mercoledì 27 gennaio 2016

Storia e Memoria – Saccenza non richiesta

In occasione del Giorno della Memoria ho deciso di scrivere un post un po' diverso dal solito e dai soliti temi sul significato e l'importanza della Memoria e ciò che la differenzia dalla Storia.

STORIA
È la ricostruzione e lo studio scientifico dei fatti e delle loro cause.

MEMORIA
È la selezione più o meno arbitraria e più o meno consapevole di ciò che viene ritenuto degno di ricordo.

Immaginate un'intervista a un famoso sportivo a fine carriera in cui gli venga richiesto di ricostruire le tappe fondamentali della sua esperienza di sportivo. Inconsciamente o consapevolmente lo sportivo opererà una selezione, magari omettendo il nome dell'allenatore che lo ha scoperto e con cui poi ha litigato o i due anni di crisi a seguito di un brutto infortunio in cui ha avuto problemi d'alcol. Parlerà se mai con enfasi del rientro e dei trofei conquistati. Nella memoria di chi ascolta o legge l'intervista, il nome dello sportivo non sarà mai associato né a quello del primo allenatore, né alla dipendenza da alcol.
Se poi qualcuno volesse fare uno studio rigoroso sulla sua carriera salterebbe fuori sia il nome del suo scopritore, sia il suo problemino. Ma lo studio sarebbe probabilmente successivo e probabilmente avrebbe una buona diffusione solo in un ambiente ristretto. Ipotizziamo che il nostro sia un tennista. Forse la maggior parte degli appassionati di tennis saprebbero che è stato scoperto da un allenatore con cui poi ha litigato e che ha avuto un problema di dipendenza. Per il resto della popolazione il suo nome rimane associato solo alle sue vittorie.

Storie e memoria spesso non coincidono perfettamente.
La storia ha bisogno di distanza temporale e di coerenza metodologica. Spesso i suoi risultati rimangono circoscritti al numero ristretto degli addetti ai lavori, senza allargarsi al grande pubblico. La memoria è ciò che si sceglie di ricordare a seguito di una selezione più o meno arbitraria o più o meno consapevole.

A primo acchito la Storia sembra molto più importante della Memoria. Per il semplice fatto che ha ragione. La Storia è il fatto comprovato, sicuro e verificabile.
La Memoria, però, è quella che forma la base comune di un'appartenenza.
La Memoria è ciò che si decide attivamente di ricordare e trasmettere anche al fine di costruire un'identità comune.
Spesso non vi è una volontà precisa nella costruzione della Memoria in quanto base dell'identità comune. Chiedete a un passante qualsiasi quando l'Italia ha vinto i mondiali di calcio l'ultima volta. Quasi tutti sapranno rispondervi, anche i bambini che non hanno visto in prima persona la partita. Senza che vi fosse una volontà precisa questo evento è andato a costituire una memoria condivisa, base per un'identità comune italiana. Spontaneamente i genitori lo hanno raccontato ai figli.
Spesso, però, alla base di una Memoria c'è una volontà precisa di ricordare. Io non credo che questo sia un male.

Non possiamo costruire una società senza valori condivisi e la condivisione di valori si basa anche sulla condivisione di Memorie comuni.
Mi sembra che in questi anni si stia un po' perdendo di vista il perché la Giornata della Memoria sia effettivamente nata. Una scelta precisa di mantenere la Memoria di quali siano stati gli orrori del Nazifascismo per creare un comune valore europeo di antinazismo. Un momento che non fosse solo di sacrosanto ricordo delle vittime, ma anche di unione all'insegna di un valore condiviso, tanto più necessario quanto più stanno andando sparendo i testimoni di quegli anni.
Memoria non solo quindi come cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime, ma come scelta di campo e di valori attiva nel presente.

La Memoria è molto più labile e più fragile della Storia
Si fa presto a perdere la Memoria di qualcosa. I nostri padri e nostri nonni avevano fortissima la Memoria di cosa fosse stata Caporetto, sia in termini di morti e di sofferenza, sia in termini di unità nazionale, l'orgoglio di essere comunque riusciti a farcela anche dopo una sconfitta di quel tipo. Oggi si fa una fatica terribile a spiegare Caporetto ai ragazzi, che non riescono a capire la paura e l'impatto simbolico di avere gli austriaci fin sul Piave. In occasione del centenario della I guerra mondiale tutti si sono resi conto della difficoltà di tener viva la Memoria di fatti accaduti cento anni fa. In termini storici l'altro ieri. Fatti, tra l'altro, tutt'altro che secondari, e che dovrebbero ricordare per sempre come l'Europa che si credeva la più civile e all'avanguardia fosse piombata in un attimo nell'incubo di una guerra assurda.
La giornata della Memoria del 27 gennaio dovrebbe essere fondante per l'Europa di oggi. Per ricordare che vogliamo costruire una società in cui nessuna maggioranza segrega una minoranza. Eppure ogni anno vedo sempre più il 27 gennaio come un'occasione per sfornare film sempre meno sentiti, libri scritto su commissione e momenti di ricordo basati su un generico compianto per i morti. Sempre più generico.
In cui non si dice quasi mai che lo Sterminio ha toccato molto anche l'Italia. Che nel mio Piemonte una forte e radicata comunità ebraica è quasi scomparsa. È più facile parlare di orribili luoghi lontani in Polonia, piuttosto che far toccare con mano, che so, la sinagoga ormai in disuso di Vercelli e porre la semplice domanda: dove sono andati tutti? Ricordare che gli Ebrei sono sicuramente la comunità più colpita, con un numero di morti inimmaginabile, nel senso che lo si può studiare, ma non lo si può, davvero, immaginare, ma che non erano i soli ad essere discriminati. Dissidenti di vario genere, omosessuali, testimoni di Geova e Rom facevano loro compagnia. Ma è un po' scomodo, di questi tempi, ad esempio, ricordare con troppa enfasi le sofferenze del popolo Rom. 

La Storia ha bisogno di Memoria?
Grazie al cielo, la Storia è assai meno confutabile di quanto negazionisti e complottisti vari immaginino. La Storia è, almeno in parte, verificabile, basata sullo studio delle fonti e sull'analisi dei resti. 
Tuttavia la conoscenza della storia, senza l'impatto, anche emotivo, della Memoria ha ben poco effetto sul presente.
Non so se si possa davvero imparare dalla storia e se si possa davvero evitare di ripetere gli errori del passato. Sulla Storia si possono però fondare dei valori. Valori che, però, non crescono da soli e più o meno per magia come i funghi con la giusta luna. Valori scelti, condivisi e protetti.
L'idea di un Europa in cui possano convivere persone di religione diversa, di tradizione diversa, di orientamento politico e ideologico diverso per me è un valore. È un valore fondante, a cui tengo. Per questo è importante, insieme alla ricostruzione storica, anche la Memoria di un tempo, ahimè tutt'altro che lontano, in cui così non è stato. Ed è importante non solo per il ricordo delle vittime (che pure è sacrosanto) ma perché oggi xenofobia e intolleranza crescono sempre di più e sento in certe affermazioni sempre più l'eco di altre frasi.
La Memoria non è cordoglio, è sforzo attivo volto al futuro.

16 commenti:

  1. intolleranza crescono sempre di più e sento in certe affermazioni sempre più l'eco di altre frasi.
    Purtroppo sì, cara Tenar, tipo il collega che vedendo tanti extracomunitari in stazione pensa che sarebbe comodo prendere un cerino. L'ha detto e non ci stupiamo neanche più. Così come un'altra ha detto: uff basta parlare della Giornata della Memoria. Io sono andata a vedere il film sul processo ad Eichmann e non l'ho manco detto, per fortuna ho un blog. Questo è l'ufficio, certo ho frequentazioni migliori, ma è davvero il microcosmo del sentire comune, dell'intolleranza cosmica, del diverso che va combattuto, rinchiuso, ucciso. Non dimentichiamo omosessuali, Rom, malati di mente e tutti le vittime dell'Olocausto. Sandra

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    1. Come potrei non essere d'accordo.
      Quando si parla di diversità da includere, parlavo con un'amica, tutti sono d'accordo fino a che è "il diverso che va bene", il disabile lieve di famiglia bene, lo straniero già alfabetizzato e possibilmente non troppo diverso, quando invece non è così, ecco che tutte le colpe sono sue, che non si integra, che viene per danneggiare le nostre non meglio precisate tradizioni, che è pericoloso...

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  2. La memoria dei fatti passati è fondamentale anche e soprattutto per la sua accurata ricostruzione.
    Come dicevi all'inizio del posto, ci vuole poco a "modificare" dei dettagli e c'è tanta gente che lo fa anche con fatti storici rilevanti (avrai senz'altro sentito varie volte la storiella che ai tempi del fascismo i gerarchi erano tutte persone oneste e non ci sono mai stati casi di corruzione... Chi conosce la Storia e gli exploit, per dire, di Farinacci da Cremona, può adeguatamente confutare certe falsità).

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    1. Purtroppo ci vuole molto poco a modificare la memoria...

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  3. Sono d'accordo più o meno su tutto. Aggiungerei che anche io un tempo, pur essendo consapevole della memoria dell'Olocausto, ero molto più ignorante su quella della Grande Guerra, mi sembrava molto lontana. Un documentario e una visita alle trincee dell'epoca, per rendersi conto dell'orrore di quel conflitto, mi hanno però aperto abbastanza gli occhi. Che quindi questo tipo di memoria vada tenuto vivo anche coinvolgendo le persone, specie le più giovani, in iniziative del genere?

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  4. Molto bello, questo post, Antonella. Condivido in pieno i tuoi presupposti.

    La storia dice il vero, ma i programmi scolastici inevitabilmente hanno operato una selezione di fatti ed eventi che (per scelta di chi?) meritano più menzione di altre. Prendiamo per esempio la prima guerra mondiale, spesso ridotta a: inglesi - francesi e italiani contro tedeschi e austriaci. E poi a un certo punto arrivano gli Stati Uniti. Niet: non è proprio così. Questo evento ha chiamato a sé soldati di quasi tutti i paesi del mondo, compresi Canada e Nuova Zelanda. E anche chi è rimasto neutrale ha comunque ricoperto un ruolo: la Spagna, per esempio, su iniziativa del re in persona, aveva istituito un ufficio per la ricerca dei prigionieri andando a ricoprire in seguito un importante ruolo diplomatico. Per non parlare di tutti i cambiamenti sociali e tecnologici avvenuti in quel periodo: si parla del boom degli anni '60, ma la prima guerra mondiale cambiò il mondo. E chi guidava le ambulanze? Le donne, in prevalenza, perché gli uomini erano sul campo.

    Insomma: di cose da dire sul passato ce ne sono moltissime, le fonti a nostra disposizione non si esauriranno mai. I romanzi storici mi aiutano a comprendere eventi di cui non ero a conoscenza. Mi servono però come punto di partenza: spesso approfondisco tramite il ricorso a letture più oggettive, ed è bello scivolare negli eventi, cercare di comprenderli fino in fondo relazionandoli al contesto in cui sono avvenuta.

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  5. Ho dovuto spezzare il mio commento perché troppo lungo. Vorrei dire ancora una cosa sulla giornata della memoria, così come è vissuta al giorno d'oggi.

    Io credo che ricorrenze come queste siano importantissime per rinfrescare la memoria, ma raramente insegnano qualcosa. Hanno perso energia. Non è condividere una foto su facebook che rende omaggio alle vittime, ma provare a costruire nella vita di ogni giorno una base di valori diversa rispetto a quella che ha fatto così male al mondo. La tolleranza, il rispetto delle diversità, il diritto di ogni individuo di poter essere ciò che è, senza che un capetto da strapazzo lo giudichi sbagliato: ecco a cosa dovrebbe servire nel concreto la giornata della memoria, secondo me. E mi piange il cuore quando vedo citazioni di Shinder List sulla bacheca di persone che, nel loro quotidiano, offendono e insultano continuamente il prossimo. Come tutte le cose in Italia, anche questo evento è gestito da molti in modo ipocrita.

    Proviamoci noi, a essere veri. :-)

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    1. Appunto, è triste se tutto si riduce a qualcosa postato di fretta su fb. La Memoria serve per vivere con coerenza il presente.
      PS: a scuola facciamo il possibile e spesso l'impossibile per trasmettere qualcosa nel poco tempo che ci è dato, non bistrattiamola però sempre, questa povera scuola...

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    2. Mi hai frainteso: ho scritto che inevitabilmente i programmi scolastici devono operare una selezione, non come una critica ma come una cosa assolutamente ovvia.
      Credo che nemmeno un ricercatore di Harvard possa arrivarci, figuriamoci un ragazzino di prima media, con le poche ore che i professori hanno a disposizione.
      Io ho avuto ottimi insegnanti, sia alle medie sia al liceo, ma ho dovuto approfondire per conto mio una volta adulta perché loro, con tutta la buona volontà del mondo, erano obbligati a farci studiare meglio alcuni eventi piuttosto che altri. :)

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    3. Sì, hai ragione. Reazione da difesa ormai istintiva. Ti chiedo scusa.

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    4. Scusa, un refuso: nemmeno un ricercatore di Harvard può arrivare a sapere tutto. So che avevi capito, ma volevo correggermi. :)

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  6. Riflessione interessante. Non posso però trovarmi in pieno accordo con la definizione di Storia: "È la ricostruzione e lo studio scientifico dei fatti e delle loro cause".
    Trovo condivisibile che la Memoria scaturisca da ciò che si vuole ricordare. Ma penso che la Storia, a sua volta, scaturisca da ciò che si vuole raccontare. Spesso la Storia è solo cronaca congelata: cioè il prodotto dei cronisti del tempo che, appunto, decidono cosa sia "degno di cronaca" e cosa no. Spesso, che piaccia o no, la Storia viene scritta dai vincitori: e non parliamo solo di vittorie militari ma anche di vittorie culturali, sociali, intellettuali, scientifiche, sportive.
    Inoltre aggiungerei un nuovo tassello: è bene distinguere la Memoria dalla Storia. Ma è anche bene distinguere la Storia dalla Verità. La Storia, se proprio la si vuole intendere come "ricostruzione e studio scientifico", può essere ritenuta attendibile solo fino ad un certo punto a ritroso nel tempo. Oltre tale punto c'è spazio solo per deduzioni, ipotesi, immaginazione. Fino a perdersi nelle leggende. Quindi oltre un certo punto c'è solo teoria: e anche la teoria più condivisa a livello accademico può venire ribaltata da nuove scoperte, nuovi reperti, nuove testimonianze.

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    1. Fermo, fermo. Gli storici lavorano con metodo e scientificità, alternando lo studio delle fonti scritte con quelle non scritte e applicando tutte le tecnologie del caso. Proprio per questo, come accade nella scienza, basta una nuova scoperta per ribaltare una prospettiva.
      Dove non si sa, non si sa, non ci si ferma né alle cronache né alle leggende, tutto deve basarsi su più fonti (scritte e non) e perché un evento storico sia comprovato più fonti devono essere coerenti tra loro (se una fonte scritta mi dice che c'è stata una battaglia in quel posto e davvero lì trovo resti di armi, allora posso dire che la battaglia c'è stata). E in questo senso il ritroso nel tempo è un criterio che vale fino a un certo punto. Ci sono momenti della storia romana, ad esempio, mille volte più documentati e con più tracce tangibili di alcuni passaggi medioevali, più vicini nel tempo, ma decisamente più oscuri. Villaggi preistorici di cui quasi sappiamo tutto meno che il nome di battesimo degli abitanti.
      Il problema della Storia è che spesso le nuove ricerche rimangono circoscritte a un numero ristretto di addetti ai lavori, ma la ricerca storica attuale è attendibile esattamente come altre discipline.

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    2. "Fermo, fermo" :-) Sono fermissimo. :-D Sono pienamente d'accordo con te: gli storici lavorano con metodo e perizia. Il fatto che le nuove ricerche rimangano più circoscritte agli addetti ai lavori provoca involontariamente una percezione della Storia differente per i non addetti: gli addetti ai lavori, proprio perché lavorano con scientificità, arrivano a conoscere interi eventi nei minimi dettagli (e sono pronti a rivedere le loro teorie alla luce di nuove scoperte). I non addetti ai lavori conoscono gli eventi solo "a grandi linee" (e a volte neanche quelle). E' in questo senso (cioè per i non addetti ai lavori) che intendo che è bene non confondere la Storia con la Verità storica (alla quale si possono avvicinare solo gli addetti). Quanto alla cronaca ho avuto modo di vivere in prima persona (cioè di vedere con i miei occhi) alcuni eventi che sono finiti poi sui giornali. Spesso ho notato come ciò che finisce sui giornali (quindi al "pubblico") è significativamente lontano dalla realtà: per questo motivo dico che chi racconta spesso decide cosa raccontare. E come raccontare. Lo fa non con l'intento di distorcere i fatti (almeno: non sempre) ma tralasciando dettagli che non crede importanti.

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    3. Infatti la Storia deve farsi Memoria proprio per non rimanere circoscritta agli addetti ai lavori, però così diventa più fragile e manipolabile...

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