lunedì 16 aprile 2018

Sonata a Kreutzer – Piovono libri


Era il mio primo impatto con la grande letteratura russa e ho mancato il gruppo di lettura.
Questo anche perché per il mio compleanno mi è stato regalato un mazzetto di batteri che mi hanno tenuto "allegra" compagnia sopratutto di notte (che poi non tutto il male vien per nuocere, febbre o non febbre  mi sono regalata un'intera mattinata passata a scrivere, cosa che non facevo da anni).

Mi è spiaciuto, però, mancare il confronto, perché questo primo impatto con la letteratura russa non è stato dei più indolori.

Sonata a Kreutzer è il racconto di un femminicidio annunciato.
Durante un viaggio in treno un tizio inizia a raccontare di aver ucciso la moglie (e di essere poi stato assolto, in quanto "delitto d'onore") in quanto convinto, a torto o a ragione non lo sapremo mai, di essere stato tradito. Dopo l'omicidio, a suo dire, ha capito tutto della vita, ma in realtà ai miei occhi di lettrice è piombato in un'ossessione ancora peggiore, tanto più pericolosa perché radicata in una visione distorta della religione.

La cosa davvero interessante e magistralmente descritta è proprio la storia dell'ossessione, la descrizione di una vita matrimoniale diretta verso il disastro e che, tuttavia, tutti, in primis il narratore, giudicano normale.
Quella che si racconta è la nobiltà (o quanto meno alta borghesia) della Russia zarista, ma ho il sospetto che anche nel mondo di oggi ci siano relazioni più o meno simili a queste. Ossessionato in modo patologico dal sesso (questo sempre, desiderato, fino a che la moglie è in vita, negato, dopo, ma sempre al centro del suo pensiero), il narratore non riesce mai a vedere la fidanzata prima e poi moglie come un individuo, ma sempre e soltanto come un oggetto di desiderio, suo o altrui. Non ha mai un moto di empatia nei suoi confronti né un tentativo di comprenderne i pensieri. In filigrana vediamo tutta la disperazione di una donna sposatasi troppo giovane, innamorata non del fidanzato, ma dell'idea che aveva di lui. La vediamo cadere in depressione, fisicamente spossata dalle gravidanze e cercare comunque coraggiosamente di rinascere, pur accettando il sostanziale fallimento della propria vita. Costruendo così le condizioni del proprio omicidio. Credo che pochi personaggi della storia letteraria mi abbiano mai fatto pena quanto lei.
Dall'altra parte abbiamo l'assoluta incapacità di amare del marito che cerca alibi sempre più aberranti per il suo voler mantenere uno stato di quiete e non voler farsi toccare da niente.

Le pagine che più mi hanno sconvolta, credo, sono quelle dedicate ai figli. Da marito, quest'uomo non si capacita di come sua moglie sia sempre preoccupata per la salute dei figli, come sia sempre in ansia per le loro malattie e trova questo continuo agitarsi di lei un fastidio mortale. Il problema non è che i bambini si ammalano e che la moglie ha tutti i sintomi di un esaurimento nervoso, il problema è che lui, poverino, viene stressato da questo.
Il suo sguardo in retrospettiva sui fatti, poi, è ancora più agghiacciante. La donna, dice, dovrebbe essere come una gallina, fidarsi del superiore volere di Dio, tenere il figlioletto al caldo, se muore starnazzare un po' e poi farsene una ragione. 
Di fatto non si è mosso un passo dalle proprie posizioni, solo che dopo scomoda addirittura Dio per giustificare il suo sommo "non voglio che mi vengano rotte le scatole!"

Devo dire che più dell'omicidio in sé, ampiamente annunciato e in cui l'effettivo esserci di un tradimento della moglie è del tutto secondario (c'era in potenza nella testa di lui e tanto bastava) è il suo sguardo in retrospettiva ad agghiacciarmi.
Ormai sente di aver trovato la fede e la verità e non fa che sentenziare su come dovrebbe comportarsi una donna per il suo stesso bene finendo, appunto, per considerarla non più solo un oggetto desiderabile, ma addirittura un animale da cortile. Che una donna possa avere idee proprie, aspirazioni e desideri è un'idea che neppure sembra sfiorarlo.

Da un lato questo viaggio nell'ossessione è stato interessante, dall'altro mi ha lasciato addosso una sensazione di sporco e sgradevolezza che non mi invoglia ad approfondire la conoscenza della grande letteratura russa.
Sopratutto, mi rimane il sospetto che di persone come questo uxoricida sia pieno il mondo. E non so in che veste siano più pericolosi, se come assassini o come moralizzatori.

Qualcun altro lo ha letto? Cosa ne pensate?

12 commenti:

  1. No, non l'ho letto. Che bello leggere insieme ad altri. Mi manca.
    Non ci voleva quel malanno, ma puoi sempre festeggiare dopo. Non cambia nulla, basta avere le persone a cui vuoi bene intorno. Giorno più, giorno meno...

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    1. Molto bello. Ci sono libri, come questo, che senza il gruppo mai e poi mai avrei preso in mano

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  2. Non l'ho letto... ma ho l'impressione che non lo leggerò. Non ti do la responsabilità; sono una lettrice di pancia, e la mia pancia è delicata. ;)

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  3. Io l'ho letto, anni fa... cioè, letto saltando qua e là qualche pagina perché è davvero pesante. E sì, a modo suo è un'opera geniale ma lascia addosso un senso di sporco. Insomma, concordo su tutto, però qualche altra chance alla letteratura russa gliela lascerei, ecco ^_^ (Tolstoj compreso)

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  4. L'ho letto un paio di anni fa, credo, ma non ne ricordo nulla, nemmeno che ci fosse un omicidio di mezzo, pensa un po'.
    È stato il primo romanzo di Tolstoj che ho letto e spero che gli altri due del volume siano migliori.
    In genere comunque la letteratura russa m'è sempre piaciuta, per quel poco che ne ho letto.

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    1. Nemmeno che ci fosse un omicidio... Ti è rimasto proprio impresso, eh?
      ;)

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  5. L'ho letto parecchi anni fa, ma forse non ero dell'umore giusto per seguire i pensieri arzigogolati del protagonista perché mi è rimasto poco o niente. Mi ricordo soltanto la gelosia del marito e il supposto tradimento della moglie, e il concetto del matrimonio come una specie di cappio al collo (naturalmente visto dal punto di vista di lui).
    Invece ho amato alla follia "Guerra e Pace"! In generale la letteratura russa mi piace moltissimo.

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    1. Diciamo che l'impatto non è stato tra i più felici. O, meglio, libro interessante, ma che non si può proprio definire un innamoramento... "Guerra e Pace" il gruppo di lettura lo ha già letto prima del mio arrivo, vediamo cosa si estrae ai prossimi giri...

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  6. Non l’ho letto, ma lo leggerei, perché amo il Tolstoj di Anna Karenina e mi incuriosisce capire come l’autore abbia condotto questa volta una storia tanto sgradevole. Penso che mi infastidirei molto, ma certe volte con le storie scomode vado a nozze. Io, per ora, me lo segno. 😉

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