venerdì 4 marzo 2022

Tutto troppo vicino


 

Questa foto è di mercoledì 23 febbraio.

I bambini, mia figlia e i miei due nipoti giocavano in cortile vestiti da carnevale, piccola compensazione delle tante feste anche quest'anno cancellate a causa covid. Io, mia cognata, docente di lingua e letteratura russa ,e la vicina ucraina discutevamo della situazione. La Russia che avrebbe allentato la tensione con la promessa che l'Ucraina non sarebbe entrata nella NATO e il riconoscimento dell'autonomia di Crimea e Donbass. Preoccupazione presente, ma moderata.

Lunedì la mia vicina era quasi in lacrime. Sua mamma, circa ottant'anni, che abita a quattro ore d'auto dalla Polonia ha dormito in cantina. Non si era messa in macchina giovedì al deflagrare del conflitto: alla sua età non se l'era sentita di mettersi in auto. Così lontana dal confine russo non pensava che il conflitto la raggiungesse e, per lo stesso motivo, sua figlia non era partita per recuperarla. Ora suonavano gli allarmi e la benzina scarseggiava. 

Mercoledì a casa del figlio della vicina è arrivata una mamma con due bambine, stessa cosa da una conoscente di un collega.

Tutte le guerre sono crudeli allo stesso modo e tutte le vittime sono solo vittime. Non si può fare una classifica della sofferenza e queste persone di cui sono a conoscenza sono molto meno allo sbaraglio di molte altre. E tuttavia persino nel Vangelo esiste un concetto di prossimità come propria area di influenza. Fa parte della nostra natura umana essere più colpiti da ciò che è vicino. E qui le cose si stanno facendo tutte troppo vicine.

Non riesco a rimanere serena ed equidistante in questo momento. Giovedì scorso a scuola i ragazzi volevano approfondire la situazione. E io, scellerata, ho ripetuto il mio mantra "andiamo direttamente alle fonti". Andiamo a leggere una traduzione affidabile del discorso di Putin. Ok. Da che l'ho fatto sono disposta ad ascoltare tutti i i discorsi sugli errori dell'occidente (e a dare anche ragione) solo nel momento in cui nessuno più mi minaccerà con le armi atomiche.

Detto questo, rimane il fatto che non c'è una classifica del dolore. Una mamma russa in ansia per un figlio al fronte di cui non ha notizie è vittima tanto quanto chi scappa senza avere notizie dei propri cari. Sono ignorante in materia. Lo ammetto. Ho bisogno di pensieri semplici. Se hai perso la tua casa per la guerra sei un profugo e stai dalla parte delle vittime da aiutare. Non importa che lingua parli, ucraino, russo, afgano, fosse pure venusiano. 

Intanto si moltiplicano iniziative di dubbio buon senso o addirittura di dubbia onestà. Per una raccolta di beni di prima necessità indetta dal comune e che ha uno scopo e una destinazione precisa, iniziano raccolte fondi per soldi che finiranno chissà a chi per chissà cosa. Per azioni di boicottaggio più o meno sensate, ma di cui comunque vedo il senso (rimuovere gli atleti russi dalle competizioni sportive può far sorgere domande di patria ma tutela anche gli atleti stessi che non possono essere obbligati a prendere posizioni né essere esposti a gesti inconsulti) e altre che di senso non ne hanno proprio. Davvero non è il caso di parlare di autori russi? Davvero bisogna accostargli degli autori ucraini? E quindi? Sempre un libro di un autore tedesco e uno di autore ebreo? Uno statunitense e un cubano? Uno cinese e uno tibetano? Facciamo piuttosto vodka e coca cola, che la capisco di più e, di questi tempi anche l'alcol ha il suo richiamo (nota per genitori di miei alunni: non sono astemia, ma non mi sono mai ubriacata, tranquilli). 

È tutto troppo vicino perché sia "solo una delle tante altre guerre per cui non hai mosso un dito" (che poi, che dito mai potrei muovere che abbia un effetto, per questa o altre guerre?). A scuola io e una mia collega abbiamo deciso di parlarne in compresenza. Perché se non rimane l'elefante nella stanza. Non ha senso studiare il settecento, i torti e le ragioni nella rivoluzione francese e non dedicare nemmeno un minuto ai fatti che comunque imperano nella nostra informazione. E tuttavia è difficile trovare le parole giuste, le distanze giuste. Per questo lo facciamo insieme, per correggerci a vicenda, compensarci, cercare di fare in modo che il buon senso prevalga.

Non so bene che buon senso possa prevalere. È tutto troppo veloce e troppo vicino. Ma alcune cose le so.

Leggere e conoscere una cultura non fa mai male. Ci vogliono più conferenze che parlino di libri. Russi. Ma anche armeni, nigeriani, equadoregni. Leggere e parlare di libri non può mai fare male. Chi perde la propria casa e fugge va aiutato, a prescindere dal colore della pelle, della lingua e dalla provenienza. Confondere una parte per il tutto è sempre sbagliato. Un singolo non è una nazione o uno stato. Come io sono italiana, ma non mafiosa, così è assurdo parlare di ucraini nazisti o di russi guerrafondai. Tutto ciò è di una banalità disarmante e tuttavia posso solo raccomandare a me stessa quello che raccomando ai miei alunni quando stanno scrivendo una risposta di storia o di geografia. Parti dall'ovvio, non dare nulla per scontato, non dimenticarti le basi. Neppure quelle dell'umanità.


Se qualcuno non si fosse ancora stancato di leggere qualcosa di mio, ecco il nuovo capitolo del L'assedio degli angeli.

Tra qualche mese qualcos'altro di mio arriverà su carta. Poche pagine, ma di cui sono davvero felice, perché significa, almeno una volta, almeno con un racconto, stare a fianco dei giganti.

7 commenti:

  1. Sì, è normale essere più colpiti da questa tragedia per il semplice motivo che è alle porte della nostra Unione Europea e comunque nel nostro continente, questo per noi singoli cittadini. Ma per le istituzioni una mobilitazione simile non si è mai vista per altri popoli e in tempi assai recenti al confine Bielorusso Polacco i profughi sono stati respinti in una maniera davvero crudele, adesso però la Polonia accoglie. Non so nulla di geopolitica, non so nulla di questioni pregresse tra Ucraina e Russia, ho dato il mio contributo serio alla raccolta (che non significa svuotare gli armadi e disfarsi solo di vecchi maglioni, nè vantarsene in rete con le foto, almeno per me), ma l'ingiustizia di fondo sulla gestione delle vittime mi fa parecchio male. Poi è chiaro che ognuno ha la propria sensibilità sul tema, senza stigmatizzare, io sento centrali nucleari - ieri se n'è parlato tanto - e penso alla mia Natallia.

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  2. Questa guerra alle porte dell’Europa è davvero troppo vicina, sono molto preoccupata perché temo che arrivi anche da noi, temo che non si riesca a far prevalere la diplomazia (che se non ha prevalso prima perché mai dovrebbe prevalere adesso?)
    Gli Stati Uniti forse avrebbero dovuto trovare un accordo prima di espandere la NATO in Ucraina nonostante le minacce di Putin. Il fatto è che la guerra se si espande ce l’abbiamo in casa noi e non gli USA. A quanto pare era un disegno partito nel 2008, proseguito poi nel 2014 con l’insediamento in Ucraina di un governo gradito agli USA con la volontà di associarsi alla Nato. Sono molto arrabbiata di fronte alle decisioni di pochi al potere sulla vita dei loro popoli.

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  3. La storia del seminario su Dostojevski è al di là del bene e del male, la pretesa che i russi all'estero prendano posizione peggio che peggio - personalmente sono molto arrabbiata anche per quel che è successo al direttore d'orchestra Gergiev. La Caccia al Nemico a casa nostra, davvero, non ha molto senso. E condivido anche tutto il resto, naturalmente.

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  4. Leggo il tuo post Tenar ed i commenti delle lettrici e mi ritrovo in tutto quanto avete scritto: lo spaesamento di una tragedia che è letteralmente esplosa e che continua la sua escalation, la difficoltà di districarsi nelle ragioni delle due parti, su: "chi ha versato sangue per primo" le uniche cose che sono chiare sono: che un paese sovrano è stato aggredito da un altro paese con un regime, di fatto, dittatoriale e che l'Occidente inteso come Europa e USA non ha saputo gestire per tempo ed in modo appropriato una situazione iniziata nel 2014.
    In mezzo ci siamo noi europei occidentali, gente comune storditi da notizie e da edizioni speciali che facciamo i conti con l'orrore delle immagini dei morti, col dolore dei profughi, con lo sguardo triste e spaventato di bambini che sempre più assomigliano ai nostri figli. Uno sguardo che ti lacera l'anima ed alimenta l'impotenza ed il senso di colpa perchè tuo figlio ride felice giocando con suo padre e gli altri no, perchè lui ha un tetto sulla testa e cibo sulla tavola e loro no ma pensi anche ai genitori di quei ragazzi che fanno il servizio di leva e devono fare una guerra voluta dal loro presidente ma certo non da loro! Ed in questo ci si mette anche il politically correct che disfunziona per cui si annullano gli incontri culturali se il contenuto è troppo sbilanciato da una parte. In ultimo c'è la paura legittima che prima o poi anche a noi tocchi pagare il prezzo di questo disastro in termini economici e non solo. Di fronte a tutto questo sapere di non essere soli a star male aiuta e fa tanto bene al cuore! Grazie!

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  5. Direi che siamo tutti sgomenti uguali, tutti preoccupati e impotenti.
    @Sandra. Hai ragione, ovviamente. Sugli aiuti ho ascoltato un dibattito interessante. Cosa mandare? Soldi, che poi magari vengono usati per comprare armi? Oggetti? Maglioni? Boh. Su questo almeno il mio paesello è organizzato. C'è un salesiano che sta facendo la spola tra qui e il confine, dove lo accolgono altri salesiani che gestiscono un orfanotrofio. E aggiornano la lista delle cose che servono. Almeno sai che se è il vecchio maglione che mandi è perché serve proprio il vecchio maglione.
    @Giulia. Non conosco abbastanza l'Ucrania per dire quanto il risultato delle ultime elezioni sia stato pilotato. Non so analizzare il passato così bene. Già il presente mi fa paurissima.
    @Murasaki. Sai che questa volta ho una posizione un filo diversa? Nel senso, ovviamente la storia del seminario è al di là del bene e del male, sul direttore d'orchestra dipende. Penso che se sei un personaggio pubblico a domanda precisa devi dare risposta precisa. E assumertene la responsabilità. Non conosce nel dettaglio le posizioni di Gergiev. Ma se la sua risposta precisa è qualcosa del tipo "bombardare Kiev è buono e giusto" allora non farlo suonare ha un senso. Non suoni perché sei russo non ha senso, non suoni perché ritieni giusto che sia bombardata una città piena di civili ne ha un altro.
    @Mist mi riconosco tanto nelle tue parole.

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  6. Brava, Antonella. Mi ritrovo in ogni tua parola. Nessuno è esente da colpe e guardare a questa grave vicenda con quell'intento manicheo che pretende di dividere i buoni dai cattivi è davvero fuorviante e non aiuta a capire. Capire fino in fondo forse non ci è dato, ma l'occidente ha le proprie responsabilità in questo scempio, senza se e senza ma.

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    1. L'occidente le ha di certo ha le sue colpe. Tuttavia sarò ben disposta a discuterne quando la minaccia nucleare non sarà più in essere. Perché chi minaccia "di cose mai viste" di certo con i buoni ci sta. Nel mio cercare di ascoltare e capire tutti questo però deve essere chiaro.

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