martedì 9 settembre 2014

Presidente di giuria al Premio Letterario di Macugnaga




Forse si inizia davvero ad appartenere a una categoria quando sono gli altri a riconoscerci tali. Non lo so, ma ormai porto il "peso" di due romanzi e non posso più tirarmi indietro quando mi chiamano scrittrice. Se poi è la giuria di un premio letterario nazionale a chiamarmi, in quanto scrittrice, come presidente, posso solo fare del mio meglio per essere all'altezza del compito.

Con questo spirito è iniziata la mia avventura come presidente di giuria del secondo concorso letterario "Raccontando il monte Rosa, montagna del popolo walser".
Il primo impatto è stato di istintiva simpatia. 
Quella verso la montagna è, da parte mia, un amore in gran parte non corrisposto. Mio padre è stato maestro di roccia CAI ad un passo dal diventare un alpinista professionista. Su quell'ultimo passo è caduto, un infortunio che ha messo fine alla sua carriera da rocciatore. Lui mi ha portato in montagna sin da bambina, insegnandomi a riconoscere i fischi delle marmotte e il cozzare delle corna degli stambecchi nei loro combattimenti rituali. Poi, però, mi ha reclamato la corsa e sono diventata una donna di collina, creatura di bosco. A quel punto la scelta se dedicare le domeniche alle vette o alle gare  è diventata obbligata e poi amici e marito di pianura e di collina hanno fatto il resto. Ma il richiamo della montagna continua a esistere. Si è riverberato anche in uno dei racconti che considero migliori, "La Conquista" che l'anno scorso ha vinto il premio speciale Lucca Comics & Games.
Simpatia per le organizzatrici, tutte donne, toste, determinate e disponibilissime (anche a scendere a valle per portarmi gli elaborati finalisti da leggere).
Poi è subentrato il rispetto, per un processo decisionale limpido e di esemplare correttezza. Tutti gli elaborati sono stati letti in forma anonima. Votati in autonomia dai membri della giuria, i 5 testi che hanno avuto un punteggio maggiore sono passati alla fase finale. Anche io, che pure avevo un ruolo di garanzia, più che decisionale, li ho letti in forma anonima. 

Non mi soffermo sulla sezione poesia per il semplice fatto che non sono né poetessa né lettrice abituale di poesia contemporanea, essendo il mio poeta preferito Catullo.
Per quanto riguarda la sezione racconti, tutti i finalisti mi hanno colpito per la qualità della prosa. Sono stati, magari sembrerà banale dirlo, racconti belli da leggere, piacevoli da scorrere frase dopo frase.
Ho cercato di indovinare sesso ed età degli autori e devo dire che ho azzeccato il vincitore, ma sbagliato clamorosamente il secondo classificato!

Alla fine è arrivata anche la cerimonia di premiazione, così strana da guardare dall'altra parte della barricata, rispetto alla finale di domenica scorsa!
Eppure questa doppia prospettiva aumenta la consapevolezza.
Da un lato sono sempre più convinta che in Italia, oggi, i concorsi letterari, quelli seri e ben organizzati, siano una delle poche prospettive concrete per affacciarsi al mondo dell'editoria. Come ho avuto modo di dire anche a Macugnaga, nessuno nasce romanziere, così come nella corsa non si nasce maratoneti. La scrittura di racconti secondo me è una tappa fondamentale per chi voglia, per passione o professione, scrivere. E l'unica possibilità di dare visibilità a un racconto, ma anche di ottenere una lettura da parte di addetti ai lavori, oggi è data dai concorsi.
Dall'altra parte, il concorso è una gara, con tutti gli incerti e le sfalsature del caso. Le leggi della competizione obbligano ad applicare delle regole crudeli per cui ci sono solo un numero definito di finalisti e un unico vincitore. Questo non vuol dire che chi è rimasto fuori, vuoi dalla finale, vuoi dal podio non valga. Per tornare alla metafora atletica, anche a Bolt può capitare una falsa partenza.
Una volta mi è stato detto che una vittoria (o una sconfitta) è come una rondine, non fa primavera. È la somma dei risultati ottenuti su vari fronti, possibilmente con lettori diversi, che può dare l'idea all'autore del proprio valore letterario.
Scrivo questo perché so come ci si sente a non vincere un concorso o a sentirsi persi nel mucchio. So che per ogni sorridente vincitore ci sono decine di non vincitori. Questo, poi, non bisogna dimenticarlo mai. In un concorso letterario la statistica è sempre contro di noi. I partecipanti sono decine, centinaia a volte migliaia.

Quanto a me, non mi resta che ringraziare di cuore le organizzatrici per la serietà del loro lavoro e per il calore umano. Come Presidente di Giuria sono stata più che coccolata e ospitata in una struttura deliziosa, l'Hotel Signal.
Ho potuto rivedere Macugnaga, dove ero stata da bambina, ho imparato qualcosa sugli abiti tradizionali walser e ho costretto il marito a salire fino ai ghiacciai!
Un ringraziamento speciale va a tutti i partecipanti perché sono loro l'anima vera di queste manifestazioni.
I miei complimenti, infine, vanno a tutti i premiati, che possono avere l'orgoglio di sapere che è pesato solo quello che hanno scritto.

Quanto a me, se state pensando che mi stia montando la testa, posso rassicurarvi. Da ieri sono di nuovo una matricola universitaria, iscritta al PAS, Percorso Abilitante Speciale, che si può leggere anche come: Potrò Ancora Sperare (di insegnare)? 
Mi aspettano ore di lezione, esami e una tesina finale (che mi metterà più in crisi di qualsiasi racconto). Il tutto da incastrare con lavoro e scrittura. Quindi, anche volendo, non avrò il tempo per montarmi la testa!



13 commenti:

  1. Essere dall'altra parte spesso ci fa vedere in prospettiva la nostra quotidianità: passare da alunno a professore, da cliente a commessa, da scrittrice a presidente di giuria... essere stati una volta nei panni dell'altro, aver visto attraverso gli occhi di un "altro" (un altro ruolo, persona, genere sessuale, posizione lavorativa) fa cambiare per sempre le categorie di giudizio. E' decisamente un'esperienza che tutti dovrebbero fare!
    A parte le riflessioni estemporanee sono molto contenta per te, per tutti i riconoscimenti che ti meriti, perché presidente di giuria è un onore e un onere che premia il tuo lavoro.

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    1. Ti ringrazio! E, comunque, adesso di nuovo da prof ad alunna, per non perdere l'allenamento al cambio di prospettiva!

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  2. Finalmente Tenar for president! :)

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  3. Non mi sembri davvero il tipo che si monta la testa! Vedere l'altra faccia dei concorsi deve essere interessante, e anche dare la piacevole sensazione di essere uscita dall'anonimato totale. E' importante per l'autostima, dà energia.

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    1. Sì, infatti per me è proprio interessante il vedere il dietro le quinte. Mi era già capitato l'anno scorso con il concorso di Kultural. Inoltre bisogna, per quanto possibile, cercare dei parametri oggettivi per giudicare i testi, al di là del gusto personale. Sia l'anno scorso che in questa occasione il mio giudizio personale era sostanzialmente in sintonia con quello degli altri giurati e quindi penso che un minimo di oggettività possa esistere nel giudicare la narrativa. Un pensiero rassicurante per chi è spesso anche dall'altra parte della barricata!

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  4. wow Eri elegantissima e un paio di vincitori mi sa che sfioravano i 2 metri! :D
    Bando ai commenti da gossip, complimentoni per l'interessante esperienza frutto della tua bravura. Il gusto personale ahia è proprio una cosa imperscrutabile, ma sono felice di leggere che nessun racconto era brutto, forse il tema molto specifico ha tenuto alla larga scribacchini poco capaci. Bacione Sandra

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    1. Ti ringrazio (lo sai che sono alta un metro e un tappo).
      A onor di verità va detto che io ho letto solo i 5 finalisti, tutti racconti dalla prosa piacevole.
      Sul gusto personale non so, però mi ha colpito, ad esempio, che una giuria di sole donne abbia dato il primo premio sia nella sezione poesia che in quella di prosa a un uomo.

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  5. Mi piace un sacco il tuo vestito. Certo che doveva far freddino, avevi le calze spesse in (quasi) estate. :)
    Quando lavoravo in una rivista ho fatto da giuria ad un concorso di miss e ad un concorso di scrittura indetto fra i ragazzi del liceo. Ad entrambe le occasioni, mi divertii molto. La prima volta, contribuii i far buttare fuori tutte le Barbie, la seconda mi entusiasmai per un racconto noir incentrato su un omicidio nella sede del PDL. :)

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    1. Eravamo in montagna e quindi calze e coprispalle ci stavano tutti. Il vestito, lo ammetto, non è nuovissimo ed esserci entrata senza problemi è stata di per sé una vittoria...
      Quanto alle cose più serie, in un concorso, quale che sia, si ha comunque una grande responsabilità, perché ci sono in ballo i sentimenti dei concorrenti. La cosa bella, però, è proprio quando ci si entusiasma per racconto o (nel caso dell'anno scorso) per un romanzo. Allora sì che tutto acquisisce davvero un senso

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    2. Questo è vero, e ti dirò che il concorso delle Miss, per quanto frivolo, mi ha coinvolto proprio perché donna: ironizzavo sul fatto di aver "buttato fuori le Barbie", in realtà ritengo che un evento del genere, per quanto ludico, veicoli un immagine di bellezza, un modello di donna, una Mary Sue a cui molte adolescenti finiscono inevitabilmente per ispirarsi... pertanto ho voluto votare per delle ragazze semplici, non-perfette ma comunque molto carine e non per quelle vistose e volgari. :)
      Il concorso letterario invece fu bello proprio per lo scambio che, successivamente, ho avuto con i concorrenti. Ho dato alcuni consigli, ho spiegato punti di forza e limiti dei loro racconti, ho voluto andare oltre il mio ruolo e fare in modo che questa fosse un'esperienza formativa per entrambi :)

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  6. Ma che bell'esperienza, il tuo curriculum letterario diventa sempre più importante! E anche quello professionale a quanto sembra, in bocca al lupo per il (il?) PAS.

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    1. Una bella esperienza davvero, da tesaurizzare per i mesi futuri, temo meno divertenti...
      E, sì, pare che sia "il" PAS...

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