mercoledì 1 febbraio 2023

Spare, il minore – letture

(la macchia scura a fianco è il persiano, finalmente
guarito dalla dermatite allergica)

 
A volte i libri più improbabili sono le giuste compagnie nei momenti più improbabili. Nei primi giorni di covid, quando anche volendo non potevo fare molto di più che stare a letto, Spare, la discussa "non proprio autobiografia" del principe Harry è stato una buona fonte di intrattenimento e argomento di discussione via cellulare col marito.

Ho comprato Spare principalmente per il suo non essere del tutto un'autobiografia. La penna che da voce al principe Harry, l'uomo che si compiace di dire di aver terminato un solo libro nella sua vita, è J.R.Moehringer, la penna dietro alla (non) autobiografia di Agassi Open (e sospetto anche dietro ad altre autobiografie). Un signor scrittore in grado di rendere universali eventi prettamente personali, con una capacità di analisi della psiche umana davvero invidiabile. Insomma, dovendo mettere per iscritto la sua vita, Harry si è rivolto al migliore sulla piazza. Un punto per lui. E poi, al netto del pettegolezzo, Harry è quasi mio coetaneo, ha quattro anni meno di me. Mi intrigava non poco l'idea di vedere gli eventi degli ultimi decenni con gli occhi di un coetaneo ma da un'angolazione unica. Possiamo dirci quel che vogliamo sulla monarchia britannica, può non interessarci il pettegolezzo, ma sfido chiunque a dire che quello di un principe non sia un punto di vista sul mondo particolare, per non dire unico.

Ebbene, cosa emerge da Spare?
Innanzi tutto in me è emerso un dubbio. Non so dire quanto Moehringer abbia accentuato, se lo abbia fatto, alcuni tratti, ma spesso mi sono chiesta se Harry abbia davvero approvato, abbia riletto il libro che ne è uscito (come per certi alunni prima che consegnino la verifica. "Sei sicuro? È proprio quello che volevi scrivere?").
Il ritratto che ne esce è di un uomo profondamente irrisolto, fermo emotivamente a quando aveva dodici anni, alla morte della madre. Diana aleggia in maniera ossessiva dalla prima all'ultima pagina. Un fantasma senza forma, perché per sua stessa ammissione Harry ha rimosso i ricordi autentici che ha di lei. Ma questa mancanza, questo lutto non elaborato si mangia pian piano tutto. L'ambiente famigliare che Harry delinea è, come facile immaginare, piuttosto freddo e poco incline all'empatia, ma non drammaticamente distaccato. Il contrasto emerge e si fa insanabile in una mancanza di empatia bidirezionale. La famiglia non capisce lo stato d'animo di Harry che doveva essere mandato in terapia per direttissima subito dopo il lutto, non anni e anni dopo, dopo uno stratificarsi di comportamenti disfunzionali e autodistruttivi. Ma anche Harry non capisce la capacità dei membri della sua famiglia di andare oltre, di adattarsi allo status quo e di accettare un ruolo che non hanno scelto, sicuramente a tratti scomodo, ma in qualche modo ineluttabile. Qui c'è forse la prima e la più grande contraddizione del libro. 500 pagine per raccontarsi come uomo, per non farsi vedere come principe, per fuggire al suo ruolo di principe. Firmato "principe Harry".

Il grande nemico di Harry sono i media. Ecco credo che questa sia la parte forse più profonda della vicenda, perché davvero noi non possiamo sapere quanto peso abbiano sulla vita dei reali. Per Harry sono loro gli assassini della madre (suppongo sia anche vero, se le indagini hanno stabilito che la principessa fuggiva da un inseguimento). Di certo i giornali lo hanno braccato dal primo giorno della sua vita e gli hanno mostrato il corpo della madre agonizzante, hanno reso difficile ogni giorno della sua vita. Nulla da stupirsi se i momenti migliori Harry li ha trascorsi nel cuore dell'Africa, nel delta dell'Okavango, luogo per cui si percepisce un amore autentico, fatto di desiderio di preservare la natura, ma anche di assenza di stampa. Quello che davvero Harry non perdona alla sua famiglia è di essere venuti a patti con la stampa, aver accettato l'esistenza dei giornalisti, aver imparato a gestirli e persino a indirizzarli. La sua è una posizione umanamente comprensibile, ma realisticamente irrealizzabile. E, da fuori, posso capire l'insofferenza dei suoi famigliari, proprio quanto la salute di Elisabetta declinava, una pandemia mondiale scuoteva il globo, per il suo pretendere una vita reale, sì, ma senza stampa. Al netto di questo va dato atto ad Harry che il comportamento di molti giornalisti è inqualificabile, forse chiunque di noi sarebbe sbroccato, chissà...

Alla fine l'impressione che mi sono fatta di Harry è di una persona genuinamente di buon cuore, che si appassiona facilmente a cause che può comprendere e si fa in quattro per ciò che crede, ma che ha la maturità di certi miei alunni di terza media.
I guai che si caccia sembrano la versione amplificata all'ennesima potenza di quelli in cui potrebbero cacciarsi i più immaturi dei miei studenti in gita. È ovvio che c'è del patologico in questo, una sorta di spirale autodistruttiva "odio la stampa - mi metto in condizione da far uscire le peggio notizie su di me -odio ancor di più la stampa", ma è difficile per me non immaginarmelo in versione alunno in gita.
"Prof... Per quella festa in maschera era rimasto un solo costume e quindi l'ho preso... In effetti da nazista forse non era il caso... Ma io non pensavo, prof..."
"Prof... Sa in questa settimana sulla neve... Forse sciare in jeans leggeri non è stata una grande idea... Prof, mi brucia proprio lì sotto, cosa faccio?"
"Prof... Ma insomma eravamo solo noi in camera, e va beh, quelli dell'altra scuola che abbiamo conosciuto ieri... Va bene, giravo nudo, chi avrebbe immaginato che poi mettessero le mie foto in rete..."
"Prof... Ma non è che l'ho fatto per offendere, lei sa che non sono razzista, mi è uscito di chiamarlo così, è solo che stavano riprendendo proprio in quel momento..."
"Prof... Sa quella cosa di non accettare cioccolatini dagli sconosciuti? Ecco, in effetti potrei aver assunto qualcosa..."
Il problema è che in nessuna di queste occasioni (raccontate da lui medesimo!) Harry aveva quattordici anni. Per carità per chi non ha a che fare ogni giorno con quattordicenni che si comportano così può anche risultare un simpatico cazzone. Ma del tutto inadatto al proprio ruolo. Che non ha scelto, per carità, però...
Il risultato è che si ride parecchio, ma di lui, povero Harry, che beve come una spugna (questa cosa passa quasi in sottotraccia, come se non fosse di per se un problema), prova una quantità imbarazzante di droghe, per lo più in situazioni poco opportune e non ne azzecca una giusta.
Fa simpatia perché non è mai malevolo e non danneggia mai altri che se stesso, però...

Il tutto è raccontato, come ci si aspettava, con maestria. Non c'è la profondità di Open e forse è anche mancata la sintonia giusta tra narratore e penna, chissà. A volte certe frasi troppo perfette stridono proprio con la faciloneria di Harry. Probabilmente non è l'opera di cui Moehringer andrà più fiero (anche se immagino che ne abbia ricavato valangate di denaro) ma è comunque un libro scritto da chi le parole le sa usare. Se poi la persona che viene raccontata sia o non sia degna di lettura, beh, questo sta a ogni lettore deciderlo.
Io, lo ammetto, mi sono divertita.                                       

10 commenti:

  1. Devo dire che questo libro mi ha incuriosita sin dai tempi in cui il principe Harry aveva fatto uscire la notizia della sua pubblicazione, sebbene non conoscessi nessuna delle vicende legate ai rapporti con la famiglia reale (non mi sono mai interessata ai gossip e sai tutta quella storia con la moglie e le antipatie di corte, ecco non ne so nulla davvero). Ho visto, però, The Crown su Netflix e allora ho subito immaginato quanto, al d là delle ovvie apparenze, sia difficile vivere dentro il mondo reale dei Reali: gli obblighi, le etichette, le rinunce e non ho avuto difficoltà a credere alla ribellione di Harry, in qualunque modo si sia manifestata. Mi sono posta sempre dalla sua parte, ma solo per simpatia nei suoi confronti e perché ho sempre pensato che avesse sofferto moltissimo per la morte (in quel modo) della povera Diana. Non so se leggerò mai questo libro, però mi ha fatto piacere averne saputo di più grazie alla tua lettura.

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    1. Diciamo che Harry è come quegli alunni simpatici che a volte, però, si mettono in situazioni indifendibili.

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  2. Lui mi ha comunemente fatto una certa simpatia - fatta eccezione di quando si presentò a una festa vestito da nazista con tanto di svastica. Ha passato anni da scapestrato, anni in cui è maturato. Si porta dietro il marchio dell'eterno secondo, l'erede al trono ha tutte le attenzioni. William di conseguenza è perfettamente allineato, lui no. Non si era già visto con la sorella minore di Elisabeth?
    In generale, credo che siano persone senza un equilibrio. Anche l'aver incontrato la donna della sua vita, aver avuto dei figli, non gli offre quella stabilità. Dovrebbe, dignitosamente, smettere di parlarne. Ma non per noi, che in effetti siamo curiosi come faine appresso a questi personaggi così controversi, per se stesso piuttosto.
    Di tutta questa storia, traggo l'idea che i reietti in questa terribile famiglia siano davvero destinati all'infelicità.

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    1. Probabilmente sono condannati all'infelicità tutti quanti o quasi (non so, il principe Filippo mi dà l'idea di essersi goduto il fatto di essere marito di una regina, senza le rogne dell'essere re...)

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  3. Chiamarlo reietto mi pare ecessivamente colorito però. La famiglia non è angelica, tutt’altro, ma avendo letto un po’ sui prodromi della pubblicazione l’impressione che rimane è:

    1) per n motivi vado a farmi una vita nel paese di mia moglie,
    2) siamo un po’ a corto di soldi rispetto al nostro cerchio di conoscenze altolocate e/o ricche e stiam mettendo su famiglia,
    3) Ci serve aumentare il capitale e né io né lei lavoriamo più o abbiamo le rendite di prima né riusciamo a recuperare
    4) Cosa abbiamo di vendibile? Noi stessi. Chi vende di più? Il signore o la signora? Il signore, malgrado tutto (paese straniero, nessuna carriera, nessun mestiere, istruzione non chiara)
    5) Chiamiamo un ghost writer dalla penna facile e gli facciamo buttare giù una roba a tinte forti che si legga e venda bene, con tutte le scene topiche e le tematiche alla moda a posto
    6) Ovviamente contrattiamo prima ogni virgola con la casa reale e i suoi avvocati e PR per non avere grane in futuro
    7)La casa editrice lancia adeguata campagna pubblicitaria
    8) Tutti, ma proprio tutti, ne parlano e molti acquistano.

    Insomma un’operazione editoriale molto ben gestita, più che uno sfogo del cuore, dell’anima o di cos’altro. Che magari si basa su sentimenti e vicissitudini vere, ma quello è solo il sempre più lontano punto di partenza.

    Lecito, ma appunto, un’autobiografia è altra cosa.
    Pellegrina

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    1. Un'autobiografia è un'altra cosa. Però le tinte non sono così forti, scorre che è un piacere, spesso fa sorridere. Insomma, spesso ho speso peggio i miei soldi.

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    2. Ma infatti non è questione di soldi se uno vuole li spenda per carità. È questione di definizione, questo è un prodotto fabbricato a tavolino per rendere a chi ha diciamo i diritti sul soggetto e a cascata a ghost e editore. Non è storia, autobiografia né letteratura, parole troppo grosse, ma neppure una testimonianza, solo un prodotto made in Vietnam griffato con corona ducale e questo è un po' un peccato. Basta averlo presente.

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  4. Da sempre solidarizzo per la famiglia reale inglese perché d'accordo i giornalisti anche sotto il letto, ma davvero c'è un limite a tutto ( considera che, avendo buona memoria e tendendo a registrare con gli occhi i titoli dell'edicola dove prendevo il tram per andare al liceo, ricordo ancora i titoli di STOP sulla principessa Anna e Mark Phillips!). Credo che non toccherò Spare nemmeno con la proverbiale pertica di tre metri, ma ho apprezzato moltissimo la tua recensione e soprattutto il parallelo col ragazzino quattordicenne portato dalla piena, che rende meravigliosamente l'idea.
    E ti passo anche un piccolo, piccolo video molto grazioso sull'argomento, scusandomi se lo conosci già - in realtà il canale è piuttosto famoso:
    https://www.youtube.com/shorts/aBLVRRd0H7E

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