Anche quest'anno il Mystfest, il festival del giallo e del mistero della città di Cattolica è stato un turbine di incontri, stimoli, incontri, libri, sorrisi, fotografie e ancora libri, racconti, illustrazioni. Si vedono sogni che diventano realtà e non si può impedirsi di sognare. Ripaga delle ore in colonna per rientrare, dei mille problemi logistici e pratici che già c'erano e che la trasferta ha acuito, ripaga della fatica di aver letto in un mese e mezzo 181 racconti.
La mia veste, anche quest'anno, era infatti quella di membro della pre giuria del Gran Giallo Città di Cattolica, uno dei più importanti, se non il più importante concorso per racconti gialli. Insieme ai miei eroici compagni di avventura abbiamo letto in forma anonima tutti i racconti e stilato delle rapide schede. Incrociando i dati delle schede sono emersi i dieci finalisti, letti, in forma altrettanto anonima dalla super giuria di qualità composta da Franco Forte, Simonetta Salvetti, Barbara Baraldi, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi e Ilaria Tuti. Un meccanismo che tutela al massimo il concorrente e che permette davvero al talento di emergere.
Anche l'esperienza di lettura immersiva di racconti anonimi è estremamente interessante, ad ogni file aperto potrebbe esserci il nuovo Camilleri oppure un ragazzino delle medie che scrive un racconto per la prima volta. Non è una battuta. Alcuni racconti mi avevano dato proprio l'impressione di essere stati scritti da ragazzini, non per la prosa, che era corretta e scorrevole, quanto per l'impaginazione che era uguale a quella di tanti lavori che ricevo in veste di prof. E infatti sul palco è stato assegnato un premio speciale alla più giovane concorrente: una ragazzina di quinta elementare, autrice per altro di un racconto pregevole. Forse sarà lei la nuova Camilleri, tra qualche anno.
Ogni edizione, poi, i racconti sono un piccolo specchio dell'Italia. Questo è il terzo anno che lavoro in pre giuria. L'anno scorso i racconti erano per lo più tristi. Pochi raccontavano direttamente il covid, ma quasi tutti parlavano di morte e di perdite. Un 10% o forse più del racconti aveva un protagonista alle prese con elaborazione del lutto per la morte del figlio. Quest'anno, con questo difficile tentare di uscire dall'emergenza solo per trovarci al cospetto con una guerra, c'è stato un ripiegamento verso temi più leggeri. Pochissime (magari pregevoli, ma pochissime in termini numerici sul totale) storie di criminalità organizzata, quasi tutte storie intime, storie di tradimenti. Un 10% dei racconti aveva all'incirca questa trama: lei tradisce lui, rimane incinta, l'amante lo viene a sapere, va in panico e la uccide. La cosa curiosa è che non ricordo un singolo racconto su oltre 200 dell'anno scorso con una trama simile. Ci devono essere correnti sotterranee, un sentire comune che in qualche modo emerge. Inconsciamente, forse, vorremmo una storia di corna come maggior problema da affrontare.
Su 181 racconti, poi, è un privilegio trovare quelli che ti rimangono dentro quelli che sei stato onorato di leggere. Non tutti destinati a vincere, a volte per delle concause di motivi, troppo eccentrici rispetto al genere, non abbastanza articolati, ma tutti in grado di regalare emozioni.
Vorrei quindi ringraziare tutti gli autori finalisti (più qualcun altro che però per me rimarrà sempre anonimo) per i racconti e le emozioni:
Per fortuna non toccava a me scegliere il vincitore. Quest'anno, esattamente come i precedenti, sarei stata in difficoltà. Se un racconto arriva in finale a un concorso così vuol dire che è piaciuto e anche tanto. Infatti la cosa più bella è andare a dire agli autori quanto mi sia piaciuto il racconto. L'unico problema è che io sono davvero poco fisionomista, se non ho mai incontrato quella persona, l'ho vista in alto sul palco e poi la incontro nella penombra della sera non è detto che la riconosca!
Il Mystfest non è solo questo, ovviamente.
Quest'anno c'era un sacco di fantascienza, genere che io amo molto e uno degli incontri più emozionanti è stato quello con Franco Brambilla, il copertinista di Urania. Che tu sia un mostro sacro o un esordiente, lui farà sempre la copertina centrata su quello che hai scritto, spesso, per i mostri sacri, più belle e più coerenti di quelle delle blasonate edizioni in lingua originale.
Mi ha grandemente affascinato il gruppo di autori della collana Segretissimo, una collana di romanzi di spionaggio che non ho mai letto e che non so se mai leggerò, che nasconde un gruppo di autori super appassionati in grado di disquisire di giubbotti antiproiettili, calibri di armi in dotazione alle forze speciali e inquietanti scenari geopolitici. E non immaginateveli tutti come ex agenti segreti appena tornati dal fronte, possono essere ragazze, giovani autori timidi, oppure scrittori ben scafati anche in un sacco di altri generi. Certo che contro di loro in una rissa non mi mettetevi mai, neanche contro chi ha un aspetto davvero inoffensivo. Sono tra i massimi esperti italiani di esplosivi!
Come sempre mi sono innamorata dell'inaspettato. Sono partita per comprare dei libri e ne ho acquistati (anche) degli altri. Ecco quindi una grapich novel. L'autore vietnamita, nato in un campo profughi tailandese, si è trasferito con la famiglia negli USA, con tutte le difficoltà del caso, ma non fa una triste storia su una difficile integrazione bensì racconta un comig out felice. Perché, dice, bisogna passare l'idea che quando riveli qualcosa di te alle persone che ami, quello deve essere un bel momento.
Succede poi che vai a una presentazione di due autori che conosci e stimi (Andrea Franco e Diego di Dio, ciao, siete nella lista di letture), ne incontri un terzo mai sentito. Pensi che il suo libro sia perfetto per un amico che fa il compleanno. Solo che poi nel rientro ti trovi in coda in autostrada, non stai guidando e quel libro di cui ignoravi l'esistenza è il più in alto nello zaino. E niente, arrivi a casa e lo hai finito e non vedi l'ora di leggerne il seguito.
Se invece qualcuno vuole leggere qualcosa di mio, ecco un nuovo capitolo.
Gran bel resoconto! Quando ho fatto io da pregiurata al premio era l'anno dei preti... c'erano preti in ogni salsa nel 90% dei racconti: investigatori, vittime o assassini! XD
RispondiEliminaEcco! A questo giro mi ricordo un solo prete: ha messo incinta l'amante ed era l'assassino, ovviamente. Questo è decisamente l'anno del "tradimento con concepimento".
EliminaQuesta tua consolidata partecipazione come pre-giurata è davvero straordinaria e porta con sé una valanga di emozioni e opportunità impagabili. Ti invidio il poter leggere in macchina, soffro il mal d’auto in maniera invalidante e mi basta guardare un attimo il cell per avere la nausea, ma questo è un dettaglio. La realtà è che siamo circondati da storie valide e chissà se i finalisti avranno la capacità e anche direi la fortuna di spiccare il volo ancora di più nei cieli del giallo. Glielo auguro. Nutriamoci di queste esperienze dove circola un’energia pazzesca per vivere al massimo la nostra passione per i libri (da leggere e scrivere). Sono stancanti, immagino, insomma io la giurata non l’ho mai fatta, ma mi riferisco ad altri eventi libreschi assimilabili in parte, ma ne vale la pena perché se ne esce sempre arricchiti e si è speso il tempo molto ma molto bene. Lì c’era pure il mare!
RispondiEliminaIn realtà ho iniziato a leggere in macchina quando dovevo preparare il concorso per entrare di ruolo, perché non mi bastava il tempo materiale, ma riesco solo su autostrade dritte e nel caso specifico siamo stati fermi quasi tre ore... Quanto ai finalisti del Cattolica... Beh, non tutti diventano dei grandi autori, ma erano presenti Diego Lama (mondadori), Andrea Franco (mondadori) Barbara Baraldi (Giunti, Bonelli) e Ilaria Tuti (Longanesi), tutta gente che è partita vincendo il Cattolica in tempi relativamente recenti. Il Cattolica è un premio che offe le opportunità, poi ovviamente ci mette le zampe il destino, ma le premesse per i vincitori sono buone.
EliminaDeve essere bello ma anche molto difficile far parte di queste giurie, in particolare, come scrivi, nel momento in cui si deve decidere il vincitore tra i finalisti, scegliere è una bella responsabilità. A me è capitato di far parte di due giurie teatrali. Ho cercato la qualità vera, come te. L'eccellenza che deve essere riconosciuta tale.
RispondiEliminaPer fortuna il sistema del Gran Giallo prevede che ognuno dei pregiurati legga tutto e poi si incrocino le schede di valutazione, in modo che alla giuria di qualità vadano i 10 racconti che hanno ricevuto complessivamente una valutazione maggiore. In questo modo si compensano un po' i gusti personali. Quando ci ritroviamo ognuno ha il suo preferito, ma bene o male fanno tutti parte dei 10 finalisti. L'obiettivo è proprio quello di cercare l'eccellenza e almeno qua c'è molta trasparenza e correttezza. Immagino che sia forse anche più difficile nel mondo del teatro, in cui si sono più variabili in gioco.
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