domenica 19 febbraio 2023

Storie naturali - Letture


 A metà febbraio è arrivata la prima folgorazione letteraria del 2023: Storie Naturali di Primo Levi.

Insegno alle medie, è ovvio che io abbia letto Primo Levi. Ogni anno leggo in classi passi da Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati. Ogni anno convinco un certo numero di miei alunni ad abbandonare gli ultimi scampoli della loro innocenza pre adolescenziale sulla lettura integrale di Se questo è un uomo. E ogni anno penso che Primo Levi sia stato un grande scrittore prima ancora che un grande testimone, perché la sua penna scava, scarnifica, entra dentro di noi mettendoci di fronte all'orrore del nazismo e dei campi di concentramento. E tuttavia, come moltissima altra gente, pare, non mi ero messa a cerca i libri in cui Primo Levi è solo scrittore. Male, molto male.

Questa nuova edizione è corredata da una lunga (troppo) prefazione che alla fine cerca di dire "siccome Primo Levi è un grande scrittore, la sua fantascienza non è fantascienza". Perché siamo in Italia e si sa, da noi fantascienza è una brutta parola. Infatti si premurano di ricordarci che la prima edizione di questo libro è uscita sotto pseudonimo e con una fascetta che recitava: "fantascienza?".
La risposa avrebbe dovuto essere: "Fantascienza!". Dovremmo andarne fieri e i racconti dovrebbero essere inseriti in tutte le antologie scolastiche. Invece non ne ho mai trovato neppure uno.

Si tratta, quindi, di racconti di fantascienza, brevi e folgoranti che prendono spunto, appunto, dalle scienze naturali. Racconti ambientati, quasi tutti, in un futuro quasi prossimo, all'apparenza rassicurante, in cui però si insinua l'angoscia.
Si scopre quindi che le tenie hanno una loro sorta di letteratura. Loro, parassiti umani, percepiscono il corpo ospite come un universo/divinità. Qualcuna quasi ne intuisce la natura vivente e vorrebbe comunicare con l'essere umano che la ospita. Ma sono parassiti e come tali espulsi e rifiutati.
Oppure un lichene può incidentalmente rivelare che le automobili hanno un sesso e quindi, presumibilmente, un io, e chissà, forse sono loro a causare almeno alcuni degli incidenti.

Come sempre accade, il vissuto e il dramma umano dell'autore si insinua nella storie, quasi come fumo che penetri pian piano da sotto una porta. Molti dei racconti sono ambientati in futuro prossimo, apparentemente rassicurante, popolato da persone dai nomi tedeschi. È in questo mondo che vengono commercializzati i mirabolanti brevetti della NATCA, subito distorti in usi meschini. Quindi una sorta di stampante 3D in grado di replicare qualsiasi cosa viene immediatamente utilizzata per produrre diamanti e poi per duplicare la propria moglie. E sono abbastanza sicura che sì, se si riuscisse davvero a parlare e a contrattare con gli animali, uno dei primi usi sarebbe il contrabbando di droga. 
A volte, però, le cose si fanno ancora più inquietanti. Non sarebbe bellissimo convertire il dolore in piacere? La visione che ce ne dà Levi è orrorifica ed è fin troppo facile immaginare in un contesto preciso esperimenti simili, con un fine preciso. In questi racconti, tuttavia, le semplici meschinità umane, in primis l'avidità, in qualche modo sembrano sventare sul nascere qualsiasi piano su grande scala.

Qua e là appaiono racconti più leggeri e divertenti, su tutti quello del comitato preposto alla creazione dell'uomo. Una riunione di stampo aziendale di emissari divini alle prese con l'arduo compito di costruire un essere superiore, che qualcuno vuole insetto, qualcuno rettile e qualcuno acquatico. Alla fine l'uomo dovrebbe essere un uccello, volante, quindi privo del concetto stesso di frontiera, influenzato dalla sessualità solo per brevi periodi all'anno, ma paritario nella gestione della prole e del nido. Quando la scelta sembra fatta, ecco che arriva la notizia che, all'insaputa di tutti, l'uomo è già stato creato. Resta il dubbio che l'uomo uccello (a me piaceva anche il progetto con i serpenti filosofi) potesse essere migliore...

Da un punto meramente stilistico, i racconti non sono invecchiati di un giorno. La prosa scorre e solo di tanto in tanto, quando in effetti ci si rende conto di avere in casa qualche ritrovato NATCA, ci si rende conto che in effetti questa raccolta è stata pubblicata nel 1966 e contiene racconti ancora più vecchi. Poco male, sta attraversando gli anni con ancora più grazia della donna in criostasi di uno dei racconti più ironici.

L'unica cosa che non si spiega è perché, appunto, questi racconti non siano in tutte le antologie scolastiche a dare pubblica dimostrazione di quanto versatile sia la prosa di Primo Levi, di quanto sia Autore e non solo (importantissimo) testimone. 

Recuperatelo e leggetelo!

7 commenti:

  1. Ma io al più presto rimedierò! Murasaki

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  2. In effetti si parla sempre di Primo Levi solo in relazione all'olocausto, e a scuola non mi hanno mai neanche detto che avesse scritto altri libri (di fantascienza poi, figuriamoci!). Questa raccolta finisce subito in wishlist, sembra davvero interessante.

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  3. Non l’ho letto ma confermo che Levi è un grande scrittore nelle sue opere non memorialistiche. A me è piaciuta di più proprio la narrativa. Forse perché gli altri li ho letti nelle aborrite edizioni tagliate che prendevo nella biblioteca scolastica, che poi cosa ci sia da tagliare lo sanno solo gli editori e gli insegnanti, col risultato che non ci si capiva niente, era pieno di salti incomprensibili e con uno stile del tutto pasticciato.
    La chiave a stella, con un argomento tanto pervasivo quanto mal trattato in letteratura, cioè il lavoro, alcuni racconti del Sistema periodico, soprattutto Vanadio, sul metodo sperimentale, una vera lezione di metodo sperimentale e di logica sotto forma di quasi giallo, anche se non muore nessuno, e forse il più bello Se non ora quando, sono tutti libri non banali, dallo stile coinvolgente, non sentimentale all’anglosassone, pieni di lucidità e padronanza della scrittura. Del resto la memorialistica è stata la prima prova scrittoria quindi è normale che la qualità sia migliorata nel tempo. Direi che per chi insegna il Novecento rappresentano opere da far conoscere anche più dei soliti veristi e pirandelli. P.

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    1. Non mi azzarderei a dire che il Levi narratore puro è meglio del Levi memorialista, ma di certo è altrettanto importante e degno di entrare in tutte le antologie scolastiche

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    2. I libri che ti dicevo secondo me sono sottovalutati, proprio perché l'aura di venerazione che circonda quanto è legato ai lager altera la percezione della qualità scrittoria delle testimonianze che è altra cosa rispetto al valore della testimonianza in sé. Sui racconti che dici non so come sian scritti perché non li ho letti.

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  4. “Scienza” al posto del secondo “metodo sperimentale”

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