Ho ufficialmente finito le foto di fiori per le Scrittevolezze, quindi oggi va il ghiaccio, nella speranza che l'inverno e la pioggia finiscano e spuntino almeno i bucaneve.
Ieri ci sono state le prime quattro ore immersive ne Le trame del lago, con me un po' in panico a parlare di scrittura a un pubblico che contava anche dei giornalisti e il terrore che in fin dei conti ne sapessero più di me. E per capire che qualcuno ha proprio il talento innato per la narrazione è bastato vedere come siamo rimasti tutti incantati a sentire Marco parlare della magia fisica.
Tra le varie cose di cui abbiamo chiacchierato c'è stato il fatto che molte storie, siano esse narrate in romanzi, racconti o film, incantano e emozionano pur infrangendo a una a una tutte le regole della narrazione.
Perché è ovvio, tutto si può raccontare, però...
...Senza farla lunga con lo strutturalismo, intorno agli anni '20 del novecento alcuni studiosi hanno scomposto le trame in elementi narrativi. Questo lavoro è stato fatto sia con il teatro, portando a identificare 36 situazioni drammatiche, sia con le fiabe russe, individuando 31 elementi narrativi.
Questo vuol dire che quasi qualsiasi storia si può raccontare mescolando una trentina di elementi (che a ben vedere sono più delle 7 note che hanno a disposizione i musicisti, quindi non lamentiamoci).
Andando a fondo nello studio si è visto che tutte le fiabe russe hanno uno schema narrativo comune, chiamato "il cammino dell'eroe" (situazione di partenza - rottura dell'equilibrio - difficoltà iniziale - falso superamento - momento di massima difficoltà - risoluzione - ritorno a casa con l'elisir). Da questa scansione narrativa è poi derivata la famosa "Struttura in Tre Atti" che dagli anni '20 è l'ossatura delle sceneggiature cinematografiche americane. Perché?
Perché si è visto che non solo le fiabe russe, ma tutte le fiabe del mondo hanno la stessa struttura, che è immediatamente riconoscibile da un qualsiasi bambino di qualsivoglia cultura. Se ben ci pensiamo è una scansione assai poco naturalistica. Nella vita non c'è alcun "C'era una volta" immutabile, né c'è un finale categorico (sicuramente non con "Vissero felici e contenti") eppure, per ragioni in cui non mi inoltro, il cervello umano è fatto per recepire storie strutturate in questo modo.
Questo vuol dire che più ci allontaniamo dal modello della Struttura in Tre Atti e più il fruitore faticherà a seguire la storia.
Questo non vuol dire che non la seguirà, solo che farà fatica e questa fatica deve essere giustificata dalla bravura del narratore.
Il più antico e famoso esempio di narrazione di successo che non segue la Struttura in Tre Atti è l'Iliade. Dell'Iliade ci si innamora, ma è più difficile da seguire dell'Odissea ed è più difficile ricordarne bene la trama, avendo dei passaggi non sequenziali (a che punto devo mettere il Catalogo delle Navi?). Ebbene, Omero o chi per lui è stato abbastanza bravo da tenere l'attenzione e continuare a farsi leggere per migliaia di anni eppure, sin dall'antichità, tutti hanno avuto l'impressione che all'Iliade mancassero l'inizio e, sopratutto, la fine. Ancora oggi gli studiosi si scannano e non è chiaro se quello che abbiamo è un frammento o un tutto, completo così com'è. In ogni caso, possiamo dire che l'Iliade è una narrazione che mette alla prova il fruitore, ma che giustifica la fatica del lettore grazie alla forza e alla bellezza dei suoi versi.
Tutto questo per dire cosa?
In narrazione ci sono delle regole, esiste una grammatica fondamentale che ha a che fare con il funzionamento del cervello umano. Una storia strutturata in un determinato modo viene recepita con più facilità. Una scrittura strutturata in un determinato modo, viene assimilata meglio.
In narrazione, però, le regole sono frangibili.
Io non sono una fan del regista Terrence Malick eppure riconosco che faccia del gran cinema anche fregandosene della Struttura in Tre Atti. Così come ci sono e ci sono stati scrittori che hanno fatto coriandoli delle più elementari regole di scrittura, entrando nella storia della letteratura.
Più ci allontaniamo dalla "norma", però e più poniamo il lettore o lo spettatore in difficoltà, non perché il pubblico è bue e non ci capisce, ma perché il cervello umano è strutturato in un determinato modo e comprende con più facilità determinate storie.
Dobbiamo avere rispetto per questa fatica che imponiamo al lettore e premiarlo con una qualità sopraffina della scrittura. Dobbiamo chiederci: perché dovrebbe andare avanti nella scrittura? E trovare una risposta valida.
In caso contrario il lettore ci abbandonerà entro le dieci pagine.
Omero o chi per lui, frammento oppure no, invece, si fa leggere da più di 2500 anni.
E adesso tutti a rileggere integralmente l'Iliade. Poi potrete ragionare su quanto faticosa sia stata la lettura e se ne sia valsa la pena.
Ottimo articolo.
RispondiEliminaE anche molto interessante.
Sono appassionato di scrittura, ma anche di scrittura per serie televisive ad esempio. Scrivendo la mia seconda tesi ho letto un libro che analizzava nel dettaglio le fasi di un serial poliziesco italiano molto famoso, la cui struttura narrativa, all'epoca inedita nel nostro paese, ha fatto poi scuola.
Anche lì venivano individuate le fasi del racconto, il cammino degli eroi.
E' un telefilm per un pubblico generalista, vasto, che -come di recente ha detto una delle sue ex attrici- aveva sempre l'happy end ma quella struttura era ciò che il pubblico chiedeva e otteneva. Questo ne ha decretato il successo, e la durata per ben 11 stagioni.
Tutta questa digressione (pardon) per dire che lo schema di un racconto può essere stravolto, sì, ma bisogna anche capire a chi ti riferisci, giusto?
Non tutti accetterebbero schemi diversi... hai ragione quando dici che la scrittura sopraffina è un premio per la fatica di una lettura diversa, ma magari giocare coi generi e scherzare, ammiccando, al lettore potrebbe essere un buon compromesso^^
Moz-
Ti ringrazio.
EliminaE sì, il succo del discorso è proprio quello: in letterature tutto si può fare, ma più ci si allontana dagli schemi e più la lettura diventa difficile da seguire. Se un autore è molto bravo, con un certo sforzo si riesce a seguirlo, ma se un autore non è abbastanza bravo è più facile che il lettore lo abbandoni prima di pagina 10. E a quel punto, se si è l'autore, non ci si può atteggiare a genio incompreso.Se si vuole essere compresi, basta scrivere in modo comprensibile. Se si vogliono battere altre strade non ci si può lamentare di avere pochi lettori.
PS: giocare con i generi e scherzare è sempre bene (noi facevamo l'esempio di autori molto più sperimentali che annullavano completamente la struttura narrativa)
Sigh! I miei buoni propositi si sono infranti contro un "piccolo" particolare...... non mi ero forse dimenticata di aver iscritto i miei due marmocchi alla scuola sci per tutto il mese di febbraio?? Che peccato non aver eil dono dell'obiquità! Adesso vado a leggermi bene l'articolo.
RispondiEliminaBella lezione, grazie!
RispondiEliminaStai quindi dicendo che per iniziare a scrivere narrativa è meglio non allontanarsi troppo dalla "Struttura in Tre Atti"?
Non necessariamente. L'importante è sapere che più che ne discostiamo e meno siamo immediati. È sempre tutto una questione di consapevolezza.
EliminaSe vuoi credo tu ti possa iscrivere per gli incontri di marzo, se chiami Ecomuseo, magari fanno un prezzo ridotto per sole due lezioni
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