atticus sia il non aver voluto guardare fino in fondo il male presente nell'altro.
Alla riunione abbiamo discusso molto di Atticus, la cui figura è idealizzata dallo sguardo di Scout, ma che rimane fondamentalmente un uomo del suo tempo, che difende Tom perché è giusto farlo ma considera altrettanto giusta la divisione della società in bianchi e neri. Che è più duro con se stesso e i suoi figli di quanto non lo sia con gli altri.
Abbiamo discusso a lungo su quanta consapevolezza ci sia nell'educazione liberale che impartisce a Scout. Per alcuni è questione di sfinimento, è più facile per lui crescere Scout quasi come un maschio. Per me c'è della consapevolezza. Poiché comunque Atticus tratta sempre le donne da pari e sa imporsi anche con grande durezza quando ritiene che una cosa sia importante. Che Scout cresca o meno da "brava ragazza" è evidentemente non importante o comunque meno importante dei principi morali. Vediamo Scout prendersi una bella strigliata per aver trattato male un ospite, non per non voler mettere la gonna, cosa che viene richiesta a volte come piacere "per fare contenta la zia". Insomma, c'è una parte di scelta e consapevolezza in questa educazione anticonvenzionale impartita a una bambina degli anni '30 che, francamente, a volte manca alle bambine di oggi (che poi se a un padre viene data l'occasione di crescere una figlia femmina un po' come un maschietto e poterci giocare di più è anche più contento perché per lui è più facile, è vero ed è parte della mia esperienza personale).
Dill
Chi ha visto il film ricorderà l'amico Dill come un bimbetto insopportabile. Invece nel romanzo è un personaggio meraviglioso. Figlio non voluto e ignorato, tenuto buono con giocattoli costosi, fugge prima con la fantasia, inventandosi mille storie alternative, e poi passa all'azione, scappando di casa. Ha l'intelligenza di chi riesce a guardare le cose da diversi punti di vista. Lui si si prende a cuore moltissimo il processo. Per lui Tom non è un uomo di colore, è solo un innocente. Al contrario di Scout e Jem, Dill non sembra proprio cogliere la differenza razziale, si rapporta con chiunque allo stesso modo. È lui infatti a svelare uno dei personaggi più curiosi del romanzo, il finto ubriacone. Si tratta di un uomo ricco che si ostina a convivere con una donna di colore con cui ha dei figli che, giunti a una certa età "spariscono" in quanto vengono fatti studiare al nord. Si finge perennemente ubriaco per catalizzare su di sé la riprovazione sociale, salvando in questo modo la propria famiglia. Il momento dello svelamento, con un Dill in lacrime per la condanna di Tom e quest'uomo che finalmente vede la speranza per una società diversa, cosa per cui lui ha lottato e fallito, è tra i passi più commuoventi del romanzo.
Che altro dire? Ottobre per me è stato un mese allucinante di riunioni praticamente perenni, malanni che avrei gradito evitare e impegni più o meno imprevisti. Eppure il romanzo l'ho finito con netto anticipo sulla riunione. Merito del libro, non mio, che si è imposto alla mia attenzione senza se e senza ma.
Ho questo libro sullo scaffale nella cameretta dove sono cresciuta, era una lettura per l'estate quando ero alle medie o forse in prima superiore e mi era piaciuto così tanto che avevo deciso di tenerlo in bella vista per rileggerlo. Il secondo nome di mia figlia è Scout (sai che i paesi anglosassoni richiedono per legge almeno due nomi prima del cognome) quindi mi capita a volte che qualcuno mi chieda se è in onore della bambina del libro. (In realtà l'abbiamo scelto perché significa "esploratore" e vista la nostra passione per i viaggi ci sembrava adatto e poi volevamo un nome meno mieloso di Luna per darle l'opzione di scegliere quel che più si addirà al suo carattere e orientamento sessuale).
RispondiEliminaNon sapevo che fossero obbligatori due nomi! E direi che tua figlia potrà essere fiera di essere associata alla Scout del libro, che fosse o no questa la vostra intenzione.
EliminaL’ho letto tanti anni fa e ancora lo ricordo con piacere. Buona continuazione di domenica:)
RispondiEliminasinforosa
:)
EliminaBellissimo!
RispondiEliminaLetto una sola volta, ma ancora stampato in mente.
Credo tu lo sappia già, lo scorso anno è stato pubblicato il seguito di questa storia: Và, metti una sentinella.
Sì, nel post faccio accenno alle polemiche che sono seguite alla pubblicazione.
EliminaLibro immenso letto molti anni fa.
RispondiEliminaImmenso, senza dubbio
EliminaBellissima analisi, vorrei leggere questo libro da tantissimo tempo ma anch'io finora non ci sono riuscita, la tua recensione mi ha convinto anvira di più, entro l'anno lo leggerò.
RispondiEliminaÈ una lettura molto scorrevole, quasi non ti accorgi di essere arrivata in fondo.
EliminaSplendido romanzo, da leggere e rileggere. Mi aveva molto colpito anche lo stile, a suo tempo. Atticus Finch è il padre da amare, indipendentemente dal film con Gregory Peck.
RispondiEliminaSì, concordo
EliminaIl romanzo mi è piaciuto molto, mentre non ho visto il film. Se non sbaglio, Harper Lee ha detto di avere aspettato decenni a scrivere il seguito per la paura di non riuscire a raggiungere il livello del primo libro. Un po' la capisco.
RispondiEliminaDa quello che ne so, in realtà, il seguito fu scritto prima e mai pubblicato. Dato che l'autrice era ormai molto anziana alcuni ritengono che il libro non sia davvero suo o che sia stata in qualche modo circuita per darlo alle stampe. Chissà. Di certo è una situazione strana di cui probabilmente non sapremo mai la verità
EliminaNon ho ancora letto questo libro perché mi è stato presentato come un romanzo pesante, difficile da digerire. Dalla tua opinione però mi sto mangiando le mani perché mi pare in linea con i miei gusti. Cercherò di rifarmi il prima possibile.
RispondiEliminaIl realtà è un libro molto scorrevole, che mi sento di consigliare ai miei alunni di terza media.
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