venerdì 10 giugno 2016

Metti una sera dei ragazzi a spiegare la storia...

Certo che i ragazzi di oggi...
Non si interessano...
La storia poi... Non sanno più niente... Non gliene importa... Sempre lì sui telefonini...

Alzi la mano l'adulto che non ha mai detto una cosa del genere, neppure una volta.
Ma se facessimo un esperimento? Se dessimo ai ragazzi un archivio storico su cui fare ricerca seguendo ciò che li incuriosisce, se li lasciassimo cercare nelle soffitte di casa loro alla ricerca di oggetti e di fotografie, se li lasciassimo fare delle domande agli anziani? E se poi raccogliessimo tutto quello che hanno scoperto e organizzassimo un incontro in cui siano i ragazzi, supportati "alla pari" da uno storico, a spiegare agli adulti quello che hanno scoperto?
Perché no? Questa è stata la risposta degli storici, del sindaco, che ha messo a disposizione l'ambiente più prestigioso del comune e la dirigente. Perché no? A volte basta così poco, eppure quel poco a volte è così difficile da mettere insieme. Non questa volta.
Vediamo cosa ne esce.
Cosa ne esce?
Ne esce una conferenza corale, con circa 25 ragazzi che si alternano rapidi nelle spiegazioni, con la padronanza che differenzia chi ha fatto un lavoro di ricerca da chi ha studiato una lezione a memoria. Partono dalla storia del territorio, dalle condizioni di vita dei loro coetanei 80 o 90 anni fa. Illustrano fotografie trovate in archivio, ma anche in solaio, oggetti insoliti che hanno provato a tenere in mano. Fanno le loro considerazioni, da storici, su ciò che hanno trovato nei libri e quello che hanno sentito dalla viva voce dei testimoni. Hanno persino provato a fare i dolci di un vecchissimo ricettario.
Ne esce mezzora in cui gli adulti ascoltano e poi commentano che no, non sapevano che sulle nostre strade sono state provate le primissime moto da corsa, che no, non si ricordavano di questo o di quell'altro. E a spiegarlo sono stati proprio quei ragazzi che rimproveriamo di stare solo sui cellulari e che invece erano lì, dopo la fine dell'ultimo giorno di scuola, subito prima della festa di fine anno a parlar di storia.

Mi ricorderò di ieri sera, quando, prigioniera della burocrazia e delle regole in continuo mutamento dirò che non voglio più insegnare. Me ne ricorderò la prossima volta che avrò voglia di mollare tutto.
Non avevo mai organizzato nulla fuori dall'orario scolastico e magari è sembrato anche che abbia lavorato un sacco, invece non ho fatto nulla.
Non ho spiegato nulla ai ragazzi, non ho detto loro cosa studiare, non ho distribuito parti da imparare a memoria, non ho ascoltato prove di alcun genere. Di fatto mi sono limitata a dar loro l'indirizzo internet dell'Archivio fotografico del Lago d'Orta, ad accompagnarli un pomeriggio a incontrare gli anziani di una casa di riposo e a studiare con loro oggetti e fotografie che hanno trovato in soffitta. Poi li ho lasciati fare, magari sbuffando insieme a loro quando la connessione internet ballerina del nostro istituto ci lasciava.
A volte si pensa che i ragazzi non siano in grado di lavorare con precisione. Ma se sanno che c'è un ritorno possono trasformarsi in un perfezionismo quasi maniacale. Ci sono stati due gruppi di lavoro che a due ore dalla fine delle lezioni non avevano consegnato il lavoro, non per pigrizia, ma per perfezionismo e stavano ancora discutendo sul colore da mettere come sfondo alle fotografie. Alla fine, raccolto tutto, c'è stato giusto il tempo per stabilire l'ordine di parola, cercando di mediare tra senso logico e timidezza personale.
La sala gremita, poi, intimidiva me, ma loro come consumati professionisti si sono alternati alla parola senza sovrapporsi mai, senza rubarsi la parola, lasciandomi col dubbio se sia stato un miracolo o se, alla fine, tutte le cose ripetute in classe abbiano acquisito senso anche ai loro occhi.
Sono stati fantastici, semplicemente fantastici.
Hanno posizionato le sedie, hanno recuperato un computer che andasse d'accordo con il proiettore, hanno parlato e spiegato senza annoiare. 
Mi hanno fatto prendere dei complimenti su come li avessi preparati che non mi sono meritata. Non erano stati preparati da nessuno. Si erano preparati da soli, su materiali che sono cercati in autonomia e che hanno assemblato secondo il loro gusto.

E quindi cosa posso dire? Grazie al sindaco, che ci ha messo a disposizione spazi e materiale, oltre a un supporto costante, grazie ad Accendiamo la Memoria e a Ecomuseo, che ci hanno dato il materiale su cui indagare, grazie a Villa Serena, che ci ha fatto incontrare i suoi ospiti, grazie alla Dirigente, che ci permette di far scuola fuori da scuola.
E grazie, grazie, grazie ai ragazzi, che non piccoli geni, ma ragazzi come tutti, in grado di appassionarsi e di appassionare.

13 commenti:

  1. secondo me con l'argomento giusto(la storia ha sempre il suo fascino, lo vedo con mio nipotino di 9 anni e mezzo: detesta la scuola ma la storia gli piace molto) i giovani si danno da fare. Altri argomenti possono essere l'astronomia o i viaggi, perché ogni generazione si lascia qualcosa alle spalle e guadagna altro, è sempre stato così, non credere nei giovani significa non credere nel futuro, il che fa orrore. Un bacio e grazie per aver condiviso l'esperienza. Sandra

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    1. Non so se sia l'argomento, quanto il lasciare loro un minimo di libertà d'azione. C'è una mia collega che, dove passa, crea classi innamorate perse della matematica, proprio quella più arida, tutta numeri e formule. È quasi snervante, perché con lei non c'è storia: fai quel che fai, i ragazzi rispondono comunque in coro "la mia materia preferita è matematica!" (ciao, Daniela, ti invidio con affetto).

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  2. Vedo un liceo diverso da quello che ho fatto io negli anni '80, lo vedo attraverso le esperienze che ha fatto mio figlio, al suo primo anno di Classico. Proprio ieri ho assistito a un evento che si ripete sempre a fine scuola, la "serata astronomica", con una serie di appuntamenti che si svolgono nell'arco della serata tutti a tema. La prof. di scienze ha affidato a un gruppo del quale faceva parte mio figlio uno stand in cui avrebbero dovuto illustrare (dopo un attento lavoro fatto dietro) il ciclo di vita di una stella. È stato emozionante, proprio come dici tu, vedere questi ragazzi di 14/15 anni spiegare a un pubblico di adulti, in modo chiaro e preciso, argomenti del tutto sconosciuti. Anche loro hanno raccolto materiale, fatto lucidi, studiato, sono stati veramente bravi.
    Ormai faccio il tifo per questa gioventù contemporanea: ha gli stimoli, ha gli strumenti, deve solo coltivare la buona volontà.

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    1. Sì, l'importante è spiegar loro come gestire i fin troppo stimoli che arrivano loro. Poi fanno delle cose meravigliose, basta, appunto, lasciarli fare.

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  3. Che bel progetto e che bel risultato! La storia ha un fascino unico, basta solo trovare il modo di far scattare l'interesse. I complimenti te li meriti tutti perché l'idea è stata tua, ed era “giusta”, bella.

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  4. Quando ero al liceo mi avrebbe fatto bene qualche occasione così, per apprezzare la storia. Sto cercando di rifarmi adesso. Ragazzi bravi e fortunati, e brava tu. :)

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    1. Oggi li ho avuti come guide turistiche (da utente, progetto seguito dai colleghi). Sono davvero l'antitesi dei luoghi comuni sugli adolescenti.

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  5. Che bella idea e che bel risultato.
    In una giornata come oggi, leggere una buona notizia è un balsamo per l'anima. I ragazzi sanno ancora appassionarsi a temi importanti, se c'è chi li guida.

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  6. Forse non li hai preparati per quest aserata, per uesto materiale, ma di sicuro li hai preparati ad essere curiosi...una competenza che andrà ben al di là di una singola occasione. Sii orgogliosa di loro!

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  7. Concordo su tutto ciò che hai scritto.
    Si lavora sulla motivazione oggi, non c'è altro da dire su nuovi metodi. La scuola ha bisogno di esperienza diretta. Sto leggendo un testo di Paola Mastrocola sul cambiamento avvenuto nella motivazione allo studio negli ultimi trent'anni.

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    1. È proprio la motivazione quello che per lo più manca...

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