venerdì 7 gennaio 2022

La preistoria è donna – letture

 


Sono laureata in archeologia del neolitico e ogni volta che apro un testo delle elementari e leggo i capitoli dedicati alla preistoria rischia di partirmi un embolo.

Al di là del fatto che sulla neolitizzazione gli autori sono fermi alla preistoria (battutona) della scienza e ignorano l'influenza di cosucce tipo la fine di un'era glaciale e almeno trent'anni di studi, i capitoli del "come si viveva" fanno accapponare la pelle. Uomini cacciatori e donne raccoglitrici la fanno da padrone, con illustrazioni che mostrano donne sul fondo delle caverne o delle capanne circondate da figli e fieri uomini barbuti intenti ad abbattere i mammut. Sono sempre uomini quelli che nelle illustrazioni dipingono le caverne e tutti coloro rappresentati come capi. Sappiamo da almeno trent'anni che la situazione era molto più articolata, ma non riusciamo a mettere le piume ai dinosauri, figuriamoci se riusciamo a revisionare la figura della donna nella preistoria.


Se non hai la barba il mammut non lo cacci. Bonus se sei a torso nudo nella neve

Se non sei uomo il mammut non lo dipingi


Questo libro, scritto da Mrylene Patou-Mathis, un'esperta di neandertal, vuole distruggere una volta per tutte questi stereotipi. Ci riesce? Non come avrei voluto, purtroppo.

Partiamo da quello che "ci dice la scienza", ma ve lo spiego io e non l'autrice. Purtroppo non ho la pretesa, ma la certezza di essere più chiara.

La donna nella preistoria - quello che sappiamo

Partiamo da un dato. Sulla società preistorica sappiamo poco. Società preistorica è già un errore. Per il solo homo sapiens il paleolitico (il periodo precedente all'agricoltura) è durato circa 30000 anni. Fate un po' voi quante culture ci possono essere in 30000 anni. Quindi tutte le osservazioni si riferiscono a quanto ritrovato, a quei singoli casi in quei singoli luoghi.

Il primo dato importante è che nel paleolitico il dimorfismo sessuale era minore. In particolare altezza e sviluppo muscolare erano simili. Stando ai resti scheletrici studiati sia uomini che donne camminavano molto e avevano muscolature sviluppate. Nei neandertal in particolare sia uomini che donne avevano la muscolatura delle braccia particolarmente sviluppata e simile a quella che si osserva oggi nei lanciatori di giavellotto. Supponendo che non fossero olimpionici, è plausibile che sia uomini che donne cacciassero con la lancia. Per quanto riguarda i sapiens, la muscolatura "da lancia" è presente in alcuni scheletri maschili e in pochi femminili (tra quelli ritrovati). Sia uomini che donne, però, avevano muscolature possenti e sembrano aver avuto accesso a una dieta ricca di proteine (in molti momenti della storia le bambine sono state nutrite meno e/o con cibi meno proteici). Molte delle sepolture ritrovate hanno un corredo, oggetti che si suppone che siano preziosi, pietre non presenti in quella zona, collane fatte con canini di cervo e cuffiette fatte con conchiglie (in zone in cui quei molluschi non vivono). Lo stesso corredo si trova sia nelle sepolture maschili che quelle femminili. Quindi dai resti scheletrici non possiamo dire che le donne si occupassero solo dell'accudimento né che avessero un ruolo subalterno.

Pochissimo possiamo dire sulla cultura del paleolitico europeo, però abbiamo un certo numero di oggetti artistici tra pitture, statuine di pietra, d'osso, avorio e argilla cruda.  La maggior parte di questi oggetti rappresenta animali. Al secondo posto ci sono le figure femminili, spesso con grandi seni, a volte con ventri prominenti (incinte?), altre stilizzate. Le figure maschili riconoscibili come tali sono una minoranza di casi. Ci sono scene di caccia in cui solo alcuni personaggi hanno gli attributi maschili in evidenza, gli altri personaggi, quindi, potrebbero essere femminili. Possiamo concludere che nel mondo mentale dell'epoca, quale che fosse, la donna c'era ed era importante.

Non sappiamo molto su chi facesse cosa nei clan paleolitici. Sappiamo che nella Francia delle grotte dipinte doveva esserci una certa divisione dei ruoli. Le pitture hanno una qualità tale che presuppongono artisti specializzati. Non abbiamo la più pallida idea di chi fossero, se giovani, vecchi, maschi o femmine. Ci sono studi sulle dimensioni dei negativi delle mani presenti in molte grotte per determinare il sesso dell'artista, ma sull'affidabilità non ci metterei una mano altrui su una candela, figuriamoci la mia sul fuoco (le donne sarebbero ben rappresentate).

Se andiamo avanti verso il presente le cose si complicano. Vendiamo che in passato le tombe venivano sempre attribuite a uomini se erano presenti delle armi. Poi sono spuntate le analisi genetiche e ops, alcuni di quei re, principi e cavalieri erano regine, principesse e cavallerizze. Questo è particolarmente vero per il nord Europa e le steppe euroasiatiche. In questo momento si stanno studiando in modo particolare le sepolture della Scizia, dove pare ci fosse una sorta di casta di donne guerriere e provette cavallerizze (a oggi abbiamo una trentina di tombe che contenevano con certezza donne cavallerizze che avevano ricevuto traumi in battaglia).

Insomma, sono sostanzialmente d'accordo con la tesi di fondo del saggio. La storia e la preistoria sono state studiate per lo più da uomini immersi o cresciuti in una società maschilista e questo sguardo ha condizionato le loro conclusioni. È già una trentina d'anni che gli scienziati segnalano che non è così, ma al grande pubblico questo non è arrivato. Questo saggio vorrebbe essere proprio un ponte tra le ricerche moderne e l'immaginario collettivo, ma...

La preistoria è donna – una critica spero costruttiva

È molto triste per me criticare un libro su cui avevo grandi aspettative e di cui condivido i contenuti. Però questo saggio ha dei problemi e credo che sia il caso di metterli in luce.

Innanzi tutto il tono generale. La parte dedicata agli studi sul paleolitico è solo un capitolo, per quanto sia il più corposo è circa un quarto del totale. Prima c'è una lunga carrellata sulla cultura misogina che intride l'occidente (piuttosto impressionante devo dire), poi una carrellata veloce sullo stato degli studi per il periodo che va dal neolitico all'era cristiana e infine una conclusione. Il problema è che il capitolo sulla preistoria è un altro testo.

Il primo e i due capitoli finali sono quel saggio divulgativo che suppongo questo testo vuole essere. Alla portata di tutti, ben documentati ma necessariamente poco approfonditi, scritti con un linguaggio tale da poter essere letti con una buona cultura di base, ma non necessariamente specialistici. Il capitolo sul paleolitico, invece, dove l'autrice nuota nelle sue acque, è estremamente specialistico. Si fa riferimento a una serie notevole di opere d'arte, sepolture, immagini parietali senza uno straccio di apparato iconografico e con una descrizione sommaria. Si dà per scontato che il lettore quei reperti o quei siti li conosca. Perché in effetti sono molto famosi, se si ha una laurea in materia. Ma se inizio a parlarvi del corredo del Principe dei Balzi Rossi dando per scontato che lo conosciate, delle differenze tra le varie "veneri" gravettiane segnandole solo con il sito di ritrovamento, senza un'immagine, o delle differenze tra tra i resti ossei di Qafzeh e quelli de La Chapelle aux Saint senza segnalare dove si trovino questi posti e la (notevole) differenza di datazione le persone in grado di seguirmi calano. Fare confronti iconografici tra pitture parietali a memoria (non sono immagini immediatamente reperibili su google) non è facilissimo per me che quelle pitture le ho studiate, figuriamoci per il lettore medio. È un gran peccato, perché ovviamente quel capitolo è quello più interessante e quello che avrebbe dovuto arrivare di più.

Mi ha poi molto indispettito il perdersi dell'autrice in ipotesi basate sul nulla. Non me lo aspettavo, essendo l'autrice una studiosa di fama. Purtroppo sulla preistoria ci sono un sacco di cose che semplicemente non sappiamo e su ciò che non sappiamo, a mio parere, sarebbe meglio tacere. Possiamo lanciarci in suggestioni, ma devono rimanere tale. Non ci sono prove di una società matrilineare nella preistoria (che non vuol dire che non ci sia stata, solo che non ci sono prove), non ci sono prove che le "veneri" fossero realizzate da donne per le donne. Non ci sono prove del fatto che la società paleolitica fosse pacifica e priva di conflitti. Non ci sono prove per un sacco di suggestioni, in cui l'autrice si dilunga, a volte sfiorando il ridicolo. Che per tutto il paleolitico (ricordiamo 30000 anni per i soli sapiens) non ci si sia mai resi conto del ruolo del maschio nella procreazione ma che questo sia avvenuto solo nel neolitico osservano il bestiame non ci credo neppure se si alza uno scheletro paleolitico a spiegarmelo di persona. Insomma, l'autrice finisce per prestare il fianco alle critiche che sono state mosse già in passato a studi femministi sulla preistoria, volare troppo di fantasia. Di questo mi spiace tantissimo, anche perché i dati sono assai più interessanti delle ipotesi vaghe.

Insomma, attendevo con trepidazione questo libro che speravo fosse un saggio epocale, chiaro e in grado di dare una bella rinfrescata all'immaginario preistorico. Che non sia così mi spiace.

Presto mia figlia inizierà le elementari e spero, ma dubito, che possa trovare sul suo libro illustrazioni di questo tipo:

Ricostruzione artistica basata sui resti scheletrici di una cacciatrice
preistorica amerinda da poco ritrovata.


Per chi invece vuole leggere qualcosa di mio, qui un nuovo capitolo de L'Assedio degli angeli


10 commenti:

  1. Grazie della recensione, capita a fagiolo: è un libro che incuriosiva anche me. A questo punto, però, non so se valga la pena di leggerlo tanto per "stare sul pezzo"...
    In questo periodo sto scrivendo la nuova pannellistica per il museo Pigorini e ho appena concluso le sale del Neolitico, pensa te. Trovare il giusto equilibrio tra informazione corretta, tono allettante e rimandi all'attualità (il tutto in poche battute) non è stato facile; speriamo di aver contribuito alla causa!
    Riguardo ai libri scolastici, tempo fa ho dovuto curare il capitolo di preistoria di un manuale delle superiori, e anche lì mi è venuto il latte alle ginocchia leggendo cosa era stato scritto fino a quel momento. Certo che condensare tutta la preistoria umana in un capitolo è un'impresa impossibile...
    Per quanto riguarda la rappresentazione del cacciatore paleolitico, sono assolutamente d'accordo con te: non se ne può più di vedere barbudos con la lancia e donne accucciate vicino al fuoco. Nella collana di romanzi archeologici per bambini che sto scrivendo ho voluto, come protagonista per il Paleolitico, una bambina che ha il sogno di diventare la più grande cacciatrice di tutti i clan, come la sua mamma. Almeno questo,oh :)
    E niente, tutto questo papiro per dire: massima solidarietà tra archeologhe preistoriche :-D

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    1. Voglio i tuoi romanzi! Dammi il titolo che lo metto subito in lista. E grande ammirazione (e un po' di invidia) per il tuo lavoro. Se mai la pandemia finirà e riuscirò a convincere il marito a venire a Roma, il Pigorini sarà tappa obbligata.
      Quanto al libro in sé, non so, alcune parti del capitolo sul paleolitico sono interessanti (anche se tu sei di sicuro più aggiornata di me). Il problema è che non dà un colpo al cerchio e uno alla botte, ma a tre botti diverse e alla fine non è chiaro se parli a un pubblico generico, a un pubblico di femministe (c'è tutta una parte sul dibattito interno che può interessare solo chi ha vissuto da militante gli anni '70) o agli addetti ai lavori.

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    2. Mmm, mi sa che allora lo prendo comunque. Se offre anche solo qualche spunto interessante, ne vale la pena! Domani lo cerco in libreria (intanto ho già preso Stabat mater e Una donna, grazie ancora per i suggerimenti di lettura).
      Riguardo ai miei libri, il primo della serie si chiama "Aisa e il mistero preistorico" e il secondo - che uscirà in maggio - "Kres e la leggenda del Minotauro", ma non stare a cercarli: se possono interessarti per tua figlia, te li allungo io alla prossima Lucca :)

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  2. Davvero bella questa tua analisi che ho letto con estremo interesse. Che la cultura e la storia abbia subito influenze maschiliste è innegabile, sarebbe bello che anche i libri delle elementari si aggiornassero, ma sarebbe almeno auspicabile partire dai testi delle scuole superiori...potrebbe essere un inizio

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    1. Guarda, non posso scendere in dettagli per motivi di correttezza professionale, ma ti garantisco che, purtroppo, il livello dei testi scolastici è bassissimo. Non c'è alcun controllo sui contenuti, che spesso vengono ricopiati malamente dai libri scolastici vecchi di vent'anni appartenuti agli stessi autori (in realtà quasi tutti collaboratori ghost writer). Addirittura certe teorie ormai smontate da anni, come le famose paure dell'anno Mille, vengono costantemente riproposte perché "gl insegnanti si aspettano di trovare un paragrafo su questo argomento". Figurati la preistoria, che ai tempi nostri manco si studiava a scuola.
      Mi fermo qui.

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    2. Al momento sono relativamente soddisfatta del testo per cui ho lottato con le unghie e con i denti (Chiedi al tempo) ma da alcuni luoghi comuni temo non ci liberemo mai. Comunque i paleontologi se la passano peggio. Non solo si sa da moltissimo che parecchi dinosauri avevano le piume, ma ormai la ricerca ci dice anche il colore del piumaggio. Però niente, continuo a vederli spennati nelle immagini divulgative.

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  3. In effetti molta parte della cultura preistorica si basa su supposizioni, ma farne servirsi di questa competenza a dimostrazione che la discriminazione sessista sia un concetto applicabile a tutte le epoche, sì, è decisamente una forzatura. Io mi sono laureata con una tesi sulle donne native americane, dove grosso modo il maschio si occupa di caccia e guerra e la donna a conciare pelli, raccolta e accudimento famiglia. Ma nei miei studi etnologici mi sono imbattuta in società stupende, addirittura matrilineari e poliandriche. Studi comunque provenienti da osservazioni dirette. Quelli riguardanti un lungo, immenso arco di tempo come la preistoria, non può rendere sicuro nessuno delle proprie affermazioni. È diventato tutto un po' una moda che gravita attorno a questo nuovo femminismo.

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    1. Sulla preistoria si può dire molto su alcuni singoli siti e molto poco in generale. Abbiamo dei siti in cui sappiamo dove ciascun abitante dormiva, dove facevano la popò (e cosa ci fosse nella popò) addirittura possiamo ricostruire a ritroso la costruzione di un oggetto in pietra scheggiata frammento per frammento. Certo, spostandosi di 100 km e di 10000 anni tutto cambia. Quindi ci sono casi davvero affascinanti e ben documentati (i nuovi studi sulle guerriere scite che in sostanza dimostrano che le amazzoni esistevano sono davvero impressionanti, anche perché il numero di sepolture trovate sta diventando importante). Dopo tutto anche dire "nativi americani" è dire tutto e niente perché dall'Alaska al Nuovo Messico di differenze ce ne sono eccome (adoro l'antropologia culturale e trovo l'argomento della tua tesi super affascinante)

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  4. Argomento molto, molto, molto interessante e grazie per il bel post.
    Il modello nei manuali scolastici per la preistoria è e resta Gli Antenati!
    Quando ho cominciato a insegnare in prima media si partiva appunto dalla preistoria, e leggevo cose sull'evoluzione umana che perfino ai miei occhi di totale ignorante sembravano folli e non parliamo delle illustrazioni.
    Voglio dire, di preistoria non so niente, ma ho studiato l'alto medioevo e so benissimo cosa vuol dire avere due ossicini di pollo e dover ricostruire non dico il pollo, che in qualche modo magari ci si arriva, ma anche il pasto in cui era mangiato, la ricetta con cui l'avevano cucinato, il modo con cui era stato allevato, come avevano imbandito la tavola e chi mangiava. Alla fine lo puoi anche fare, ma è chiaro che tiri parecchio ma parecchio a indovinare, e quindi è molto facile farsi deviare dai preconcetti, gli stereotipi e quant'altro, e non solo quelli sessisti. Tiri a indovinare e basta.
    A suo tempo rimediai saltando a pié pari la preistoria e partendo dagli egiziani - scemenze per scemenze, tanto valeva che se le cercassero da soli. Poi per fortuna è arrivata la riforma Moratti e si parte dalla caduta dell'impero romano, dove non siamo messi molto meglio ma almeno so cosa saltare con eleganza.
    Il ruolo delle donne, nella preistoria come in tutta la storia, pure quella della letteratura, è visto ancora con le lenti di fine Ottocento quando sono nate queste nobili scienze - ovvio quindi che si dia per scontato che le donne badavano alla caverna e gli uomini uscivano fuori per andare a caccia in ufficio, ma soprattutto che gli esseri umani erano esseri umani e non una variante degli animali.
    Ad ogni modo il libro non credo che lo leggerò, ma intanto ho imparato che i dinosauri (alcuni) avevano le piume ^__^

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    1. Certo, le donne spignattavano, mentre gli uomini dipingevano caverne, sterminavano mammut e schiavizzavano i vicini, come si conviene ad essere superiori!
      Quanto ai dinosauri, pare che ci fosse un sacco di piumino nella preistoria. Anche se il T-Rex versione gallinone fa fatica a entrare nel mio immaginario...

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